Che film ci sono stasera in tv in prima serata? Ma non solo questa sera, anche la mattina o il pomeriggio, se capita una giornata di pausa. E i più nottambuli possono trovare anche i film che vanno in onda a tarda notte, i cosiddetti fuori orario. Cliccate sulle frecce per cercare tra i palinsesti passati e futuri oppure controllate direttamente tutta la settimana. Il numero del canale si trova tra parentesi dopo il suo nome. Se non c'è, cercatelo qui: numero canale. Cliccate sull'icona calendario a fianco della scheda per appuntare un promemoria su quel film in agenda. Se siete loggati potete cliccare anche sulla stella per contribuire alle segnalazioni. Come? Scopritelo
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Reeves: Kolossal sfavillante come i muscoli di Steve Reeves e i pettorali di Sylvia Lopez e Sylva Koscina. Fantasia pura, con per sfondo la tragedia greca impersonata dall'odio tra Eteocle e Polinice (Fantoni e Palmara molto bravi nel ruolo) e un Primo Carnera particolarmente iconico. Un tuffo nel divertimento senza pretese ma confezionato con ottima fattura, ci colloca tutti fuori dalla realtà proprio come succede a Ercole per via della pozione.
Renato: Curiosa commedia molto romana, con la solita banda di improbabili ladruncoli dal cuore d'oro alle prese con un bizzarro angelo custode, venuto sulla Terra per riportare tutti sulla retta via, in un modo o nell'altro. Il titolo richiama quello del film di Jacques Becker, ma è solo un pretesto: la banda infatti è specializzata nelle truffe. Crovetto come protagonista è simpatico ma deboluccio; il film però mantiene una sua piacevole freschezza anche dopo sessant'anni, grazie alla caratterizzazione dei personaggi della famiglia di Morbidone. Bello (e inaspettato) il finale a colori.
MEMORABILE: Marcello Martana che imita Sordi, Rascel e persino Tina Pica.
Homesick: Gelosie e scaramucce coniugali affidate agli straordinari Monica Vitti e Ugo Tognazzi, che cavalcano con destrezza la vivace sceneggiatura di Bernardino Zapponi. John Richardson è imbambolato e credulone; la nudissima Barbara Bouchet – che recita con la sua vera voce in un italiano stentato – è irresistibile nella sua ocaggine e con i suoi strafalcioni. Moltissime le scene culto, dalle situazioni “alla siciliana” immaginate dalla coppia agli amplessi simulati per ingelosirsi a vicenda.
Gabrius79: Esordio al cinema di Alessandro Siani diretto da Ranieri Martinotti. Il risultato è una pellicola debolissima nella sceneggiatura con sketch quasi tutti senza nerbo e pochi slanci. Il taglio è molto partenopeo, così come quasi tutto il cast. Siani tenta in qualche modo di emulare (con enorme fatica) il compianto Troisi ma senza grossi risultati.
Galbo: Lo stato americano dell’Alabama fa da sfondo ad una vicenda giudiziaria impregnata di razzismo e discriminazione sociale. Un film dalla sceneggiatura solida, basata su una vicenda reale, che il regista dirige senza grandi personalismi ma in maniera corretta, potendo contare su un’efficace ambientazione e una buona prova collettiva del cast, nel quale emerge con un’ottima performance Jamie Foxx.
Puppigallo: Il business (con relativi squali che ci nuotano dentro) è il filo conduttore di questa pellicola farcita di giovani attorucoli ai quali cercano di fare da chioccia pezzi da novanta come Oldman, Ford e Dreyfuss. Peccato che la sceneggiatura, piuttosto banale, renda inutile qualunque tentativo di risollevare il film al di sopra di una generale mediocrità, sia nei dialoghi, che nelle situazioni. Anche il ritmo non è certo sostenuto; e se non fosse per qualche accelerazione dovuta agli eventi che precipitano, si rischierebbero noia e sbadiglio. Niente di che.
MEMORABILE: Il vecchio, acciaccato padre del protagonista (Un Dreyfuss se non altro credibile); Il piano finale, che pur rianimando la pellicola, sa di favola.
Homesick: Gelosie e scaramucce coniugali affidate agli straordinari Monica Vitti e Ugo Tognazzi, che cavalcano con destrezza la vivace sceneggiatura di Bernardino Zapponi. John Richardson è imbambolato e credulone; la nudissima Barbara Bouchet – che recita con la sua vera voce in un italiano stentato – è irresistibile nella sua ocaggine e con i suoi strafalcioni. Moltissime le scene culto, dalle situazioni “alla siciliana” immaginate dalla coppia agli amplessi simulati per ingelosirsi a vicenda.
Puppigallo: Unico, vero motivo di interesse di questo film è il sempre bravo Price, che dà al sacerdote quella vena maligna, anche solo con la presenza. Il resto è piuttosto banale, con il protagonista, cornuto (nel vero senso della parola; e da chi gli è più amco, seppur inconsapevolmente) e mazziato da un parente stretto della sua amata. In tutto questo marasma di pseudoeroi e faraoni di pastafrolla, che si sbriciolano davanti alle responsabilità, l'unica a fare una figura decente è proprio la bella di turno, che si dimostrerà più equilibrata di tutti. Vedibile, quanto però anche perdibile.
MEMORABILE: Viene dato appuntamento al protagonista in un luogo dove, "casualmente", si trova un leone; Price paterno quanto un papà squalo.
Il ferrini: Bonnie e Clyde sono due giovani degli anni '30 (ricostruiti perfettamente) stanchi della depressione che colpiva soprattutto le famiglie povere come le loro. Assieme rapinano banche, svaligiano piccoli negozi, ma ottengono sempre pochi spicci, mentre continuano a scappare. La loro ribellione al sistema, e alle forze dell'ordine, è destinata a durare poco, loro lo sanno ma gli va bene così. La loro storia d'amore e di crimine è romantica e a tratti quasi eroica. Beatty e Dunaway straordinari. Il finale, per quanto inevitabile, gela il sangue.
Daniela: In Messico all'inizio del Novecento, un mezzosangue rapinatore di banche a fin di bene e lo sceriffo nero che gli stava alle costole per arrestarlo sono costretti a far fronte comune contro uno spietato generale messicano impegnato nello sterminio degli indios... Western americano post-spaghetti che non presenta novità nella trama e neppure nei personaggi ma si fa seguire piacevolmente per il discreto ritmo e per il cast con Burt Reynolds, bello da vedere e molto adatto al ruolo, mentre la splendida Welch risulta poco attendibile come india barricadera.
Markus: La capacità indiscussa di Sordi è stata quella di saper rendere affabili personaggi cinici e schiavi del potere più bieco che, contrariamente, dovrebbero essere sdegnati. In questo grazioso film di Salce codesta sua qualità è ampiamente riconfermata. Il film narra della malevola carriera medica del Dr. Tersilli (che avevamo già visto ne Il medico della mutua) nel contesto d’una clinica privata dedita allo sfruttamento delle malattie per potersi arricchire. Argomento non lontano dalla realtà, come la cronaca ci ha insegnato.
Taxius: Il film, tratto da fatti realmente accaduti, racconta la triste storia dell'incrociatore Indianapolis e del suo equipaggio, silurati da un sommergibile giapponese dopo aver trasportato la bomba che avrebbe distrutto Hiroshima. Il regista per il suo film punta più sull'action catastrofico che sul biografico drammatico, un po' come avvenne per il Pearl Harbor con Ben Affleck. Non male nel complesso, anche se a tratti il budget limitato si fa sentire, soprattutto negli effetti speciali.
Stubby: Film pieno zeppo di caratteristi importanti, capitanato dal solito e sempre bravissimo George Hilton che con il suo scanzonato modo di fare spezza i momenti "duri" e traghetta lo spettatore verso un finale più da fagioli western (comico). Nel complesso comunque rimane una pellicola piu che gradevole e che si lascia vedere senza particolari cali di tono.
Gabrius79: Buona commedia diretta da Salemme e tratta da un suo lavoro teatrale. Nella prima parte ci si diverte e il ritmo non manca, poi appena entra in pista la Autieri, nella seconda parte, la pellicola subisce un cambiamento, diventa piuttosto noiosa (non per colpa di lei) e si ride molto meno. Si nota un certo riciclo di personaggi e gag dai precedenti film del regista, che vengono in qualche modo rinfrescati. Vedibile.
Daniela: Tornato in paese dopo una lunga assenza, scopre che moglie e figlie sono state rapite dagli apaches e si mette alla loro ricerca, tallonato dall'uomo che la moglie nel frattempo aveva sposato credendolo morto... Quasi interamente ambientato nel deserto, un western tradizionale nei temi trattati, con due personaggi costretti dalle circostanze a far causa comune ma divisi da una rivalità insanabile destinata a sfociare in un epilogo inaspettato. Poco conosciuto, ma interessante, variegato nelle situazioni proposte, solido come i suoi interpreti.
MEMORABILE: Legati a terra nel deserto, circondati dagli avvoltoi
Puppigallo: Un problematico accordo tra Usa e Perù sconvolgerà la vita di tre persone. Il punto debole del film è dato dalla parte dedicata all’americano, che rischia di veder andare in fumo il lavoro di anni (acquisto di debiti). Il protagonista è poca cosa e ciò che gli accade è di scarso interesse. Mentre le due storie, una in città e l’altra sull’altopiano, oltre a essere ben interpretate dai protagonisti (una donna disperata per la madre malata senza assistenza e un ragazzino, che aiuta il padre allevatore) danno un’idea della situazione non certo facile dei residenti. Non male.
MEMORABILE: La figlia le prova tutte, anche il ricatto; “I debiti si pagano!”; La figura del padre, cocciuto e orgoglioso, che non vuole vendere.
Homesick: Tutto quello che ci si aspetta da un vecchio film d’avventura tricolore: passioni, usurpatori, trionfo della giustizia, ironia, poche chiacchiere e tanta azione, con le grandiose scene di arrembaggio e duello supervisionate da Franco Fantasia, decano dei maestri d’armi di Cinecittà. La Venere eponima è una Canale dallo sguardo smeraldino e lesta di spada che si contrappone al tirannico Müller e alla maligna Gabel; al suo fianco i prodi Serato e Jaspe e il pirata Lorenzon. La fotografia è un caldo Eastmancolor: i fanatici del cinema mainstream e degli artefatti digitali sono avvertiti…
MEMORABILE: Il coraggio della Orfei; lo scontro finale e la scioccante rivelazione di Jaspe.
Pessoa: Fin dal titolo originale si capisce che questo secondo western di Lang è una specie di celebrazione di una delle aziende americane più importanti, la Western Union appunto, nella complicata operazione di sviluppare la rete telegrafica negli Usa. Il tono è ovviamente elegiaco, ma sorretto da una regia superlativa e da uno script al top del genere, con largo impiego di mezzi. Nel cast di nomi importanti emerge la recitazione essenziale e incisiva di Scott, ma il livello generale è più che buono. A tratti troppo retorico. Scorrevole!
MEMORABILE: I siparietti comici fra il cuoco e il postiglione; La scommessa di quest'ultimo col dottore.
Ryo: Il ritorno alla regia del trio (e non solo come interpreti) faceva ben sperare anche a un ritorno della comicità brillante presente nei loro primi tre film. Operazione quasi riuscita: non è un film scadente come Il cosmo sul comò o banale come La banda dei babbi natale, ma contiene una punta di comicità forse più adatta a un cartone animato, più che a un film. Alcune trovate sono persino di cattivo gusto, oltre che nonsense, ma tuttavia c'è un buon ritmo e a volte si ride. Aldo è il migliore, Giacomo meglio da metà film in poi, Giacomo è sempre in bilico fra l'irritante e il fuori luogo.
MEMORABILE: La vestaglia di Calcedonia appesa al filo con Aldo che legge la lettera; Giacomo fa conoscere il tablet a Aldo e mamma; Il prete in tutte le sue scene.
Gabigol: Non si capisce bene il come si posizioni questo film rispetto ai due capitoli della Mummia: il Re scorpione venderà l'anima a Anubi dopo gli eventi qui narrati? Preso atto della completa incapacità di raccordare le parti di una vicenda manco così tanto complessa, il filmetto intrattiene per tutta la durata canonica senza mai annoiare. Botte da orbi, attori inespressivi, procaci donzelle in pericolo e il caldo soffocante del deserto sono gli ingredienti di questa operazione commerciale modesta e, tutto sommato, onesta.
MEMORABILE: Duncan e Johnson che frantumano all'unisono le armi; La scena dei formicai; Il carisma non pervenuto di Memnone.
Nando: Una missione sul pianeta rosso causa la morte di alcuni astronauti e la conseguente partenza di un'azione di recupero. La pellicola è abbastanza generica, nonostante i validi effetti speciali, e non presenta uno sviluppo narrativo attraente. Cast nella norma anche se ben amalgamato e discretamente analizzato introspettivamente.
Ultimo: Western anni 50 con John Wayne in una delle migliori interpretazioni di sempre, affiancato da un altrettanto ottimo Dean Martin nella parte del collega dello sceriffo Chance. Più statico rispetto ad altri film del genere, ha dalla sua sequenze dialogate davvero ben costruite e non manca, qua e là, un po' di humour, specie quando apre bocca il vecchio che fa la guardia alla prigione. Poche sparatorie, ma costruite molto bene, con attenzione ai dettagli.
Mclyntock: Misconosciuto breve giallo d'annata del maestro del mèlo, che qui riprende un testo teatrale di Hastings. Il film ha le sue virtù nel ritmo teso e coinvolgente, nella insolita ambientazione conventuale, nel bel disegno dei personaggi, nell'ottima recitazione di tutti gli interpreti e nell'attendibilità e funzionalità della regia, di rara eleganza stilistica. Per gli appassionati, da recuperare.
Deepred89: Tratto dall'ennesima storia vera, una vicenda sull'irruzione del demone della tossicodipendenza in una famiglia agiata americana in cui, nei primi minuti, l'assoluta ingenuità dei tratteggi psicologici dei personaggi unita alla professionalità di confezione (pur piena di sbavature pseudo-oniriche da polpettone festivaliero) e interpretazioni spinge a visionare il film, se non altro, con una certa curiosità. Poi il tutto si protrae fino alle due ore di durata senza che quasi nulla di nuovo accada e l'iniziale clemenza affonda nel sonno profondo.
Piero68: Costantemente altalenante questo action, tra l'altro per nulla originale, che parte in maniera quasi scoppiettante per spegnersi lentamente e finendo nella noia pura negli ultimi 15-20 minuti. Nonostante il discreto lavoro tecnico il cast lascia un po' a desiderare e la presenza di Raz Degan la dice lunga sulla qualità delle scelte. Solo la Kruger si salva cercando di metterci la dovuta professionalità. Alla fine della giostra le parti decenti saranno proprio quelle degli scontri, viste le troppe ingenuità nel resto. Piacevole cameo di Karyo.
Mdmaster: Appena rivisto al cinema in occasione del 25esimo anniversario, Ritorno al Futuro si conferma cult-movie a tutti gli effetti, capace di coinvolgere pubblico nuovo e vecchio in egual misura. L'idea vincente è stata soprattutto l'affrancarsi dai canoni classici del viaggio del tempo e avvicinarsi a una commedia, in parte sentimentale, con dei divertenti risvolti fantascientifici. Il cast però regge tutta la pellicola, dal cattivissimo Biff (incensurato nonostante un tentativo di stupro), al grande Doc. Da rivedere sempre e comunque.
MEMORABILE: "Dai non ti preoccupare pà... papaparapapà!" (applausi al cinema); "Dove stiamo andando non c'è bisogno di strade..." (standing ovation!)
Pigro: Per dimenticare i propri falimenti sentimentali, si scambiano casa per le vacanze di Natale: se il soggetto è rigido e prevedibile nello schema delle storie parallele e speculari, graziosamente vivace è invece una sceneggiatura amabile e spiritosa, che la regia sa valorizzare con spigliata allegria. E il merito è anche delle protagoniste, a loro agio nei personaggi. Una commedia leggerina ma piacevole, anzi una fiaba dorata (non c’è un personaggio che sia meno che facoltoso membro del jet-set). Curioso cammeo di 5 secondi di Dustin Hoffman.
Galbo: Autore di qualche buon film, Antoine Fuqua si cimenta in un prodotto classico della cinematografia americana, quello dell'eroe solitario più o meno contro tutti. Il titolo originale di questo film (peraltro più significativo dell'anonimo titolo italiano) è quasi programmatico. Pellicola ben realizzata tecnicamente, non va oltre però una profonda banalità narrativa, con personaggi la cui psicologia sembra tagliata con l'accetta. Molto professionale ma non di più la prova degli attori. Banale.
Lucius: Il format è quello della trilogia di Agatha Christie: indagini e montaggio serrato, recitazione di alto livello e un omicidio che è una vera matassa da dipanare. Johnson sceglie una location isolata da urlo, un cast di professionisti e plasma un thriller d'autore. Film d'altri tempi, che tocca punte di grottesco sublimi. Non sarà uno script originale ma è cinema di alto livello: non ripete il passato, si limita a rielaborarlo e farlo suo. Tra sospetti e depistaggi, le jeux sont faits. Una nuova importante tappa nella carriera di Craig.
Kaspar: Ignobile remake di quello che si attesta forse come il capolavoro del cinema coreano contemporaneo, Oldboy di Park Chan-wook. È raro incappare in uno scempio di tali proporzioni, firmato da un autore del resto eccezionale come Spike Lee. Ogni riferimento alle qualità di trama e di stile del film originale è del tutto casuale, il resto sono sbavature, sgommate e autentici sprechi di tempo. Pallinaggio unica consolazione.
Stelio: Sufficiente commedia dell'assurdo e delle iperboli, diretta in modo troppo teatrale per essere cinematografica ma dotata di buon ritmo e di interpretazioni a modo: Salemme non raggiungerà più, su grande schermo, un livello discreto come questo, differentemente dal palcoscenico teatrale dove la storia sarà invece ben diversa. Buccirosso, come sempre, svetta, insieme a Paone.
Giùan: All'inizio si è (cinematograficamente) un po' spaventati per certo déjà vu del peggior barocchismo Inarritu-Arriaga, ma le coincidenze deterministiche lascian presto fortunatamente il posto a un discorso il cui slargo d'orizzonte è tanto più insondabilmente vasto quanto discretamente intimo. Koreeda sprigiona un talento di sensibilità registica raro, capace di maneggiare con cura un materiale di umanità delicatamente infiammabile, in cui ogni genitore può riconoscere con una malinconia non disperata le proprie colpevoli pene. Bravi tutti i protagonisti.
MEMORABILE: Ryusei che continua a chieder perchè deve chiamar papà Ryota: l'abbraccio tra le due madri; Gli occhi del piccolo Keita.
Thedude94: Un film d'azione ben fatto, che grazie alla mano registica di Gunn riesce a risollevare un universo cinematografico DC che sembrava destinato al tracollo per mancanza di idee e bruttezza di messa in scena. Nonostante la trama non sia un granché, il film si tiene in piedi grazie alla presenza di personaggi bizzarri ma dal cuore tenero che il regista valorizza al massimo. Sfruttata nel migliore dei modi anche la Robbie nella figura iconica di Harley Queen, che alle volte sembra essere troppo esagerata nelle espressioni facciali. Tutto sommato un buon film, divertente e scorrevole.
Katullo: Action thriller fluviale con fare molto anni '90 nella sceneggiatura; la Streep dimostra una volta tanto anche capacità dinamiche, sportive, senza fossilizzarsi nel solito drammone solitamente affibbiatole. Riscatto di un femminismo d'altri tempi,l; il film offre paesaggi incantevoli con qualche banalità che non inficia troppo la trama, prevedibile quanto basta. Bacon è sempre una garanzia di crudeltà, tagliato nel ruolo com'è, Reilly non ancora così bravo da impersonare mostri sacri alla Oliver Hardy, ma complementare. Strathairn umiliato oltre il dovuto, dal dubbio exploit finale.
MEMORABILE: Il ranger Johnny (Benjiamin Bratt) che insegue imperterrito la jella in canoa, benché la Gail/Streep faccia di tutto per fargli capire che non è aria.
Capannelle: Un'opera che vuole indagare il dilaniarsi dei rapporti familiari più che esplorare derive horror e già questa sarebbe una buona notizia. L'atmosfera malsana, il disegno di una città plumbea e sfilacciata e il tono onirico grottesco potrebbero essere il carburante giusto ma non sempre Strippoli li dosa per bene e l'iter narrativo ne risente. Come attori ok Rongione, ben diretti (ma marginali) la Di Coccio e De La Vallée mentre Gheghi alla lunga stanca. Un film quindi tutto meno che banale ma che non convince nel suo insieme e nella presa emozionale.
Caesars: Tipico western "crepuscolare" degli anni '70 (anche se in realtà è del 1980): si basa sul diario del personaggio, realmente esistito, di Tom Horn. Il ritmo è lento e succede molto poco nell'ora e mezza di durata del film. La cosa migliore resta senza dubbio l'interpretazione di Steve McQueen in una delle sue ultime apparizioni cinematografiche. La regia non offre particolari spunti per essere notata. Film "medio" che in mano di qualcun altro poteva rendere molto di più.
Puppigallo: L'intera pellicola ha ragione di essere grazie a Bruce Willis (in grande forma) e alla sua spalla (Wayans): un atleta che si improvvisa detective per far venire alla luce il marcio nel mondo dello sport, dove un boss (Marcone) fa il bello e il cattivo tempo. Azione, battute, violenza e un rocambolesco finale fanno sì che i due protagonisti possano dare il meglio, tra sicari senza pietà e poliziotti ottusi, o semplicemente bastardi, in un ambiente dove le scommesse sono tutto e gli atleti sembrano semplici burattini da manovrare. Riuscito.
MEMORABILE: La figlia del protagonista al giocatore: "Lo sai, tu sei il suo eroe". E lui, sanguinante: "Ah sì? E tuo padre li picchia tutti i suoi eroi?".
Anthonyvm: Mediocre quanto bizzarro connubio di cinema catastrofico (il titolo parla chiaro) e horror visionario (profezie, messaggi dall'aldilà, comunità rurali superstiziose e tranche filoesorcistiche con tanto di levitazioni e statue che lacrimano sangue!), girato in Bulgaria ma ambientato in Italia e con Antonella Elia nel ruolo di protagonista. Dopo un'ora di misteri e simboli da decifrare scatta il revival di Pompei e ci si catapulta negli effetti visivi a basso costo tipici della Nu Image, modesti nella resa ma numericamente abbondanti. Nessuna apoteosi trash, ma qualche risatina sfugge.
MEMORABILE: Il fagotto spacciato per bebè durante la morte eroica della moglie; L'italianissimo cartello stradale "arrestarsi" (sic); La lava cerosa all'attacco.
Galbo: Tratto da una sua opera teatrale, questo film di Vincenzo Salemme ruota intorno ai dubbi morali di un funzionario statale, alle prese con la comparsa di misteriose somme di denaro. Simpatico nella parte iniziale, il film si affloscia nella seconda parte che ha un'impronta troppo farsesca e non è adeguatamente supportata da una regia anonima. Il cast offre nel complesso una buona prova.
Pinhead80: Un ricco uomo d'affari viene chiamato in centrale a rispondere di efferati omicidi commessi ai danni di due ragazzine. I suoi racconti sono contraddittori e poco credibili, tanto da portarlo a essere considerato il sospettato principale. Pur essendo un remake il film riesce nell'intento di appassionare lo spettatore sfidandolo a sgrovigliare la matassa della vicenda partendo da dei presunti ricordi. Più si scava a fondo e più la storia assume connotati torbidi che rendono intrigante il tutto. Il personaggio femminile meritava più spazio.
Homesick: Nelle intenzioni vorrebbe essere un thriller, ma il risultato è un pessimo incrocio tra un banalissimo soft-core e una soap-opera. Storia improbabile, che ricicla il tema dell’innamoramento della vittima nei confronti del suo carnefice, aggravata da una recitazione (e da un doppiaggio) atroci e da intrighi e colpi di scena tutt’altro che imprevedibili. Del vecchio Joe d’Amato non resta nulla, se non alcune scene di Antropophagus che Cinzia Roccaforte vede alla TV nella prima parte del film.
Puppigallo: Un problematico accordo tra Usa e Perù sconvolgerà la vita di tre persone. Il punto debole del film è dato dalla parte dedicata all’americano, che rischia di veder andare in fumo il lavoro di anni (acquisto di debiti). Il protagonista è poca cosa e ciò che gli accade è di scarso interesse. Mentre le due storie, una in città e l’altra sull’altopiano, oltre a essere ben interpretate dai protagonisti (una donna disperata per la madre malata senza assistenza e un ragazzino, che aiuta il padre allevatore) danno un’idea della situazione non certo facile dei residenti. Non male.
MEMORABILE: La figlia le prova tutte, anche il ricatto; “I debiti si pagano!”; La figura del padre, cocciuto e orgoglioso, che non vuole vendere.
Pigro: Vuol fare prosa e finisce nel cafè chantant: tra fine Ottocento e inizi Novecento un'attrice di poco talento attraversa società, cultura e politica italiana con immutata ingenuità. Efficace l'ironia di Monica Vitti, contornata da un buon cast. La cosa migliore del film è la ricostruzione storica, che però va a scapito della vicenda in sé della protagonista e delle sue avventure, subordinate all'intento di mostrare la storia dell'Italia da poco unita (e quindi i suoi incontri sono sempre, guarda caso, con persone esemplari di un certo tema). Prolisso.
Alex1988: Storia sentimentale in salsa noir, ambientata nell'assolata Puglia. Un uomo e una donna, amici da sempre, diventano rispettivamente magistrato e boss malavitosa. Le loro strade si reincrociano dopo molti anni; gli esiti saranno drammatici. Bravi gli interpreti e buona la fotografia. Un insolito Beppe Fiorello, anche se scompare a metà film!
Rufus68: Massimo rispetto per la libertà di questi autori che, seppur inconsapevolmente, muovono nella più ampia accezione di "scorrettezza politica" (oggi un film come questo sarebbe impossibile, almeno da noi). Purtroppo il raccolto estetico è men che magro: una serie di scenette softcore più imbarazzanti che sexy (per tacere dello stereotipo maior: lo scrittore alcolizzato). La svolta drammatica, poi, lascia il tempo che trova (oltre che essere psicologicamente gratuita). Graziose le tre signore.
Magi94: Uno dei grandi apripista della New Hollywood e si vede. Bonnie e Clyde partono spensierati, fanno rapine quasi per gioco, con un intento nascosto e allo stesso tempo sbandierato di ribellione che si sposa con i loro 20 anni. La musiche sono ugualmente spensierate, quasi da commedia, eppure andando avanti appaiono sempre più momenti drammatici (si pensi al mutamento di tono durante il rapimento di Gene Wilder), fino ad arrivare al finale crudele e veloce, definitivo. Un film notevole e doveva esserlo ancora di più nel '67.
Magi94: Innocua commedia spassionata di Billy Wilder con pittoresca ambientazione italiana. Gli stereotipi per il pubblico americano sono serviti tutti su un piatto d'argento e nemmeno la produzione italiana perde l'occasione per la promozione turistica di Ischia a colpi di spaghetti e mandolino. Eppure i momenti di satira irresistibile del mondo sia italiano che statunitense non mancano, come Pippo Franco pistolero della burocrazia! Il film funziona meglio quando abbandona gli spunti più seri e si lancia sui toni da pura commedia. Non tra i migliori di Wilder, ma comunque buono.
MEMORABILE: "La Grecia è laggiù, più a sinistra", "Non finché ci sarò io al dipartimento di stato!"; Pippo Franco e i suoi timbri; La famiglia Trotta.
Gabrius79: Silvio Muccino convince a metà in questo film dove sicuramente rende meglio alla regia che nella recitazione. Infatti troviamo sicuramente più convincenti di lui un bravissimo Maurizio Mattioli (che sa miscelare bene le sue battute con momenti più tristi anche grazie all'apporto di Paola Tiziana Cruciani), una bella e piacevole Nicole Grimaudo e una discreta Carla Signoris che forse andava sfruttata meglio. Il film, dopo una noiosa prima mezz'ora, riesce a prendere un po' quota salvo poi funzionare a fasi alterne tra sorrisi e sentimenti.
Markus: Rifacimento del film Quei due (1935), con Croccolo e Golisano che sostituiscono i De Filippo (autori della sceneggiatura). Il rischio del confronto impietoso è quasi certo, ma i due caratteristi (specie Croccolo) riescono a essere comunque divertenti e spiritosi, complice un felice ritmo e una vicenda semplice che affonda nel più classico cliché del povero alla ricerca di una luce in fondo al tunnel nel mondo dello spettacolo di allora. La Barzizza sostituisce degnamente l'originaria Assia Noris.