La volpe - Cuore selvaggio - Film (1950)

Ingiustamente considerato per anni un Powell-Pressburger "minore", è in realtà un piccolo gioiellino cupamente romantico, da riscoprire. Il personaggio di Hazel - creato dalla scrittrice Mary Webb - ragazza dello Shropshire più a suo agio nel rapporto con la Natura che con gli esseri umani, rappresenta uno dei personaggi "selvaggi" e passionali meglio impersonati, quanto purtroppo meno ricordati, da Jennifer Jones. Emblematico il titolo: la "volpe" è qui vista come simbolo della Natura e come "vixen" (seduttrice). Splendida la fotografia.

Pellicola di buona forza simbolica, dai preziosi cromatismi fotografici, gusto pittorico del paesaggio (siamo nella campagna inglese dell'800) e interpretazione sentita della Jones. Dopo pochi fotogrammi, quando lei è già in scena, viene spontaneo chiedersi quale sadica fine le ha destinato la celebre coppia di registi, considerati gli autori e perché è subito palese il tono da romanticismo tragico. Il prodotto è cupo, psichicamente teso; considerando la data ha un che di audace.

Nel periodo più fecondo e felice della loro straordinaria carriera, il famoso duo registico ci regala un altro grande film. Le immagini sono al solito molto eleganti con dei bellissimi cromatismi curati al millimetro. La storia sembra avere meno forza di quelle di altre pellicole, mentre il personaggio di Hazel (pienamente nelle corde di Powell-Pressburger), splendidamente interpretato dalla Jones, ha invece una gran forza e resta nella memoria. Il finale non arriva a sorpresa, specie per chi è avvezzo ai film dei due, ma è comunque un "colpo".

Fanciulla dal sangue gitano in rapporto simbiotico con gli animali selvatici sposa un mite reverendo ma finisce per lasciarsi sedurre da un signorotto locale... Melodramma ottocentesco dalla storia piuttosto convenzionale, compreso l'epilogo fatale già preannunciato nelle prime sequenze, che però risulta ammaliante dal punto di vista visivo grazie alla fotografia sontuosa dai colori caldi e pastosi, alle inquadrature pittoricamente ricercate, a certe sequenze di emozionante bellezza come quelle della caccia alla volpe che aprono e chiudono la vicenda. Film panteista. 

Buon dramma dell'accoppiata Powell-Pressburger, con una splendida e "selvaggia" Jennifer Jones contesa fra l'amore accostumato di un pastore e quello ben più passionale di un signorotto. I toni sono spesso melodrammatici, anche se il dilemma sentimentale vanta sfumature meno scontate di quanto potrebbe sembrare: la sfrontata possessività di Farrar appare in fondo più sincera del vacillante affetto altruistico di Cyril Cusack, che "reclama" la moglie presso la dimora del rivale. Interessante pure l'approccio critico nei confronti del moralismo bigotto. Finale anticipabile ma riuscito.