Volti del cinema italiano nel cast VOLTI ITALIANI NEL CAST Volti del cinema italiano nel cast

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Commenti L'IMPRESSIONE DI MMJImpressione Davinotti

Dal libro omonimo, autobiografico, di Primo Levi, l'odissea che questi, ebreo torinese, affrontò per tornare in Italia dopo esser stato liberato dal campo di concentramento di Auschwitz. Chiamato John Turturro a impersonare il grande scrittore, Francesco Rosi sceglie con bella cura le location che diverranno tappe di una strada apparentemente senza fine, percorsa riflettendo, appuntando e osservando, lasciando che siano soprattutto gli altri a parlare, compagni di viaggio che diventano come fratelli. D'Italia, perlopiù. Dopo una prima parte trascorsa con un greco che si comporta da perfetto maestro di vita (Serbedzija), infatti, una volta giunto in un campo di smistamento Primo incontra un folto gruppo...Leggi tutto di connazionali, guidati da un colonnello (Celio) “responsabile della disciplina degli italiani”. Questi ultimi si segnalano soprattutto per le loro regioni di provenienza: il romano (Ghini), il veneto (Citran), il siciliano (Luotto), il milanese (Bisio)... Partiranno con Primo in treno nella speranza di raggiungere il prima possibile l'Italia. Dovrebbero passare per Odessa, ma ci saranno deviazioni per un viaggio che prenderà giorno dopo giorno i connotati della vera avventura, sempre vissuta all'insegna della miseria e della povertà. Rosi si sofferma sugli incontri e le relazioni, affronta con intelligenza il problema delle lingue straniere senza ricadere in facili errori o giustificazioni cinematografiche, ci mostra un'Europa dell'Est innevata, spesso anonima e decadente come le stazioni di passaggio in cui il treno ferma; attraverso le belle musiche di Luis Bacalov coglie la poesia nella malinconia di panorami freddi spesso percorsi a piedi e lo spirito di chi segue una direzione senza sapere dove questa realmente lo porterà. Turturro ha la faccia giusta di chi non vuole lasciare il segno salendo sopra le righe e anzi si affida alla direzione di un Rosi da questo punto di vista ispirato ma che fatica a coinvolgere optando per una lentezza narrativa poco in sintonia con la vivacità degli attori in scena. Nel gruppo non c'è chi emerge con decisione (se non Serbedzija nella prima parte) perché il film si fonda su una coralità apprezzabile, che solo nel finale stacca il protagonista per fargli riassaporare l'aria di casa, guardarci negli occhi con la penna in mano e pronunciare sguardo in macchina le parole che apriranno la strada a più di un importante libro su un tema che sarà sempre bene non dimenticare. Nulla di davvero memorabile, nel film (come forse era invece lecito aspettarsi), solo una lunga marcia spesso silente e rassegnata e una natura fredda - desaturata dalla valida fotografia di Pasqualino De Santis e Marco Pontecorvo - che fa da perfetta cornice alla ricerca interiore del protagonista.

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TITOLO INSERITO IL GIORNO 21/02/08 DAL BENEMERITO GALBO POI DAVINOTTATO IL GIORNO 8/12/19
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Galbo 21/02/08 10:33 - 12413 commenti

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Dal celebre libro autobiografico di Primo Levi, la storia del rientro in patria dopo gli anni trascorsi nel campo di concentramento di un ebreo italiano. Adattamento cinematografico non facile ma complessivamente riuscito, il film di Rosi riesce a comunicare allo spettatore il senso di dolorosa incredulità e le incredibili difficoltà che comportò il ritorno in patria (il viaggio durò circa otto mesi!). Il film si segnala per la buona caratterizzazione dei personaggi interpretati da un valido cast, sul quale spicca John Turturro.

Pigro 27/12/08 10:04 - 9702 commenti

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Dopo la liberazione da Auschwitz, un ebreo italiano lì deportato comincia la difficile strada del ritorno a casa. La storia è bella e importante, e non c'era alcun dubbio al riguardo visto il soggetto di Primo Levi. Ma al di là di alcune scene (bello l'inizio) il film cade in una grigia medietà, complice una sceneggiatura da film d'avventura che qui c'entra poco, con la ciliegina sulla torta di un protagonista come Turturro tanto bravo quanto fuori posto. Un continuo mix tra cinema italiano e aspirazioni americane che ingrippa la narrazione.

Nando 27/01/11 17:33 - 3822 commenti

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Ispirato dall'infinito viaggio di ritorno, circa 8 mesi, di un deportato italiano interpretato da un poco convincente Turturro. La narrazione è discreta e sostenuta dalle pagine di Levi, ma in alcuni frangenti sembra di trovarsi in un polpettone avventuroso, nonostante Rosi cerchi di evidenziare la sofferenza del protagonista. Incompleto.

Luchi78 10/04/11 11:15 - 1521 commenti

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Tratto dall'odissea vissuta da Primo Levi per il ritorno a casa dopo la prigionia ad Auschwitz, è un racconto dove ogni scena conduce a un'esperienza traumatica, dall'inizio nel campo di concentramento alla fine nella quiete della casa di Torino. Forse qualche scena è girata con un po' troppa "enfasi" e magari qualche personaggio può apparire eccessivamente caricaturale, stridendo con il nostro immaginario della tragedia dell'olocausto, ma il risultato finale è di indubbio impatto.

Cotola 22/04/11 13:44 - 9079 commenti

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Il film racconta l'odissea di Primo Levi e dei reduci da Auschwitz prima di poter tornare a casa, ma lo fa in modo poco convincente. A tratti troppo enfatico, indulge in scelte narrative "facili" e "discutibili" che alla fine mal si amalgano in un racconto perciò poco coeso. Non convincono nemmeno le scelte attoriali, specie quelle di contorno. Così l'enorme dramma dei personaggi non viene reso in modo adeguato. Visti i nomi coinvolti, una delusione piuttosto cocente.

Mark 7/07/11 01:11 - 264 commenti

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Una dignitosa resa cinematografica per un romanzo di sterminata bellezza. La vita è un viaggio di sola andata, ma per i sopravvissuti ai campi di sterminio fu un viaggio di andata e ritorno: ritornare a vivere dopo essere morti dentro. Le parole introduttive sono eloquenti e dilanianti nel descrivere la surreale inadeguatezza del ritorno alla vita dopo una morte così cosciente e prolungata. Il cast non è eccellente e il ritmo a volte si appanna, ma del resto era impossibile eguagliare il libro.

Saintgifts 19/04/12 10:14 - 4098 commenti

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È difficile fare film sulla Shoah se non in forma documentaristica. Anche se qui si tratta di vita vissuta, tratta dalle pagine di un libro e di un ritorno dai campi di sterminio, di un ritorno alla vita. Operazione che mi sembra non riuscita del tutto. La figura silente e riflessiva tratteggiata da Turturro sembra spiccare troppo su quelle di contorno, per lo più non caratterizzate da superstiti dai campi di sterminio. Forse era quello che voleva la regia, evidenziare i diversi danni provocati sulle persone da una guerra. Migliora nel finale.
MEMORABILE: Primo Levi mostra la stella di David, cucita sul camicciotto, al soldato tedesco che lavora nella stazione ferroviaria, il quale si inginocchia.

Mutaforme 21/02/14 22:41 - 417 commenti

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Film dignitoso ma non all'altezza del libro di Primo Levi. Probabilmente il soggetto non è cinematografico, si tratta di un'opera adatta a una lettura intima e personale, difficilmente riproducibile in un paio d'ore di filmato. Apprezzabile ma non fondamentale.

Jurgen77 4/07/16 10:47 - 629 commenti

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Sicuramente non era compito facile rendere cinematografico il drammatico racconto di Primo Levi sul ritorno a casa dopo la liberazione dal campo di concentramento. Il tema risulta troppo complesso, difficile e drammatico e si rischia di cadere nel banale o nel consueto. A mio giudizio l'opera è riuscita a metà. Ci sono momenti veramente toccanti e ben girati, soprattutto la parte iniziale. Nella seconda il film diventa quasi avventuroso. Dialoghi minimali. Turturro cerca di dare il meglio. Promosso con riserva.

Alex1988 26/06/19 18:47 - 728 commenti

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Opera di commiato per Francesco Rosi, che da qui fino alla sua scomparsa (2015) non riuscirà più a realizzare altri film. Caso strano, è stato l'ultimo film anche per Pasqualino De Santis (direttore della fotografia) e Ruggero Mastroianni (montatore), collaboratori abituali di Rosi. Tratto dall'omonimo libro di Pietro Levi, ne vien fuori un'opera introspettiva e allo stesso tempo epica, ma non certo spettacolare. Con un buon John Turturro, contornato da un variegato cast, tra cui Ghini e Bisio.

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Enzus79 26/01/20 18:01 - 2919 commenti

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Tratto dall'omonimo romanzo di Primo Levi. Storia del rientro in Italia di un gruppo di deportati a Auschwitz dopo la fine del Secondo Conflitto Mondiale. Francesco Rosi dirige questo bel film di una drammaticità quasi unica, con alcuni momenti emotivamente alti. Forse non ha lo stesso impatto del libro ma il suo fine (coinvolgere) lo raggiunge. Bravo John Turturro.

Siska80 20/11/20 16:50 - 3842 commenti

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Frammenti di (non) vita (letteralmente "in itinere") di Primo Levi mostrati attraverso una narrazione pesante e carica di elementi evidentemente enfatizzati (i compagni di viaggio del protagonista appartenenti al Centro, al Nord e al Sud d'Italia vengono delineati con tutti i tipici luoghi comuni) oppure di un'ossequiosità disturbante (il soldato tedesco che s'inchina come a chiedere perdono). Bravo Turturro, modesto il resto del cast.
MEMORABILE: Lo stupro della ragazza ebrea.

B. Legnani 1/06/21 20:10 - 5550 commenti

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Forse è impossibile portare sullo schermo il libro di Levi, il che vuole dire che Rosi non ci è riuscito. Dopo venti minuti promettenti, la narrazione si sfarina, probabilmente perché è una storia di sensazioni e non di dialoghi, come testimonia il fatto che i momenti migliori sono, non a caso, quelli con voce fuori campo che legge i passi scritti da Levi. Purtroppo ci si rifugia nelle macchiette: il milanese, il romano, il siciliano, che fanno così spiccare la soffusa sobrietà dei personaggi ben retti da Dionisi e dalla Indovina. Turturro non strafà mai e salva parzialmente il film.
MEMORABILE: Il soldato tedesco vede la stella sulla giacca di prigionia di Levi e si inginocchia.

Noodles 25/03/22 18:11 - 2253 commenti

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L'ultimo film di Francesco Rosi, per quanto sufficiente, è una mezza delusione. Lontani sono i suoi capolavori e la sua indiscutibile bravura nel ripercorrere le tracce dei drammi con piglio documentaristico. Il film si segnala e si salva solamente per la bella fotografia e per alcune scene di contorno capaci di generare emozioni. Ma il dramma profondo del libro è solamente sfiorato e i personaggi delle macchiette a causa dell'ennesima infausta scelta di raffigurare gli italiani come romantici, canterini e brava gente. Turturro ottimo, gli altri insomma. C'è molto di meglio.

Straffuori 28/01/23 20:18 - 338 commenti

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Film che dovrebbe fare riflettere sull'olocausto e sul ritorno a casa di un ex prigioniero dei campi di sterminio nazista ma che troppo spesso scade nel film comico-avventuruoso e nella baracconata con personaggi lasciati liberi di diventare macchietta e di gigioneggiare a piacimento per la scena. Se non fossero morte milioni di persone si potrebbe quasi pensare a un film grottesco. Turturro/Levi, a sua insaputa, riesce spesso a far ridere e sorridere.
MEMORABILE: Il greco e le sue massime.
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  • Discussione Raremirko • 16/11/18 00:43
    Call center Davinotti - 3862 interventi
    Un film sottovalutato, che ho apprezzato; buon cast (spicca Serbedzija; Turturro non mi ha mai fatto impazzire ma qui convince), buono lo stile di Rosi (molto meglio qui, per dire, che in un Dimenticare Palermo) ed il film è abbastanza intenso e sincero.

    Le regie televisive son ben altre.

    La bella Wagner lavorò pure con Spielberg in Schindler's list; a quanto ne so, la pellicola fu completata anche grazie a Scorsese.