Mondocane - Film (2021)

In un imprecisato futuro cyberpunk della vecchia Taranto, dominata dai fumi giallastri dell'acciaieria, non è rimasto nulla: al suo posto è sorto un nuovo polo turistico per altolocati, mentre poveri e derelitti si assembrano sulle rive dello Ionio in favelas gestite da gang criminali, tra cui le temute Formiche... Non manca certo l'ambizione al bravo Celli, che firma una storia d'iniziazione il cui neorealismo gangsteristico viene immerso in plumbee atmosfere da distopia eco-sci-fi per un risultato ancora imperfetto (qualche appunto alla gestione dei personaggi) ma affascinante.

In un futuro vicino, due orfani cercano di entrare nella gang più pericolosa di Nuova Taranto. La Puglia vista da Celli è inedita: le acciaierie rendono il cielo giallo e la società è divisa tra contaminati e aristocratici. Dietro l'ottimo comparto tecnico si nasconde una certa fiacchezza di idee: l'immaginario post-apocalittico - con tanto di teppisti "punk" (il bravo Borghi) e musica elettronica - è solo adattato al contesto italiano (coi relativi cali di stile) e fa da sfondo all'ennesima storia di iniziazione criminale come tante se ne vedono nel cinema italiano di oggi.

Significativa la scelta di Taranto come ambientazione di una catastrofe post-industriale che travolge e sconvolge gli assetti sociali e crea gerarchie inamovibili, richiamando con mezzi chiaramente minori la saga di Mad Max. Un gruppo di ragazzetti sfruttati e confinati in un ghetto è in perenne lotta con altre bande per una supremazia/sopravvivenza, in cui fiorisce una storia di formazione tra rivalsa e lealtà che indebolisce l'impianto ideologico e riduce le conseguenze di uno sfacelo annunciato a fatto psicologico quasi sentimentale. Bravi Protopapa e Soprano, istrionico Borghi.

Il film è riuscito, perché l'ambientazione è suggestiva, la fotografia (seppur non originalissima) pure e tutti gli attori offrono prove di sostanza. La durata di quasi due ore, però, non fa altro che mettere in risalto le pecche di una sceneggiatura che non ha molto da dire oltre a mostrare l'evolversi, peraltro abbastanza scontato, dei rapporti tra i personaggi principali. Nel complesso un lavoro più che discreto, ma anche un'occasione mancata.

Il mondo non è salvato dai ragazzini, come diceva il noto romanzo, ma sono i ragazzini a doversi salvare in un futuro prossimo ambientato in una Taranto elevata giustamente a luogo simbolo di come lo sviluppo industriale sbagliato possa distruggere per sempre l'habitat. Curioso esempio di fantascienza realistica, ben diretto e ben interpretato. Alessandro Borghi forse fa un po' troppe smorfie.

Storia di iniziazione criminale di due adolescenti sullo sfondo di una Taranto futuristica. Peccato che il film non riesca mai a coinvolgere, arrancando in uno stanco affastellamento di scene prevedibili e finendo per assomigliare a un clone di Gomorra o di La paranza dei bambini, dato che la cornice distopica è resa veramente col minimo dei mezzi (un onnipresente gradiente giallo/arancione e pessimi vfx delle acciaierie sullo sfondo). Bravi i due ragazzini protagonisti, bocciato invece Borghi tende a fare sempre il solito pazzo. Pathos, dramma e violenza sono purtroppo assenti.

Taranto in versione postatomica, Borghi nel cast, sulla carta il film promette. E la partenza ci presenta un nutrito cast di ragazzi che sembrano funzionali per la trama da portare avanti. Solo che nel seguito mancano le idee veramente originali sia come trama che come sviluppo dei personaggi. Con un sottofondo di denuncia sociale che sembra studiato a tavolino e alquanto banale. Cornice visiva e location funzionano, con la CGI magari da rivedere ma che alla fine sembra una bella cornice attorno a un quadro ambizioso ma dalle forme poco emozionanti.

Il tuono del mai abbastanza. Distopia distopia, per nostrana che tu sia: il degrado è orfano di un imperativo figurativismo, più fluttuante nei dialoghi che in un assetto visivo cromato a festa da un Sibilia che non ha evidentemente ancora smesso quando vuole. Dopo la brutta notizia, sotto con le buone: Borghi è un incontenibile innaffiatoio girevole di carisma e destrezza interpretativa che da bravo leader risalta chi gli fa coro anziché affosssarlo, lo script un eccentrico reset per lo spaghetti-postqualsiasicosa: si giunge sazi al termine, certi che di Celli sentiremo riparlare.

Una stramba frittura di paranza (di bambini) in salsa pugliese condita con metallo fuso per ottenere moto e auto che vanno oltre la sfera del tuono... Si sente già il profumo (o il fumo) tossico delle acciaierie con tanto di piaga sociale da debellare! Insomma, distopia pugliese che non regge, tra personaggi stereotipati e sviluppo della storia alquanto banale: poi non si capisce cosa sia successo al resto d'Italia e del mondo... mah! I ragazzini molto meglio degli adulti (Borghi troppo fumettoso).