Film a episodi incentrato sulla figura di Monica Vitti, separata dal marito Tognazzi ma con lui convivente per necessità nel primo, scrittrice repressa e miope costretta da Abatantuono a subire un ricatto sessuale nel secondo. Molti i punti di contatto con IL TANGO DELLA GELOSIA, classico dell'anno precedente con Abatantuono straripante e spassosissimo e una Vitti molto in parte. Soprattutto quest'ultima riprende il personaggio del TANGO DELLA GELOSIA scindendone il carattere e usandone nei due episodi le sfaccettature (che poi sono quelle di gran parte dei film interpretati...Leggi tutto dall'attrice romana): bisognosa d'affetto e di gelosia nel primo, repressa e poco considerata nel secondo. Tognazzi a tratti diverte ed è spalleggiato dal semiesordiente Mauro Di Francesco, già capace di simpatici monologhi. Purtroppo per loro GLI ULTIMI CINQUE MINUTI (questo il titolo dell’episodio) è sostenuto da una sceneggiatura assai scadente: poche risate, merito unicamente della professionalità del cast. Altro discorso invece per TRENTA MINUTI D’AMORE: come sempre la presenza dell'Abatantuono terrunciello è catalizzante e, nonostante anche qui si avvertano chiaramente i difetti di sceneggiatura e regia, le improvvisazioni linguistiche del più sottovalutato mattatore degli Anni Ottanta suscitano quasi sempre grasse risate. Ottimi anche i comprimari, Mario Carotenuto e lo schizzato Enzo Robutti in testa, ma sono tutti in evidente affanno quando sulla scena Abatantuono è assente. Film mediocrissimo insomma, ma gli interventi di Diego valgono da soli il prezzo del biglietto. Se solo non fossero così frequentemente interrotti dalle squallide scenette familiari...
Con l'assistenza di Ricky Tognazzi alla regia, il film (che è un rifacimento di una commedia anni 30 di De Benedetti), nonostante il buon cast si presenta come semplice e poco divertente. Sono poche le cose che fanno veramente ridere. La Vitti è brava, Tognazzi decisamente inferiore ai suoi standard. Si potrebbe dire che nel primo episodio si ride solo per un monologo di Mauro Di Francesco con la vocina da bambino davanti ad Ennio Antonelli. Meglio il secondo episodio, ma si ride solo quando parla Abatantuono.
Si parla di tradimenti, o presunti tali. Nel primo episodio c'è un sempre piacevole Tognazzi, alle prese però con un misero copione, affiancato da una Vitti spesso insopportabile (una super macchietta). Nel secondo, invece, l'unica, vera nota positiva è Diego, sempre simpatico col suo frasario personalizzato, ma poco sfruttato (non si vede molto). Il resto è comicità di bassa lega in una pioggia di luoghi comuni: ricompare pure la Vitti, rigorosamente in versione macchietta, come scrittrice in incognito. Entrambi perdibili, ma c'è Diego.
MEMORABILE: Diego all'editore: "Se non pubblica quescto romanzo, lei è un pazzo da leccare. Quescto non ha una tescta... ha un maiale ripieno di idee".
Marco Vicario (non a caso rimeggia con precario) fa benissimo a scusarsi. Perché è davvero poco, se non meno. Umorismo -diciamo così- stiracchiatissimo, regia distratta, la Vitti e Tognazzi lavativi, Abatantuono ombra di sè stesso, un Mauro Di Francesco cavolo di una merenda di per sè già scipita. Deprimente, buono per sfamare una pira.
Di basso profilo questa commedia italiana di inizio anni 80, divisa in due episodi. Fulcro del film è la presenza di Monica Vitti (in uno dei suoi ultimi ruoli), che è presente sia nell'episodio con Tognazzi che in quello (più divertente) con Diego Abatantuono, più giocato sul meccanismo degli equivoci e dei doppi sensi.
Tipica commedia anni '80 in due episodi: la mattatrice è Monica Vitti, protagonista di entrambi insieme a due assi come Tognazzi e Abatantuono. Il primo episodio è migliore, più originale e più veloce e soprattutto c'è la presenza di un Mauro Di Francesco scatenato e di un Tognazzi eccelso come sempre. Il secondo è più volgare ma si avvale comunque di ottimi caratteristi come Carotenuto e Orlando e Abatantuono fa ridere sempre... la Vitti è brava. Forse non uno dei film migliori del periodo ma godibile.
Mai titolo fu più profetico: infatti c'è veramente poco da salvare. I due episodi sono remake di film degli anni '30 e '50 e l'anzianità dei soggetti si sente tutta, nonostante si tenti di modernizzarli: la Vitti fa quel che può ma i comprimari o non sono all'altezza (Di Francesco) o sono svogliati (Tognazzi) o sbagliati (Abatantuono, ingabbiato in un ruolo che gli sta troppo stretto). Le sceneggiature scadenti e una regia fiacca completano il quadro di un film totalmente sbagliato.
Così e così: primo episodio frizzante e bello con il solito mattatore Ugo Tognazzi e una valida Vitti (il simpatico Mauro Di Francesco non è invece al meglio). Secondo episodio ultrasoporifero salvato solo dalla simpatia di Abatantuono allora all'apice del successo con il suo particolare linguaggio. Passabile ma c'è di meglio, nel genere.
Film suddiviso in due episodi che hanno in comune i temi della crisi della coppia e del tradimento. La sceneggiatura non è eccelsa e la protagonista Monica Vitti non aiuta adottando una recitazione eccessivamente caricaturale e alla lunga fastidiosa. Anche Tognazzi non sembra al massimo; il divertimento maggiore proviene dagli attori come Abatantuono impegnati in ruoli secondari.
Commedia divisa in due episodi che nonostante il cast stellare non riesce a conquistare l'interesse. Il primo episodio con Tognazzi, Vitti, Di Francesco e Marchegiani è di una noia mortale e privo di mordente. Va meglio con il secondo, che è piuttosto spiritoso e che viene salvato dalla simpatia della Vitti e di Abatantuono. Non sfigurano ma sono sprecati Orazio Orlando, Mario Carotenuto e Nanda Primavera.
Commediola minore tipica degli anni 80, a episodi, che non riesce a sfruttare il magnifico istrionismo di un'accattivante Vitti e il bislacco ed efficace slang di Abatantuono. Trame risibili incentrate sul tradimento con situazioni troppo telefonate in cui si ride veramente poco. Tognazzi sprecato, Di Francesco ridicolo e Carotenuto sempre ad alti livelli.
L'impareggiabile, versatile Vitti con un attore come Tognazzi - qui insolitamente compitissimo e sornione - e un comico in piena ascesa come l'esuberante Abatantuono: scusa se è poco, anche perché i due episodi possono contare altresì del sostegno della brillante coppia Di Francesco-Marchegiani il primo, e del trio Orlando-Carotenuto-Robutti il secondo. E non è poco neppure la regia di Vicario, che imprime ai due episodi un ritmo desto e lesto e li condisce con un tocco di simpatica trasgressione.
MEMORABILE: Il disastroso saggio attoriale di Di Francesco al bar; la "seduta" dentistica Vitti-Abatantuono.
Fiacca commedia sentimentale divisa in due episodi, affidata a un cast degno di nota ma evidentemente non convinto appieno del progetto. C'è poco da essere convinti in effetti, a causa di una sceneggiatura che in entrambi gli episodi latita consegnando alla noia lo spettatore con dialoghi che riguardano solo le corna. La Vitti si affanna ma eccede un po', Tognazzi svogliato, Abatantuono se la cava nel suo solito cliché di quegli anni.
Pochade teatral-cinematografica in due episodi sorretta, praticamente, tutta da una Vitti sopra le righe. Purtroppo anche il suo comprimario nel primo episodio, Tognazzi, seppur sempre capace di reggere la scena, è ormai un Tognazzi sul viale del tramonto. Forse è proprio il "giovane" Abatantuono, all'epoca sulla cresta dell'onda, a tenere più viva l'attenzione del pubblico, grazie alla sua verve. Mediocre.
Due episodi tra crisi e tradimenti amorosi, con la Vitti presente in entrambi. Nel primo con Tognazzi viene riproposta una comicità desueta che forse con L'anatra all'arancia funzionava ancora; Di Francesco serve per svecchiare ma pasticcia il tutto. Nel secondo c'è Abatantuono che riempie i dialoghi col suo stile ma il soggetto della scrittrice che parla di sesso viene sfruttato al minimo. Non vi sono comunque cadute di stile o nel becero, al massimo volano un paio di ceffoni...
MEMORABILE: La Vitti sul palchetto che fa la punk; Abatantuono che richiede ciò che c'è scritto nel libro.
Commedia veramente fiacca, con la Vitti divisa sui due episodi; non che la sua interpretazione cambi molto dall'uno all'altro, restando entro parametri attoriali a cui era abituata, con quel fare ansioso e passivo/aggressivo. Il resto del cast sembra sprecato; Tognazzi fa il suo ma senza entusiasmare, Abatantuono è fuori forma rispetto ad altri ruoli di quegli anni, Di Francesco ha poco spazio e gli altri fanno quello che possono per sostenere la pochade. Qualche dettaglio oggi impensabile (gli schiaffoni "d'amore"), pochissime risate, persino una certa noia; molto deludente.
Gli episodi appartengono al repertorio delle commedie degli equivoci a sfondo sessuale, ma per fortuna c'è Monica Vitti che domina la scena con il suo talento e il suo fascino. Molto divertente soprattutto l'episodio con Abatantuono, che la vede oggetto di un ricatto sessuale francamente spassoso. Non un film memorabile, ma una buona occasione per divertirsi e per apprezzare il di lei talento.
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