Incontro con Luigi Lo Cascio in Mondadori a Milano
19 Marzo 2008
MILANO, ORE 17,30 CIRCA, MONDADORI CENTER IN PIAZZA DUOMO. Sono reduce da un incontro di aggiornamento professionale che si è concluso con un bel buffet! Pertanto, saziata dall’inaspettata merenda (panini, grana, e pure l’aperitivo), mi accingo speranzosa al secondo incontro con l’attore; anche se il pensiero che sia presente l’Assessore Sgarbi mi disturba non poco. Credo che valga la pena continuare La caccia (anche se mio fratello mi ha sfottuto, ma lui a Roma l’ha approcciato prima di me, perciò ha poco da prendere in giro).
Ore 18,06 arriva Lo Cascio, parte un applauso. E’ da solo, si siede e inizia a parlare in fretta: si scusa, ma lui e Sgarbi non si sono capiti bene sugli orari dell’incontro, lui alle 19,30 ha un impegno da un’altra parte, perciò sarà molto veloce e conciso. Subito dopo arriva un tizio abbronzato, elegante (non capisco se non si presenta o non sento io, in ogni caso non riuscirò a scoprire chi è, forse è della Mondadori) che, prendendo posto alla destra dell’attore rimarca che per ora l’assessore è assente giustificato per un impegno istituzionale, e che quindi inizieranno e forse finiranno senza di lui. Non so se sia stata una mia impressione, ma ho percepito come una nota di sollievo tra il pubblico… Parlottando con la mia vicina di posto fantastichiamo questo scenario: Sgarbi arriva, Lo Cascio se ne va, noi ci si alza tutti e si lascia l’onorevole solo nello spazio eventi (Sgarbi non mi è molto simpatico, ma l’impressione è stata confermata dalle sparate di cui racconterò tra poco).
Dopo la presentazione di rito e l’accenno allo spettacolo di scena a Milano (Lo Cascio chiede chi lo ha già visto: io ed un’altra ragazza alziamo il braccio in stile “io lo so signora maestra”), parte l’incontro vero e proprio, nel quale il moderatore dà l’imbocco, e parte il racconto.
Mi alzo dal posto in ultima fila e mi metto in piedi nel secondo ingresso a metà della sala, da dove la mia fedele compagna di avventura mi aiuterà a fissare nella memoria questi attimi fatidici. Peraltro, mi trovo proprio sulla visuale degli occhi del mio idolo…
Gli esordi. anche se di fretta, Lo Cascio è comunque una persona gentile, e racconta volentieri dei suoi inizi nel cabaret con gli amici a Palermo, indeciso se continuare con gli studi di psichiatria o la recitazione. L’ammissione all’accademia d’arte drammatica di Roma, ove avrà tra gli altri come insegnante il grande Orazio Costa, determina la sua vita.
Come sono arrivato ad interpretare il film I cento Passi. il racconto che sento dalla viva voce del protagonista è avvincente: Marco Tullio Giordana aveva già un attore in predicato per la parte di Impastato, ma ad un mese dalle riprese non era ancora convinto, e continuava a cercare. Lo Cascio all’epoca lavorava nella compagnia teatrale di Carlo Cecchi, grandissimo attore di scuola partenopea ma capace di togliere e di riassegnare i ruoli in compagnia come si toglie un paio di guanti (l’attrice che per mesi aveva interpretato Ofelia si vide togliere la parte dopo mesi in un giorno solo), quando venne chiamato dallo zio, l’attore Luigi Maria Burruano (a detta del nipote un tipo molto anticonfomista, pecora nera della famiglia), e invitato ad una cena con il regista, che come primo abbocco gli fece una sorta di interrogatorio sulle letture preferite da Impastato che lui avrebbe dovuto conoscere.
Altra sorpresa: i provini ufficiali vanno tutti malissimo, ma il regista gli affida lo stesso la parte. E così Luigi si trova nel primo ruolo importante al cinema, e da protagonista. E la famiglia Impastato? All’inizio la mamma di Peppino, la signora Felicia, testuali parole, giudica più somigliante lo scenografo, e solo in seguito, dopo aver incontrato l’attore un po’ di volte, sentenzia soddisfatta che il corpicino è lo stesso. Peraltro, questo particolare è importante e commovente: il corpo di Impastato è stato fatto esplodere, perciò per la madre il figlio è letteralmente resuscitato al cinema. Oltre a ciò, l’attore si trova a recitare osservato da tutti i vecchi amici di Peppino, che notano anche se si mangia le unghie come lui…
Dopo questa ampia digressione si parla di un po’ di tutto: in Italia si fanno 35-40 film all’anno, in Francia 200, tra il serio ed il faceto Luigi confessa che Lo Cascio sceglie i ruoli per il cachet e la location, che lui non è attore di impegno come Gian Maria Volontè ma che gli piace il lavoro in sé, tanto è vero che ha fatto pure un horror.
La meglio gioventù. Incalzato dal moderatore l’unico ricordo che Luigi ci racconta è che per fare quel film ci sono voluti sei mesi, ma è stato bello girare tutta l’Italia per le riprese. Nient’altro.
E adesso, ladies and gentleman...
Arriva Sgarbi. Si apre la porta dietro di me, mi invade un profumo come di tuberose, insomma il profumo di uno molto leccato… ma è lui! E’ arrivato l’assessore alla politica, il narcisista dell’arte. Mi passa vicino, non saluta nessuno, si ravvia il ciuffo, prende posto e inizia a leggere dei fogli, mentre Luigi ci dice che lui Sgarbi lo ha conosciuto a Venezia.
Prende la parola l’ineffabile, e qui scatta la prima perla: dopo averci informato che il ritardo era dovuto ad una visita istituzionale tenutasi in lingua tedesca alla Villa Reale di Monza (e chissene…) confessa candidamente di non aver visto quasi di nulla di Lo Cascio e che quello che stava leggendo era il suo curriculum nel quale trova tanti punti convergenti…
Caravaggio era una mia idea! Il meglio viene ora. Non si capisce bene a che proposito, Sgarbi tira fuori la vecchia storia dell’ex Ministro Giuliano Urbani e della sua amante Ida di Benedetto, che a suo dire gli hanno scippato l’idea della fiction Caravaggio, che originariamente era sua. Anzi, lui aveva in mente un Caravaggio vecchio con Depardieu! Non riesco a frenare il mio sdegno e a mezza voce dico alla mia vicina, che annuisce, che Caravaggio è morto a 37 anni, pertanto il soggetto è a dir poco inverosimile. Sgarbi si accorge di averla sparata grossa e si corregge appunto dicendo della prematura dipartita dell’artista ma... lui voleva Lo Cascio come Caravaggio! Ebbene sì, era lui l’interprete più indicato a suo parere, lo dimostra la somiglianza dell’autoritratto contenuto nel Davide e Golia.
L’incontro volge al termine, non c’ è tempo per nostre domande, Luigi deve precipitasi dall’altra parte della città (praticamente l’imbocco della Statale Varesina, zona nord) per una lettura. Il moderatore ci invita a seguirlo e a tallonarlo là. Certo, perché no? Peccato che nessuno sapesse di queste letture…
Luigi va via per un altro ingresso praticamente schiacciato tra una folla complimentosa che vuole stringergli la mano, io gli resto di spalle, nessuno considera Sgarbi.
Non mi resta che avviarmi verso la stazione: l’esperienza di questi giorni è stata particolare, chissà magari queste righe arriveranno lo stesso in qualche modo ad una persona molto colta, un po’ narcisista come tutti gli attori (mentre parlavo con lui sentivo questa sensazione a pelle) e dagli occhi in cui puoi leggere molto. In ogni caso, grazie.
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ARTICOLO INSERITO DALLA BENEMERTITA GUGLY
28 Giugno 2009 08:19