Storie innocue e divertenti vissute da una tipica famiglia italiana di fine anni Ottanta ed ambientate interamente in un appartamento... al quinto piano. Per chi ha vissuto quell'epoca e oggi soffre un poco di nostalgia, è la postrema testimonianza di una spensieratezza e di costumi ormai lontani, con interpreti brillanti sia nei ruoli principali (applausi al padre Gian e al suo vulcanico primogenito Sandri, che spesso ammiccano alla telecamera) sia tra i comprimari: ricorrenti l'esuberante colf Jelo, l'invadente vicino Bianchi, il bistrattato amministratore Ralli e la zia snob Cerini.
MEMORABILE: «Ci viole una gran pazienza, eh?!»: «Sfortunello! Sfortunellone!»; «Sciuri Sciuri»; «Non c'è pobblema!»; Le trovate di Gianfilippo; Zia Ines.
Oh signùr. Quando mi capita di rivedere (a notte fonda) un episodio di questo telefilm la prima impressione è quella di essere sotto l'effetto di un trip: tutto è davvero troppo loffio per essere vero... e invece l'hanno pensato, scritto e girato proprio così. Scenografia e luci sono al livello di quelle dei film girati da Zurli in Turchia, e sulla recitazione -a parte Gian- è meglio sorvolare. Comunque, i duetti verbali tra il padre ed il figlio idiota Gianfilippo vanno visti almeno una volta nella vita prima di morire.
Nel lontano 1986 passava all'ora di cena su canale 5 e quindi io e la mia famiglia lo guardavamo senza prestargli troppa attenzione. Ciò che ricordo, a parte lo squallore e la povertà con cui era stato confezionato, era la solita battuta tormentone sul nome del figlio: Gianfilippo abbreviato in Gianfi.
Atroce. Pensare che qualcuno possa averla scritta e diretta è davvero arduo, a parte il buon Gian (sottotono anche lui comunque) la serie è davvero inguardabile, a cominciare dalla sigla iniziale, alle storie tanto semplici quanto pessime... Evitare, evitare.
Mia compagnia notturna nel periodo degli studi-tirata universitari, con programmazioni semplici quanto gradevoli e talvolta leggermente pruriginose (la cameriera che faceva lontanamente il verso a malizie di antonelliana memoria, con quei collant neri sotto il vestito da lavoro). Gian è Gian, quindi poco da aggiungere alla sua vena di comicità eccelsa, Sandri è in gamba e Gisella-Cantalupi è la tipica donna tuttofare. Val la pena riscoprirlo, per chi non lo conosce...
Produzione seriale piuttosto innocua che ha per protagonista una famiglia di 5 persone che vive al quinto piano di un condominio (da qui il titolo); storielle abbastanza scialbe che strappano qualche risata ma nel complesso si collocano in un piano di assoluta mediocrità. Cast non oltre la sufficienza.
Un telefilmetto italiano scarno e mesto, ma nel complesso non così antipatico né invadente come tanti altri più recenti. Lo guardavo soltanto come passatempo e non lo consiglio se non per documentarsi sugli albori della fiction nostrana. Si notano la confezione ed il taglio in sincrono col crescente andazzo commerciale delle tv private di allora. L'unica decente (sebbene sprecata) è Serena Cantalupi, gli altri non immagino che fine possano aver fatto; ma si può sopravvivere anche senza saperlo.
Serie invecchiata male e presto, complice anche fotografia e scenografia sicuramente low cost già per l'epoca (alcune serie più vecchie dimostrano oggi meno anni), divenuta da almeno quindici anni un riempitivo del palinsesto notturno di Mediaset. Tutto gira attorno alla professionalità e talento del grande Gian, che trova solo nel figlio Gianfi, interpretato da un sottovalutato Luca Sandri (meritava di più) una degna spalla; il resto del cast è inefficace, tranne la cameriera Rosalia che oltre a far ridere è anche sexy; cimelio storico.
La Famiglia Bradford a Porta Romana. Uno dei primi telefilm prodotti in casa da Mediaset, non faceva né ridere né sorridere allora, rivisto oggi è francamente ridicolo per situazioni e per la modestia nei mezzi di realizzazione. Domina incontrastata la cartapesta e i personaggi e le storie sono talmente fasulli e inutilmente sorridenti (risus abundat...) che, retrospettivamente, verrebbe il dubbio che l'operina in questione faccia parte del famoso complotto videocratico. Probabilmente no, è solo scarsa.
La prima sit-com italiana è, sin dal titolo, la storia di una famiglia medio-borghese qualunque degli anni Ottanta. D'impostazione teatrale, la serie aveva come punto di forza un ritrovato Gian (reduce dalla separazione con Ric) e tutto un cast di contorno ad hoc (lodevole Sandri nel ruolo di “Gianfilippo”, così come la Cantalupi in quello di “Gisella”). Episodi leggeri, scacciapensieri, fatti per creare empatie in tutte le varie fasce d’età coi personaggi proposti. Epilogo triste perché tutto è nato e finito nell’anno 1988.
Visto solo ora per la prima volta, a quasi 30 anni dalla messa in onda, mi ha dato davvero l'impressione di un prodotto improponibile, iper-ingenuo e datato oltre ogni limite immaginabile. La regia è incredibilmente sciatta e statica, il concetto di ritmo del tutto assente e alcune recitazioni raccapriccianti. In certi momenti sembra quasi di vedere una puntata di Love me Licia senza musica e parrucche colorate. Da salvare solo la simpatia di Gian, in grado di strappare ogni tanto qualche timida risata. Dimenticabile senza rimpianti.
Manifesto della Milano bene degli anni 80. Una famiglia di borghesotti scimmiotta il ménage familiare fra facili sorrisi e finali alla volemose bene. Le storie sono semplici e scevre da volgarità seppur si evidenzi molto il ruolo del padre (che porta a casa il denaro) e di pari passo un figlio bamboccione all'ennesima potenza. Si ricorda comunque con piacere per il buon Gian (post separazione) e un bravo Sandri.
Vista oggi questa serie trasmette un pizzico di nostalgia per quell'Italia ricca e sprecona che oggi sembra lontana anni luce. Classica sit-com all'italiana, una sorta de I Robinson alla amatriciana. Buono il cast, storielle semplici e leggere di un Italia spensierata. Il prodotto in sé non è un granché, ma ha fatto la sua parte nella storia della TV italiana.
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Non ricordavo il nome, ma 3 o 4 anni vedendo l'ONORE E IL RISPETTO, rividi la stessa attrice un pò invecchiata(chiaro eran passsati 20 anni)che faceva la mamma al personaggio di Manuela Arcuri; guardanndo bene i titoli i coda, vidi che il suo nome è Guia Jelo, attrice famosa ed apprezzata nel Teatro Siciliano.
Dengus ebbe a dire: Non ricordavo il nome, ma 3 o 4 anni vedendo l'ONORE E IL RISPETTO, rividi la stessa attrice un pò invecchiata(chiaro eran passsati 20 anni)che faceva la mamma al personaggio di Manuela Arcuri; guardanndo bene i titoli i coda, vidi che il suo nome è Guia Jelo, attrice famosa ed apprezzata nel Teatro Siciliano.
Si è lei grazie per la info Dengus, ho controllato anche su wikipedia che la da appunto nel ruolo della colf Rosalia nella serie tv.
La serie, di 95 episodi (40 nella prima stagione e 55 nella seconda, quando la famiglia si trasferisce in un altro condominio, sempre al quinto piano), è stata trasmessa per la prima volta lunedì 5 gennaio 1988 alle ore 18.45 su Canale 5.
(Fonte: La Stampa, 4 gennaio 1988)
Tra gli altri attori del cast:
Guia Jelo: Rosalia, la cameriera
Livia Cerini: zia Ines
Giampiero Bianchi: il vicino Rastelli (prima stagione)
Felice Invernici: Daniele, amico di Gianfilippo
Aldo Ralli: l'inquilino del terzo piano (prima stagione; nella seconda è l'amministratore del nuovo condominio in cui va a vivere la famiglia)
Sorrisi e Canzoni TV n.1/88 non dedicò alcun articolo riguardante la allora nuova sit-com I cinque del quinto piano, ma solo un piccolo flano per la prima puntata, trasmessa lunedì 4 gennaio 1988:
Da Radiocorriere TV n.29/1988 un articolo dedicato alla situation-comedy I cinque del quinto piano. Curiosamente questo ampio articolo con interviste è stato realizzato da un settimanale edito dalla Rai, benché la serie fosse della allora Fininvest (oggi Mediaset), mentre Sorrisi e Canzoni TV di Silvio Berlusconi si limitò solo a piccoli e quasi insignificanti flani.
Uh che tuffo nella nostalgia delle mie notti studentesche.
Ps però che bello, nella sua essenzialità, anche il vecchio stralcio di Sorrisi con su scritto "novità".
Zender ebbe a dire: Sì Mark, non mettiamo da tempo ritagli di articoli. Se è un ritaglietto già leggibile ok ma paginoni no.
Peccato, non sapevo. Ai tempi si metteva il link per ingrandire l'articolo. E' un'intervista molto interessante con qualche aneddoto. Per esempio non sapevo che Gian Fabio Bosco fosse direttore di una tv locale di Sanremo (chissà se esiste ancora).
Mco ebbe a dire: Uh che tuffo nella nostalgia delle mie notti studentesche.
Ps però che bello, nella sua essenzialità, anche il vecchio stralcio di Sorrisi con su scritto "novità".
Sì, ma è curioso che chi produsse la sit-com non ha poi dato risalto nel suo organo di stampa numero uno, cioè Sorrisi.