Discussioni su Caterpillar - Film (2010)

  • TITOLO INSERITO IL GIORNO 16/02/10 DAL BENEMERITO COTOLA
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  • Davvero notevole!:
    Greymouser
  • Quello che si dice un buon film:
    Cotola, Buiomega71
  • Gravemente insufficiente!:
    Lattepiù

DISCUSSIONE GENERALE

3 post
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  • Gugly • 16/02/10 17:55
    Portaborse - 4710 interventi
    Film veramente particolare: a suo modo un apologo sulle distruzioni della guerra e il ruolo subalterno della donna, sconta la curiosità anche mia per le forti scene di sesso tra i protagonisti, in particolare quello maschile gravemente mutilato e sfigurato. In concorso al Festival di Berlino
  • Gugly • 16/02/10 19:28
    Portaborse - 4710 interventi
    Caterpillar, ovvero un bruco senza arti che può solo strisciare.
    Ultima modifica: 16/02/10 19:28 da Gugly
  • Buiomega71 • 18/04/15 09:43
    Consigliere - 26108 interventi
    NOTTI E NEBBIE DEL GIAPPONE

    Opera davvero dura, estrema (altro che le pippette alla torture-porn e i finto estremismi d'accatto), che è un pugno nello stomaco e dove Wakamatsu non ha peli sulla lingua, denigrando una nazione "fanatica della guerra" che portò il suo popolo ad un cieco e assurdo nazionalismo fino alle estreme conseguenze e identificando la guerra (o meglio il DIO DELLA GUERRA) con un repellente tronco umano strisciante, che rantola, digrigna i denti, mangia e copula grottescamente con la moglie (lei sì, oltre che attrice di razza vero punto cardine del film)

    Inizia come La Croce di Ferro peckinpahniana (immagini di guerra di repertorio su una canzoncina), poi diventa una specie di E Johnny prese il fucile in versione grottescamente feroce e laidamente malata (nel mezzo terribili flashback di guerra, con stupri belluni e sventramenti su ragazze cinesi, commessi dal futuro "tronco umano" e dio della guerra, picco di exploitation tanto cara a Wakamatsu), per finire sui reperti d'archivio delle bombe atomiche su Hiroshima e Nasaki, e chiude con una straziante canzone/filastrocca sui bambini inceneriti dalle bombe atomiche americane.

    Per Wakamatsu è una ferita ancora aperta (i pezzi documentaristici sulle impiccagioni dei criminali di guerra giapponesi da parte degli americani, sono tragicamente simili ai filmati dell'esecuzione di Saddam Hssein), la guerra e la sua follia.

    Forse la metafora e fin troppo evidente (e non e un caso che a guerra finita il tronco umano si annegherà in un putrido acquitrinio), ma il film e di una forza visiva davvero notevole.

    Kammerspiel dell'orrore (in tutti i sensi), con rituali ripetuti fino all'eccesso (mangiare, dormire, portare fuori il DIO DELLA GUERRA su un carettino, scopare), e proprio il sesso (quasi rabbioso, che la donna asseconda al marito) che diventa ritualità quasi mostruosa, un coso senza gambe, senza braccia, con uno squarcio in gola che le impedisce di parlare ma solo di emettere animaleschi grugniti, sordo, con mezza faccia ridotta a un hamburger, che copula con una donna ancora energica e attiva (di giorno il duro lavoro nelle risaie, di sera accudire quello che resta del marito-pulendole il culo o farlo orinare in un pappagallo- che se non si piscia addosso per dispetto, le sputa il cibo in faccia), in amplessi che hanno un che di zulawskiano (mi veniva in mente, durante questi atti horror/grotteschi, l'Adjiani montata dal mostro viscido e tentacoloso di Possession)

    Poi la disperazione della donna (quasi insostenibile quando è presa da un attacco di nervi e si mette a cavalcioni sul corpo "mutante" e spiaccica in faccia al marito le uova, scena che me ne ha fatto venire in mente una analoga ne La Gabbia), o quando il tronco umano (o l'EMBRIONE , parafrasando uno dei titoli cult di Wakamatsu) , corroso dai sensi di colpa per i suoi crimini di guerra, striscia e si contorce sbattendo la testa contro gli stipiti, per poi rotolare fino nel fango, emettendo grida strozzate quasi disumane, e la moglie lo prende in giro deridendolo, cantandole una filastrocca su un bruco.

    Minimale, ma al contempo arioso (i bellissimi scorci della campagna del piccolo villaggio), con attimi di folle-nazionalismo (i BANZAI gridati in coro, le onorificenze militari al "freak", le donne che si addestrano, il pagliaccesco rituale degli onori al mutilato, messo su una specie di altarino e agghingato da soldato, e non per nulla quello che sembra fregarsene di tutto ciò e lo "scemo del villaggio", i bollettini di guerra annunciati dalla radio come tormentone) e un inizio (quando ai familiari, ma soprattutto alla moglie, le viene "recapitato" il marito, eroe di guerra, in quello stato pietoso) di grande presa emotiva

    Nonostante il tema, poco e concesso alla morbosità. Wakamatsu filma i rapporti sessuali quasi come un dovere coniugale, e la moglie si prende le sue rivincite dopo anni di umiliazione e prevaricazione tipicamente maschile (da antologia quando incita il marito-ridottocosì- a picchiarla, memore dei pestaggi che subiva prima che partisse per la guerra, con appellativi come "troia sterile", perchè non e mai riuscita a darle un figlio)

    Wakamatsu, più che puntare il dito sugli americani, condanna il suo paese, reo di una fanatica, cieca e nazistoide propaganda di guerra, come se dicesse "Avete visto a cosa a portato tutto cio?"

    Non per nulla, senza remore e come atto d'accusa verso il giappone, mostra a inizio film un soldato giapponese (il marito che tornerà dalla guerra, deformato anche nel corpo) che sevizia, stupra e sventra inermi ragazze cinesi.

    Eccezionale l'interpretazione di Shinobu Terajima (mentre Shima Ohnishi, il marito mutilato, recita con gli occhi iniettati di odio e mugula, reso un tronco umano da un ottima CG)

    Wakamatsu firma una spietata allegoria sulla follia della guerra, un gioco al massacro non tanto dissimile da quello di Misery, con punte davvero dolorose e insostenibili. Puro cinema viscerale (in tutti i sensi) e forse uno dei picchi assoluti contro la follia della guerra.
    Ultima modifica: 18/04/15 14:37 da Buiomega71