Videoman - Film (2018)

Curioso e super citazionista indie svedese, a metà tra rom-com e thriller. L'idea di partenza - la nostalgia e l'ossessione per le VHS, soprattutto per quella fulciana, andata rubata - è divertente, ma spesso manca o aggira le chance di snodi più originali. Senza mai sfogarsi nel surreale o nel thriller, il film rimane un po' sospeso in un vuoto d'identità, anche a causa di una qualità tecnica non sempre all'altezza. Ma comunque il giudizio è sufficiente: una storia leggera e godibile vissuta profondamente dai due protagonisti, autentici underdog persi nel passato.

Le VHS come ponte tra il passato (nostalgico) e il presente (disastrato). Due anime disperate si trovano per un annuncio di vendita del nastro di Zombie e da lì parte - o meglio, sarebbe dovuto partire - un film a cavallo tra thriller e drammatico con tonalità al neon e le glacialità tipiche delle narrazioni scandinave. Sarebbe perché "Videoman" non mantiene tutte le promesse e paradossalmente funziona più la "storia d'amore tragico" che il piano thrilling.

Ennio (Sauk), ex proprietario di una delle videoteche più fornite di Svezia, si trascina tra film e alcool, sognando di riaprire l'attività. L'apparente furto di una rarissima vhs dello Zombi fulciano mette in moto una catena di eventi che lo porteranno a conoscere la depressa impiegata Simone (Nilsson)... Come guardie e ladri dalle venature thrilling funziona poco e male (si veda il confuso pre-finale nello scantinato), come dramma sentimentale dà ampio risalto a situazioni stereotipiche (conflitto madre-figlia, deficit di attenzione). Gustoso nel suo citazionismo, ma nulla più.