Una delle più deboli, fiacche, inutili commedie interpretate da Pippo Franco nell'arco di tutta la sua carriera. Bruno Corbucci tenta di mescolare il thriller alla Dario Argento (con tanto di telefonate dell'assassino) con la comicità spensierata di Pippo Franco, ma nel farlo ne stempera lo spirito dissacrante e la romanesca cialtroneria per rendere l'intreccio thrilling più centrale. E’ infatti quest'ultimo ad essere prevalente, pur se edulcorato dalle ovvie necessità della commedia. Luciano Persichetti (Pippo Franco), uomo delle consegne in una grossa fabbrica di abbigliamento, diventa la vittima delle attenzioni di un killer spietato il quale gli...Leggi tutto telefona (con voce camuffata, naturalmente) presentandosi come il suo “angelo custode", termine che subito la polizia adotta per identificarlo. L'angelo custode ammazza nei modi più impensati mentre il povero Persichetti, pure convinto da un’amica (Edwige Fenech, meno presente del previsto) col pallino dell'astrologia di essere un mezzo veggente, continua incessantemente a invocare la protezione del commissario di polizia al quale subito s'era rivolto. Una pessima sceneggiatura (co-scritta tra gli altri dalla coppia Sandro Continenza/Raimondo Vianello), una regia confusa incapace di mediare tra i due registri scelti (thriller e commedia) e di dare un ritmo accettabile a un film che si fa noioso già dopo i primi dieci minuti. Perché non fa ridere (le poche battute sono quasi sempre di scarsa qualità o fuori luogo) né ovviamente può spaventare. E' solo un brutto pasticcio recitato da tutti svogliatamente.
Giallo-comico di Bruno Corbucci con Pippo Franco protagonista. Un film non troppo considerato dai fans di Corbucci né da quelli di Franco né tantomeno dagli ammiratori della Fenech; eppure la pellicola alterna trovate interessanti e vagamente anticipatrici (si fa per dire) di serie TV come Twin Peaks (vedere la scena del sogno di Pippo Franco) a scene parodistiche di James Bond già parodiate 20 anni prima da Franco e Ciccio o dalla coppia Chiari-Vianello in Amore all’italiana.
Per apprezzare questo godibile giallo-rosa si deve superare il luogo comune che vede gli attori comici incapaci di rivestire ruoli differenti e distanti dai propri standard. Pippo Franco dimostra infatti di esser un bravissimo attore anche quando interpreta parti (quasi) serie, qui impersonando l'operaio Persichetti. Una sorpresa piacevole!
Da un soggetto di Gastaldi, Raimondo Vianello, Sandro Continenza, Bruno Corbucci e lo stesso Pippo Franco ne sviluppano una sceneggiatura confusa, che parrebbe azzardare pure un discorso di critica sociale portando in campo i soliti scontri tra polizia e delinquenza più o meno popolare. In realtà si tratta di un giallo-comico indeciso sulla strada da percorrere, che non lesina divertenti citazioni inattese in una commedia (Paura... di Fulci!). Caruso nei panni di commissario è divertente, Pippo Franco fa quel che può e, come suo solito, diverte. La Fenech, poco svestita, sfoggia capelli rossi.
MEMORABILE: Il sogno di Pippo Franco, con la Troschel (reale moglie dell'attore) in slip e giarrettiere e la violenta reazione di Merenda.
Clamoroso fiasco di Bruno Corbucci, che tenta di ripetere la fusione tra commedia e giallo-poliziesco del suo ciclo sul commissario Girladi. Pippo Franco e Caruso reggono a fatica una parte comica quasi del tutto priva di trovate divertenti e la soluzione della sciarada è intuibile fin dal primo momento, nonostante la sceneggiatura rechi la firma di uno specialista come Gastaldi. Fenech e Troschel poco sfruttate, Merenda marginale; il roco Leonardi verrà assunto dalla compagnia del Bagaglino come cantante sosia di Fred Buscaglione.
MEMORABILE: Pippo Franco sotto l'effetto della cocaina.
Pippo Franco è forse uno dei comici viventi al contempo più grintosi e genialoidi e peggio sfruttati cinematograficamente che l'Italia possa vantare: in qualsiasi mano sia capitato, il suo potenziale è finito quasi sempre spacciato e sprecato. Anche Corbucci non si dimostra eccezione che conferma la regola, e segue il mal vezzo, allora imperante, di far reggere tutto il peso di una sceneggiatura balorda e di una regia sciatta al solo Franco. Che ancora una volta salva di taglio, con la sua verve e simpatia, la decenza, ma non un film nato irreparabilmente sbagliato.
Mediocre tentativo di fusione tra il giallo e la commedia. Corbucci sembra non sappia che pesci prendere fin dall'inizio (su questa falsariga molto meglio farà in seguito Pippo Franco in proprio con La gatta da pelare), la storia è farraginosa e Franco da solo non riesce a reggere tutto il film. Brevi comparsate per la Troschel e la Fenech (che sfoggia un paio di nudi del tutto inutili e fuori luogo), ottimo invece Pino Caruso nei panni del commissario. Da guardare senza pretese ma non da buttare.
MEMORABILE: La mamma del commissario Pino Caruso che scambia Pippo Franco per un gay: "Non voglio sapere niente, per me avete solo dormito!"
Bruno Corbucci non riesce affatto a convincere in questa sorta di giallo-comico con protagonista un Pippo Franco non troppo in forma. Vengono mal sfruttati anche Luc Merenda, Edwige Fenech e Pino Caruso, che sembrano quasi svogliati nelle loro interpretazioni. Battute e gag risapute, spesso poco divertenti.
Le scene iniziali del capolavoro di Fulci fanno ben sperare, ma ben presto il film si rivela un pastrocchio indeciso fra giallo e commedia con un soggetto confuso e una sceneggiatura del tutto inconsistente. Corbucci ci mette il mestiere e Pippo Franco rifà il suo solito ruolo da imbranato con l'aggravante dei poteri ESP. L'unico personaggio vero è il commissario che Pino Caruso si ritaglia scena dopo scena, tanto bravo che riesce a far sembrare credibili le idiozie che spesso gli mettono in bocca. Il resto si dimentica in fretta.
MEMORABILE: Pino Caruso, un commissario che non ha nulla da invidiare a quelli dei poliziotteschi "veri".
Il film vanta un ottimo impianto ironico-comico ma è afflitto da una cattiva scrittura nel lato giallo della vicenda poiché l’identità dell’assassino si intuisce fin dall’inizio. Guardando il bicchiere mezzo pieno, giù il cappello per le tante situazioni divertenti interpretate da un Pippo Franco in grande spolvero e da un bravissimo Pino Caruso, coadiuvati da un collaudato gruppo di caratteristi. Simpatia, schiette risate e il pezzo di bravura registico della scena del sogno: l’unica volta in cui si provano brividi veri. Mezza occasione mancata.
Curiosa commistione tra commedia e giallo argentino ad opera di un Bruno Corbucci che in regia sembra impegnarsi più del solito. Anche Pippo Franco è in buona vena e i suoi duetti con Leonardi funzionano bene e divertono. Ad andare meno bene è proprio la parte gialla, che rallenta il ritmo nella seconda parte e verso la fine si fa ripetitiva. Comunque non male, anche perché nel cast troviamo anche un Caruso misurato ma divertente. Un po' spaesata invece la coppia Fenech-Merenda.
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La scena in cui l'assassino minaccia di tagliare Pippo Franco in due per lungo (per mezzo di una sega su nastro scorrevole) è identica a quella di Raimondo Vianello e Walter Chiari nel mini episodio "Gold Fischer" in "Amore all'italiana".
Forse vuole dire che è stato girato nel 1980, ma è uscito all'inizio del 1981. Come tanti film girati alla fine di un anno(es in autunno)e usciti all'inizio dell'anno successivo. Ad esempio anche "Rosso bianco e verdone" è uscito nel 1981(in febbraio credo), ma è stato girato nell'ottobre-novembre del 1980. Forse IMDB voleva intendere quello.
DiscussioneGeppo • 11/06/13 00:17 Call center Davinotti - 4284 interventi
Il visto censura è il 76052 del 19-12-1980.
DiscussioneZender • 11/06/13 08:15 Capo scrivano - 47854 interventi
A noi interessa quando è uscito nelle sale. Se il visto censura è del 19 dicembre è molto probabile che il film sia del 1981, ma l'unica cosa che può dare certezza è l'archivio di un giornale, anche se magari a Roma è uscito prima che a Torino...
CuriositàZender • 20/07/17 18:26 Capo scrivano - 47854 interventi
Dalla collezione "Sorprese d'epoca Zender" il flano del film: