Unica incursione nel giallo dell'ex specialista in spaghetti-western Sergio Sollima. In un'epoca in cui il modello riconosciuto è Dario Argento, Sollima perferisce a sorpresa riallacciarsi ai complessi intrighi gialli che caratterizzavano i sexy-thriller alla Umberto Lenzi. Ma IL DIAVOLO NEL CERVELLO resta comunque un film a sè stante, caratterizzato da una sceneggiatura molto curata nella quale abbondano i colpi di scena. Mantenere un'esemplare chiarezza nonostante l'uso di flashback che si inseriscono nel racconto senza preavviso e il costante ribaltarsi della situazione non era facile, ma grazie anche all'aiuto della brava Suso Cecchi d'Amico in sede di sceneggiatura,...Leggi tutto Sollima ci è riuscito. Manca un po' il coinvolgimento, i tempi sono piuttosto dilatati (specialmente nella prima parte), ma la ricostruzione di un ambiente familiare che, lo si capisce subito, nasconde molti segreti, è ottenuta con gran mestiere da Sollima, che come sempre si dimostra molto meticoloso nella messa in scena. Il cast funziona senza eccellere, con una Stefania Sandrelli molto più a suo agio nella parte della donna regredita all'infanzia che non in quella della moglie per così dire "normale". Le indagini sono in mano non alla polizia ma ad una coppia di amici "atipica": un ragazzo appena tornato dal Venezuela dove ha lavorato per otto anni e un pingue psicologo, il cui compito è quello di analizzare i comportamenti dei personaggi della casa (madre, figlia, nipote). Ben studiati i dialoghi e soprattutto un finale geniale, strutturato in maniera perfetta, destinato a concludersi con un ulteriore colpo di scena. Musiche di Ennio Morricone, a dire il vero poco incisive.
Realizzato da Sollima dopo il cinico e malinconico Città Violenta, soffre di una sceneggiatura troppo contorta, frutto della mano aggiunta di Suso Cecchi d'Amico. Il film oscilla attorno alla tematica gialla, ma privilegiando un approccio di tipo psicanalitico e cerebrale. Nonostante tutto, grazie anche all'ottimo cast (nel quale risalta una giovane Stefania Sandrelli), la ricerca, tipica del whodunit, si lascia seguire con interesse. A suo tempo (e ancora oggi) ingiustamente snobbato da critica e pubblico. Atipico.
Un curioso giallo psicologico, senza sesso e sangue e con un'intreccio discretamente congegnato, con vari salti temporali che ruotano intorno ad un fatto principale (l'omicidio del padre) fino alla discreta soluzione finale. Regia passabile, che sfrutta bene le ambientazioni, fotografia curata ma poco azzeccata (troppo solare) e musiche poco incisive. La Sandrelli traumatizzata funziona, Cestiè anche, la coppia di "detective" un po' meno. Non un capolavoro ma dignitosissimo.
Discreto thriller all'italiana che ha il merito di cercare strade diverse rispetto all'allora dilagante mania "argentiana" e di ottenere risultati non malvagi. Non è un capolavoro e la tensione non si taglia certo col coltello, ma in ogni caso l'interesse regge fino alla fine, le sorprese non mancano ed il colpo di scena finale è abbastanza equilibrato e riuscito pur non essendo poi così imprevidibile. Gradevole ed indicato per passare una serata senza troppi pensieri.
Interessante giallo psicologico, dalla trama complessa (un po' lento il primo tempo), ma che ha il pregio di essere comprensibile, fino al bel finale. I nomi in grande sono quelli della Sandrelli (corretta) e di Dullea (monoespressivo, quasi monolitico), ma il film riceve il "la" dalla classe della Presle e dal torreggiante Buazzelli. Pochi momenti per Orchidea, molti per i flashback. Bello l'incipit girato a Mantova (Piazza Sordello, Piazza delle Erbe, Piazza Canossa).
MEMORABILE: Il nude look di Gaia Germani, mia icona femminile dopo la metà degli Anni Sessanta...
Thriller psicologico di buon fattura, nonostante un finale un po' tirato per i capelli che, come spesso capitava nei gialli del tempo, si diverte a piazzarti il colpevole dove meno te l'aspetti. L'ambientazione lombardo-veneta, tra laghi e ville, ci distanzia dalle abituali ambietazioni romane o comunque metropolitane, proponendo un clima sospeso, quasi da favola nera (sensazione rafforzata dalla importante presenza di baby-Cestiè, un'icona del nostro cinema, un'Alice nel paese delle tristi meraviglie). Affidare la detection ad un medico è una bella idea!
MEMORABILE: La scena clou nella stanza, l'ombra misteriosa dietro la tenda...
Negli anni ruggenti del thriller argentiano, Sollima va controcorrente e propone un atipico giallo psicologico, che tuttavia si assopisce (e fa assopire) su una trama lunga, lenta e macchinosa. La tensione non affiora nemmeno per un secondo e la debole forza motrice proviene dalla perizia con cui sono immortalate le eleganti ambientazioni settentrionali e dal professionismo esemplare di Buazzelli. Dimenticabile tutto il resto, a cominciare dalla Sandrelli in versione spiritata.
Uno dei migliori thriller degli anni d'oro del cinema italiano (se volete d'argento). Bravi gli interpreti (anche se la giovane Sandrelli la si apprezza più per l'estetica che per la recitazione), ottime ambientazioni e buona trama. Meriterebbe una versione DVD, sperando arrivi.
Giallo psicanalitico accattivante e funzionale nella messa in scena. Una villa, un delitto... tutto deve rimanere nascosto, nessuno deve sapere. No, non sto parlando di Profondo rosso ma di una pellicola che sfida lo spettatore nello scoprire la verità sull'accaduto. Belle le location e le scenografie, con una narrazione a tratti atemporale in grado di rappresentare il passato che ritorna. Musicato dal maestro Morricone. Valido.
In piena epoca argentiana, Sollima fa una scelta controcorrente girando un giallo classico, cosa senza dubbio apprezzabile. Il risultato finale è discreto, grazie ad una sceneggiatura che gioca pulito senza ricorrere ad espedienti narrativi troppo forzati. Dal punto di vista attoriale purtroppo abbiamo una Sandrelli che convince poco, affiancata da un Keir Dullea non particolarmente espressivo; meglio di loro sicuramente il buon Buazzelli e la Presle. In ruoli secondari la De Santis e Gaia Germani (quest'ultima una mia fissa giovanile). **!
Psico-giallo intimistico dai risvolti intricati, che mostra una struttura non sempre elastica e convincente, seppur dotata di innegabile personalità. Provenendo dal western, Sollima gioca con la profondità temporale, con la fisicità dei caratteri, non ha quella fretta "generica" d'impennare iperbolicamente sospetti ed ipotesi o di sciogliere il groviglio col sibilo più lancinante, si dedica perciò con flemma generosa ai suoi minuziosi consuntivi in flashback, contrapponendo ai ritmi artificiosi e alla suspense estremizzata dei thriller coevi una serenità quasi televisiva. Discreto.
MEMORABILE: La serie impressionante di auto di lusso che sfilano durante tutto il film.
Un giallo interessante, grazie a una sceneggiatura che - nonostante qualche forzatura - conduce lo spettatore per mano senza svelare troppo. La messa in scena soffre però di cambi di ritmo che a volte comprimono troppo, a volte dilatano; purtroppo Sollima non controlla bene il cast: la Sandrelli non convince, Buazzelli è scolastico e Dullea troppo sopra le righe. Brava invece Micheline Presle. Nonostante i difetti l'atmosfera funziona, ed è impossibile resistere alle musiche di Morricone che impreziosiscono anche le scene di raccordo.
Giallo dalla trama arzigogolata: un mosaico che lo spettatore vedrà comporsi dal primo all'ultimo fotogramma. Drammi psicologici, buone riprese e location variegate fanno del film di Sollima un buon esempio di thriller che non attinge allo stilema argentiano tanto in voga in quegli anni (scelta per certi versi coraggiosa, tuttavia di minor presa sul grande pubblico). Rivisto oggi il film è molto lento e tendente al sonnacchioso. Ottime la OST di Morricone che, a dispetto del regista, si allinea con lo stile di quel tempo.
Buon giallo psicologico. Prima parte corretta ma senza misteri, mentre la seconda si fa più appetibile per chi cerca trame gialle. Belle location (come Mantova) e interpretazioni più che buone (la Sandrelli è meglio del solito) completano il quadro di un film riuscito.
Sfortunato e perciò ancor più valente tentativo thriller in bello stile di Sollima. Giallo d'atmosfera, sordido nello scandaglio psicologico ma raffinato nella costruzione tecnica (le scenografie di Enrico Job e la scansione drammaturgica di Suso Cecchi in particolare). La regressione, declinata su diversi piani (da quello socio culturale a quello affettivo-psichiatrico), ne è l'inconsueto tema portante. Pregevole occasione cinematografica per Buazzelli, che ripaga da par suo. Stefania di inquieto talento, Dullea di rozza efficacia. Gran classe la Presle.
MEMORABILE: Il pingue Buazzelli "sdraiato" nella vettura sportiva di Dullea; Cestiè con la pistola in mano; Lo sguardo finale della Sandrelli abbracciata al figlio.
Ottimo giallo. Ben scritta la sceneggiatura ricca di colpi di scena. Ottima la Sandrelli al tempo stesso bambina e donna sensuale (il suo nudo integrale), straordinaria la Presle suocera, monoespressione Dullea (ma ben doppiato) e "Nero Wolfe" Buazzelli insolito ma ottimo psicologo-detective; c'è pure la De Santis cameriera. La strana coppia detective piace, il finale ricco di tensione viene ben costruito a partire dalla scoperta dell'omicida. Un bel film, diverso dagli altri gialli dell'epoca.
MEMORABILE: Il gustoso cameo della Germani; Il finale con l'espressione di Buazzelli e la musica di Morricone.
Intenso, efficacissimo thriller psicologico, lontano dagli stilemi dei due filoni prevalenti del giallo all’italiana, categoria cui il film infatti appartiene solo per convenzione. Certo al connoisseur non è difficilissimo indovinare l’inghippo, ma la struttura, il cast di qualità (se la cava bene persino la Sandrelli) e la regia sobria di Sollima (supportato da uno staff tecnico di pregio) assicurano un ottimo risultato. Inconcepibile che non abbia ancora trovato la strada di una buona edizione home video.
L'ho rivalutato, in quanto la storia non è davvero male, anche se ha più del giallo che del thriller. Dei due colpi di scena finali solo il secondo coglie il bersaglio. C'è da dire che l'input maggiore lo danno Buazzelli, personaggio macroscopico e con un ruolo molto particolare, e la Sandrelli, qui acqua e sapone e lontana milioni di anni luce dal disinibito donnone brassiano che molti ricordano. Chi invece sarebbe stato meglio con Hal 9000 e milioni di anni luce lontano non solo da questo film, è Dullea, negato per il cinema italiano. Da vedere.
Un buon giallo psicologico, che riesce a tener deste attenzione e curiosità senza dispensare grandi momenti di tensione e spaventi, riservati al finale ben costruito. Molti i flashback, sempre più rivelatori, ben integrati nella narrazione. La bella ed efficace ambientazione lacustre e il personaggio di Ricky (un Cestiè dal doppiaggio ahimè imbarazzante), "bambino cattivo" le cui malefatte devono essere nascoste (per il suo bene o per la reputazione di famiglia?), aggiungono punti.
Di genere "giallastro", in quanto il colore del genere è contaminato da quello meno "vistoso" del dramma psicologico, nel quale vengono coinvolti un bambino, la sua mamma e forse non soltanto loro. Originale e appassionante, anche se poi la motivazione omicida contiene - a mio avviso - un'incongruenza nella sua esplicitazione (ed è elemento che in questo genere incide abbastanza, sul giudizio). Il resto è ottimo, con la regia professionale, il montaggio adeguato alla scelta di come raccontare la storia e con i personaggi perfettamente calati nei ruoli.
Thriller psicologico diretto da Sollima con eleganza, incentrato sulla presunta follia della Sandrelli, testimone di un parricidio. Ad aiutarla torna un ex spasimante (Keir Dullea) e uno psichiatra (Buazzelli) che vuole scoprire la verità. Dullea lo ricordiamo come il mitico Bowman in "2001", attore di buona presenza, qui nella sua unica incursione italiana. Il film ha un tocco vicino al cinema francese e merita una riscoperta.
MEMORABILE: La scena d'amore Sandrelli-Dullea; Il finale a sorpresa.
L'inizio, intarsiato dai flashback, non è molto perspicuo; l'attenzione dello spettatore, pertanto, fatica a mettersi in moto. Una volta in viaggio essa si stabilizza a fatica sulla seconda marcia, arrancando verso l'agognata e usuale meta di qualunque giallo: "Vediamo un po' chi è stato". Il disvelamento, però, è davvero loffio. Buazzelli e Presle impediscono il naufragio; Dullea è un ciocco e la Sandrelli tanto graziosa quanto negata (pure nella versione picchiatella).
Una donna è sotto schock per la morte violenta del marito, mentre quasi contemporaneamente si rifà vivo un suo ex che prova ad aiutarla. Cosa si cela dietro tutto ciò? Sollima ce lo racconta con un giallo verboso, a volte sfiancante, che quando sembra chiarito ha una nuova fase di sviluppi e disvelamenti. Al centro una Stefania Sandrelli un po' immatura e più incline ai ruoli drammatici che ai thriller "psichiatrici".
Interessante e atipico (ma non del tutto riuscito) tentativo di discostarsi dal thriller trucido in voga negli anni 70. La storia è piuttosto originale (ma troppo contorta) e la soluzione del plot non troppo scontata. All'attivo le interpretazioni di Buazzelli e Cestiè e l'inizio a Mantova (città poco sfruttata al cinema), in negativo la recitazione della Sandrelli (con un'altra protagonista il mio voto sarebbe stato più alto).
Lo ricordavo migliore. Rivisto oggi ho avuto l'impressione dell'occasione mancata, ed è un peccato perché Morricone, Buazzelli e Ronet si prodigano credendoci. Stefania Sandrelli ha bellezza e languore (peccato che sia discutibilmente diretta); Keir Dullea è dimenticabile. L'intrigo giallo-psicologico non è male, alcuni segmenti conquistano, sicuramente non lo si segue per inerzia e possiede una sua dignità di genere; ma i punti di forza rimangono sulla carta e non emergono con nessuna magia nel tessuto figurativo.
Giallo non particolarmente esaltante del buon Sergio Sollima. Ha però un'ottima sceneggiatura, co-firmata da Suso Cecchi D'Amico. Tratto da un soggetto co-scritto da Sollima stesso, è un giallo che privilegia l'indagine psicologica dei personaggi, piuttosto che l'effetto sconvolgente. Ben coordinati i salti temporali che ricostruiscono lentamente il puzzle. Poco noto, purtroppo.
Cimentandosi nel giallo, Sollima decide di non seguire il filone argentiano ma piuttosto d'imbastire una vicenda psicologica, abbastanza interessante anche se dall'incedere lento (e con un confuso andirvieni temporale, che andava almeno reso esplicito la prima volta). La soluzione non è così scontata e soddisfa, anche se la sceneggiatura a volte è un po' ripetitiva. Molto convincente la Sandrelli come bimba cresciuta, Buazzelli dopo Wolfe ricopre con una certa naturalezza i panni di detective (qui suo malgrado), Dullea più incolore. Non male.
Ottimo esempio di giallo anni '70 che si distacca dai cliché del periodo, evitando i soliti guanti neri ed efferati omicidi per concentrarsi su atmosfere inquietanti (ottima scenografia) e un mistero che si infittisce col passare del tempo e che inchioda alla poltrona lo spettatore. Ottimo anche il finale, vuoi per il colpo di scena, vuoi per il significato. Stefania Sandrelli forse nel ruolo più difficile della sua carriera rende più che in altre pellicole, ma il migliore è senz'altro Tino Buazzelli. Onesta la colonna sonora di Morricone. Un po' lento all'inizio. Consigliato.
Alla sua unica prova nel genere, Sollima dirige un giallo decisamente controcorrente rispetto agli standard italiani dell'epoca. La tensione e la visionarietà cedono il passo all'eleganza e alla raffinatezza, il ritmo non è dei più incalzanti, ma la sceneggiatura è ben congegnata e riserva alcuni buoni colpi di scena. Notevole il cast femminile, ottimo Buazzelli investigatore dilettante (del resto i precedenti deponevano a suo favore), bravi Ronet e il piccolo Cestiè in libera uscita dai lacrima movie, spaesata vacanza italiana per Dullea. Suadenti le musiche di Morricone.
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Vorrei vederlo da tempo ma "nei soliti circuiti" pare giri solo il TVRip da Raitre, sgrunt.
Peccato, sembra proprio il tipo di film che potrebbe piacermi.
DiscussioneDusso • 26/03/14 21:21 Archivista in seconda - 1877 interventi
Lucius ebbe a dire: Dusso, controlla l'email.Grazie.Ciao.
Ricevuta ieri quella di Zender, ero fuori casa da lunedi quindi ci vuole tempo... ora sono tornato, domani provo a cercarlo ma chiedetemi il meno possibile queste cose poichè tutto il mio materiale non è catalogato quindi per cercarlo non è che mi risulti molto semplice e veloce
Si, è solo per questo film, (ci sarebbe anche quello in segnalazioni se ti va),poi vedrai il post completo.Grazie mille.Trovi tutto nelle prime sequenze.Ciao.