Un capolavoro assoluto di horror drammatico firmato dal genio di Buttgereit. Attraverso sette episodi che hanno il tema comune del suicidio, il regista monta, smonta, irride e poetizza le paranoie e le paure della società postmoderna creando un film dove i padroni sono il materialismo ateo e la concezione vichiana dell'esistenza, che tuttavia vengono abbattuti e spazzati via da una sensibile poetica romantica e da una concezione fanciullesca della vita come gioco disarmante. Un vero capolavoro.
Uno starover di generi per dipingere il suicidio come mitologema. Come divinità. Come teofania. Come weltanschaung. Come chiamata alle armi. Sciaradistico, depressivo, commovente, presuntuoso, immenso, incuneante. Una società per azioni cioraniana. Dopo questo non si può più guardare alla propria esistenza con lo stesso occhio.
Difficile non restar destabilizzati ed ammaliati ed intorpiditi da una tale opera d'arte (perché di ciò si parla). È cinema nella sua forma più pura, è scevro di dialoghi o quasi, eppur sporcato di commenti in background. È un po' il nostro rimaner affascinati dalla morte ma deriderla come per esorcizzarla. 7 episodi in un crescendo di cupa quotidianità consacrata alla disperazione. Il giovedì è disarmante, pur con i suoi fakes e jokes, la domenica è poetica discesa verso il buio della mente. Musiche azzeccate e fondamentali.
Sconfortante (ed in questo eccellente) lungometraggio composto da sette pezzi (o parti) incentrate sul disagio esistenziale e sulla supremazia nichilista dell'atto estremo: il suicidio. Lontano dagli eccessi visivi di Nekromantik, questo lavoro dimostra, da parte del regista, un nétto miglioramento per qualità di messa in scena e per cura dell'immagine. Il contenuto è però difficilmente decriptabile ed il senso di annientamento che pervade la pellicola rende Der Todesking "pietanza" difficilmente digeribile per chi, al tema della depressione, non è portato.
Solo Buttgereit poteva catapultarci nella visione di questo delirante lungometraggio centrato sul suicidio. Non lascia scampo sin dalla primissima scena con il lamento (perinatale/esalazione dell'ultimo respiro) che ti accompagna (mentalmente) per tutta la durata del film come un martello pneumatico. La vita che appartiene alla morte viene messa a nudo così come è, sia sudicia che pulita, in una spirale che si chiude proprio dove tutto è iniziato, ovvero nelle viscere che decomponendosi riaprono il ciclo. Bellissimo.
Viaggio negli inferi. Caleidoscopio di immagini alternate a silenzi potentissimi e colonna sonora martellante. Percorso ributtante e malato ma sempre nei limiti logici di un atto così estremo: il suicidio. Der todesking è un'elegia, una raffigurazione estrema dell'atto estremo, un'analisi nichilista sulla depressione, la solitudine, la disperazione, la caduta nel limbo e l'impossibile risalita... e in contrapposizione il lato candido di chi della vita e della morte non conosce nulla. Come in Schramm, ottimo gusto per l'inquadratura. Tremendo.
Che Jörg Buttgereit fosse un regista singolare, talentuoso e ricolmo di intuizioni l'avevo già capito guardando il successivo Schramm. In quest'opera si cimenta con il suicidio, creando una summa annichilente che schiva molti luoghi comuni per scrutare in quotidiani gesti, contrapposizioni, depressioni da una prospettiva disarmante e tremenda, proponendo riflessioni originali e stupefacenti. Forse di non facile fruizione. Il lamento lanciato può non cogliere chi non ha sofferto determinati problemi esistenziali. Assolutamente da vedere.
Senza dubbio il punto più alto della cinematografia di Buttgereit, che realizza un capolavoro intriso di malessere esistenziale, nichilismo, paranoia, disagio. Sette storie, sette anime perse come protagonisti in un'escalation di male di vivere raramente portata sullo schermo con tanta credibilità e sentimento. Un film che riesce quasi a commuovere, per chi può capire le sensazioni che il regista ha voluto trasmettere; un film che fa male perchè sembra la realtà, duro e sconfortante ma anche intriso di poesia, affascinante come la Morte.
Va a merito di Buttgereit il fatto che i suoi rari lavori siano tra le pellicole da trattar con più circospezione nel contemporaneo panorama cinematografico. Così il materiale altamente infiammabile del film è sviluppato con cautela da artificiere e implacabilità da entomologo. Se il suo intrinseco limite sta appunto in una talora coartata circospezione artistoide, è indubbio che i singoli episodi deliniino l’unitario quadro di un umanità di “non ancora morti” per i quali il suicidio è una paradossale non controversa soluzione finale di vita.
MEMORABILE: L’episodio del martedì che parodizza la “naziexploitation”; Il sabato con la ragazza “armata” di videocamera; La bambina che “strania” prologo e finale.
Non metterà di buon umore, è vero, ma ciò è sufficiente a ottenere il gran film? Mah. Sette episodi di cui solo un paio (sotto la pioggia e sul letto) veramente incisivi per un film fotografato in modo grezzo (ok, low budget e funzionalità agli intenti depressivi) e inframmezzato dal brutto intermezzo di un cadavere in decomposizione. In più frangenti si notano intelligenza e chiarezza di idee, ma il ritmo catatonico e i lentissimi movimenti di macchina invocano a gran voce il fast forward. Con qualche asso nella manica, ma nulla di che.
Un film che di bello ha solo la locandina. Il film è una rassegna di episodi disconnessi che si svolgono nell'arco di sette giorni sul leitmotiv di suicidi, omicidi e storie di malessere esistenziale (pacchiane). Nonostante la durata (fortuitamente) contenuta di soli settanta minuti, cinquanta sono noia, senza contare che dieci minuti di film se li prende l'insignificante cadavere che ogni tanto salta fuori per decomporsi live action. La regia è amatoriale come anche fotografia, sceneggiatura (se esiste) e musiche. Alla larga.
L'opera più matura e autoriale del regista tedesco, qui molto lontano dalle sfumature dark-umoristiche di Nekromantik. La vacuità della condizione umana, l'inanità della vita, la sofferenza che ne deriva, la morte come rivalsa e sollievo, la putrefazione del corpo che ne consegue. Un film profondamente deprimente, che evita i facili eccessi splatter per concentrarsi sul clima asfissiante e macabro che la materia trattata richiede. Geniale il giochetto metacinematografico del secondo episodio e spaventosamente attuale il massacro al concerto ripreso in soggettiva. Criptico e malsano.
MEMORABILE: La panoramica a 360° con l'uomo-pesce nel suo appartamento-boccia; L'uxoricida si spara sotto la pioggia; Il ponte; La fotografia del Re della Morte.
Il suicidio espresso come antidoto a vite insipide o insoddisfatte e come ultimo vendicativo sberleffo verso il mondo. Opera tanto grezza nello stile quanto spesso disturbante o sconfortante nei contenuti; il senso di malessere dei vari personaggi presentati e l'inesorabilità della loro condizione traspaiono chiaramente, aiutati da musiche propedeutiche e da atmosfere oppressive. Non tutti gli episodi convincono allo stesso modo, ma quelli meglio riusciti (il secondo spicca per distacco) mettono veramente i brividi. Impattante, sebbene le scene del cadavere marcio durino troppo.
MEMORABILE: Martedì (la VHS ha tra l'altro le musiche di La bestia in calore); Mercoledì, specialmente quando la voce dell'uomo si distorce; Giovedì.
Il capolavoro di Buttgereit, decadente e poetico spaccato metropolitano sulla vita e sulla morte. Profonda riflessione sul male di vivere, sguardo pessimista ma anche amorevole e accorato alla vita umana, un'istantanea di tutto ciò di cui siamo fatti. Cupo e disperato ma con un barlume di speranza, un viaggio più unico che raro. Livello altissimo per tutte le storie, ma le prime tre sono letteralmente impressionanti.
MEMORABILE: Il piano sequenza nella stanza con la camera che gira in senso orario; La terza storia.
La catena di Sant’Antonio dei suicidi in sette episodi che mescolano atti individuali e stragi fino alla Spoon River di persone lanciatesi da un ponte. Più dell’inutile chiave horror-necrofila del cadavere in putrefazione che funge da siparietto, o di alcuni acuti inserti metacinematografici, punto di forza è il nichilismo estremo: ci si dà la morte per solitudine, male di vivere, disperazione muta e ineffabile, apparentemente senza ragione, certamente senza speranza. Radicale, definitivo. Ma filmicamente discontinuo.
Per inserire un commento devi loggarti. Se non hai accesso al sito è necessario prima effettuare l'iscrizione.
In questo spazio sono elencati gli ultimi 12 post scritti nei diversi forum appartenenti a questo stesso film.
DISCUSSIONE GENERALE: Per discutere di un film presente nel database come in un normale forum.
HOMEVIDEO (CUT/UNCUT): Per discutere delle uscite in homevideo e delle possibili diverse versioni di un film.
CURIOSITÀ: Se vuoi aggiungere una curiosità, postala in Discussione generale. Se è completa di fonte (quando necessario) verrà spostata in Curiosità.
MUSICHE: Per discutere della colonna sonora e delle musiche di un film.
Raremirko ebbe a dire: Schramm ebbe a dire: Raremirko ebbe a dire: schramm, jelinski ha lavorato sempre e solo con Jorg?
in solitaria è autore del corto meine shones husum e del documentario musicale so war S.O. 36, se non ricordo male disponibili entrambi su yt
ha altresì curato la pentaraccolta di corti sex gewalt und gute laune, ivi censita
i primi 2 non li conoscevo e me li son segnati, l'altro che dici non solo l'ho visto, ma in altri lidi l'ho pure commentato!
o almeno credo
siam nella pornografia però eh...
ho visto le prime due raccolte (mai purtroppo reperite la 3, la 4 e la 5) 6 anni fa...ne ho un ricordo molto sfumato, ricordo brevi incursioni hard -roba di qualche secondo- contestualizzate nelle storie, ma di strettamente pornografico mi pare non ci fosse nulla. in compenso ricordo come molto carina la parodia di N2, eggromantik...
Raremirko ebbe a dire: Schramm ebbe a dire: Raremirko ebbe a dire: Indelicato però Buttgereit quando ironizza sui nomi delle persone suicide riguardo l'omonimo ponte...
non vedo proprio perché dato che i nomi se li è inventati alla bisogna e non corrispondono a reali suicidi
ma quindi pure il ponte è normale?
nel senso, nella realtà non è collegato a suicidi?
boh, l'idea di per sè è cmq inquietante, e nel film si nota.
il ponte è effettivamente noto come "il ponte delle lacrime", ma i nomi dei suicidi sono inventati. buttgereit ha avuto il colpo di genio di mescolare il suo con il reale, ottenendo un segmento che rispetta la miglior tradizione del mondo-movie, a base di injokes qua e là irresistibili (vedi sez curiosità)
DiscussioneRaremirko • 14/01/13 22:29 Call center Davinotti - 3863 interventi
Schramm ebbe a dire: Raremirko ebbe a dire: Schramm ebbe a dire: Raremirko ebbe a dire: schramm, jelinski ha lavorato sempre e solo con Jorg?
in solitaria è autore del corto meine shones husum e del documentario musicale so war S.O. 36, se non ricordo male disponibili entrambi su yt
ha altresì curato la pentaraccolta di corti sex gewalt und gute laune, ivi censita
i primi 2 non li conoscevo e me li son segnati, l'altro che dici non solo l'ho visto, ma in altri lidi l'ho pure commentato!
o almeno credo
siam nella pornografia però eh...
ho visto le prime due raccolte (mai purtroppo reperite la 3, la 4 e la 5) 6 anni fa...ne ho un ricordo molto sfumato, ricordo brevi incursioni hard -roba di qualche secondo- contestualizzate nelle storie, ma di strettamente pornografico mi pare non ci fosse nulla. in compenso ricordo come molto carina la parodia di N2, eggromantik...
mi cogli impreparato sui seguiti; si, brevi inserti, ma penetrazioni c'erano
DiscussioneRaremirko • 14/01/13 22:35 Call center Davinotti - 3863 interventi
Raremirko ebbe a dire: Schramm ebbe a dire: Raremirko ebbe a dire: Schramm ebbe a dire: Raremirko ebbe a dire: schramm, jelinski ha lavorato sempre e solo con Jorg?
in solitaria è autore del corto meine shones husum e del documentario musicale so war S.O. 36, se non ricordo male disponibili entrambi su yt
ha altresì curato la pentaraccolta di corti sex gewalt und gute laune, ivi censita
i primi 2 non li conoscevo e me li son segnati, l'altro che dici non solo l'ho visto, ma in altri lidi l'ho pure commentato!
o almeno credo
siam nella pornografia però eh...
ho visto le prime due raccolte (mai purtroppo reperite la 3, la 4 e la 5) 6 anni fa...ne ho un ricordo molto sfumato, ricordo brevi incursioni hard -roba di qualche secondo- contestualizzate nelle storie, ma di strettamente pornografico mi pare non ci fosse nulla. in compenso ricordo come molto carina la parodia di N2, eggromantik...
mi cogli impreparato sui seguiti; si, brevi inserti, ma penetrazioni c'erano
probabile. li accenno anche nel commento. ma da allora mi è passata troppa celluloide sotto i ponti, dovrei rivederli.