Note: Yamanouchi è un regista specializzato in pinku-eiga e ha girato questo film completamente in digitale.
Molte similitudini col successivo "Visitor Q" di Miike.
Yamanouchi è un autore che non teme di affondare le mani nelle materie più rivoltanti e tabù e lo fa, soprattutto in quest'opera, in una maniera così fredda, diretta ed artigianale da risultare sorprendentemente poetico e profondo. Devo ammetterlo, mai mi sarei aspettato che dal suo mix di perversione, cruda desolazione e trattazione malata di argomenti delicatissimi potessero scaturire tanta partecipazione e commozione. Un film durissimo e poco digeribile ma di seducente fascino glaciale, permeato dalla malinconica mitezza dell'angelica Yoko Satomi.
MEMORABILE: L'incipit, con la bellissima protagonista Yoko Satomi immobile sul greto di un fiume, con lo sguardo perso nel vuoto ed il volto macchiato di sangue.
Yamanouchi è interessato alla rappresentazione di ogni sorta di umana bassezza. Ed esegue il compito nel modo più sgradevole che gli sia possibile e ci sia possibile (o meno) sostenere. Tra incesti, stupri, violenze e perversioni varie, sfugge in parte il senso del suo disegno complessivo. Resta così il sospetto di un certo compiacimento fine a se stesso, che strizza l'occhio alla complicità morbosa dello spettatore. Ma il film prende comunque alla gola, e ci lascia turbati e basiti, come probabilmente nelle intenzioni del regista.
Lo squallore camera kirlian del lirismo, e quest’ultimo scorciatoia per tornare allo squallore. Yamanouchi stura un’estetica della mutilazione cara a certo Balthus e a Trevor Brown, proponendosi quale circuito chiuso di una nazione ruzzolata dalla scala dei valori (non andrebbe trascurato che la protagonista si chiama Tsukamoto) per (riba)dirci che la ricerca dell’amore è scatola nera di degrado, disperazione e ostilità (vale anche al contrario). Ma l’embrionalità della forma non sempre valorizza la tossicità e la vis elegiaca dei contenuti, e ne va della piena adesione emotiva del fruitore.
MEMORABILE: La ferita in pieno patto somigliante a una vagina
POTRESTI TROVARE INTERESSANTI ANCHE...
Per inserire un commento devi loggarti. Se non hai accesso al sito è necessario prima effettuare l'iscrizione.
In questo spazio sono elencati gli ultimi 12 post scritti nei diversi forum appartenenti a questo stesso film.
DISCUSSIONE GENERALE: Per discutere di un film presente nel database come in un normale forum.
HOMEVIDEO (CUT/UNCUT): Per discutere delle uscite in homevideo e delle possibili diverse versioni di un film.
CURIOSITÀ: Se vuoi aggiungere una curiosità, postala in Discussione generale. Se è completa di fonte (quando necessario) verrà spostata in Curiosità.
MUSICHE: Per discutere della colonna sonora e delle musiche di un film.
Mi fa piacere che tu abbia apprezzato questa opera estrema di Yamanouchi, un prodotto sicuramente inconcepibile per chi non è abituato ad avere a che fare con le nipponiche nefandezze dei pinky-violence e degli ero-guro.
Personalmente ci ho letto all'interno un messaggio disperato sulla ricerca impossibile dell'amore nella società moderna (giapponese?): chi ha i mezzi economici riesce a comprarne qualche sprazzo fugace, magari in un angolo abbandonato di una insalubre raffineria chimica oppure nell'angusta claustrofobia di un greve macchinone coi vetri oscurati; chi invece non ha uno yen in tasca e vive ai margini è costretto a carpirlo con la violenza, con la coercizione e con l'inganno.
In entrambi i casi comunque non si tratta mai di un sentimento puro e tradizionale ma di una pratica deformata ad ogni più bassa e sconcia perversione (incesto, piss-strawing, feticismo, dp, abuso d'incapace, etc.)
Anche l'unica ed ultima ricerca di un affetto primigenio (quella della protagonista, che sogna un seno materno a cui potersi dissetare) alla fine non potrà che cedere alla corruzione del mondo che la circonda.
Mi fa piacere che tu abbia apprezzato questa opera estrema di Yamanouchi, un prodotto sicuramente inconcepibile per chi non è abituato ad avere a che fare con le nipponiche nefandezze dei pinky-violence e degli ero-guro.
Personalmente ci ho letto all'interno un messaggio disperato sulla ricerca impossibile dell'amore nella società moderna (giapponese?): chi ha i mezzi economici riesce a comprarne qualche sprazzo fugace, magari in un angolo abbandonato di una insalubre raffineria chimica oppure nell'angusta claustrofobia di un greve macchinone coi vetri oscurati; chi invece non ha uno yen in tasca e vive ai margini è costretto a carpirlo con la violenza, con la coercizione e con l'inganno.
In entrambi i casi comunque non si tratta mai di un sentimento puro e tradizionale ma di una pratica deformata ad ogni più bassa e sconcia perversione (incesto, piss-strawing, feticismo, dp, abuso d'incapace, etc.)
Anche l'unica ed ultima ricerca di un affetto primigenio (quella della protagonista, che sogna un seno materno a cui potersi dissetare) alla fine non potrà che cedere alla corruzione del mondo che la circonda.
Sono abbastanza d'accordo, anche perchè molti ottimi registi nipponici e asiatici cercano di rappresentare, al limite della metafora più estrema, le complesse contraddizioni della società nel contesto della loro visuale. Il bello è che tali rappresentazioni, come ho avuto modo di dire più volte, hanno il merito di assurgere a simboli universali. Inoltre - e lo dimostra anche il film di Yamanouchi - questi registi hanno un talento speciale nel tenere insieme e fondere alchimisticamente le degenerazioni più aberranti dell'umano con un soffio di struggente poesia esistenziale.
Greymouser ebbe a dire: [...] questi registi hanno un talento speciale nel tenere insieme e fondere alchimisticamente le degenerazioni più aberranti dell'umano con un soffio di struggente poesia esistenziale.
In questo specifico senso, Koji Wakamatsu può essere visto come uno degli autori più esemplari e lungimiranti dell'intera cinematografia del Sol Levante (Su su per la seconda volta vergine ad esempio è un vero capolavoro, nella sua sintesi adamantina di lirismo nostalgico, afflato libertario e violenza pop stilizzata).