Filmetto avventuroso, ambientato nell'India britannica, con tendenza filocoloniale e valutazioni politicamente scorrettissime sui nativi. Se non fosse per le decine di ammazzamenti, lo si giudicherebbe come film solo adatto a ingenui palati del cinemino dell'oratorio. Lenzi gira bene, ma la storiella (un romanzo di Lenzi) è quella che è, i tentativi umoristici sono quelli che sono, gli snodi sono quelli che sono. Cast non esattamente stellare, col bevitore Ugo Sasso che ricorda Keenan Wynn. Interminabili scene di lotte e di scontri armati, per arrivare al metraggio minimo. Brutto.
MEMORABILE: Ragionando oggi, resta indimenticabile Sambrell che recita il ruolo di un bengalese.
Film decisamente minore nella filmografia lenziana e uno dei più modesti dell'ondata salgariana del nostro cinema popolare del periodo. Si capisce che Lenzi si ispira ai grandi film coloniali inglesi e americani, ma i mezzi sono quelli che sono e colpisce solo il simpatico Dakar che era uno dei quattro volti esotici della Cinecittà di quel glorioso periodo. Non ha pretese, ma si lascia vedere.
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