Da una pochade di Crommelynck ("Le cocu magnifique") Antonio Pietrangeli ha tratto una commedia della gelosia che ha nella coppia Tognazzi/Cardinale il suo punto di forza: lei è bellissima e sensuale, lui costantemente roso dal tarlo del dubbio: dal momento che l'ho fatto io senza troppi rimorsi perché non dovrebbe tradirmi anche lei? E in un'Italia che, pure al Nord (siamo nel bresciano), vede l'infedeltà della moglie come il peggiore dei mali, è naturale che le cose precipitino. Il soggetto è scarno, inevitabilmente ripetitivo, e l'averne ricavato un film che raggiunge le due ore può far bene immaginare quanto non tutto funzioni a dovere: gli incubi ad occhi aperti di Tognazzi che sogna la Cardinale...Leggi tutto concedersi un po' a tutti sono eccessivi, ridondanti, appesantiscono un ritmo già non leggerissimo a causa di insistiti pedinamenti, crisi di nervi, dialoghi che ripropongono lo stesso tema in salse diverse. Non c'è troppa brillantezza, non si ride e raramente si sorride, però l'analisi sociologica di un tipo ben preciso di individui è compiuta con la dovuta profondità; il contesto in cui si muovono è ricreato con cura: ville gigantesche con giardino, feste condite da improvvisati giochi di società, scambi di sguardi e una malizia non comune. La borghesia ricca è messa a nudo con un'attenzione e un gusto mai superficiali. Il tutto impreziosito da un ottimo cast: oltre al bravo Bernanrd Blier troviamo infatti un giovane Gian Maria Volonté, Salvo Randone e persino l'allora poco conosciuto Lando Buzzanca in un cameo di un minuto (è un rozzo inserviente della villa, licenziato perché dice "l'omo è omo!").
Ennesima storia di gelosia inserita in una commedia satirica tipica degli anni Sessanta, inframmezzata da parentesi erotiche che marcano ulteriormente lo humour della vicenda. Tognazzi concede sempre un'interpretazione professionale e pungente al tempo stesso, e la Cardinale conserva gran classe anche nelle scene più disinibite. Efficaci Blier e Randone; cameo di Buzzanca.
Non esaltante pellicola del grande Pietrangeli; il problema del film è che il tono è troppo mediobasso senza scaldare lo spettatore come in altri film. Interpreti sempre eccellenti e una Cardinale stratosfericamente bella ma il film non decolla. Ovvio che siamo sempre nell'ambito di un cinema di autori magistrali e che il minor Pietrangeli è migliore del maggior Muccino.
Buona commedia satirica di costume, anche se troppo prolissa e ripetitiva per potersi dire del tutto riuscita ed appesantita inoltre da alcune fantasie erotiche un po' corrive. A renderla interessante e piacevole è soprattutto la prestazione eccellente di Tognazzi, nel ruolo di un marito paranoicamente geloso della moglie che pure è stato lui il primo a tradire. Straordinariamente bella Claudia Cardinale, gustoso anche il cast di contorno, giustamente beffardo il finale all'insegna del contrappasso.
La lampada stile marina e la sedia a dondolo: due oggetti simbolo del neo-cattivo gusto neo-borghese fotografano con chiarezza il carattere dei protagonisti, in un film ove l'eterna maschera del consorte becco è inserita nel milieu provinciale dell'Italia del boom, un film che registra puntualmente le avvisaglie di cambiamento negli italici costumi. Giocoso processo per sospetto adulterio, la fobia delle corna diviene, come è inevitabile, una profezia che si autoavvera. Tognazzi cornuto magnifico, perché inconsapevole: e sì che l'ineluttabilità del tradimento femminile è finalmente conclamata!
MEMORABILE: Le fantasie di Tognazzi, ingenuamente sporcaccione. "Oggigiorno di oneste ci sono solo le nostre mamme...", "E neanche, con tanti figli di puttana!"
Sobria commedia di Pietrangeli, troppo lunga per un soggetto non particolarmente corposo (gli avrebbero sicuramente giovato venti minuti di tagli). Tognazzi si conferma in grado di reggere l'intero film, ma è ben aiutato dalla splendida Cardinale e da un cast di contorno più che adatto (il triste personaggio di Randone avrebbe meritato più analisi). Rimane una visione lucida di una borghesia nord italiana ormai estinta, una riflessione sulla par condicio del tradimento e un paio di risate a denti stretti. Si lascia guardare.
MEMORABILE: "La gelosia è per chi ha troppi soldi e nessun problema a cui pensare".
Come si evince gia dal titolo, le corna, vero tormentone della commedia italiana anni '60, sono il tema centrale di questo film ispirato a una piece di Crommelynck. Diretto con vigore, interpretato da un ottimo Tognazzi e da una spettacolare Claudia Cardinale, il film pecca di varie prolissità e scivola in un finale piuttosto abborracciato. Pietrangeli si conferna comunque un acuto osservatore dei riti della borghesia provinciale e della società italiana dei lontani anni del boom. Magnifico Salvo Randone, intrigante la fedifraga Susy Andersen.
MEMORABILE: Tognazzi che fantastica lo strip della Cardinale di fronte alla platea dei suoi spasimanti.
Piacevole commedia, cui avrebbe giovato maggior concisione. Un ritmo non elevato causa cadute di attenzione nelle prolisse fantasie di Tognazzi (che le riprenderà nel suo mediocre Cattivi pensieri), ma sùbito dopo il film riprende quota, grazie anche a una cast di livello elevatissimo e ad una regìa di alto rango. Il meccanismo "se tradisco io, devo pensare che lo faccia lei" è infallibile, perché diverte e rende partecipi. **½ abbondante...
Buona commedia di Pietrangeli che va in crescendo con una seconda parte (da quando Tognazzi esagera nell'essere geloso) che ci offre le parti migliori (come la festa nella villa). La Cardinale sempre sorridente è incantevole. Girato molto in ricchi interni con esterni di Brescia molto piacevoli.
La certezza delle corna meglio del dubbio: così possono finire i tormenti del geloso fedifrago per la moglie irreprensibile. Bersaglio del film è la media borghesia di provincia che ha eletto il tradimento a segno di classe: al punto che il nostro Otello sembra incarnare le vesti dell’eroe di verità contro l’ipocrisia della società. Un bel cast, guidato da un ottimo Tognazzi, anima la storia, purtroppo appesantita da ristagni di sceneggiatura e da un ritmo narrativo poco spigliato. Ma al momento giusto la situazione o la battuta fanno breccia.
Commedia di costume ambientata sullo sfondo dei luoghi caratteristici di Brescia. Il tema della gelosia viene argomentato con buone riflessioni sebbene venga un po' forzato nella misura. Tognazzi ha un buon ruolo, tra il serio e il faceto, e la Cardinale è bellissima nel trasfigurare una allegra sensualità. Buone trovate registiche e un cast di contorno di livello rendono il girato piacevole.
Film minore di Pietrangeli comunque elegante e divertente. Il tema del chiodo fisso delle corna della moglie da parte del cornificatore Tognazzi, è raccontato con ironia canzonatoria e con estro malandrino da parte del regista, che si trova a suo agio nell'acuminata descrizione dell’ambiente alto-borghese e dei suoi rituali anche se manca il guizzo d’autore e il film si adagia su una soddisfatta medietà stilistica e narrativa. Qualche caduta di gusto. Un minutaggio sfoltito avrebbe giovato alla scioltezza del ritmo. Bella e brava Claudia Cardinale.
Bella commedia di Pietrangeli, che a tratti è anche una critica alla neo classe borghese degli anni 60, anche se in maniera non feroce. Diciamo che qui si vuole mettere alla berlina la gelosia eccessiva del maschio italico, sempre pronto, nel suo inconscio (e non solo) ad inventarsi e a fantasticare su papabili o immaginari amanti della consorte. A rendere d'interesse il film un grande Ugo Tognazzi, impagabile quando fa il geloso, e una bellissima e bravissima Claudia Cardinale. Cast di contorno niente male, Salvo Randone in primis.
Il tipico chiodo fisso dell'adulterio insito nell'italiano medio(cre) è nuovamente affrontato in questa commedia di Pietrangeli ottimamente interpretato dalla coppia Tognazzi-Cardinale e contestualizzata nella Brescia degli anni del “boom”. Ritmo un po’ sonnacchioso, ma la pellicola beneficia di ottime caratterizzazioni e di alcuni momenti in cui traspare una certa cura nell'analisi della società medio-borghese di quel tempo. Una maggior cura nei tempi cinematografici non avrebbe guastato.
Il contorno è quello della ricca borghesia (di provincia) del nord Anni Sessanta. Quindi megaville, auto di lusso, preferibilmente spider, feste ed eleganza in generale, cappelli compresi. Gli interpreti sono ben scelti e i due protagonisti eccellenti. Qualche carenza forse sta nella sceneggiatura, non sempre brillante e zeppa di luoghi comuni che infastidiscono, anche se si può pensare sia fatta a bella posta per contrastare con le lussuose esteriorità. Ottimi invece i comprimari, tra cui spicca, fra gli altri, Salvo Randone.
Pietrangeli questa volta si concentra sul personaggio maschile, pur mantenendo il suo timorato riguardo per quello femminile. Tognazzi è nel suo elemento, la Cardinale forzata in un personaggio che le va un po' stretto. Il film parte con movenze da commedia all'italiana e sprofonda in uno psicodramma angosciante alla francese. È curatissimo nei dettagli e nelle descrizioni interiori, ottimamente recitato, ma a mano a mano che procede si fa pesante e asfittico. Si poteva salvare con un montaggio coraggioso che lo portasse ai 90 minuti.
MEMORABILE: Belisario (Randone) che pedina maldestramente la moglie del principale, fino a tarda sera (lei, entrata in una libreria, esce da un'altra porta).
Divertito e divertente pamphlet contro l'ipocrisia maschile al tempo del Boom. Le corna come stress pre-traumatico (di un trauma mai avvenuto, quindi) che si scioglie paradossalmente solo a corna avvenute. Svolgimento prevedibile (attutisce la crudeltà della satira), ma la classe dell'insieme è innegabile e persino stordente: grande Tognazzi (ancora una volta perfetto in un ruolo di borghese a doppia faccia) e notevoli, pur in ruoli defilati, Randone e Volonté. Bellissima la Cardinale.
Commedia che promette scintile e in parte le offre grazie alla gustosissima coppia Tognazzi-Cardinale; presto però si perde in un ritmo piuttosto lento che va a braccetto con una durata di quasi due ore. La storia sa comunque essere stuzzicante al momento giusto (tralasciando i noiosi momenti in cui Tognazzi sogna) e va dato atto che il cast secondario dà la giusta linfa (in primis Salvo Randone). Una sforbiciata alla lunghezza avrebbe forse giovato.
Pur nascendo da uno spunto foriero di spunti sul boom e sul rapporto uomo/donna e che garantisce anche qualche momento divertente, non si può fare a meno di notare come l'eccessiva ripetitività di certe situazioni e una più generale prolissità finiscano per appesantire l'opera. Comunque notevole il passaggio dall'innocenza alla maliziosità, in due ore, da parte di una sempre fantastica Cardinale; come è da rimarcare anche la prova di Tognazzi, in bilico tra borghese dignità e gelosa follia. Riassumendo, non la più esaltante prova di Pietrangeli ma comunque un film più che onorevole.
Come in Signore & signori di Germi nelle provincie settentrionali la borghesia industriale del boom trova nell'adulterio il suo motore sociale. Quello del marito geloso ma nondimeno a sua volta fedifrago è poi uno dei cavalli di battaglia di Tognazzi, che regge il film sulle sue spalle (il resto del pur pregevole cast è relegato sullo sfondo). Ma i dialoghi diventano solo saltuariamente brillanti; né si distingue, a onor del vero, il tocco di Pietrangeli: una pochade troppo allungata, che avrebbe retto meglio come episodio di un antologico.
MEMORABILE: L'abbandono degli ospiti della festa in villa.
Cast altisonante per questa buona commedia che si muove nel terreno classico della gelosia, ma - a dispetto del titolo - lo fa con garbo e insolita eleganza. Un film ancora moderno, con una Cardinale in gran spolvero (meravigliosa nella sequenza onirica sul letto circondata da uomini) e un Tognazzi impeccabile. Si sorride spesso; merito di uno script dai tempi giusti, che fa crescere inesorabili le paranoie del protagonista e con esse le situazioni grottesche. Forse l'unico aspetto datato sono le musiche, ma anche quelle son divertenti.
Il solito tema dell'ossessione delle corna dell'italiano, trattato però in modo molto meno bieco del solito e con due protagonisti davvero di alto livello come il sempre professionale e funzionale Tognazzi e la sensualissima e irresistibile Claudia Cardinale. Il problema è che il film è troppo ripetitivo e trova pochi spunti umoristici, con una sceneggiatura che non riesce a sfruttare al meglio i due protagonisti i quali diventano così l'unica cosa davvero memorabile del film.
Commedia non esente da difetti che deve la riuscita essenzialmente alla prova magistrale di Tognazzi. Film troppo lungo e prolisso con momenti di stanca dati dalla ripetitività di certe scene. Non molto azzeccati neppure i sogni occhi aperti che vedono comunque protagonista una sensualissima Cardinale. Pellicola che rimane ad ogni modo godibile e divertente, specialmente nella seconda parte quando la gelosia non ha più freni.
Pur girata nel 1964 è una commedia moderna e attuale, realizzata in maniera intelligente, piacevole e mai noiosa, tanto che le due ore di durata, all'apparenza troppe, scorrono che è una bellezza. È anche vero però che il tema del film, la fiducia nella coppia e la solidità dell'istituzione matrimoniale, sono portante un po' all'eccesso tanto che verso il finale il film prende un po' la strada della noia, ma fortunatamente la parola "fine" salva tutto. Sempre valido Ugo Tognazzi, peccato per il poco spazio a Gian Maria Volontè. Splendida Claudia Cardinale, ma non convince.
Ennesima commedia sulle corna vere o presunte, sottofilone che ebbe in quel periodo molta fortuna. Il delicato spunto francese la preserva da eccessi di gallismo ma regala una sceneggiatura lenta e prolissa, appesantita ancor più da digressioni oniriche per l'epoca forse pruriginose ma che oggi sono quantomeno ridondanti. Il buon cast tiene in piedi la baracca con la sfortunata Girardon che surclassa in talento e fascino una Cardinale troppo statica. Regia tendente all'autocompiacimento, confezione discreta, durata eccessiva; tutto sommato resta una pellicola ampiamente guardabile.
MEMORABILE: Lo strip onirico della Cardinale, davvero osé per l'epoca.
Forse il film in cui Claudia Cardinale è più sexy in assoluto, dovendo impersonare una donna che con i suoi atteggiamenti rompe l'equlibrio di coppia che aveva fino a quel momento caratterizzato la vita borghese di provincia. Ancora una volta Antonio Pietrangeli tratteggia un personaggio femminile complesso, mentre Tognazzi è davvero magnifico con i suoi dubbi da maschio messo in discussione.
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Anche in questo film si fà riferimento al caso del bitter avvelenato e mandato per posta ad un commerciante di Arma di Taggia dall'amante della moglie nell'estate del 1963 e dove anche Peppino De Filippo fà riferimento nel film "Totò contro i quattro".