Fast X - Film (2023)

Si riparte dal passato, precisamente da dieci anni prima (in verità sarebbero dodici, dal momento che il quinto capitolo, da cui è tratto il memorabile inseguimento, è del 2011), quando Toretto (Diesel) e O'Conner (il compianto Walker) rapinarono il narcotrafficante Reyes trainando in strada con le loro auto un'enorme cassaforte. Un prologo realizzato con materiale d'archivio utile solo a introdurre la figura del cattivissimo di turno (Momoa), figlio del derubato di allora, cresciuto disadattato e pronto a vendicarsi (con ritardo) con l'obiettivo non solo di uccidere Toretto ma di farlo soffrire quanto più...Leggi tutto possibile. E' lui la figura vincente del film, un Joker moderno sadico e spietato cui Momoa dà il carisma necessario inventandosi mossette, smorfie, risate raggelanti e interpretando la perfetta nemesi di un Diesel ormai un po' spento, tutto impegnato a salvare "la famiglia" (allargata, beninteso) da sequestri e accoppamenti in serie.

La riapparizione di personaggi defunti nei capitoli precedenti è ormai all'ordine del giorno, a conferma di una storia che riveste sempre meno importanza - necessaria solo a “staccare” tra una scena action e l'altra per dare un minimo di respiro allo spettatore - e di una logica intenzionalmente sbeffeggiata. Siamo insomma nell'ambito del consueto giocattolo fracassone in cui non è più nemmeno la perfetta realizzazione degli effetti speciali a contare (quella è data per scontata, considerati il progresso della computer grafica e il budget a disposizione) quanto l'inventiva che li sovrintende col preciso compito di stupire grazie a trovate in grado di superare l'ormai inflazionato inseguimento con auto che volano da tutte le parti. Nello specifico, l'ingegno degli autori partorisce l'idea di una enorme bomba sferica che rotola per le strade di Roma fracassando ogni sorta di monumento millenario, con Toretto disperato in macchina a urtarla in ogni modo cercando di fermarne l'avanzata per deviarla nel Tevere e farla esplodere provocando meno danni possibile: con un prevedibile montaggio forsennato, riprese che danno il senso massimo della velocità e il fascino della Capitale con le sue rovine immortali pronte a farsi rovinare ulteriormente, lo spettacolo è garantito e l'impatto notevolissimo.

Anche se forse, a livello di effetti speciali, il lungo prefinale con aerei ed elicotteri, ganci e salti di ogni genere sulle autostrade portoghesi è ancor più devastante, tanto quanto quello pirotecnico sulla diga. Certo, sempre di azione si parla, perché quando ci si ferma e si tenta la strada dell'ironia per sdrammatizzare, il risultato è assai goffo e si sente regolarmente l'urgenza di rituffarsi a capofitto sulle "strade di fuoco" per gustarsi la vera quintessenza del film: sarà sempre meglio che seguire i doppi giochi di chi non t'aspetti, le strategie inattese della rediviva Cipher (Theron), i musi duri di Letty (Rodriguez), gli inutili camei delle star (Statham e Mirren in primis), le avventure separate degli allegri compagni di Toretto o del fratello Jackob (Cena) in fuga col figlioletto (Perry). Due ore e un quarto sono tante: non si avvertono quando lo schermo rimbomba fragorosamente, ma la sceneggiatura mette in luce limiti non indifferenti, al punto che pure nelle fasi “non stradali” tocca inserire pesanti scazzottate (si veda il selvaggio catfight Theron/Rodriguez) per non far precipitare il ritmo. Sfilata di svenevoli bellezze, ma il vero catalizzatore è l'argento vivo Momoa, vulcano di ferocia in costante eruzione. Dwayne Johnson ci prepara alla prossima seconda parte sui titoli di coda...

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