William Castle: il grande imbonitore e i suoi emuli

8 Giugno 2010

Il successo di un film (ma anche di un libro, di un album musicale o di qualsiasi altro “prodotto commerciabile”) dipende da molti fattori. Tra questi uno dei più importanti è sicuramente il modo di pubblicizzarlo. Nel cinema i maghi del marketing spesso fanno miracoli riuscendo a far avere un successo strepitoso a pellicole di dubbia qualità. Come spiegare, tanto per fare un esempio, gli straordinari risultati ottenuti al botteghino da un film a dir poco modesto come The Blair Witch Project se non con l’astutissima ed invadente campagna pubblicitaria organizzata che creò un’attesa spasmodica verso il film tanto che quando uscì il pubblico si riversò in massa a vederlo?
Di casi come questo è piena la storia del cinema.

Uno dei più grandi imbonitori della storia del cinema è stato sicuramente William Castle, che per attirare il pubblico in sala a vedere i suoi film escogitò ogni sorta di diavoleria. I suoi metodi ottennero spesso enorme successo, tanto da creare una sorta di “metodo” che verrà imitato in seguito da tanti altri registi e produttori, come vedremo. Nel corso della sua carriera, la mente vulcanica di questo regista escogitò numerose trovate più o meno strampalate che spesso si riveleranno ben più geniali e divertenti degli stessi film.

L'ESORDIO FOLLE: ASSICURAZIONE SULLA VITA

Il primo assaggio del genio pubblicitario di Castle si ha con Macabro, del 1958. Qualora, infatti, uno spettatore fosse morto durante la proiezione, avrebbe incassato un premio assicurativo di ben 1000 dollari: una cifra davvero notevole, visti i tempi. La cosa più incredibile non fu tanto che nelle hall dei vari cinema stazionassero delle “infermiere” (che in realtà erano delle figuranti) quanto piuttosto che a sottoscrivere un regolare e serio contratto assicurativo furono addirittura i Lloyd’s di Londra, che vennero pagati 5000 dollari senza, naturalmente, dover versare mai effettivamente il premio. Il film ebbe un grandissimo successo e Castle si rese conto che la strada intrapresa era quella giusta.

EMERGO

Al pubblico del successivo film, La casa dei fantasmi del 1959, venne data la possibilità di misurarsi la pressione sanguigna per registrare gli effetti scioccanti promessi dal metodo “Emergo”, che era la trovata del momento: capitava nel momento cruciale del film (che ovviamente non possiamo dire per non contravvenire le regole della casa) uno scheletro di plastica fosforescente venisse fatto penzolare sulle teste degli spettatori. Le reazioni, a quel punto, erano le più disparate: urla isteriche, genuini spaventi, risate, lancio di pop corn... Certo, si tratta di un trucco da baraccone, ma ancora una volta il pubblico affollò le sale e spesso tornava a vedere il film proprio per gustarsi lo spettacolo parallelo dello scheletro, che in pratica diventava più importante del film stesso.

PERCEPTO

Altro giro, altra corsa. Nel successivo Il mostro di sangue venne congegnato un metodo ancor più efficace e coinvolgente: “Percepto”. Nel film la creatura del titolo uccide le persone nutrendosi del loro midollo spinale e questa pratica causa una forte sensazione di pizzicore, permettendole così di accorgersene. Tutto ciò fu ben congegnato per preparare il terreno della scena clou del film: quella in cui la creatura si scatenava in una sala cinematografica. Il trucco consisteva in questo: gran parte delle poltrone del cinema erano dotate di un congegno vibrante e così, quando il mostro del film attaccava il pubblico, le persone in sala venivano fatte “vibrare”. Ma non è tutto: in quel momento lo schermo diveniva bianco come se il film si fosse interrotto, si accendevano le luci di emergenza e sul telone del cinema veniva proiettata l’ombra della creatura. A questo punto Vincent Price spiegava al pubblico che l’unico modo per rendere inoffensiva la creatura era quello di urlare e l’invitava perciò a gridare fortemente e copiosamente. La reazione era facile da immaginare: urla isteriche, urla di paura, urla divertite.

ALTRE BIZZARRE TROVATE

Altre invenzioni di Castle furono meno originali e “rumorose” ma in ogni caso divertenti. A chi si recasse a vedere I tredici spettri veniva regalata una chiave, che si diceva potesse aprire le porte di una vera casa infestata, e gli occhialini bicolore, simili a quelli del 3d odierno, avrebbero dovuto permettere di vedere i tredici fantasmi presenti nella pellicola.
In Homicidal, come accadrà anche in altre sue pellicole, è lo stesso Castle ad introdurre uno dei trucchetti presenti nel film: ad un certo punto del film la proiezione si interrompeva per dare la possibilità ai “vigliacchi” di abbandonare la sala e recarsi alla cassa per chiedere la restituzione dei soldi del biglietto.
Mr. Sardonicus gode invece di un’altra particolarità: quella di avere due finali. Era il pubblico che, fornito di apposite palette, stabiliva l’esito finale di quello che potrebbe essere definito il primo esempio di cinema interattivo.
Infine in Cinque corpi senza testa gli spettatori venivano omaggiati col simpatico gadget costituito da asce di cartone (ovviamente in tema con la pellicola) mentre in Zotz i produttori, per promuovere il film, regalavano al pubblico delle monete simili a quella che permetteva al protagonista della pellicola di ferire, rallentare o uccidere chiunque volesse.

Pur avendo ottenuto discreti risultati con la sua attività registica, la figura di Castle (omaggiata affettuosamente e sentitamente da Joe Dante in Matinée) è tuttavia ricordata soprattutto per le sue mirabolanti trovare pubblicitare che dettero vita a numerose emulazioni le quali, quasi mai, raggiunsero i risultati ottenuti in precedenza dal "grande imbonitore".


I FRATELLINI DEL GRANDE IMBONITORE OVVERO GLI IMITATORI DI WILLIAM CASTLE

I metodi di Castle fecero scuola e vennero imitati ripetutamente da registi e produttori per cercare di portare al successo le loro pellicole.
Un simpatico esempio riguarda il vomito: agli spettatori di molti film, infatti, veniva regalato un “Barf Bag” alias sacchetto per il vomito. La prima volta in cui viene usato questo espediente è per il celeberrimo film gore di Lewis: Blood feast. Pare che l’idea fu suggerita al produttore dalla moglie dello stesso regista del film che etichettò il film del marito definendolo vomitevole.
L’esempio venne poi imitato da tantissimi altri film tra cui La bestia di sangue del filippino Eddie Romero, l’edizione italiana di Frogs e quella americana di Zombi 2 del nostro Lucio Fulci.
Qualcosa di simile accadde per la promozione del famigerato Mondo cane: al pubblico però non veniva dato un sacchetto ma pillole di dramamina per prevenire la nausea.
Sali contro gli svenimenti venivano invece regalati agli spettatori che andavano a vedere La terza mano, pellicola per la verità per nulla memorabile né tanto meno impressionante.

Ci furono poi metodi tendenti ad imitare il 3D: nel canadese La maschera e l’incubo si parla di una maschera azteca che spinge chi la indossa a commettere un delitto. All’entrata in sala il pubblico veniva munito di una maschera in cartone che riproduceva quella della pellicola. C’era un’avvertenza: da usare solo quando lo fanno i personaggi del film. Ciò avrebbe permesso, infatti, di vedere le scene di allucinazione (circa quindici minuti) in tre dimensioni e a colori all'interno di una pellicola in bianco e nero.
Più vicina al metodo Castle la soluzione usata per Night of the Bloody Horror: la produzione prometteva 1000 dollari ai parenti di chi fosse deceduto durante la visione del film. Qualcuno si spinse anche oltre: funerale gratuito per chi fosse morto vedendo il film Castle of Evil.
Ancora un premio in denaro veniva promesso a chi riuscisse a spiegare razionalmente che gli accadimenti del film L’esperimento del dottor K non potevano accadere realmente.
Per “tastare” le reazioni del pubblico che andava a vedere Dottor Jekyll di Fleming venne utilizzato un apparecchio inventato dal dottor Marston (psicologo ma anche padre letterario di Wonder Woman). Pare che l’esperimento diede questo singolare esito: le bionde sono più emotive delle brune.

ODORI...

C’è poi chi puntò sugli odori: vennero inventati, infatti, ben tre metodi diversi per consentire al pubblico di godere di un film anche dal punto di vista olfattivo. Nessuno però ebbe successo.
Il metodo dal nome “Aroma-rama” fu utilizzato solo per un documentario sulla Cina intitolato Behind the Great Wall: in pratica veniva utilizzato un compressore che pompava in sala ben 72 profumi diversi a seconda di ciò che appariva sullo schermo.
Diverso era invece lo “Smell of visions” utilizzato per il film Scent of Mistery: stavolta erano circa una trentina gli odori, tra cui aglio, vino, banane, pesce, tabacco, polvere da sparo e molto altro. Erano contenuti in piccole ampolle montate su un tamburo rotante sincronizzato con il film e al momento opportuno venivano risucchiati da tubicini di gomma collegati alle poltrone del cinema. Naturalmente il sistema era molto complicato e costoso e solo poche sale in tutti gli Stati Uniti lo possedevano. Ben più noto è il sistema “Odorama” utilizzato per il film Polyester di John Waters. In questo caso il sistema era molto più spartano: agli spettatori veniva dato un cartoncino che bisognava grattare e annusare nel momento in cui comparivano sullo schermo determinati numeri. La praticità del sistema è palese e ciò ne permise un uso su vasta scala tanto da allegare questi cartoncini anche alle videocassette. Tale sistema è stato utilizzato abbastanza di recente per vendere un film hard: trattasi di Profumo di sesso, del 1996: non oso immaginare di quali profumi si trattasse!

Avvisi agli spettatori vengono dati nel filippino The terror is a man in cui contemporaneamente alle scene cruente, veniva dato un allarme sonoro che permetteva agli spettatori più fifoni di chiudere gli occhi. Il sistema, ribattezzato “Horror horn”, venne poi usato anche per Chamber of horrors di Hy Averback, che all’allarme sonoro aggiunse anche una spia lampeggiante denominata “Fear flasher”. Un campanello d’allarme è stato invece utilizzato da Ivan Reitman per il suo Cannibal girls. Il flano d’epoca recitava più o meno così: “il film col campanello d’allarme”, ed era coadiuvato dallo slogan “fanno esattamente quello che vi immaginate”. Chi invece in America fosse andato a vedere il nostrano Reazione a catena del grande Mario Bava, riceveva “l’ultimo avvertimento”: gli veniva riferito il contenuto scioccante della pellicola. Tanto per restare in tema, agli spettatori che si recavano a vedere Scream Bloody murder venivano regalate mascherine per coprirsi gli occhi. Per chi invece fosse andato in America a vedere La notte che Evelin uscì dalla tomba c’era la “gustosa” possibilità di comprare del bloodcorn alias pop-corn tinto di rosso.

Tra tante diavolerie più o meno riuscite non se ne può non citare una particolare, pur non avendo essa avuto particolare attinenza col marketing: il film Wicked, wicked del 1973 è, infatti, girato interamente in split screen. L’esito di questa "operazione commerciale" fu disastroso...

APPROFONDIMENTO INSERITO DAL BENEMERITO COTOLA

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commenti (6)

RISULTATI: DI 6
    Capannelle

    8 Giugno 2010 16:47

    Molto simpatico come argomento, compliments.
    Matalo!

    8 Giugno 2010 17:07

    davvero necessario queso digesto di un cinema che sembra andato perduto quasi del tutto (se si eccettuano i recuperi in chiave postmoderna e consapevole di Waters). Se il cinema è arte è un'arte che spesso si accompagna al baraccone. E penso alla passione per i maghi e gli inganni di un Orson Welles.Un'arte sempre in bilico con la buffoneria anche nei casi in cui sembra che solo la serietà la faccia da padrone(cartellonistica, battage pubblicitario,precarietà di ogni set)
    Undying

    9 Giugno 2010 01:00

    Ottimo approfondimento Cotola.
    Ho sempre apprezzato il cinema di Castle nel suo complesso e ho trovato un tantino immeritata la definizione che gli è stata coniata addosso, ovvero quella di "Hitchcock dei poveri".
    Cotola

    10 Giugno 2010 18:58

    Grazie mille a tutti per la gentilezza dei commenti.
    Un saluto.
    Caesars

    11 Giugno 2010 14:13

    Anche se leggermente in ritardo, mi unisco al coro dei complimenti. Credo che Castle meritasse questo bell'approfondimento.
    Un paio di ricordi personali: il film "La terza mano" lo vidi in prima visione al cinema, ma devo dire che in Italia i sali contro gli svenimenti non venivano dati.
    Mi sembra invece di ricordare che (a proposito di emuli del buon William) anche nelle prime proiezioni italiane de "L'esorcista" fossero piazzate delle ambulanze fuori dai cinema.
    Rebis

    12 Giugno 2010 13:28

    Wow! Molto divertente!

    PS: Non ho visto La maschera e l'incubo, ma sembra Demoni di Bava!!!