Si aveva forse la possibilità di rilanciare il cinema horror italiano proteggendosi sotto le ali dell'unico regista nostrano di fama internazionale (Dario Argento) e si finisce per avere invece tra le mani un gran pastrocchio. M.D.C. è dedicato a Lucio Fulci, scomparso da poco trascinandosi dietro la sua nomea di autore horror di culto (prima e dopo Argento, solo lui e Mario Bava hanno saputo distinguersi con continuità e stile molto personale nel campo). Per anni aveva covato il sogno di girare il remake de LA MASCHERA DI CERA del 1933 (già rifatto vent’anni dopo); il...Leggi tutto soggetto è rimasto infatti suo (scritto in collaborazione con Dario Argento) e ancora sua è la sceneggiatura. Come mai allora l’imprevedibile unione di Fulci e Argento (che si erano sempre mal sopportati) ha prodotto un film tanto inutile e scialbo? Non si può riversare la colpa sul povero Stivaletti (anche se il suo stile registico non è certo trascendentale), perché l'ex tecnico degli effetti speciali di mille produzioni italiane di genere dimostra una discreta padronanza della macchina da presa e anzi riesce ad affascinare talvolta con scenari suggestivi (il viaggio in barca sul lago dell'assassino con una sua piccola vittima, l'esplosione del fuoco tra i tappeti rossi del museo). Quindi il difetto va ricercato nella struttura stessa del film: non funzionano la sceneggiatura e il montaggio, e un horror noioso e scontato può interessare pochi. La tensione è creata artificialmente attraverso la musica (di stampo classico, piuttosto inusuale) perché i colpi di scena sono telefonati, tanto quanto le reazioni degli attori. E parlando di attori si tocca un altro tasto dolente: Romina Mondello non pare proprio in vena e si riscatta giusto quando fa sfoggio del suo bel seno, l’ispettore di polizia parla come se stesse leggendo il copione alle prove, gli altri si adeguano e ne nasce un risultato complessivo piatto e monocorde. Riferimenti chiari sono al Tobe Hooper del TUNNEL DELL’ORRORE (anche lì alcuni giovani si nascondevano in un castello delle streghe per passarvi la notte) e al Cameron di TERMINATOR (come si capirà nel finale), ma nell'insieme è tutta l'operazione a donarci la sensazione di mero riciclaggio di materiale filmico già utilizzato infinite volte. E gli effetti speciali? Dal momento che il regista Stivaletti è partito e ha campato per anni dedicando loro anima e corpo, ci si aspettava qualcosa di più di qualche zampillatina saltuaria di sangue e qualche mano staccata...
Veramente deludente. Venne presentato da Argento (nei titoli di testa "Dario Argento presenta"). Gli attori interpretano i loro ruoli troppo forzatamente, senza un briciolo di naturalezza. Gli scenari saranno anche di qualità ma la fotografia e i colori delle riprese sanno troppo di fiction o telefilm. Soprattutto una pena terribile sono le scene splatter che, nonostante siano piuttosto consistenti, sono fatte peggio che amatorialmente. Il laboratorio del cattivo, poi, è allestito da scemi.
Il film, che avrebbe dovuto celebrare il tanto atteso "armistizio" tra Argento e Fulci (deputato inizialmente alla regia) viene risolto da Stivaletti in maniera molto originale. La terza versione (una delle migliori resta quella del 1953 con Vincent Price) è una rivisitazione molto curata sul piano visivo, aggiornata con elementi "fantastici" (lo scheletrico e metallico automa del finale). Nel cast Romina Mondello, all'epoca vista su Italia 1 (Alex - Indagine su mondi segreti) nella serie sceneggiata da Alfredo Castelli (Martin Mystère).
Abominevole ed indigesto pasticciaccio che vorrebbe essere un omaggio, come si capisce sin dal titolo che cita in modo del tutto gratuito un classico del passato, ai film horror di una volta, specie quelli della Hammer, dei quali cui però la pellicola non conserva un briciolo di classe e raffinatezza. La sceneggiatura è assente ingiustificata, la tensione pure. In compenso però c’è una cosa che fa davvero paura in questo film: la recitazione di Romina Mondello, è più scadente che mai. Non che gli altri attori siano meglio.
Chissà cosa sarebbe successo se lo avesse diretto Fulci. Il tutto in sè non è male, anche se è troppo freddo per non scatenare nel generofilo una grande nostalgia per i tempi andati. Un intrattenimento dopotutto molto godibile, ma senza anima e senza il mestiere e la personalità di un regista vero e senza degli attori che siano veramente convinti di ciò che fanno.
Imbarazzante pastrocchio che alterna la noia alla comicità involontaria. Come da prassi per la scuderia Argento, gli attori non sono all'altezza (Mondello su tutti) e la storia è talmente abbozzata da rasentare il dilettantismo puro. Doveva essere un film di Fulci, prima della sua scomparsa; non sappiamo come sarebbe riuscito in mano al buon Lucio che ha intervallato in carriera film buoni ed altri decisamente mediocri, ma di sicuro Stivaletti non è all'altezza.
Al di là di talune pecche (qualche attore poco credibile e un finale assolutamente fuori luogo, con una improbabile citazione da Terminator...) il film in realtà è godibile. Se si chiede intrattenimento ad un film di genere, ebbene questa ultima opera scritta da Fulci ci riesce appieno, secondo me. Si vede la mano di Fulci, tutto il film sembra appartenere ad un'altra epoca, ad un cinema ormai "classico", relegato alla storia. Eppure che storia: il grande cinema italiano di genere. Ho apprezzato molto l'atmosfera e alcuni effettacci.
MEMORABILE: La macchina con i liquidi blu e rossi nonché i flashback poi riprodotti con le maschere di cera.
Non siamo sicuramente di fronte a un capolavoro ma il film è abbastanza godibile nonostante alcune scene ed alcuni effetti non siano riusciti perfettamente. La trama la trovo abbastanza originale anche se può sembrare un mix tra Frenkenstein e Terminator. Prodotto ambizioso riuscito a metà.
Non proprio bello questo film dell'orrore si fa apprezzare più per la Mondello che per il resto. Qualche scopiazzatura da Il mulino delle donne di pietra e qualche trovata non proprio azzeccatissima (l'incendio e la fesseria che si cela dietro la pelle di una delle... statue). Ci si annoia... 2 pallini e mezzo.
Uno strepitoso mix di sceneggiatori, fotografi, registi e effettisti horror, per questo film diretto con mano sicura da Stivaletti (I 3 volti della paura), prodotto da Dario Argento e sceneggiato da Fulci e Stroppa (La casa 4, Voci dal Profondo). Anche se la collaborazione con Mediaset può far pensare a un film Tv, MDC si dimostra tutt'altro: buoni effetti (a cura di Stivaletti), discreta sceneggiatura e una solida regia. Purtroppo girato dopo la morte di Fulci (che avrebbe dovuto dirigerlo).
MEMORABILE: L'uccisione dei genitori della Mondello, i vari liquidi e le statue.
Belle atmosfere per una pellicola che vive solo di queste. Un montaggio da principianti ed un incipit abusato ne fanno un pastrocchio di prima categoria. Certo le intenzioni c'erano, ma il risultato lascia alquanto perplessi e non bastano l'accademica interpretazione della Mondello o i costumi a salvare un'opera nata sotto una cattiva stella (registica). Imbarazzante.
Rivisitazione italiana del celebre film gotico dei tempi che furono. Rimane la curiosità di come sarebbe stato se fosse stato Fulci a dirigerlo, dato che il film così com'è di fulciano ha ben poco. Argento produce e il risultato non è migliore di altre sue produzioni analoghe (mi viene in mente La Chiesa); Stivaletti se la cava anche come regista, il team dietro al film è di quelli cari agli amanti del cinemabis, ma il risultato complessivo è mediocre e sa tanto di baracconata. Attori pessimi, su tutti la Mondello. Un'occasione sprecata.
Doveva (e poteva) essere il grande ritorno di Fulci e dell'horror nostrano: quel che ne è uscito è invece un'accozzaglia di effetti truculenti senza capo né coda, coadiuvati da attori che semplicemente non recitano. Non si sa fino a che punto la colpa sia stata di Stivaletti regista (in fondo i suoi effetti speciali sono sempre di buon livello), ma vedere un'occasione sprecata in questo modo fa capire perché il genere in Italia ora venga visto con diffidenza.
MEMORABILE: Le sequenze ambientate nel laboratorio, tanto truci quanto assurde.
Il film risente molto della lezione e dello stile cinematografico di Dario Argento prima maniera, sia nella sceneggiatura e nelle trovate "a sorpresa", sia nell'eleganza scenica di alcuni delitti. L'ambientazione retrò e la colonna sonora drammatica aumentano il fascino noir e "Hammer style", prediligendo nel contempo tecniche modernissime. Un buon esordio per un regista che andrebbe incoraggiato, anzichè stroncato. Ma è successo anche ai grandi; nulla di nuovo quindi.
Horror italiano del 1996, era ormai il tramonto del genere. La fotografia e l'ambientazione a villa Borghese è ottima, c'è un'atmosfera magica e alchemica e anche il bordello non stona, le ragazze hanno il loro fascino. Il difetto principale è il ritmo lento, il montaggio (televisivo) che non è all'altezza dei film americani del tempo, i gotici come Dracula di Bram Stoker e Il mistero di Sleepy Hollow. Film comunque a livello visivo ottimo con le scenografie di Antonello Geleng e gli effetti speciali dello stesso regista.
MEMORABILE: La trasformazione in statua di cera della prostituta.
Film ambizioso, ma il risultato è sicuramente inferiore alle aspettative. Un horror vecchia maniera ambientato nella Roma inizio Novecento, nel quale si mischiano splatter, erotismo, fantascienza e una certa originalità. Peccato però che la trama a volte diventi confusa, l'incedere del film sia lento e quasi tutti gli attori recitino da cani. Non tutto è da buttare, finale un po' troppo classico.
Piccolo horror non eccezionale, nel quale possiamo notare motivi d'interesse nella confezione: le scenografie e la fotografia rendono davvero un gran servizio, contribuendo alla creazione di un'ottima atmosfera che nelle scene iniziali raggiunge livelli proprio alti; gli SFX, curati dal regista (ovvio) sono a tratti veramente gore. Ma dopo la scena del ragazzo morto al museo di notte la storia perde d'interesse, si fa noiosetta, diluita e confusa specie nel finale. Mediocre la Mondello, passabile Hossein. Belline le musiche classiche. Voto: **.
MEMORABILE: I genitori della Mondello trucidati; lei che pesta un chiodo a terra; l'androide appena "spellato" che scarnifica un poliziotto.
Film che parte alla grande: l'ambientazione del museo delle cere offre spunti alquanto inquietanti, per un film dell'orrore. Il cast è azzeccato e la regia riesce a creare nell'atmosfera quell'alone di mistero. Poi vedi il finale e ti cade un mito. Resta degna di nota la regia e la fotografia, ma un finale un po' più sensato avrebbe giovato maggiormente.
Agghiacciante pasticcio su soggetto di Lucio Fulci, che avrebbe in origine dovuto dirigerlo. Dopo la morte di Fulci, il progetto è passato nelle mani di Stivaletti che ne cura regia ed effetti speciali. Sceneggiatura e interpretazioni risibili e una regia/fotografia paratelevisive ne fanno un prodotto buono al massimo per una seconda serata su Italia Uno. Si salvano alcune truculenze e la sensuale Romina Mondello. Sul genere, infinitamente meglio Illusione infernale di Anthony Hickox.
MEMORABILE: Il ridicolo villain, incrocio tra Terminator e Darkman.
Discreto esordio alla regia per l'effettista Stivaletti; si riprende un noto soggetto (il racconto di Leroux) e lo si mescola con gli stilemi del sanguigno horror italiano di un tempo (all'epoca purtroppo in declino). Regia e fotografia un po' sottotono, come pure alcune interpretazioni (escluso Hossein), ma effetti speciali ben realizzati e citazioni interessanti (soprattutto per quanto concerne il villain, che riunisce le caratteristiche di personaggi come il Dottor Phibes, The Shadow e perfino il T-800). Da un'idea di Fulci e di Argento.
MEMORABILE: La Mondello viene offerta in pasto ai maiali; Il mostruoso dottore pazzo-androide che si mostra per quello che è.
La prima ora non male che per le ambientazioni sia per lo svolgersi degli eventi; l'ultima mezz'ora circa invece fa perdere parecchio valore alla pellicola trasformandola quasi in un Terminator "de noantri". Argento forse ha annusato il flop e si è limitato alla produzione e al soggetto. Cast non incisivo; la Mondello non è male solo quando mostra le grazie, la Giorgietti la conosciamo, Hossein l'unico a salvarsi. Dedicato a Lucio Fulci: gesto disinteressato? Rimane il dubbio.
Mi sono divertita. Ho apprezzato sia le atmosfere che la sceneggiatura, nonché i continui colpi di scena. Detto questo, non si strappi i capelli chi ancora non lo avesse visto: non ha perso granché. Sembra un po' di entrare nella casa degli orrori di un luna park anni 90, tra corpi di cera, manichini semoventi, riproduzioni mitologiche, luci che lampeggiano e si fulminano a ogni pié sospinto. Davvero kitsch, fino a sfociare nel trash finale: lo scheletro metallico robotico (che ricorda Terminator) viene ghigliottinato da Jack lo Squartatore: delirante.
Il consueto horror dei nuovi tempi: una serie di "ammazzatine" (per dirla alla Montalbano), più o meno cruente, più o meno inventive, con un pizzico di perversione e, ovviamente, con lo psicopatico di turno; un cattivaccio che non fa né caldo né freddo, appena sfornato dal supermercato h24 dei cattivi, col cellophan ancora svolazzante. Di attori, sceneggiatura e quant'altro è pio e doveroso tacere.
Il colpevole è il principale indiziato (addio impianto da giallo), gli attori recitano così così, la logica latita. Ma la bella ricostruzione d'epoca e la stupenda fotografia tra Bava e la Hammer scongiurano il retrogusto da fiction tv. Se aggiungiamo gli FX di Stivaletti, ottimi e citazionisti (con pure Terminator e un pizzico di Darkman), vince a mani basse. Non strapperà a Dellamorte Dellamore il titolo di ultimo grande horror italico, ma diverte i cultori del genere e, confrontato col Fantasma dell'opera argentiano, è tutto grasso che cola.
Argento e Fulci nello script e nel soggetto da loro creati hanno esaurito, se non la professionalità, senz'altro la creatività, l'inventiva e l'impronta personale. Ecco allora il senso del già visto e del riciclo puramente imitativo della bibliografia di inestimabile valore dell'horror classico e moderno, con qualche "stonatura" tecnologica. Il robot-scheletrico alla Terminator poteva essere evitato; interessanti alcuni effetti ma un film non può reggersi solo su dei presupposti estetici, tra l'altro molto limitati.
MEMORABILE: Il cane rianimato come la sequenza controversa di Una lucertola con la pelle di donna; Un assaggio di crudeltà fulciana nella scena della porcilaia.
Regia piatta e fredda con l'aggravante di un cast non all'altezza, a parte il bravo Hossein. Il film si salva in calcio d'angolo per i buoni costumi, la scenografia, le inquietanti musiche di Abeni e alcune sequenze di sicuro impatto emotivo (da brivido quella iniziale). La trama del maestro Fulci è macabra e nel contempo geniale, perché catapulta elementi fantascientifici nei primi del Novecento, mentre il finale machiavellico è sicuramente una trovata di Dario Argento.
MEMORABILE: Il bambino affamato al parco che si fa irretire dall'assassino con un gelato (con in sottofondo una musica struggente).
Film diretto dall'effettista Stivaletti qui a una prima regia interessante e abbastanza ispirata. Ad aiutarlo l'ambientazione e una storia forse a lui congeniali come il periodo in cui si svolge la vicenda: l'800, romantico e misterioso, con gli alambicchi e la scienza ai primordi che sconfina nella magia, come nel Dracula di Coppola che richiama ma con tocchi di macabro in stile Bava, visto il tema. Bella fotografia ricca di dettagli. Una sceneggiatura essenziale prende vita ed evoca la miglior produzione argentiana anni '70 e '80, la cui iconicità fuori dal tempo lambisce soltanto.
MEMORABILE: Mondello nella seconda parte recita meglio; Effetti ben fatti, non ben inseriti; Il passaggio di Fulci si nota solo verso la fine.
Rispetto alle altre produzioni di Argento è un film a cui mancano la furia e l'eccesso. Nonostante il budget modesto, la confezione è dignitosa, ma la narrazione è piatta e la sceneggiatura, mutata rispetto a quella originale di Fulci e Stroppa, è troppo old style: dal genio incompreso che diventa pazzo all'ossessione "amorosa" per la protagonista. Gli interpreti sono accettabili - a parte Serventi Longhi, dai capelli improponibili - ma poco carismatici. Bella la scena dell'omicidio del doppio.
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Cif ebbe a dire: Sarò un'inguaribile nostalgico di Fulci, ma a me questo film, pur massacrato dalla critica, non è dispiaciuto affatto. Stivaletti dipinge un'atmosfera "neoclassica", sempre in bilico tra modernismo e gusto retrò. Peccato quel finale assurdo...
Ho letto il tuo commento: in effetti il film ha diviso pubblico e critica.
Al di là dei gusti, non si può negare a Stivaletti il fatto di essere riuscito a realizzare un film tecnicamente valido e curato.
Sarà proiettato il 23 agosto 2010 nel corso del 1° Italian horror festival che si terrà ad Anzio fino al 27 agosto. Presente il regista Sergio Stivaletti. Verranno proiettati anche alcuni corti di recente produzione.
DiscussioneZender • 15/08/10 18:59 Capo scrivano - 48333 interventi
Purtroppo Anzio è un po' lontano, per me. Di sicuro i romani faran bene a tenerne conto..
Ho visto da poco "Maschera di cera" che ho molto apprezzato per lo sforzo e le ottime intenzioni del regista a creare un prodotto nel solco della tradizione noir-horror.
Ma noto con rammarico quanto sia stato, a parer mio ingiustamente,trattato male dalla critica qui presente...
Consiglierei al regista, ammesso che sia necessario, di guardare oltre, lontano, continuando il lavoro di cineasta e di amatore del genere... Stop
Fulci nel 1996 non avrebbe fatto di meglio, troppo vecchio, mentre Stivaletti si è dimostrato un bravo regista, forse ha voluto strafare: ma l'ultima volta che ho visto MCD ho rivalutato anche lo scheletro alla terminator, anche perché nel 800 andavano di moda i manichini meccanici e quindi non stona nel film, dovrei rivederlo; mi ricordo più che altro il difetto è l'attore principale, biondo spelacchiato che non ha spessore.
Sono tra gli estimatori di questo film, per me Stivaletti ha realizzato un prodotto più che soddisfacente. Molto meglio del successivo "I tre volti del terrore" che ho trovato davvero pessimo...