Ramon il messicano - Film (1966)

Western modesto e dispensabile, con personaggi appena abbozzati, situazioni ripetute e ripetitive. Per gli appassionati di cinemabis è interessante il cast: Robert Hundar e Jean Louis protagonisti, un chiassoso vecchietto del West affidato a Renato Trottolo, Alfredo Zammi nelle vesti di un imperturbabile giocatore di carte. Giovanna Lenzi - improbabile governante di colore - sembra fare il verso alla mitica Mammy di "Via col vento" ("Sì, badrona"); Antonio Casale è aiuto regista.

Esmeralda viene aggredita da un Morales e comincia la storia... tre colpi di pistola e i guai! Assolutamente mediocre, vanta la partecipazione anche di Josè Torres. Le tematiche sono noiose e poco interessanti; praticamente ciò che si può definire uno spaghetti-western non "al dente"!

Situazioni prese a caso da Per un pugno di dollari. Un paesino semideserto vicino al confine. Due famiglie rivali, una messicana l'altra americana (i Baxter anche qui). Una donna rapita. Il messicano cattivo (Ramon anche qui). Lo scambio armi/dollari. Tutto questo miscelato da un regista "per caso" condito da musiche dimenticabili e da espressioni attoriali da museo delle cere. Aggiungiamo un personaggio inutile come il giocatore di carte ed ecco "Ramon il messicano". Indifendibile!

Modestissimo spaghetti-western realizzato con logiche da riciclo dall'esordiente Pradeaux. La trama segue le linee guida della sceneggiata napoletana, con tanto di supplica alla Madonna e capezzali di moribondi, fino alla inevitabile vendetta. Si tratta di un'accozzaglia di scene scopiazzate in giro e montate alla meno peggio. La povertà della sceneggiatura mortifica sul nascere qualsiasi velleità recitativa e il ritmo blando è rotto da sparatorie ai limiti del trash involontario. Trovare qualcosa da salvare è impresa ardua. Per completisti.

Western parecchio debole, che rapisce tutti i cliché del genere prendendo più di uno spunto da Per un pugno di dollari (anche qui due famiglie in lotta, una delle quali si chiama Baxter) ma non trovando mai la quadra. Il film riesce dunque blando, poco emozionante, pieno di situazioni che si ripetono lungo la pellicola, con un sottofondo amoroso abbastanza stucchevole. La musica non sarebbe male se non fosse continua e sempre la stessa. Pessimi i dialoghi, affidati a una cast mediocre. Giovanna Lenzi vestita da mammy al limite del demenziale. Molto deludente.

Lei è stata rapita, la famiglia decimata; il pistolero cerca la sua vendetta. Trama basica, sceneggiatura e dialoghi decisamente ridicoli, ambientazione rupestre poverissima. Si può riassumere il film osservando le espressioni del protagonista: parafrasando Sergio Leone, lui ha un'unica espressione, che abbia o no il cappello in testa. L'unico che tiene botta è il cattivissimo Claudio Undari.