Specifichiamo subito l'identità dei quattro: sono Peppino De Filippo, Nino Taranto, Aldo Fabrizi e Macario (visti insieme da poco, ma senza Totò, nel divertente I 4 MONACI), ovvero coloro che più hanno saputo interpretare il ruolo di spalla per il grande comico napoletano. Ad essi manca solo la spalla per eccellenza, Mario Castellani, che però, pur non presente nel titolo, compare comunque in un breve episodio. Di episodi infatti si tratta, sulla scia di ACCADDE AL COMMISSARIATO. Totò, commissario di una scalcinata stazione di polizia, verrà...Leggi tutto in contatto, separatamente, con tutti loro, creando ad hoc brevi scenette antologiche guidate, questa volta con poco brio, dal solitamente migliore Steno. Si è perduta un'occasionissima quindi. Perché, se con Peppino (soprattutto) e Fabrizi (ma solo secondariamente) la consumata abilità improvvisativa di Totò trova pane per i suoi denti (anche se mal sostenuta da una sceneggiatura ben poco brillante), le parentesi con Nino Taranto e, ancor peggio, Macario, sono veramente inutili e noiose. Ma è tutto il film a essere girato con poco polso da Steno, che lascia straparlare Totò senza preoccuparsi di contenerlo. E dire che, al commissariato, tutto era cominciato al meglio, con un giovane Nino Terzo (futuro caratterista ultragettonato per i film di Franchi e Ingrassia), afono come al solito, al quale Totò chiede se s'è mangiato un aspirapolvere!!! Il film a tratti è anche divertente, ma da una squadra d'attori di simile calibro era lecito aspettarsi ben altro. E poi Fabrizi manco s'arrabbia... (è un prete!)
Tra i peggiori Totò di sempre. Strano davvero che l’unione tra un grande protagonista, quattro comprimari eccellenti e un regista di grande mestiere abbia prodotto un film tanto noioso. I dialoghi girano a vuoto e la struttura a compartimenti stagni non aiuta certo lo spettatore ad appassionarsi alle varie vicende. Dà davvero l’impressione del lavoro di routine, nel senso più deteriore del termine.
Ovviamente un film esile basato su semplici spunti, attimi da pochade (lo sketch della carta da parati nell'episodio con Macario), battute improvvisate lasciando a quattro grandi della commedia l'onere di reggere l'impianto anche se ciò è avvenuto troppo spesso a scapito della qualità del film. Detto ciò ci sono momenti gustosi e divertenti (ci mancherebbe) e il film si lascia vedere, innocuo passatempo buono per l'afa estiva e sempre con quattro grandi facce del nostro cinema. Perchè nella locandina, Totò (commissario) è vestito da carcerato?
MEMORABILE: L'elenco delle caratteristiche della 1100 di Totò fatta dai ladri.
Simpatica commedia in cui Totò è affiancato da quattro grandi della comicità italica che sono protagonisiti di vari sketch più o meno divertenti in cui riescono a far ridere il pubblico pur mettendo in scena cose non certo di primo pelo. Il classico caso in cui le singole parti valgono più dell'insieme e in cui sono gli attori a reggere la baracca.
Film "storico": mai visti tutti insieme in un solo film Totò, Fabrizi, Macario, Taranto e De Filippo. Il film non ha trama ma è solo un insieme di scenette al centro delle quali c'è un Totò commissario di Polizia alquanto sui generis... ma alcune sono, come al solito, memorabili. Indimenticabili soprattutto quelle con Peppino De Filippo col pappagallo e quelle con Nino Taranto ispettore di dogana apparentemente integerrimo (che si esprime in un mirabolante dialetto pugliese). C'è pure Nino Terzo. Sottotono Macario e Fabrizi. Comunque da vedere.
MEMORABILE: L'espediente tecnologico con il quale il Commissario Saracino inchioda l'ispettore Mastrillo. "Hai fatto lu disco?"
Divertente film dove Totò fa da filo conduttore per una serie di episodi che ricordano lo schema di Accadde al commissariato. Finalmente in un unico film si vedono le 4 spalle di lusso che più hanno lavorato con l'attore napoletano. Tra tutti sicuramente l'episodio migliore è quello con Peppino (che sarà anche la loro ultima apparizione insieme), seguito a ruota da quello con Fabrizi (strepitoso prete che picchia i ladruncoli). Simpatico (ma brevissimo) quello con Macario, mentre Nino Taranto appare un po' sottotono. Comunque da vedere.
Totò è un commissario che si trova ad affrontare casi diversi, nei quali incrocia le sue quattro prestigiose spalle preferite: De Filippo, Fabrizi, Taranto e Macario. Proprio nei duetti il film ha i suoi momenti migliori (comunque non straordinari), a eccezione di quello con Macario, freddino. Ma, nonostante questo, si tratta più che altro di tanti sketch diversi incollati insieme a forza e con sbiadita inventiva narrativa, dei quali alla fine rimangono alcuni flash deliziosi (Totò che fa la battona) e poco altro.
Un altro film di Totò di quelli che credo meriti un po' di rivalutazione. La sua verve qui non mi appare in declino e il suo personaggio è convincente. Un concentrato di scontri con attori che definire spalle è riduttivo (De Filippo, Fabrizi, Taranto e Macario, oltre al 'solitò Castellani) con un intreccio che non mi sembra neanche malvagio. A parte l'episodio di La Matta che appare isolato dal resto del film, la trama scorre senza intoppi. Bravi anche i comprimari come Terzo, D'Alessio e Delle Piane. Da rispolverare.
MEMORABILE: Fiore che si augura la morte del Commissario (per avvelelamento a scoppio ritardato) onde aver la prova del presunto tradimento della moglie.
Non il miglior duetto tra Totò e Fabrizi, ma non è neanche giusto considerarlo tale visto che di spalle qui il principe ne ha anche troppe. Ne esce un collage frammentario di sketch dal sapore televisivo (ma mi riferisco ovviamente alla tv di quel tempo). Spassosa la veemenza di Totò nei panni (per lui poco abituali) dell'integerrimo e zelante funzionario pignolo e incorruttibile. Memorabile anche la parentesi di Fabrizi, parroco intento a redimere il ladruncolo Pecorino. Carino.
MEMORABILE: Il prete in pieno pomicio! Ma dimme te! Annamo a rubbà, va!
Totò con i suoi migliori "nemici". Il film certo non si ricorda come uno dei migliori del Principe, però qualche risata la fa comuqnue fare, specialmente nella prima parte. Fra i quattro comunque, a mio parere, il migiore risulta Peppino De Filippo. Finale un po' troppo frettoloso.
Purtroppo non certo fra i migliori Totò. Come ha scritto Alberto Anile "la classica comicità di coppia non funzionava più...". L'episodio migliore è probabilmente quello con Nino Taranto, il pacchettino delle supposte, "Pipì, Pipì!" e compagnia bella. Da notare la presenza del cinese Gregorio Wu, cantante d'opera prestato al cinema bis, qui in un ruolo di maggiordomo nello spezzone con Macario. Tristemente crepuscolare nella carriera di Antonio De Curtis (che però, pochi mesi dopo, interpreterà l'ancora godibile Il monaco di Monza).
Una simpatica commedia firmata Steno che vede il principe della risata coadiuvato da quattro "spalle" d'eccezione. La giornata movimentata di un Commissario di Polizia che s'imbatte in una serie di bizzarri individui. Totò fa la sua parte con il solito mestiere. Garbata comicità.
Un Totò da mordersi le mani, occasione sprecata per un cast Titanus che fa gravitare attorno alla stella del Principe i quattro luminosi satelliti della comicità del tempo: Fabrizi, Peppino, Nino Taranto e Macario in un "mascherato" film a episodi. La colpa come sempre è nel manico: una sceneggiatura tirata via senza convinzione e uno Steno evidentemente svogliato e senza ritmo. Sottotono tutti i Big (ma divertente Nino Taranto "Pipì"), spiccano Nino Terzo con "l'aspirapolvere in bocca" e Ugo D'Alessio. Perfino en travestì Toto non rende per quel che sa.
Un crepitante film comico di Steno che mette in fila mostri sacri della risata come Totò, Peppino De Filippo, Macario, Fabrizi e Taranto (e scusate se è poco). La storia è poca cosa, quasi inesistente, poco più di un pretesto per accendere la miccia dell’esplosione comica dei cinque. Totò, che interpreta un estroverso commissario di polizia, si scontra freneticamente fino all’ultima battuta con una spalla alla volta. Comunque si ride di gusto. Molto movimentato il finale con un esilarante Totò che conduce le indagini vestito da peripatetica. Ottimo Delle Piane.
Il commissario Saracino si ritrova ad affrontare quattro casi diversi in un singolo giorno, il tutto mentre cerca di far luce sul furto della propria auto. La trama è più che altro un espediente per unire i duetti fra Totò e quattro validi comprimari (De Filippo, Fabrizi, Macario e Taranto) e il film si affida alla loro indubbia vis comica. Il risultato inevitabile è che le singole parti sono migliori dell'insieme, ma le risate sono assicurate.
Il valore aggiunto in un film del genere è sicuramente il "colossale" cast impegnato che vede De Curtis circondato da spalle di lusso. Tale cast non è certo valorizzato da una sceneggiatura debole, che spesso ricicla sketch già visti resi godibili per l'appunto dai grandi attori che li interpretano. Anche il regista non sembra peraltro impegnarsi più di tanto. I siparietti più simpatici sono comunque quelli con De Filippo e Taranto.
Sostanzialmente si tratta di un film a episodi che si intrecciano: sono però cinque e non quattro, perché a De Filippo, Fabrizi, Macario e Taranto va aggiunto l'onnipresente Castellani. Film con alti e bassi, talora con un Totò talora assai divertente (curiosamente più nei duetti con D'Alessio che con i big), talora con una trama che mostra la corda (l'episodio peggiore è quello con Macario). Girato con lunghe sequenze a macchina ferma, con qualche incertezza non vistosa ma percepibile, forse all'insegna del "Buona la prima!". **
Non uno dei film migliori di Steno, vuoi per la scarsa vena dello stesso Totò e soprattutto per i duetti, che lasciano alquanto a desiderare. Nonostante il cast di attori all stars il film procede stancamente e in maniera poco convinta. Unico duetto riuscito è quello con un Fabrizi perfetto nel suo ruolo (i due erano amici fuori dal set), prete d'assalto impegnato a redimere ladruncoli. Peppino De Filippo eccessivamente farsesco, Nino Taranto fuori posto (in un improbabile pugliese) e un Macario scialbo nonostante la suspense dell'episodio.
MEMORABILE: Il servo cinese che parla passando dall'italiano al cinese; Carlo Delle Piane "E poi fanno il Concilio ECONOMICO Vaticano Secondo".
Cast di stelle per una esile commediola che fa sorridere ma che purtroppo non rende merito a chi la interpreta. A parte il buon Aldo Fabrizi, tutti gli altri attori risultano piuttosto sprecati in macchiette un po' banali e a volte ripetitive. Sbadigli in agguato.
Film dal canovaccio sfilacciato, una serie di episodi connessi più che altro dalla figura di Totò cercando di sfruttare i duetti con gli altri comici. Ne deriva un lavoro simpatico connotato da una comicità garbata e che, pur non risultando un capolavoro, ottiene un risultato sostanzialmente godibile.
Film non memorabile in quanto i duetti tra il Principe e i quattro conprimari di lusso non funzionano quanto dovrebbero; Io apprezzo molto Taranto (Pipì!) e il suo pugliese improbabile, mentre nel complesso la pellicola soffre molti momenti di stanca e per un film di Totò non è cosa da poco; in alcuni ruoli di contorno si riconoscono caratteristi napoletani interpreti di fiducia anche di Eduardo de Filippo (vedi Ugo D'Alessio nel ruolo di Di Sabato, alla fine la spalla più divertente).
MEMORABILE: Ca ch'era???; Il commissario nei panni di una "bella di notte", una vera befana!
Quattro situazioni differenti che permettono all’estro di Totò di esprimersi liberamente nei panni di un commissario di polizia. La verve è la stessa di sempre ed essendo spalleggiato a dovere riesce a dare qualcosa in più rispetto ad altri lavori altrettanto disimpegnati. Una vera storia non c’è, ma il film resta comunque divertente e spassoso. La regia di Steno questa volta sembra resti più a guardare, ma con attori di questo calibro è anche concesso.
Sa di occasione sprecata, questo film di Steno dove a tanto cast non è stata fornita una storia degna di tal nome. Totò e soci prelevano ampiamente dall'inesauribile miniera dell'avanspettacolo e tirano fuori duetti che riescono a strappare diverse risate di pancia. Peccato, perché con una trama che valorizzasse le capacità recitative poteva venir fuori un piccolo capolavoro. Buona regia di Steno, che a tratti fa di Totò quasi un poliziotto vero. Merita almeno una visione.
MEMORABILE: Il dialogo della presentazione di Nino Terzo a Totò.
Film con buone premesse (vista la caratura dei “quattro”) riuscito a metà. Aldo Fabrizi, manesco prete di borgata, è il migliore e diverte anche senza Totò in scena; è buono anche il segmento con Nino Taranto, che sfoggia un pittoresco eloquio pugliese; piuttosto deludente, invece, Peppino e superfluo Macario. Il “Principe”, pur inventando poco, riesce comunque a far brillare tutti di luce riflessa, anche caratteristi come D’Alessio e Terzo. Si fa notare, nel finale, il giovane Delle Piane.
MEMORABILE: Taranto e la “cacaina”; Fabrizi alla Paris: “Te, te toccano tutti meno che la grazia”; Totò alla boutique e “en travesti”; Il “concilio economico”.
Totò è il "zelante" commissario Saracino che deve affrontare tre casi legati al furto della sua auto. Il cast ha una nutrita presenza di attori comici che però non riescono a dare alla pellicola il rilievo che ci si aspetta. Il film assicura diversi momenti divertenti ma si va spegnendo nell'ultima parte. Lo script fa riferimento a casi reali di cronaca non sempre ben amalgamati.
Quattro grandi artisti fanno da comprimari al principe della risata, collante di una serie di episodi nei quali alcuni personaggi squinternati trasformano un commissariato in una gabbia di matti. I reati trattati in maniera umoristica sono purtroppo sempre attuali: traffico di banconote false, furto d'auto, truffa allo Stato, serial killer di donne, uxoricidio. Plauso speciale a Fabrizi nel ruolo del prete giustiziere e Macario in quelli di un imbranato detective.
La giornata di un commissario di polizia che si trova ad affrontare casi diversi, impegnandosi di persona nelle indagini, anche travestito da donna se necessario... Per l'ultima volta, Totò recita insieme ai suoi due migliori partner, Peppino e Fabrizi, ed inoltre nel cast figurano anche le più occasionali spalle Taranto e Macario: come non rammaricarsi che questo concentrato di talento comico sia stato sprecato al servizio di una sceneggiatura tanto frammentaria ed inconsistente? Quanto a Steno, si limita a dirigere diligentemente il traffico. Godibile solo a spizzichi e bocconi.
MEMORABILE: Per introdursi nella casa di un simil-Landru, Totò e Macario si fingono imbianchini
Totò commissario di polizia se la deve vedere con quattro casi. Quasi un film a episodi mascherati e tenuti insieme con la saliva. Ma non è tanto questo a inficiare il valore del film, quanto la scarsa qualità delle battute e quel tirare noiosamente in lungo le situazioni. E’ quasi uno scandalo che il più grande comico del cinema italiano, financo spalleggiato da quattro altrettanto grandissimi della comicità italiana, non sia messo in grado di sollevare il film da un registro abbastanza piatto, qua e là scosso da qualche sussulto, ma non certo per merito degli autori.
Simpatica commedia firmata Steno ove il sempre grande Totò riesce da solo a divertire; se si aggiungono poi due grandi spalle come Peppino e Fabrizi ( bravo nei panni del prete...) allora il risultato non può che essere positivo. Qualche lentezza di troppo c'è, ma il film si lascia gustare fino alla fine. Ci sono anche Macario, Nino Taranto e un giovane Carlo Delle Piane. Per gli amanti del grande attore napoletano e in generale per gli amanti della commedia italiana. Niente male.
Totò questa volta è il commissario Saracino, che subisce il furto dell'auto. Dovrà vedersela con vari personaggi per giungere al suo scopo. Pellicola del 1963 diretta dal grande Steno, si ispira a diversi fatti di cronaca avvenuti poco tempo addietro. Il cast è di prim'ordine, con Aldo Fabrizi, Peppino de Filippo e Nino Taranto. L'intrattenimento latita, non ci si esalta di certo. Il finale, forse, poteva essere realizzato meglio. Merita una visione ma non è certo uno di quei film con Totò che si possano ricordare.
C'è poco da fare, quando Totò dialoga con Peppino (in questo caso marito che teme di essere ucciso dalla moglie) il risultato è di una comicità irresistibile, che riscatta altre parti meno riuscite. Anche nino Taranto dirigente pignolo di dogana, comunque, sa il fatto suo. Non è il miglior film di Totò, ma il quorum di risate viene raggiunto agevolmente e senza problemi.
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Alcune battute del film sono oggi difficilmente comprensibili.
TELEFORTUNA. Totò dice di avere vinto a questo concorso. Era riservato agli abbonati alla RAI.
"LEI È UN FENOMENO". Il dialogo ricalca le battute conclusive dei "caroselli" della Brillantina Linetti, recitate da Cesare Polacco e da Giuliano Isidori.
IL MOSTRO DELLA SALARIA. Veramente esistito negli Anni Quaranta. Detto anche "Mostro di Nerola". Si chiamava Ernesto Picchioni. Uccideva e derubava i ciclisti di passaggio al km. 47 della Salaria.
Secondo alcune versioni al film doveva partecipare Moira Orfei nella parte della moglie di Peppino De Filippo,la signora Fiore.Parte poi non girata e non inserita nel film.
Nel film si fanno riferimenti a due casi di cronaca che fecero scalpore in quegli anni.L'ispettore di dogana Mastrillo è in riferimento all'ispettore doganale Cesare Mastrella che truffò allo stato più di un miliardo di lire di allora mentre Peppino De Filippo dice di avere sospetti sul bitter inviato per posta perché sui giornali dell'epoca si parlava del caso del bitter avvelenato inviato ad un commerciante di Arma di Taggia nell'estate del 1962.
DiscussioneRaremirko • 6/03/18 00:52 Call center Davinotti - 3863 interventi
Niente di memorabile, ma perlomeno un film divertente e con un bel cast.
L'ho visto da poco ma non ne conservo molti ricordi, il che è tutto dire.
Il regista Steno (Stefano Vanzina) interpretò il ruolo di un inserviente della villa dove sono ambientate alcune scene del film
DiscussioneAlex75 • 6/05/19 19:17 Call center Davinotti - 710 interventi
Raremirko ebbe a dire: Niente di memorabile, ma perlomeno un film divertente e con un bel cast.
L'ho visto da poco ma non ne conservo molti ricordi, il che è tutto dire.
Con un cast del genere era lecito aspettarsi altro. L'unico a meritare applausi senza riserve (oltre a Totò) è Aldo Fabrizi, che qui appare per l'ultima volta a fianco del Principe. Forse sarebbe stato meglio un "Totò contro quei due" (Fabrizi e Taranto).
L'autista della Fiat 600 che tenta di rimorchiare il commissario Sarracino che lui scambia per una prostituta chiamndola "Svedesina!" non è Sergio Corbucci come molti hanno creduto ma Mariano Laurenti all'epoca aiuto regista del film!
DiscussioneRambo90 • 19/09/21 02:10 Pianificazione e progetti - 440 interventi
Squash ebbe a dire:
Secondo alcune versioni al film doveva partecipare Moira Orfei nella parte della moglie di Peppino De Filippo,la signora Fiore.Parte poi non girata e non inserita nel film.
Esistono online foto della Orfei sul set con Totò e Peppino, quindi credo che in realtà abbia girato.
Secondo alcune versioni al film doveva partecipare Moira Orfei nella parte della moglie di Peppino De Filippo,la signora Fiore.Parte poi non girata e non inserita nel film.
Esistono online foto della Orfei sul set con Totò e Peppino, quindi credo che in realtà abbia girato.
In realtà credo che Rambo abbia ragione, anche perché quasi tutti i siti di cinema, a partire da IMDb, inseriscono Moira Orfei nel cast del film.