Considerata alla stregua dei più citati cult-movies di sempre, l'opera prima del grande David Lynch ha dalla sua molte delle caratteristiche tipiche nel cinema d'autore: innanzitutto una lentezza narrativa quasi esasperante (pur se qui giustificata da un pregevole tentativo di ossessionare lo spettatore con un opprimente clima claustrofobico), quindi una fotografia basata su di un bianco e nero molto ricercato che si accompagna a un mutismo prolungato del protagonista. L'assenza pressoché totale di dialoghi ci costringe a concentrare l'attenzione sulla cura dei particolari, tenta di soffocarci sotto la paranoia del buffo protagonista, ce ne fa seguire la monotona vita d’un giorno passo per passo,...Leggi tutto fino alla comparsa dell'orribile “mostro”: il figlio, degno di essere avvicinato allo sfortunato parto di “Nato d’uomo e di donna” di Matheson, un mezzo “alien” di una tenerezza disarmante, un freak palese precursore dell’ELEPHANT MAN che Lynch dirigerà di lì a poco. Il cinema del regista di VELLUTO BLU e TWIN PEAKS si delinea già chiaramente: sequenze d’incubo che si sovrappongono a una realtà allucinata, scene slegate che si uniscono seguendo un percorso psicologico ben preciso, atto a svelare il particolare stato d'animo del protagonista ma più ancora di Lynch stesso, immerso fin da ora nella sua dimensione personale di regista “alternativo”. Un esordio forte quanto LA NOTTE DEI MORTI VIVENTI di Romero o IL DEMONE SOTTO LA PELLE di Cronenberg, tutti autori di un cinema “diverso”, importante, originale.
Pochissimi dialoghi; trama scomposta in un susseguirsi di allucinazioni e immagini destabilizzanti. La prima parte è quasi grottesca; la seconda, tutta nell'appartamento di Henry, è un incubo claustrofobico e allucinato. Non il Lynch più inquietante (se la giocano Fuoco cammina con me e Strade perdute), ma quello più disturbante, con un senso di claustrofobia e un'amplificazione-deformazione dei suoni che riescono a creare momenti angoscianti. Il bebè deforme che continua a piangere lascia il segno.
È difficile fare un commento critico ad un film delirante, disturbante e destabilizzante come questo "Eraserhead", pellicola d'esordio del geniale Lynch. Come in quasi tutti i suoi film non c'è una logica comune, è visionarietà allo stato puro impressa su pellicola. Il pianto continuo dell'esserino deforme concepito dal buffo personaggio e dalla paranoica ragazza intenerisce e infastidisce insieme, i rumori sono ossessionanti, le allucinazioni terrificanti... In tutto ciò non c'è un perché: è Lynch!
La particolarità dell'assenza di una vera trama lineare permette allo spettatore di dare al film la sua personale interpretazione. Ma Lynch avrà sicuramente detto quella che sarà l'orginale. L'elemento più caratteristico è dato da una atmosfera claustrofobica, resa ancora più ossessiva e opprimente per merito di una colonna sonora fatta di suoni screziati e paranoici. Un film fatto di immagini perverse e visionarie, un incubo di un incubo. E pensare che Lynch qui è ancora agli esordi. Un opera alternativa e anticonformista. Cinefili obbligati.
Se pensate di avvicinarvi ad un film canonico, siete parecchio lontani dalla realtà. Se credete di trovare un tipo di cinema che possa essere ricondotto ad un genere (horror, drammatico o che altro) la distanza con la Verità diventa ancora maggiore. Quello di Lynch è un cinema fatto di istinti: immagini e suoni (quest'ultimi invadenti e sgradevoli) che rimandano a visioni "psichedeliche". Esperimento grottesco (almeno all'inizio) ed irresponsabile, che solo un esordiente può azzardare a mettere in campo. Il risultato? Può piacere o fare schifo.
Un incubo: difficile descriverlo altrimenti. Una cascata di visioni allucinanti, surreali, splatter, terribili, grottesche, esilaranti, senza apparente capo né coda. Un'immersione nei più oscuri abissi della mente o un inquietante viaggio psichedelico. Una scheggia impazzita di avanguardia storica piovuta nel bel mezzo degli anni 70 per ricordarci che esiste un "dark side" ineliminabile, ed esiste una possibilità di raccontarlo piegando e distruggendo le convenzioni. Esordio folgorante per Lynch. Fascinoso.
Semplicemente un folle sogno, un vero e proprio incubo messo su pellicola, senza nessuna concessione all'intrattenimento. Il protagonita vive un dramma onirico in stile Kafkiano, senza apparente via d'uscita e dall'andamento sempre più claustrofobico e orrifico. Molte le intuizioni davvero disturbanti (il bimbo, la deforme ragazza nel termosifone), perfetta la gelida colonna sonora (se così la si può definire...) per un film in cui più che mai genio e follia vanno di pari passo. Da vedere.
MEMORABILE: La ragazza del termosifone e la sua assurda canzoncina (ripresa poi in chiave rock dai Pixies).
Uno di quei film di debutto che ricevono smisurati consensi dalla critica ufficiale e non (e sofisticate teorizzazioni psicologiche del tipo "bellissimo perché oscuro") ma che poi, caso strano, non vengono mai replicati ad uso della platea di estimatori. Io ho provato un'infinita tenerezza per quel tenero pseudo-agnellino (che in effetti non si dimentica facilmente), magari curiosità per il ritratto dei due genitori ma aldilà di quello non mi sono appassionato più di tanto. **1/2
Imprescindibile midnight movie, non a caso il preferito di Kubrick, baluardo del cinema del sogno, spesso incubo, che trasuda tutti i sacrifici compiuti per girarlo. Lynch inserisce tutte le sue paure e le sue esperienze personali in un affresco indmenticabile, che non patisce il budget racimolato passo passo ogni settimana. Capolavoro.
Si potrebbe tranquillamente definire un incubo ad occhi aperti. Un misto tra atmosfere surreali e orribili visioni/realtà che devastano la mente del nostro protagonista. Allucinanti visioni in un mondo fatto di bianchi e neri, di sifoni che animano vite e di mostriciattoli viventi. Quasi 90 minuti di delirio allo stato puro. Assolutamente non semplice da vedere, ma alla fine impossibile da scordare... o forse no, visto che nulla è come sembra.
MEMORABILE: I primi cinque minuti e gli ultimi dieci.
Esperimento che poi darà il là a tutta la produzione lynchiana, già dimostra le manie e le ossessioni di questo regista, che in questa pellicola possiamo vedere ancora allo stato primordiale. Il bianco e nero rende ancor di più evidente la non-ricerca del dettaglio e il tutto filtra attraverso l'espressione del protagonista, ridotto al mutismo per gran parte del film. Chi ama Lynch non può mancarne la visione.
C'è davvero molta più luce di quello che sembri in apparenza in questo primo lungometraggio di David Lynch. Il livello di astrazione metaforica è come sempre sopra al livello di guardia e le implicazioni cosmico-psicologiche sono potenti e dense. È un film che necessita di una profonda attenzione ed è tutto fuorché un esperimento. Cinque anni di lavorazione significano che ogni secondo di pellicola, ogni suono ed ogni movimento sono stati programmati e voluti. E, in nuce, "Eraserhead" contiene già tutta la poetica del grande regista.
Delirante storia di un piccolo uomo moderno alle prese col destino e con il fardello delle sue colpe e dei suoi peccati. Ovviamente questa è mera interpretazione personale, visto che Lynch non offre alcun indizio utile per lo spettatore, ma semplicemente una sequenza di immagini intriganti e luridamente poetiche... come sempre, d'altronde. Opera prima di gran effetto, di lunghissima gestazione e produzione (cinque anni) e un riuscitissimo traguardo iniziale. Il film preferito da Bukowksi, non a caso.
MEMORABILE: Da non perdere le sottilissime citazioni e rimandi a Glen or Glenda di Ed Wood...
L'onirismo plasmato con venature horrorifiche. Tra i film più strani, claustrofobici, surreali, grotteschi, alienanti che abbia mai visto. Visioni, allucinazioni; un incubo ad occhi aperti, oppure una realtà distorta raccontata dal punto di vista del protagonista e della sue mente deviata. Un addentrarsi continuo nella sua psiche scandagliando e traducendo in immagini ogni suo pensiero, sensazione, stato d'animo. Nel connubio di immagini la colonna sonora ha un ruolo determinante: tremendamente ipnotica e martellante. Weird.
MEMORABILE: Il figlioletto e i suoi lamenti notturni; L'incipit; I primi 15 minuti.
Davanti a questo film si reagisce un po' come lo stralunato protagonista di fronte al neonato: un misto di sorpresa, incomprensione, attrazione e repulsione. Di sicuro non lo si dimentica, visto che la mente di Lynch cancella i punti di riferimento filmici a cui siamo abituati e ne ripropone un uso straniante (vedasi per esempio la colonna sonora) che ci procura un'esperienza psicanalitico-onirica surreale e disturbante.
C'è già tutto il futuro Lynch in Eraserhead, film travagliatissimo e ampiamente autobiografico come dimostra lo stesso phisique du role (chioma compresa) del protagonista Jack Nance. Livido e scuro come un incubo senza via d'uscita presenta già i principali archetipi del suo cinema: la vita di provincia ambigua e misterica, il gusto per il freak (inquietante e tenerissimo il figlioletto/coniglio), la paura della paternità, i siparietti musicali virati in un abbacinante biancore (formidabile la canzone In heaven everithing is fine). Visione claustrofobica.
Anche una storia senza un senso e senza un filo logico, diventa coinvolgente ed affascinante se firmata David Lynch. Dove inizia l'incubo e finisce la realtà? Scene raccappriccianti ed ilari si alternano, senza mai annoiare. Surreale e fenomenale. Da collezione.
Faccio molta fatica a commentare questo film, ma sinteticamente: mi è piaciuto assai poco. Pur comprendendo (più o meno) la struttura da incubo irrazionale e disturbante (l'essere prematuro è molto disturbante e/o rivoltante), non credo che le immagini valgano tanto da supplire agli elementi razionali mancanti. O si gira una storia appropriata o il fulgore delle immagini deve essere supremo, diversamente mi annoio. La vena artistica di David Lynch la trovo discutibile, proprio come questo prodotto. Possiamo disquisirne a lungo e trovare poco da dire.
Il primo film di Lynch è probabilmente il più difficile da comprendere. Un bianco e nero che va a braccetto con lo spirito surrealista e visionario della pellicola, una colonna sonora altrettanto adatta. La trama, per quanto possa apparire semplice, è resa in modo originale. Inframezzato da sogni e incubi del protagonista, dialoghi al di fuori del mondo, lunghi piani di vermi e galassie. Vi sono diverse interpretazioni, ma nessuna risulterà esatta. Godiamocelo così: una serie di immagini metafisiche.
Più che un film un'esperienza. Trattasi dell'opera più surrealista di Lynch, ma non si tratta di puro onirismo, anzi; la trama ha un senso, anche se arduo da capire se non guidati dall'autore stesso. Ma ognuno può anche dare la sua lettura personale ed è questo il bello. In un meraviglioso bianco e nero si susseguono visioni geniali che anticipano molto del cinema futuro del Genio. Grande anche l'uso originalissimo del sonoro, con il "rumore del mondo". Con Tetsuo e Haze uno dei film più estremi di sempre. ****
MEMORABILE: Il "Pianeta" rugoso; La cena dalla fidanzata; La "creatura"; La "donna del termosifone".
Assurdo, surrealista, grottesco. È il Lynch più lynchiano, che è ritornato negli ultimi film ma non a tali livelli. Si viene immersi in una dimensione grottesca, ipnotizzati dallo sguardo sconvolto e sconvolgente di un Nance che fa bene il suo ruolo e da una regia lenta e impeccabile accompagnata da un angosciante rumore di sottofondo. Lo spettatore cerca il significato dei gesti e degli oggetti, ne ipotizza persino (chissà se appropriati), sempre intrappolato nella ricerca logica di un senso. Ma forse un senso non c'è. Prendetela così.
Il capolavoro assoluto del maestro, che porta definitivamente il surrealismo visivo al cinema; grazie ad un turbinare di immagini e di una storia pressoché inesistente il regista descrive la sua paura di divenire padre; il mondo della settima arte non sarà più lo stesso. Il film è in bianco e nero, ma le capacità artistiche sconfinate si possono gustare ancora grezze, poiché nel futuro Lynch abbandonerà alcune tematiche e idee visive. Ha cambiato il mio modo di vedere il cinema.
MEMORABILE: I messaggi metaforici della prima sequenza.
Se fosse stato senza dialoghi (non che si parli molto), avrebbe avuto un impatto visivo ancora maggiore. Inutile infatti indirizzare lo spettatore verso un qualcosa (l’essere anticipato dalla futura suocera) che può manifestarsi esclusivamente in un incubo, o nella mente contorta di un folle visionario. Ma a parte questo, se si riuscirà a farsi coinvolgere totalmente dal delirio Linchano, non si potrà non aprrezzarne l'unicità, i personaggi (non uno dei componenti della di lei famiglia è vagamente normale, ragazza compresa), i suoni, i rumori e l’alienante ambientazione. Davvero notevole.
MEMORABILE: Quando il protagonista va a casa della fidanzata, persino l'orologio a cucù si comporta in modo strano; Il taglio del mini pollo; La testa; Il finale
Un cosmo prematuro. Un paradiso deforme. La paternità fantasma (spirito di paternità). L’atto di increazione. Di ricreazione. Un party cesareo. Lynch babysitter del caos. L’indefinibile zona morta dove commedia anni 40, sci fi 50’s, espressionismo tedesco, avanguardismo richteriano e primo Bunuel irrancidito convergono, dove il ghigno inquieto e il pietoso raccapriccio non sanno se azzerarsi a vicenda o diventar sincretismo, dove il cinema come cosa dell’altro mondo carica dama mangiandosi ogni pedina del reale e del razionale. Grande è la confusione e sotto il Cielo tutto va bene.
Una pellicola straniante e inquieta che conduce a un lungo e inverecondo incubo. Geniale in alcuni frangenti, la fabbrica di matite; incomprensibile in altre, la figura paterna. Lynch offre varie sfaccettature di riflessione in parte anche personali e realizza un lavoro interessante ma sicuramente non adatto a tutti. Ottimo Nance e conturbante la Roberts.
Quintessenza dello stile lynchiano, un incubo fissato su pellicola senza nessun compromesso (i vantaggi dell'autoproduzione) e che per una volta giustifica appieno l'appellativo "visionario": non c'è una trama da seguire ma una serie di visioni interpretabili o meno, non fa differenza. Un film che visto da giovincello mi aprì la mente a una concezione diversa del mezzo-cinema, rivisto oggi non ha perso un briciolo della sua potenza. Importantissimi il sound design "industrial" e l'inquietante bianco e nero. Un vero classico fuori dal tempo.
Il surrealismo non è esattamente il mio genere. Detto questo, mi è risultato impossibile prendere sul serio questo cult movie, il "solito" incubo lynchiano che mi ha offerto momenti esilaranti, soprattutto nelle scene da un matrimonio con babymostro (e la moglie che, inevitabilmente, a un certo punto torna da sua madre). Alla mezz'ora ho cominciato a immaginare una parodia in stile SNL con Belushi nella parte di Henry. Il mio personalissimo momento surrealista. Sono arrivato in fondo col dubbio di essere stato preso in giro.
Un viaggio nella follia più sconclusionata, un grande incubo in cui si sprofonda tra deformazioni e malattie mentali. Non c'è una trama ben definita: la linearità della storia va subito in malora, avvolta anch'essa in un turbine malsano di visioni oniriche piuttosto disturbanti. A tratti anche ripugnante, ma fa parte del malessere che vuole trasmettere nello spettatore. E ci riesce benissimo, limitando al massimo i dialoghi, quasi assenti e qualsiasi forma ironica che possa alleggerire la tensione. Davvero originale nella sua pazzia.
MEMORABILE: La cena con il pollo; Il bambino deforme.
Potendo, eviterei di inserire il voto. Perché il film a essere onesti non mi è piaciuto (o perlomeno non mi è piaciuto guardarlo), ma d'altra parte è innegabile che si tratti di un'opera incredibile nel panorama del cinema surrealistico, grazie a una regia sopraffina e a un uso del sonoro disturbante. Se in Un chien andalou le immagini avevano un significato sottinteso, qui tutto sembra studiato per generare l'incubo senza un senso preciso, se non un generale terrore di diventar padre.
Indie-weirdo assurto a cult-movie, oniricamente piuttosto trascurabile (checché se ne dica) ma dotato di un discreto fascino pulp scaturito da spassosi effettacci alla Cronenberg, liberati da un soggetto efficace, per quanto in parte smorzato dalla spossante lentezza del montaggio e da una parte iniziale che fatica a entrare nel vivo. Efficace il cupo sonoro, regia sin troppo raffinata (al di là dei mezzi limitati) che preannuncia l'inaspettato (visti i qui non eccelsi risultati) capolavoro di due anni successivo.
Nonostante sia realizzato in maniera molto semplice per quanto riguarda le ambientazioni e le scenografie scarne, quest'opera molto complessa di Lynch lascia qualcosa di terrificante e disturbante, a livello emotivo. Tocca l'inconscio tutto ciò che viene mostrato sullo schermo: il bambino alieno, le espressioni impaurite di Jack Nance, le scene oniriche. Tutto ricalca quello che sarà il marchio di fabbrica del regista: la potenza espressiva, qui esaltata dal bianco e nero. Musiche inserite alla perfezione e regia davvero buona.
Tipografo dall’aria svagata avrà un figlio deforme e durante le ferie dovrà prendersene cura. Se non fosse per l’uso dominante di suoni industriali o alienanti si potrebbe ascrivere a un prototipo di film horror, tra liquami, esseri immondi, feti e spermatozoi. Regìa puntualissima di Lynch che lascia intravedere già parecchio del suo conclamato stile tra rimandi spazio-tempo, società immaginifica e personaggi stranianti. Non risente per nulla degli anni che porta, anzi.
MEMORABILE: Il suono dei cagnolini che si allattano; La vasca da bagno come una buca; La fabbrica di matite.
Per comprendere lo spirito del film bisogna entrare nella mente del regista che lo girò: squattrinato, senza casa, divorziato con figlia a carico, anni di fallimenti e frustrazioni. Inevitabile che nel mirino di quest'incubo industriale finisca la famiglia, nucleo (dis)affettivo che partorisce dementi, cucciolate ansimanti, polli sanguinanti e neonati deformi. Tutto è sbagliato, tutto è senza senso: dalle piantine senza vaso, agli orologi con una sola lancetta, al talamo scosso dall'isterica sposa insoddisfatta. Rimane da abbracciare il nulla.
Il primo film di Lynch è un vero e proprio incubo a occhi aperti ed è impossibile non rimanerne affascinati e insieme turbati. Girato totalmente in bianco e nero e con pochissimi dialoghi non ha una vera e propria trama e forse neanche un senso ma, se ci si pensa bene, quale incubo notturno ha realmente senso? A rendere ancora più angosciante il tutto è il sapiente uso del sonoro. Una pietra miliare della storia del cinema che merita almeno una visione, nella vita.
Spazio embrionale di una parabola ascendente, Ereserhead è l'opera faro che guida tutto il percorso lynchiano. In questo disturbato incubo industriale, ci sono anni di gestazione ed esperienze personali, che vengono fatte girovagare nell'inconscio del regista, tra le multiformi influenze (Kokoschka, Fellini, Wilder, Maya Deren), e portate poi a galla attraverso la meditazione trascendentale. Fuga psicogena che ammalia, scardina e ispira (Pi greco, Tetsuo, Shining). Monocromatico processo di metabolizzazione che, partendo dal volantinaggio (per finanziare il film), si fa neologismo.
MEMORABILE: Il parto, la porta e il termosifone; Il pionieristico uso del sonoro.
"Eraserhead" non si vede: ci si entra dentro e lo si vive del tutto, sempre se i polmoni reggono il pestilenziale odore di marcio che entra nelle narici fino al cervello e non va più via. "Eraserhead" è come assumere LSD ed accedere a una realtà parallela dove Ed Wood è un genio del cinema espressionista tedesco, il tutto visto con la purezza e lo stupore dei primi film della storia del cinema. Un ufo cinematografico mai così vivo e terrificante per il suo grido disperato contro l'alienazione e lo squallore della vita "civile", in cui forse l'onirismo è l'unica, ultima via di fuga.
Visionario e inquietante esordio per David Lynch, (autobiografica?) storia di un uomo frustrato dall'essere intrappolato nel ruolo di padre. Un incubo, incentrato sul tema del diverso, popolato da incubi magistralmente raccontato da Lynch con budget inesistente e dialoghi ridotti all'osso. Surreale fino all'eccesso, metaforico e complesso; ma la forza delle immagini è lacerante.
MEMORABILE: La cena; La creatura; L'uso del sonoro; La ragazza del termosifone.
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Il comunicato: Lanciata ieri, 12 novembre, la campagna di crowdfunding START UP! per pubblicare per la prima volta in Italia il Blu ray della versione restaurata di Eraserhead di David Lynch ha battuto ogni record:
in meno di 24 ore è stato raggiunto l’obiettivo di 500 pre-acquisti.
A seguito delle numerose richieste dei fan che non hanno fatto in tempo a partecipare al progetto, CG Entertainment e Minerva Pictures hanno deciso di rendere disponibili da oggi, 13 novembre, ulteriori 200 copie.
Per partecipare bisogna quindi andare sulla pagina di CG Entertainment a questo link >
LE COPIE LIMITATE E NUMERATE STAMPATE SARANNO QUINDI IN TUTTO 700, E CHI LO ACQUISTERA' ENTRO IL 10 DICEMBRE O FINO AD ESAURIMENTO SCORTE AVRA' IL SUO NOME SULLA CONFEZIONE!
* Jennifer Chambers Lynch (figlia di David) ha visto ritratta sè stessa nel figlio deforme di Henry (Jack Nance), il bambino non voluto che impedisce all'artista (in questo caso il padre David Lynch) di seguire la sua vocazione.
* Secondo Lynch il suo film non ha una spiegazione logica, non c'è una risposta: non si sbircia dietro le quinte di un'opera, gli incubi hanno le loro regole e vanno rispettate.
* Il giovane regista ha lavorato per quattro anni alla sua creatura con una piccola squadra affiatata, spesso a un passo dal tracollo finanziario, curando ogni scena e inquadratura nei minimi dettagli. Lynch ci credette fino in fondo, andando avanti con tenacia e testardaggine, anche quando parenti e amici facevano di tutto per farlo desistere dalla sua "folle" impresa.
* Secondo Stanley Kubrick il film è uno degli esordi cinematografici più potenti e devastanti degli anni '70. Considerava l'opera prima lynchiana uno dei suoi film preferiti in assoluto.
Fonte: I migliori film degli anni 70, pagina 264, scheda di Eraserhead. Taschen edizioni
Arrivato a sorpresa oggi il pacchetto della CG Entertainment con la mia copia numerata. Semplice e elegante nel suo slipcase. E poi la soddisfazione di avere il tuo nickname stampato all'interno...!! :D
Grazie a Noncha per avermi fatto scoprire la campagna!
Anthonyvm ebbe a dire: Grazie a Noncha per avermi fatto scoprire la campagna!
Io lo sto ancora aspettando, invece.
Figurati! ;)
Non le ho segnalate proprio tutte perché - per alcuni - pare che questa non sia proprio la "strada giusta" per il mercato home-video..vero in parte!
Perché, pur non sapendo in anticipo come sarà il "prodotto", chi partecipa darà la possibilità a tutti gli altri di poterlo acquistare successivamente.
Difatti, pur con qualche lamentela dei partecipanti (non io!), poi sono stati resi disponibili sui negozi on-line comunque..
Volevo segnalare, a chi fosse interessato, che da domani 27 Aprile sul sito della Cineteca di Milano, sono disponibili per la visione (5€ cadauno) tre film di David Lynch, in lingua originale sottotitolata - Eraserhead - Fuoco cammina con me - Strade perdute