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MMJ Davinotti jr
Anno: 1968
Genere: spaghetti western (colore)
Regia: Sergio Sollima
Note: Aka "Un uomo e un coltello".
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VOLTI ITALIANI NEL CAST
LE LOCATION
L'IMPRESSIONE DI MMJ
Western picaresco dominato dalla bravura di Tomas Milian (per la seconda volta, dopo LA RESA DEI CONTI, sempre di Sollima, nei panni del peone "Cuchillo") e supportato dall'estremo senso cinematografico di Sergio Sollima che nel western fu secondo, dal punto di vista dell'eleganza delle riprese, solo all'insuperato Sergio Leone. Cuchillo, il cui soprannome (in italiano "coltello") deriva dall'uso sconsiderato ed esclusivo di decine di coltelli nascosti sotto il poncho, diventa per l'epoca (l'Italia del '68) il simbolo della lotta comunista, del povero dai principi libertari e il cuore d'oro....Leggi tutto La confezione del film è ottima, con l'enfatica colonna sonora di Bruno Nicolai (più da western americano che non nostrano) a sottolineare splendide cavalcate tra i deserti e le nevi, con un intreccio di base semplice che però permette l'innesto di numerosi personaggi secondari (sempre ben disegnati) e l'apertura di scene da pochi minuti diverse ma mai gratuite (esemplare la "tortura del mulino"). Non c'è che da seguire le avventure di Cuchillo da un paese all'altro, con la sensuale fidanzata Dolores (Chelo Alonso) pronta a bacchettarlo, la splendida Penny (Linda Veras) a cercare di portarlo dalla parte dell'Esercito della Salvezza, e le immancabili costanti di ogni western: l'oro nascosto, il duello finale, il messicano guascone e dalla pistola facile (Nello Pazzafini). In due ore di film capita veramente di tutto, e Sollima (suoi anche soggetto e sceneggiatura) è bravo a mescolare gli ingredienti senza esagerare con le incongruenze. Certo non c'è la dirompenza di un Corbucci, ma se state cercando uno spaghetti-western classico che contenga gli elementi che di questo genere ne hanno fatto un prodotto esportababile persino in America, CORRI UOMO CORRI fa per voi. E poi Tomas Milian è davvero strepitoso.
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ChiudiTITOLO DAVINOTTATO NEL PASSATO (PRE-2006)
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- Davvero notevole!:
Matalo!, Enzus79, Il ferrini - Quello che si dice un buon film:
Marcel MJ Davinotti jr., Venticello, Stubby, Homesick, B. Legnani, Puppigallo, Zardoz35, Nancy, Rambo90, Pessoa - Non male, dopotutto:
Caesars, Aal, Giùan, Nicola81, Daniela, Keyser3 - Mediocre, ma con un suo perché:
Cangaceiro, Jdelarge, Schramm, Capannelle - Scarso, ma qualcosina da salvare c’è:
Rufus68
Discreto spaghetti western che ben s'inserisce nel filone "politico" del genere. Buona l'interpretazione di Tomas Milian nel ruolo del messicano protagonista, il soprannome "Cuchillo" gli deriva dall'abilità nell'uso del coltello. Lo svolgimento della storia ha qualche momento di stanca ma riesce a mantenersi su un livello d'intrattenimento più che decoroso. Sergio Sollima si conferma narratore robusto e di discrete capacità. La sufficienza ci sta tutta!
Fin dalla splendida OST iniziale questo film ti rimane addosso. Ennesima prova convincente di Sollima con una serie di situazioni avvincenti e con un gran numero di personaggi azzeccati, da Nello Pazzafini a Luciano Rossi a Donald O'Brien ai due personaggi femminili tutti perfettamente nella parte. Nota di merito al solito immenso Tomas Milian nella parte di Cuchillo (peccato per il doppiaggio del pur sempre ottimo Locchi). Ambientazioni variegate, una spruzzata di violenza e tanta ironia.
Bel film, piacevole, coinvolgente ed anche piuttosto divertente. Lungo 121 minuti, a tratti subisce qualche (inevitabile, vista la durata) rallentamento, ma nel complesso rimane notevole. Film costruito sulla figura di Tomas Milian che riprende i panni di Cuchillo, spalleggiato da un grandissimo Donald O'Brien che, con quella sua espressione, perfora lo schermo. Da vedere.
Terzo capitolo dei western politici (lo si vede già dai titoli di testa) e sottoproletari dedicati a Cuchillo. La trama è tutt'altro che originale e il finale rimanda dritto a La resa dei conti; ci sono comunque una regia competente, un buon connubio umorismo-violenza e ottime interpretazioni: Milian sempre più latino ed istintivo, O'Brien cupo e tormentato che prende il posto di Van Cleef, Guglielmi ghignante alla maniera di Kinski e Ireland in una breve ma folgorante apparizione.
Il notevole talento di Sollima per il western si perde un po' per strada a causa del budget ridotto (Grimaldi rinunciò all'ultimo e Grimaldi era il produttore n. 1 dello spaghetti). La sceneggiatura è farragginosa e O'Brien non ha grande appeal. Ciononostante resta un film più che degno, dove la capacità di riprendere bei paesaggi e fare un film adulto del regista si percepisce. In gran luce Nello Pazzafini. Cameo per John Ireland. Farragginoso ma piacevole.
MEMORABILE: "Uccidi, magari con sentimento ma uccidine molti" (Nathaniel a Cuchillo); Cuchillo appeso alla pala di un mulino.
Notevole western, la cui famosa carica sinistrorsa pare oggi molto fioca rispetto all'epoca, che colpisce per i primi 40 minuti nei quale non saprei trovare neanche un puntino debole. Marco Giusti scrive che il film funziona più nei piccoli momenti che nel quadro generale e questo mi pare vero, anche perché a un certo punto la trama rimane sì solida, ma gli episodi non sono sempre collegati benissimo (tagli al montaggio?). Cast notevole, con tante facce adorabili, a partire, ovviamente, da Chelo Alonso. Antenato della scena più celebre è Il mulino maledetto, del 1909!
MEMORABILE: I momenti con Rick Boyd, il mulino, il duello finale...
Grande Milian per un buon film western. All'inizio ero un po' scettico, ma poi col passar delle scene mi son lasciato prendere da questo film sulla rivoulzione messicana. Belle frasi ad effetto, così come belle sono le due uniche donne del film. Non ci si poteva aspettare di meglio!
Dopo aver visto lo splendido Faccia a faccia sempre di Sollima mi aspettavo di più da questo film. Ma certo qui non c'è Volonté e non è una mancanza di poco conto. Di sicuro è un film ricco, dominato da un ottimo Milian, con una buon equilibrio tra comicità, violenza e tematica politica. Ha un ritmo che, pur se allegro, sembra ripetersi continuamente in schemi precisi e alla lunga il meccanismo stanca. In ogni caso si tratta di un film che sta nella fascia alta degli "spaghetti-western".
Buon western, pieno d'azione, sparatorie e con personaggi interessanti, su tutti, il biondo, controverso pistolero, che pur essendo fondamentalmente un giusto, non ha scrupoli nell'eliminare un amico appena riabbracciato, solo perchè lo sfida e lui non crede più negli uomini. Qualche pausa c'è e, ogni tanto, Milian (Cuchillo) calca un po' la mano col suo personaggio (naturalmente, il più leggero tra i presenti), ma in un simile contesto dove ideali, tornaconto e pochi scrupoli regnano sovrani, ci può anche stare. Peccato per l'ingombrante presenza della donna di Cuchillo, che scassa non poco.
MEMORABILE: Il pistolero, dopo aver sparato al ricercato: "Mi dispiace mandarti all'inferno con una brutta notizia, ma non ero qui per te".
Fama spropositata per questo western anche considerando il solo filone politico. Una caccia al tesoro contorta e pasticciata piena di vistosi buchi di sceneggiatura mascherati da ellissi. Sollima ha fatto molto meglio in precedenza e in questo caso scivola nell'ordinaria amministrazione. Sì, c'è Cuchillo, con tutta una serie di frizzi e lazzi mai banali, ma da solo non basta, lo stesso Milian non ha la vena delle recite migliori. Manca un co-protagonista di rango, con un O'Brien inguardabile e un Torres poeta fuori ruolo. Sorprendente soltanto Pazzafini.
MEMORABILE: I titoli di testa con la canzone in spagnolo cantata da Milian.
José Torres HA RECITATO ANCHE IN...
Apprezzabile western nel quale, oltre al messaggio sessantottino, troviamo tutti i clichè del genere. Dal peone all'apparenza tonto ma letale a maneggiare coltelli, al pistolero dagli occhi di ghiaccio, ad un paio di rozzi rivoluzionari di comodo. Il tutto condito dalla solita caccia al tesoro nascosto. L'inizio è un po' comune, ma poi Milian tira fuori una prestazione maiuscola e con lui O'Brien. Azione, violenza e un pizzico di ironia: gli ingredienti ci sono tutti.
Un buon western, questo di Sollima, con un bravissimo Tomas Milian a interpretare Cuchillo, un giovane difensore della rivoluzione messicana che, per trovare l'oro atto a sostenerla, passerà molteplici guai a destra e a manca. Interessante il filone "politico" che ci s'inventa in questi anni (siamo appunto nel 1968) pur mantenendo tutti gli aspetti tipici del genere. Bella fotografia sgargiante e anche la regia spesso ci regala buoni momenti (la scena del mulino). Un plauso alla colonna sonora di Nicolai, azzeccata e orecchiabile.
Film che si salva unicamente grazie a una fotografia e una scenografia seconde solo a quelle del maestro Sergio Leone. Il resto è soprattutto noia e gag comiche che difficilmente riescono a strappare un sorriso, contornate da una tematica politica sulla rivoluzione molto approssimativa e frettolosa. Buona la colonna sonora, sottotono l'intero cast.
Solido, ben strutturato, di buona resa spettacolare, insomma un film di ottima fattura. Gli elementi di analisi politica, ben più maturi e profondi ne La resa dei conti e in Faccia a faccia, diventano qui una vulgata secondaria rispetto alla volontà di Sollima di costruire un western picaresco e di sostanziale intrattenimento. Gli manca per contro un'anima personale, sicché soprattutto alcuni episodi risultano di macchinosa concatenazione, rendendo l'insieme godibile senza esser memorabile. In affanno Milian, schietto O'Brien, infidamente conturbante Veras.
Nettamente inferiore ai primi due episodi. Il revanscismo terzomondista e pauperista è ben presente, ma annacquato da spunti di farsa popolare (la fidanzata, la bigotta dell'Esercito della Salvezza) e incostante nello svolgimento; Milian stesso è più vicino alle cadute degli Ottanta che non alle originali creazioni attoriali di quegli anni. Eletto a livre de chevet di certa controcultura goliardica sessantottina, il film continua a vivere di fama eccessiva.
Sollima chiude la sua trilogia western in tono decisamente minore, privilegiando il lato picaresco (talora addirittura farsesco) della vicenda rispetto alle rivendicazioni ideologiche. Tomas Milian, nel bene e nel male, fa quello che ci si aspetta da lui, ma si sente la mancanza di un forte antagonista (per quanto si impegni, O'Brien non regge minimamente il confronto con Lee Van Cleef né tantomeno con Volonté). Buon ritmo e discrete musiche di Nicolai, ma resta un film abbastanza sopravvalutato.
Hasta la revolucion, siempre? Andiamoci piano. La nervatura vetero-ideologica da Sollima ben innestata, finisce anche per farsi zavorra sconfinando nell’innecessario dottrinalismo propagandistico che va a sopravanzare azione e ritmo, e la mongolfiera decolla a fatica e vola quasi sempre basso. È un peccato perché Milian sa portarsi l’intero film a tracolla con fluidità e forza erculee, ai comprimari non fa difetto il giusto carisma, alcuni momenti denotano una visionarietà ammirabile, e a sprazzi quasi anticipa Nelson. Ma nella verbosa sceneggiatura sta il fall-out che tutto avvelena.
MEMORABILE: La crocefissione alla pala del mulino
Buon spaghetti di Sollima, che riprende protagonista e temi de La resa dei conti in modo efficace e con una buona dose di rovesciamenti di situazione nella trama. Milian e O'Brien sono una coppia ben assortita, tutto il reparto villain funziona molto bene e anche se nella seconda parte il ritmo rallenta un paio di volte di troppo, il tutto si segue con piacere. Buona la colonna sonora messicaneggiante.
Presenta una vivace e goliardica galleria di personaggi che talvolta funzionano bene, talvolta vengono ridotti a figurine da circo che fanno passare in secondo piano ogni velleità storica palesata nella prima mezz'ora. Personaggi a parte, la trama è spesso didascalica e la regia non riesce a raccordare le tante cose che vuole raccontare, peccando nei dettagli e nel montaggio. Da ricordare per i coltelli di Cochillo, la scena del mulino e la teatralità (a volte esagerata) di Chelo Alonso.
Quanto corre Cuchillo! Qui è di nuovo in fuga, inseguito da ex rivoluzionari diventati banditi, soldati dell'esercito messicano, mercenari francesi e pure dalla fidanzata che vuol farsi sposare a forza. Il ritmo è sempre accelerato e la vena politica più esplicita, ma il risultato è inferiore rispetto alla Resa dei conti di cui cui pure ricalca in sostanza la trama soprattutto nel duello dell'epilogo: qui ci sono momenti di stanca e O'Brien nel ruolo ambiguo di un ex sceriffo non ha il magnetismo roccioso di van Cleef che ben controbilanciava l'esuberanza espressiva di Milian.
MEMORABILE: La distanza giusta per un duello in cui uno dei contendenti usa la pistola e l'altra lancia il coltello.
Sergio Sollima HA DIRETTO ANCHE...
Western all'italiana ben strutturato e retto da uno script di ottimo livello. Decisiva la regia di Sollima che si conferma uno dei migliori specialisti del genere, attento nella cura dei dettagli e bravo a valorizzare nel migliore dei modi il grande lavoro sul personaggio di Milian. Buona anche la prova della Alfonso e di Pazzafini, in un ruolo molto visibile, fra i più intensi della sua lunga e gloriosa carriera. Confezione di serie A con un budget che una volta tanto non costringe a ristrettezze. Qualche nesso narrativo è piuttosto forzato ma si tratta di un film decisamente bello.
Giunta al terzo film insieme in due anni, la coppia Sollima-Milian è ormai ben consolidata: questo capitolo, impregnato di connotazioni politiche, prende in prestito parecchio da Leone, sia nella struttura picaresca che nel fine ultimo dei tanti personaggi che affollano lo script (la ricerca dell'oro). Una maggiore sintesi, soprattutto nella parte centrale che si perde in amenità, avrebbe giovato all'opera, che recupera compattezza solo nel finale. Ottimo il cast, O'Brien se la cava bene (il doppiaggio di Turi aiuta senz'altro).
Ideologicamente più esplicito del primo ma anche più ironico, con un Tomas Milian vero mattatore. Grande cura nei dettagli, anche in questo caso Sollima dimostra di saper bene di cosa parla, inserendo addirittura una componente religiosa (l'esercito della salvezza) interessata - guarda un po' - all'oro, esattamente come gli altri. Almeno Cuchillo stavolta si farà un amico, un eccellente O'Brien che va crescendo nel film fino al memorabile finale. Imperdibile per chi ha amato La resa dei conti ma godibile anche a sé.
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- Disponibile anche in versione edicola (numero 21 della prima serie Fabbri e numero 12 di quella in abbinamento con la Gazzetta dello sport): la prima, remota uscita si ebbe però per la Shendene. Fra le numerose edizioni straniere quella di riferimento resta la Blue Underground americana, che ha negli extra un'intervista a Tomas Milian, e - come easter egg - una divertente appendice della stessa relativa a una disavventura col fisco italiano nel 1970.
- Noir ebbe a dire:
Io di questo ho già la versione americana RUN MAN RUN della Blue Underground.
Mi consigliate l'update?
La versione americana "Underground" è ottima! Nei contenuti extra del Dvd troviamo anche l'intervista a Tomas Milian.
Domani metto su i dati tecnici e la fascetta del DVD.Ultima modifica: 21/10/09 19:35 da Geppo - Ecco il DVD USA Blue Underground di "Corri uomo corri".
Master: Restaurato, ottimo
Audio: Pulito
Durata: 120' minuti (integrale)
Codifica: NTSC
Extra: Intervista a Tomas Milian e Sergio Sollima (17 minuti).
Documentario "Western Spaghetti" (37 minuti).
Trailer.
Intervista a Tomas Milian (in inglese)
Ultima modifica: 23/10/09 11:15 da Zender
