Lo stile di Ferreri che deborda. A poco valgono le brillanti interpretazioni di Mastroianni e Denevue (uniti anche nella vita). Il luogo del "fatto" diventa un non luogo. Poteva essere girato nei cessi della metropolitana di Milano, che non avrebbe fatto differenza. Mi piace ricordare il cane Melampo prematuramente defunto rimpiazzato dalla avvenente bionda. Ecco, io credo che all'immenso e sottovalutato Marco Ferreri, sarebbe piaciuta una riflessione così sconclusionata del suo film. Omaggio ad un regista unico, senza barriere mentali, libero e bello.
Tratto da un romanzo di Ennio Flaiano, il film di Ferreri è un'opera sulle rovine della società occidentale e le sue vie di fughe, sulla solitudine e l'impossibilità di realizzare tali utopie. Ma le scene procedono a rilento e scivolano poco le une sulle altre, rendendo l'opera complessivamente impacciata e poco riuscita nelle intenzioni. Attori eccezionali, ma forse non del tutto sfruttati a dovere.
Un eccentrico artista fugge dalla realtà rifugiandosi in un'isoletta dove verrà per caso raggiunto da un'avvenente bionda. Un'analisi tragica dell'alienazione della società moderna in cui le difficoltà maggiori emergono nella costruzione di rapporti interpersonali. Il brullo aspetto della location è coadiuvato dal magnetismo dei due interpreti principali.
Il cinema di Ferreri ha saputo interrogarsi con impudica chiarezza sui desideri di fuga dell'uomo contemporaneo in quella magmatica terra di nessuno che sono stati i decenni '60-'70. Lo ha fatto - La cagna lo testimonia esemplarmente - sfidando supponenze intellettualistiche, registrandone slanci utopistici e irreversibili fallimenti. Marcello e la Deneuve recitano contronatura e versus il loro mito, dando credibile sostegno ad una scrittura a forte rischio ermetismo. Straniato ma soffertissimo gioco al massacro in cui è la schiavitù a farla da padrona.
MEMORABILE: Il personaggio di Piccoli, che pare speculare a quello di Belle de jour; Marcello che ascolta Straziami ma di baci saziami.
Un artista misantropo naufrago volontario, il suo fedele cane Melampo, una donna bionda biancovestita che, gelosa del rapporto fra i due, ammazza il cane e ne prende il posto... Nonostante il testo di partenza, l'ambientazione suggestiva e qualche passaggio da teatro della crudeltà, il risultato è distante dalle parabole ferreriane più nidite e belle sul rapporto fra i sessi: non ha la ferocia irridente dell'Ape regina, né la disperante tenerezza della Donna scimmia. Certo resta opera originale, inconfondibilmente sua, quindi da vedere.
Più valido per gli scenari e per la bellezza quasi irresistibile della Deneuve, che per la forza effettiva del film. L'aneddoto del sacerdote con la cagna, nonché il surrogato che Liza è costretta (ma fino a un certo punto!) a fare per sopperire allo scomparso cane Melampo, non ottengono un effetto tale da giustificare il titolo del film, in quanto Giorgio non è uno schiavista. E la doppia fuga dalla realtà è molto, ma molto meno convincente di quella vista in Dillinger è morto. Sufficienza sicura e vale senz'altro una visione, ma lontano dall'eccellenza.
MEMORABILE: La moglie, quando si mette sul letto rannicchiata sulle ginocchia e dice "Se lo fai con una cagna ti dovrebbe piacere".
Eccezion fatta per qualche metafora che sottintende la deriva del maschio occidentale che cerca la solitudine per realizzarsi e scappare dagli impegni della quotidianità, l'opera di Ferreri soffre di un ritmo alquanto catatonico e di dialoghi che scadono ben presto nell'evanescenza. Le scelte registiche non evidenziano guizzi di sorta, optando per inquadrature standard senza mordente. Così così gli attori, che non offrono quel qualcosa in più da rendere memorabili le loro performance. Notevole la scelta delle location.
MEMORABILE: Il rapporto fra Mastroianni e Melampo; I brutti quadri; La cena in famiglia.
Classico film alla Ferreri dove il senso è da cercare nelle continue metafore che vengono proposte. Come sempre si percepisce uno spessore narrativo importante, ma in questo caso sembra che qualcosa sfugga dalla comprensione o non venga comunicato adeguatamente.. E' comunque una produzione di valore sostenuta da una coppia di protagonisti fuori discussione.
Storia ad altissima densità metaforica, che prende (vagamente) spunto da un romanzo breve di Flaiano per raccontare una doppia fuga. I due autoreclusi sull'isola rifiutano la società e la famiglia, vivono l'amore come subordinazione (del cane al padrone). Ma chi è in realtà il dominus di questa relazione? Flaiano contestualizza, narra e conclude molto meglio. Il film, forse anche per la brevità, vive più di suggestioni, non molto riuscite. I due protagonisti sono frutto di un ovvio e voluto miscasting. Non il mio genere, onestamente.
Artista stanziale su un’isola deserta riceverà la visita di una donna. Tema del rapporto di coppia e delle sue storture, con accenni masochistici ma che provocano al massimo voyeurismi per l’avvenente Deneuve. Ferreri non è banale nel condannare la piattezza matrimoniale e la rumorosa civiltà; ciò che inficia il risultato è un ritmo trascinato e qualche passaggio di sceneggiatura (specie con la moglie) poco chiaro. Location ben scelte, come la casa futurista. Finale di richiamo felliniano.
MEMORABILE: Gli occhiali da sole artigianali; La Deneuve che lecca la mano; La moglie a quattro zampe sul letto.
Sobri, spartani, distaccati e un po' freddi questi 86 minuti di esistenzialismo dove troviamo da una parte l'isolazionismo e il disorientamento umano, dall'altra l'animale umanizzato come surrogato affettivo che porta al paradosso della metamorfosi dell'individuo stesso in questo surrogato. Si legge anche una critica all'emulazione nei confronti delle dittature violente. Il film sembra continuare ciò che Antonioni aveva lasciato in sospeso in L'avventura, ma senza soluzione, mantenendo il mistero nello spettatore e l'incertezza nei protagonisti.
MEMORABILE: Il cane morto in strada che ricorda il legame con Melampo; Il disegno con le teste mozzate; La nuotata della Deneuve con Melampo con esito sfortunato.
Mai lasciare Ferreri con la Deneuve e Mastroianni su uno scoglio: può accadere di tutto. Lui diventa un naufrago avvilito capace di convivere solo con soggetti privi di volontà; lei è ridotta ad animale per liberarsi dalla libertà che il progressismo le sta conferendo. Scorre lento sulla pelle, com'è uso, il bisturi ferreriano con diverse vacuità risparmiabili. Ma l'apologo di fiele è talmente (in)credibile che si resta con loro sull'isola. Versione autoritaria del successivo robinsoniano della Wertmüller, in apparenza democratico ma più cinico.
MEMORABILE: La cena in casa della moglie con la figlia che mangia solo carote.
Più interessante che riuscito. Stroncante descrizione dell'universo femminile (o, almeno, di parte di esso): ostinazioni, non voglia di riappacificazione, lamentele, illogicità a josa. Il tutto, come da canone, da bella donna bionda. Stavolta il maschio ne esce meno peggio (nel futuro di Ferreri non sarà sempre così...). Notevole l'idea di base (di Flaiano), rappresentata anche bene sullo schermo. anche se resta la sensazione che manchi qualcosa e che il finale sia buttato lì. Mastroianni un po' piatto, Deneuve bella (e àlgida) come sempre, Piccoli si vede poco.
Ecco come trasformare il clima paradisiaco di un'isola intensa in claustrofobia. Una donna, in conflitto con la borghesia di provincia alla quale appartiene e la sua sessualità, offre uno sguardo audace e talvolta disturbante sulla natura umana. Però Ferreri qui, a differenza della Grande abbuffata, sembra voler rompere simbolismi e misticismi, già visti per altro in Dillinger, per stimolare la riflessione, mantenendo uno stile distintivo che può risultare polarizzante.
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CuriositàGugly • 8/11/08 19:42 Archivista in seconda - 4712 interventi
Curiosità gossippara: su questo set è nata la storia d'amore tra Mastroianni e la Deneuve.
HomevideoXtron • 11/02/15 21:12 Servizio caffè - 2210 interventi
C'è il dvd MINERVA
Audio in italiano (si nota un vistoso fuorisincrono)
Sottotitoli in inglese
Formato video 1.78:1 anamorfico
Durata 1h26m07s
Extra Interviste con Adriana Aprà e Mario Vulpiani, booklet di 12 pagine
Scusa Tarabas, nel tuo commento dici:
"Il film, forse anche per la brevità, vive più di suggestioni, non molto riuscite."
Controllando su Imdb veco che dura 1h e 40m. Non mi pare che si possa parlare di fil breve...