il Davinotti

il Davinotti: migliaia di recensioni e commenti cinematografici completi di giudizi arbitrari da correggere

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356111 commenti | 67573 titoli | 26649 Location | 13951 Volti

Streaming: pagine dedicate

Location Zone

  • Film: Tu mi nascondi qualcosa (2018)
  • Luogo del film: La piazza dove Francesco (Battiston) clown fa piangere un bambino
  • Luogo reale: Piazza Tancredi Galimberti, Cuneo, Cuneo
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  • Film: Preludio d'amore (1947)
  • Luogo del film: Il luogo dove Davide (Gassman) incontra un vecchio amico e gli domanda del padre
  • Luogo reale: Scogliera del Rivo Giorgio, Camogli, Genova
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  CINEPROSPETTIVE

ULTIMI VOLTI INSERITITUTTI I VOLTI

  • Carlos Ronda

    Carlos Ronda

  • Michele Vasca

    Michele Vasca

Nella pagina che si apre cliccando qui sono catalogati migliaia di volti di attori legati direttamente o marginalmente al cinema italiano, ognuno con nome e filmografia (davinottica e non). La pagina (e conseguentemente le schede dei film) sono costantemente aggiornate con nuove introduzioni.

ULTIMI COMMENTI

Commento di: Gold cult
Gustoso episodio, forse il migliore, che in 48 minuti ci propone un intreccio giallo ben strutturato e ci immerge nel microcosmo della residenza di Poirot e nella sua vita quotidiana, tra varia umanità borghese, appartamenti, scale, montacarichi, portinerie e garzoni di consegna. Il nostro è anche alle prese con il raffreddore (fare i vapori preparati dalla materna ms. Lemon è poco dignitoso!) e andare a teatro, dove si sentirà tradito dall'autore del giallo, che non rispetta il patto con lo spettatore. Japp defilato, memorabile Hastings disperato per le sorti sua nuova fuoriserie.
Commento di: Il ferrini
Ben scritto e diretto con mano ferma, questo poliziesco francese dispensa i pezzi del proprio puzzle con parsimonia, riuscendo in tal modo a mantenere un'atmosfera sempre tesa. I due protagonisti, entrambi tormentati da traumi personali, vengono catapultati in una piccola realtà di provincia a indagare su due casi (strani omicidi/suicidi e scomparsa di minori) che finiranno per avere troppi punti in comune. Non molte ma di sicuro impatto le concessioni al gore, con effetti davvero truculenti. Soluzione interessante e non banale.
Commento di: Mr.chicago
Potente film di denuncia basato su fatti realmente accaduti e ambientato nell'America degli anni 60, quando il ku klux klan ancora era legge, in qualche provincia statunitense. Cast importante per una storia triste, raccontata in modo "onesto", senza far finta di non vedere. Viene anzi denunciata, nella pellicola, anche l'omertà che spesso è lo specchio di mafie e clan criminali. Ce ne sono di brutti ceffi, ma la vera faccia da schiaffi ce l'ha Hackman, in una prova eccezionale; più indietro un acerbo Defoe che non regge il confronto.
Commento di: Marmotta
Controverso, osteggiato, documentario BBC su un caso di cronaca nera avvenuto il sedici dicembre duemiladodici: lo stupro e l'assassinio della studentessa ventitrenne Jyoti Singh a opera di sei uomini. Partì da Delhi, dall'India (in cui la diffusione del documentario è tutt'ora bandita) travolgendo l'opinione pubblica mondiale. Pur essendo locato in un'area precisa, parla trasversalmente di idee che potrebbero annidarsi in molti altri contesti geografici e in circostanze socioeconomiche simili. Un veicolo di divulgazione, sensibilizzazione e autocoscienza importante e necessario.
Commento di: Giùan
La creazione "mitopoietica" del personaggio di Freddy è atto costitutivo così straordinario da trascendere poi l'oggettivo valore del film. In effetti Craven ammorbidisce le linee ideologiche dei suoi esordi così come rende più fluida, meno ruvida, la sua messinscena, restando tuttavia (come sempre più dimostrerà in futuro) ben lontano da ogni raffinatezza sia visiva che narrativa. Proprio in virtù di questa "inespressività", tuttavia, sarà in grado di far esplodere le valenze subconsce e metaforiche d'una maschera (geniale Englund) che si muove nel mondo di mezzo tra sogno e realtà.
Commento di: Cerveza
Come scriveva Svevo: “È un modo comodo di vivere quello di credersi grande di una grandezza latente”. Così Billy, impiegato qualsiasi tanto pigro nell'assolvere le incombenze quanto vivace di fantasia, si crea un mondo parallelo per non ammettere la propria mediocrità. Chi di noi non mai ha conosciuto un Billy? Un qualsiasi indomito bugiardo? Gioiello “kitchen sink” declinato in farsa, tanto semplice quanto acuto nei concetti. Originale, fresco, ricco d'inserti dinamici, fotografato con una cura meticolosa. Ottimi gli interpreti, partendo da Courtenay fino all’ultima comparsa.

ULTIMI PAPIRI DIGITALI

Da sempre innamorato di Pirandello, Placido porta questa volta su grande schermo (dopo svariati “incontri” teatrali) non un'opera ma l'uomo, lo scrittore, il grande letterato che vediamo correre in treno verso Stoccolma nel 1934, dove dovrà essere premiato con il Nobel. Un viaggio durante il quale, come fantasmi di tempi passati, si affacciano i ricordi di alcuni importanti momenti della sua vita. Placido (che per sé si ritaglia la marginale figura di Saul Colin, l'agente letterario del Maestro) divide quindi il suo film in tronconi temporali separati, lasciati...Leggi tutto e ripresi in quello che diventa il caratteristico frullato cronologico al quale il cinema di oggi sembra non poter rinunciare.

Dal 1934 si torna così indietro al 1925, quando Pirandello conobbe colei che ha appena definito la sua musa ispiratrice ovvero Marta Abba (Vincenti), attrice capace di conquistarlo immediatamente fin dal primo provino. Con lei vivrà un amore impossibile, castrato da una differenza d'età che scatenerà nello scrittore una triste depressione, rendendolo conscio dei limiti fisici di un uomo nel cui petto ancora batte forte un cuore giovane. Poi un tuffo ancora più indietro, nel 1918, quando in casa con lui e i figli viveva la moglie Antonietta Portulano (Bruni Tedeschi), afflitta da una grave malattia mentale che l'avrebbe condotta nel 1919 in clinica.

Marito lontano, padre quasi assente, Pirandello (al quale Fabrizio Bentivoglio conferisce straordinaria teatralità nei modi) proseguirà la sua vita tra grandi successi ma anche inattesi fallimenti, come quando dopo la prima al Teatro Valle di Roma di "Sei personaggi in cerca d'autore", testo troppo coraggioso e inadeguato al pubblico impreparato di allora, venne sommerso dai fischi; o la trasferta in Germania per parlare con Friedrich Murnau ("il regista di NOSFERATU!") in vista di una riduzione cinematografica da una sua opera, sognando di portare Marta Abba a concretizzare le sue aspirazioni di grande attrice.

Attraverso una ricostruzione storica non troppo convincente, il film ci riporta in pieno Ventennio (del Fascismo si avverte però l'eco senza che lasci troppo il segno) lasciando che sia la recitazione manierata, eccessiva ma vissuta di Bentivoglio a guidarci nelle varie fasi, assistito da un cast comunque diretto bene che però si appoggia a una sceneggiatura deludente, calligrafica, che non sa mai farsi coinvolgente come si vorrebbe e che non inquadra così bene il personaggio di Pirandello, la cui filosofia di vita poco emerge. Piatto il rapporto col figlio che più lo segue, da autentica spalla quello con la moglie pazza a cui la solita Bruni Tedeschi conferisce impressionante credibilità, assolutamente perfetta nella sua spiazzante imprevedibilità e personaggio cardine che più di ogni altro resta impresso.

Il relazionarsi con situazioni diverse dovrebbe aiutare a variare il registro, ma il tutto spesso si confonde e viene offuscato dall'alone di altezzosa autorialità di un Placido poco ispirato, che lascia all'interpretazione cadenzata, magistrale di Bentivoglio il compito di attrarre su di sé l'attenzione, dimenticando però di calarla in contesti che la possano valorizzare come meriterebbe. Sanno di riempitivo gli show al Club Casanova di Berlino (si segnala però l'esibizione della rediviva Ute Lemper), mentre la colpevole lentezza della conduzione di Placido ricade sulla godibilità del film, raramente piacevole e, quando accade, quasi esclusivamente per merito del cast. Si confronti con la vivace resa dei primi del XX secolo in QUI RIDO IO, dedicato nel 2021 da Mario Martone a Eduardo Scarpetta e ai fratelli De Filippo.

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Nic Cassino (Purcell) è un celebre attore action hollywoodiano appena candidato al premio per la “miglior scena con urlo": non lo vince e da lì capisce che il suo tempo sta finendo. Fatica a trovare nuove scritture e l'unica cosa che il suo manager riesce a offrirgli è il doppiaggio della voce di un gorilla in un cartone animato. Umiliante, per uno come lui. A parziale consolazione gli viene offerto di presenziare a una retrospettiva su di lui organizzata da un festival italiano. E' il Giffoni Film Festival, una nota rassegna di cinema per ragazzi che si...Leggi tutto svolge ogni anno nel Salernitano.

Lì Nic trova un'atmosfera carica che lo fa rinascere e incontra Fabrizio Favuzzo (Dighero), regista impegnato di fatto fallito a cui nessuno pare interessato. Vicino a quest'ultimo la moglie (Natoli) e la figlia, attrice di non troppe speranze fidanzata con Nello, i cui genitori invitano Fabrizio a restare qualche tempo nella loro casa ad Ischia. L'uomo, piuttosto depresso, accetta e ne approfitta per visitare nei pressi Villa La Colombaia, un tempo proprietà del suo idolo Luchino Visconti. Entrato casualmente in una stanza segreta della stessa, vi rinviene miracolosamente un manoscritto del Maestro intitolato "A la recherce du temp perdu", sorta di sceneggiatura incompleta ricavata dal capolavoro di Proust. Convinto di avere in mano qualcosa di sensazionale, Favuzzo comincia a bussare alle porte di diversi produttori, che scopre però interessati a tutt'altro.

Tornato con le pive nel sacco a Ischia, l'abbacchiato regista s'imbatte di nuovo in Nic Cassino, ospite lì in casa di un'amica; con lui comincia a parlare di cinema spiegandogli come sia entrato in possesso di un manoscritto di Visconti, autore di cui tuttavia Nic non ha mai sentito parlare: dei classici citati da Favuzzo non ne conosce nemmeno uno. Si ravviva solo quando scopre che ROCCO E I SUOI FRATELLI è una storia di pugili. In breve la star americana accetterà di girare il film di Favuzzo, per quanto stupito dalla totale mancanza di mezzi e di uomini con cui la "produzione" deve fare i conti. Nel frattempo incontrerà anche la bella Titina (Candurro), che organizza tour nelle isole vicine per i turisti e con la quale aprirà una relazione.

La vita sembrerà tornare a sorridere, ai due protagonisti del film: da una parte il monolitico Dominic Purcell, classico volto da action a stelle e strisce, fisico roccioso e scarsa espressività, dall'altra il più buffo Ugo Dighero in uno dei suoi rarissimi ruoli di rilievo al cinema, il quale sceglie un'interpretazione umana e insieme comica un po' sulla scia di Silvio Orlando. Qui però l'approccio è molto più votato al divertimento disimpegnato e grossolano, lontanissimo da quel neorealismo a cui Favuzzo dichiaratamente punta con il suo film nel film, comprensivo di bianco e nero e doppiaggio "felliniano" (agli attori viene detto di pronunciare semplici sequenze di numeri e non frasi di senso compiuto).

L'impostazione di questa coproduzione italoamericana guarda nettamente al cinema d'oltreoceano, con l'attore straniero che sbarca in Italia dove scoprirà tutte le bellezze locali: dagli splendidi paesaggi ischitani alle affascinanti e sexy abitanti, pronte a sedurlo. La cosa che nella versione nostrana fa però più sorridere è la spudoratezza con cui si doppia l'inglese con un italiano perfetto rendendo incomprensibili le difficoltà che Nic ogni tanto trova nel rivolgersi ai locali nella nostra lingua. D'altra parte il tipo di pubblico a cui il film si rivolge non si preoccuperà delle problematiche affrontate dai traduttori, costretti a contorsioni non da poco per far parlare tutti in italiano.

Per il resto le disavventure di Nic Cassino a Ischia non è che siano poi così travolgenti e il risultato lascia piuttosto freddi, soprattutto per l'assenza di vere battute che esulino dallo sfruttare in modo piatto le situazioni buffe in cui capita di trovarsi. Ischia è sempre illuminata da un gran sole e ripresa con ovvi intenti cartolineschi. Emerge in parte la simpatia di Dighero e si fa apprezzare la professionalità della confezione.

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Certo se ti trovi in pieno lockdown da Covid 19 con la vicina che ha le sembianze ultrasexy di Marela Garriga e tua moglie, medico, è via tutto il giorno (spesso la pure la notte) è difficile non cadere in tentazione. Luca (Scamarcio) ci cade. Professore di filosofia costretto dall'annuncio di Giuseppe Conte del 10 marzo 2020 a chiudersi in casa per non incorrere nel contagio, fa didattica a distanza: siede davanti al PC e tiene la sua lezione agli studenti collegati. Ma oltre il tavolo, oltre la finestra, nel palazzo di fronte, c'è lei, Amanda (Garriga), giovane costretta...Leggi tutto dal lockdown a restare nel bed and breakfast al quale si accede dalla porta davanti a quella di Luca. Il primo incontro è cortese, asettico (lei va a chiedere di ricaricare il telefono in casa di lui), ma quando Luca la vede ballare sensualmente alla finestra ne resta irrimediabilmente folgorato. La conosce meglio, passa ore intere sul terrazzo con lei mentre Sara (Giannetta), sua moglie, è fuori; finché un giorno succede quello che si immaginava potesse succedere fin dal primo scambio di sguardi.

Scatta la passione, travolgente come il cinema la descrive da decenni: amplessi durante i quali si sondano i corpi con primi piani anatomici, volti rapiti dal desiderio impetuoso che poi si placa d'improvviso con lo stacco della coppia nel letto, uno accanto all'altro. Separata, la vita di ogni giorno: le lezioni, la spesa in coda al supermercato col collega misogino (interpretato dal simpatico Francesco Brandi) che si lancia in buffe battute, Sara che arriva stremata a casa dopo una giornata in ospedale a salvare vite, di tanto in tanto la visita del suocero (Pierobon), spregevole figura di medico arricchitosi lavorando in clinica (la figlia no, ha preferito la sanità pubblica) che non perde occasione per lanciare scorrette frecciate a Luca, colpevole solo di aver accantonato ogni ambizione per accontentarsi di una vita ordinaria.

Un tran tran che prosegue senza troppe variazioni e l'unica intrusione di Cosimo (Beranek), l'uomo di Amanda, che Luca vede dalla finestra maltrattare la ragazza. Perché lei continua a rifiutare di sporgere denuncia? Nell'ultima parte molte sono le cose che si scopriranno, alcune davvero sorprendenti; rialzeranno le sorti di un film che fin lì aveva sviluppato la sceneggiatura a partire da un soggetto di due righe, racchiuso nell'elementare relazione tra lui, lei e l'altra.

L'isolamento da Corona virus ci fa tornare indietro di qualche anno, racconta di una realtà che ci distrusse e insieme ci consegnò l'affrancamento impensabile dalle invasioni turistiche, regalandoci per qualche tempo la magia di grandi città deserte (una passeggiata per Roma nel silenzio più totale non poteva mancare). Il dramma collettivo si riverbera in un Luca conscio di sbagliare ma schiavo di un'endemica tendenza a procrastinare ogni decisione prima di giungere all'irreparabile.

Con una Giannetta defilata rispetto ai due amanti di fuoco, la trama risulta assai banale nell'insieme; pur tuttavia la seriosità di uno Scamarcio che nel ruolo bene si muove contribuisce a dare credibilità alla vicenda (più costruita e meno stratificata la performance della Garriga, che comunque la sua parte la fa); poi la svolta thriller dell'ultima parte, che rimescola le carte e dà nuovo senso al tutto, fino a raggiungere una chiusura coerente e nient'affatto consolatoria. Un dramma dalle sfumature erotiche che individua in Amanda la vera figura chiave (come d'altra parte precisa Luca con voce fuori campo fin dall'inizio) e nel protagonista un James Stewart più ingenuo, pavido e umano, destinato a trovarsi schiacciato negli ingranaggi dell'imprevista svolta thriller.

Pochi attori in scena (Pierobon e Brandi gli unici in vista, con merito, tra i secondari), due più uno (la Giannetta, ottima “comprimaria”) al centro, almeno un'idea notevole (il vetro che di notte si fa specchio) e un film discretamente confezionato, che carbura lento per trovare infine una sua dimensione, alimentato anche da una colonna sonora curata con attenzione.

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Il tenente Colombo

Da sempre una grande passione del Davinotti, il tenente Colombo ha storicamente avuto sul sito uno spazio fondamentale. Ogni puntata uscita ha un suo singolo commento da parte di Marcel MJ Davinotti jr. e di molti altri fan, ma per Colombo è stata creata fin dagli albori del Davinotti una homepage personale che raccoglie non solo i commenti ma anche informazioni e curiosità su uno dei più grandi personaggi televisivi mai apparsi. ENTRA

L'ISPETTORE DERRICK

L'unico altro telefilm che col tempo ha raggiunto un'importanza paragonabile a Colombo (con le dovute differenze) sul Davinotti è “L'ispettore Derrick”. Anche qui ogni singolo episodio della serie (e sono 281!) è stato commentato, da Zender prima e da molti altri fan poi, ma con un approccio più sdrammatizzante, in ricercato contrasto con la compostezza del telefilm. Il link porta a una pagina collegata anche agli approfondimenti in tema. ENTRA

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