È il Marco Risi del periodo d'oro quello che consegna al cinema italiano uno dei suoi film di denuncia più riusciti. Congegnato in maniera esemplare, molto vicino alla realtà dei fatti, ricostruisce nell'arco di dieci anni (dal 27 giugno 1980 al 1990) le indagini e le prime conclusioni sulla tragedia di Ustica, uno dei grandi misteri l'Italia. Chi abbatté (se fu abbattuto) il DC9 dell'Itavia? Forse un po' freddo, troppo distaccato per colpa della sua ricercata aderenza alla verità, IL MURO DI GOMMA (una bella metafora che ben chiarisce l’omertà con la quale si scontrarono gli investigatori del tempo) è scritto con mano felice...Leggi tutto dallo stesso giornalista del Corriere della Sera che si occupò del caso e che nel film è interpretato da un Corso Salani eccezionale (diretto splendidamente, come tutto il cast, da un Risi all'apice della propria carriera). Dialoghi mai banali, una profondità non comune nelle caratterizzazioni, frasi giuste al momento giusto e un ammirevole lavoro in sede di montaggio sono solo alcuni tra i tanti pregi di un film da non dimenticare, da elogiare anche sul piano delle intenzioni. Salani non si lascia andare alla retorica, alle esagerazioni, pur dovendo interpretare un ruolo intenso e assolutamente centrale (gli altri, compresi la Finocchiaro e Fassari, sono poco più che bravi comprimari) e recita in modo fresco, originale, senza concedersi un solo sorriso e sfruttando molto la profondità dello sguardo. A dare spessore alle immagini interviene poi la lodevole colonna sonora di Francesco De Gregori, ulteriore impreziosimento per un'opera intelligente che, seppur imperfetta e a volte un po' statica, si pone come termine di paragone per un certo tipo di cinema (da noi, paese di complotti per eccellenza, da sempre florido). Conclusione degna, interesse mantenuto costantemente.
Notevole film-documentario su uno dei più tragici avvenimenti ascrivibili alla storia "buia" della nostra nazione. 1980: in prossimità di Ustica, il DC 9 della Itavia (con 81 passeggeri a bordo) esplode in volo. I resti sprofondano nel mare a tremila metri di profondità . L'opera di Marco Risi, che rifugge il sensazionalismo per focalizzare la sua attenzione sulle falle di una "versione ufficiale" di apparente comodo, è condotta con serietà filologica e accurata ricostruzione dei fatti. Si è aggiudicato il David di Donatello ('92) per il suono.
Film bello e rigoroso realizzato da un Marco Risi in grande forma con lo spirito dei riusciti film di denuncia che in Italia si è un po' perso il gusto di fare. Il film è ispirato ad un'inchiesta giornalistica che tentò (osteggiata in tutti i modi) di fare luce su una delle vicende più losche della storia italiana degli ultimi anni. E come una inchiesta è strutturato, affidato al lavoro di sceneggiatori ed attori bravi e coinvolti emotivamente nella vicenda. Molto emozionanti le scene iniziali.
Film sceneggiato con il giornalista autore del libro, Andrea Purgatori (che compare in un cameo), è un racconto sobrio pochissimo punteggiato di retorica; Corso Salani è distaccato al punto giusto, la Finocchiaro è intensa con i suoi grandi occhi. Memorabili le riunioni in redazione con la voce del direttore che incombe (la quale, per inciso, appartiene a Dino Risi). Alla fine non c'è una tesi, ma si può riflettere e dobbiamo accontentarci della pellicola, visto che il libro da cui è tratto è introvabile...
MEMORABILE: Le riunioni in redazione con il direttore dall'alto...
Un giornalista indaga sulla tragedia del DC-9 precipitato al largo di Ustica nel 1980 scoprendo un fitto reticolato di depistaggi, connivenze e responsabilità militari. La vera storia di un’indagine che riaprì il clamoroso caso dopo anni di omertà arriva sullo schermo in un film di impegno civile, rigoroso e ben diretto. Bella la figura di un giornalista-uomo qualunque ma con il coraggio dell’indignazione e della verità . Una storia che tutti dovrebbero conoscere, un film che tutti dovrebbero vedere.
Film bello ed intenso che, dopo più di dieci anni, cercò delle risposte ad una strage tra le più assurde e misteriose della nostra storia contemporanea. Di anni ne sono passati ancora molti altri, senza risposte, ma il film di Risi resta un attualissimo, lucido atto civico. Espressione di un cinema che a volte sa essere specchio dell'indignazione e del composto dolore.
Uno dei buchi neri della storia italiana rivisitato in maniera sobria e per nulla retorica e sensazionalistica da Marco Risi, che semina dubbi ma, saggiamente, non dà risposte. Buono il livello di coinvolgimento dello spettatore che non può non provare sgomento e rabbia dinanzi a fatti del genere. Cinema d'impegno civile solido ed interessante come ormai non si vede più.
Notevolissimo film di denuncia su uno dei più gravi misteri italiani: la strage di Ustica. Corso Salani = Andrea Purgatori è perfetto nella parte. Così la Finocchiaro e gli odiosi potenti che non parlano. C'è anche il simpatico Antonello Fassari che pronuncia una massima inconfutabile e l'immancabile Jimmy il fenomeno. Appassionante e coraggioso. Da avere, vedere e rivedere.
MEMORABILE: Lo scontro in trattoria con il capo di stato maggiore della marina.
Corso Salani interpreta magnificamente il giornalista Andrea Purgatori che per dieci anni ha seguito la vicenda e le inchieste sulla strage di Ustica. Marco Risi dirige al meglio questo bel film inchiesta, con i toni giusti e rimanendo molto vicino alla realtà dei fatti. Un finale strepitoso dove Rocco (Corso Salani), dopo il processo, detta l'articolo da una cabina telefonica, sotto la pioggia e saluta la figlia di una vittima del DC9, già diciottenne, che aveva conosciuta bambina all'inizio della sua inchiesta.
MEMORABILE: L'avvocato della parte civile: "Dopo anni e anni per la prima volta uno squarcio si apre in questo muro di omertà , in questo muro di gomma"...
La pellicola parte in sordina, incerta tra la denuncia e il documentario. Ma poi mano a mano che si va avanti è un crescendo di emozioni e di verità . Fino ad arrivare agli ultimi dieci minuti, che sono un pugno in pieno stomaco. Da capolavoro vero e puro. Risi mette la firma in uno dei film italiani di denuncia più veri in assoluto. Certo, qualche passaggio a vuoto evitabile, qualche personaggio che appare messo lì un po' a casaccio. Ma ripeto, il film è strutturato come un crescendo Rossiniano. Vive e cresce per esplodere negli ultimi minuti.
Ottimo film che si avvale di una grande capacità narrativa e descrittiva, recitazione efficace, asciuttezza stilistica. Forse a volte alcuni personaggi minori e alcuni luoghi rasentano la stereotipia rappresentativa, ma è nulla cosa rispetto al risultato finale che più che raccontare, mira a suscitare. Partecipa alla sceneggiatura anche Andrea Purgatori, il "vero" giornalista del Corriere della Sera. Immancabile nella cineteca di chi ama il buon cinema.
Uno dei misteri più assurdi e dolorosi della nostra storia recente rivive in questo film-inchiesta che non azzarda una propria soluzione, ma elenca le varie ipotesi che vennero formulate di volta in volta, limitandosi ad evidenziare le falle della versione ufficiale. Tirato per le lunghe e privo di vera tensione, è comunque un buon esempio di quel cinema di denuncia che l'Italia sembra aver accantonato. Ottima la prova di Salani. Marco Risi all'epoca era considerato uno dei registi italiani più promettenti, poi è scivolato sempre più in basso...
MEMORABILE: Il discorso del ministro della difesa in un'aula parlamentare deserta; il finale.
Film denuncia di un ispirato Marco Risi su uno dei più intriganti misteri d'Italia. La narrazione è secca, stile neo-neorealista (di cui il regista è considerato il pioniere), l'approccio è quello di raccontare i fatti con spiccata aderenza alla realtà documentale, il livello recitativo è buono e la colonna sonora firmata De Gregori impreziosisce uno dei titoli di maggior successo del decennio '90 in Italia.
Da una delle più grandi disgrazie aeree che colpirono i cieli italiani con l'aggravante degli insabbiamenti e depistaggi, Risi dirige una lucida pellicola di denuncia in cui un semplice giornalista cerca di trovare una soluzione al disastro. Buona la ricostruzione che si avvale dell'intenso e compianto Salani.
Uno degli innumerevoli film d’impegno civile italiani diretti a cavallo tra gli anni '80 e '90 (quelli che purtroppo allontanarono i giovani dal cinema nostrano, per intenderci). Marco Risi prosegue la carriera mettendo in scena la vita di un giornalista (Corso Salani) che tenta di scoprire come andarono le cose nel famoso attentato del DC-9 a Ustica nel 1980. La pellicola fa riflettere, ma in definitiva non rivela nulla. Complessivamente un film importante ma la cui argomentazione predomina rispetto al valore intrinseco dell'opera.
Film verità di straordinaria intensità ed emozione. Ho sempre seguito tutte le vicende del caso Ustica e mai mi sarei aspettato una ricostruzione così accurata che sapesse anche dipingere in maniera così profonda le vicessitudini umane dei vari personaggi. Un vero gioiello, e l'interpretazione del compianto Corso Salani rasenta la perfezione così come quella di tutti gli altri attori del cast adeguati e funzionali. Inutile dire che regia e sceneggiatura (a cui ha partecipato il vero giornalista del Corriere Andrea Purgatori) sono perfette.
MEMORABILE: Gli articoli scritti su questa storia sono tutti raccolti dentro un bell'archivio che li valuta per efficacia e attendibilità .
Un film di grande impatto emotivo e di suggestione che affronta una delle più grandi vergogne della storia d'Italia. Lucidità e commozione si alternano con successo e una menzione speciale va a Corso Salani, intenso e credibile protagonista purtroppo recentemente scomparso. Bravissima come al solito la Finocchiaro.
Accurata ricostruzione di uno dei misteri più bui della nostra nazione raccontata con passione e recitata con impegno (straordinaria prova drammatica della Finocchiaro, ma ottimi anche Salani, Fassari e Marescotti). Il regista ovviamente non prende posizione e si limita a ricostruire la vicenda (dopo 34 anni ancora irrisolta). Da brividi il finale, uno dei più intensi mai girati (il gioco di sguardi tra Salani e la giovane Guglietti).
Film dal taglio documentaristico - vengono inserite alcune tragicomiche scenette di vita privata per allentare la tensione - relativo alla vicenda della strage di Ustica; indagini ostacolate per quello che, alla fine, sembra un tragico errore che si vorrebbe mantenere senza responsabili. Senza enfasi, Risi riesce a proporre un prodotto gobile come un giallo, teso sino al finale. Resta un dubbio, pesante: e se non fosse stato un errore?
MEMORABILE: I pesciolini di liquirizia; I continui restauri al palazzo di Giustizia; Il microfono con voce del capo redattore.
C'era il rischio di banalizzare il tutto riducendolo a un freddo film-reportage sul delicato episodio storico della strage di Ustica, ma il risultato del film è di una sceneggiatura e una regia che rendono alla perfezione l'aura di mistero e di impotenza di fronte a una continua omertà generale che arriva da tutti i fronti. Peccato solamente per la recitazione, troppo spesso trascurata.
Davvero un ottimo film, che racconta in modo esemplare la solitudine e i dieci anni di lotta di un giornalista testardo, un tipo un po' particolare. Lodevole l'interpretazione di Salani, il quale, con molto garbo, combatte in maniera estenuante ed estremamente convincente contro i poteri più forti di lui. Nonostante a oggi non si conoscano ancora le cause, la storia è comunque ben sviluppata e decisa nel prendere le proprie convinzioni, in linea con quelle del giornalista. Ottime anche le prove degli attori non protagonisti.
Film riuscito, diretto da Marco Risi e interpretato ottimamente dal compianto Corso Salani nei panni del giornalista che per un decennio indagò sulla strage di Ustica. La pellicola lascia molti punti di domanda, avendo come obiettivo primario la ricostruzione dei fatti e dei molti lati oscuri che questa vicenda ha lasciato dietro di sè. Quasi due ore ma non annoia mai, grazie a una regia solida sempre sul pezzo. Buono anche il cast di contorno (Marescotti, Fassari...).
Assolutamente splendido! Non esito a dire che fra le pellicole di denuncia sia uno dei migliori prodotti di sempre. Un film scomodo, come lo sono tutti quelli che vanno a mettere il naso in cose che costituiscono una vergogna tutta italiana. Marco Risi è in stato di grazia e con una crudele coscienza civile accoltella il ventre dell'omertà , per non far dimenticare questa tragedia. Grande anche la prova degli attori, tutti alfieri attivi, tutti sentimentalmente coinvolti. Purtroppo il "muro di gomma" reale ha respinto anche questo colpo.
La ricerca della verità sulla strage di Ustica da parte di un giornalista coraggioso, che rappresenta Purgatori, da sempre in prima linea nell'inchiesta su questo grande mistero d'Italia (e che qui sceneggia anche insieme e Rulli e Petraglia). Emerge netta la frustrazione del protagonista e di un paese intero per il vero e proprio muro di bugie, omertà , depistaggi da parte degli Stati maggiori e naturalmente spuntano fuori ipotesi di intrighi internazionali e l'ombra della Guerra fredda. Straordinario Corso Salani. Un film importante.
MEMORABILE: "L'hai saputo del DC9 che è caduto?... Quello dell'Itavia. Guarda che l'hanno tirato giù... L'hanno tirato giù con un missile!"
Cronistoria della tragedia di Ustica vista attraverso le indagini di un giornalista del Corriere. Dal lato della cronaca ci si focalizza sugli elementi di prova e si lasciano da parte le drammatizzazioni: il resoconto è asciutto e brilla l’interpretazione di Salani. Il resto del comparto attoriale incide poco sul versante sentimentale e aeronautico (il più forzato). Chiusura che giunge al punto storico, anche se la verità non è stata ancora raggiunta.
MEMORABILE: Salani che si scusa con chi lo sta intercettando per i suoi problemi sentimentali.
Film importantissimo che colma con rigore e coraggio un buco lasciato aperto dalla maggior parte della stampa (almeno quella italiana) limitatasi per anni ad avallare le bugie istituzionali sulla vicenda del DC 9 abbattuto a Ustica. Risi non fa sconti di sorta e la sua narrazione è estremamente lineare, condotta da un cast coinvolto nell'operazione. Buono anche dal punto di vista tecnico, soprattutto nella ricostruzione degli eventi mentre il ritmo tende talvolta a rallentare, ma mai troppo. Un cinema sociale utile che fa sperare e che ci auguriamo di vedere sempre più spesso.
Uno dei titoli più azzeccati della storia del cinema. È infatti un muro di gomma (soprattutto in Italia) che si trova a dover fronteggiare il giornalista (un convincente Salani) in grado di respingere per molto, troppo tempo i sospetti conditi con vere e proprie prove sulla dinamica del famoso disastro aereo. Anche i personaggi di contorno, colleghi giornalisti, esperti, politici sono piuttosto convincenti. Solo la figura del generale, che nega fino alla fine, sembra un po' troppo sopra le righe, ma il risultato è comunque notevole.
MEMORABILE: L'agghiacciante scena dei rimborsi "Peccato, la laurea porta punti"; Gli squilli; "Le particelle dicono molte cose"; I generali definiti "felloni".
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Piccola parte per il palermitano Carlo Berretta, che che già aveva precedentemente lavorato con Risi in Mery per sempre e Ragazzi Fuori, dove interpretava Salvo, il fratello di Natale (Benigno)
La voce del direttore del Corriere che, dalla sede di Milano, impartisce in audioconferenza le istruzioni alla redazione romana è del celebre regista Dino Risi, padre di Marco Risi (regista di questo film)
HomevideoZender • 9/08/22 15:46 Capo scrivano - 47835 interventi
Il vecchio dvd Cecchi Gori del film durava 1h58m13s ed era in formato 4:3 letterbox. Se nell'immagine presa da Xtron i colori sembrano scarsi, in realtà negli altri punti del film sono talvolta anche superiore e quanto a definizione siamo più o meno sugli stessi livelli:
Confronto tra vecchio master (sopra, la scena qui è al minuto 59:00) e nuovo master (sotto, grazie a Xtron per il fotogramma). Come si vede, il taglio dell'inquadratura è per forza di cose molto differente:
Jimmy il Fenomeno (accreditato nel cast) è impossibile da riconoscere se non si manda al rallentatore. Come si vede anche in Jimmy e i suoi fenomeni, compare qui...
Jimmy il Fenomeno (accreditato nel cast) è impossibile da riconoscere se non si manda al rallentatore. Come si vede anche in Jimmy e i suoi fenomeni, compare qui...
Nella parte di Rebecca troviamo Susan Duncan Smith, qui nel suo unico ruolo come interprete (più significativo il suo lavoro come co-autrice di numerosi brani di varie colonne sonore, tra cui l'intramontabile Dune Buggy!):