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Commenti L'IMPRESSIONE DI MMJImpressione Davinotti

Per la serie piattaforme pertrolifere con sorpresa, il prolifico filone dei killer sharks ci nasconde nell'uovo nientemeno che un megalodon, pescecanone preistorico gigantesco che solitamente ci si perita di nascondere in qualche pertugio irraggiungibile mai scalfito dai tempi dei sauri sciaguratamente riaperto da terremoti o colpevoli esplosioni. Qui no, il mostro sta lì senza un perché, giustificato solo da elementari leggende azteche. Siamo infatti in Messico e un ispettore della Nixon Oil (Lucas) arriva sul posto con la sua famigliola (moglie e due figli) per raggiungere la piattaforma dell'azienda, naturalmente piuttosto al largo. Lasciati a terra la donna (Urrejola) e i ragazzini...Leggi tutto (Ariel e Solórzano), lui parte benché nessuno voglia accompagnarlo. Parlano tutti di maledizione, di “Demonio negro” che si aggirerebbe in zona e a Paul tocca d'arrangiarsi da solo con una barchetta a motore.

Ad attenderlo sulla piattaforma “El diamante” unicamente un paio di tecnici messicani che gli parlano del massacro da poco operato dal Demonio del titolo, un megalodonte con poteri di suggestione delle menti (tragicamente trash la scena del miraggio)! Il resto della famigliola frattanto, avvicinata minacciosamente al bar da tre brutti ceffi minacciosi, fugge e prega un tizio di accompagnare pure loro alla piattaforma. Quello nicchia, poi accetta e permette loro di ricongiungersi al padre. Il tempo di salutare il gruppo per tornarsene a casa che lui e la sua barca vengono sparati in cielo dalla megabestia sotto gli occhi di tutti: una scena con salto fuori dall'acqua mica male, che sembrerebbe anzi promettere un bell'action d'impatto abile nel citare (pure col ralenti) una delle più spassose sequenze del classico di Castellari utilizzando effetti speciali al passo coi tempi. Purtroppo è un fuoco di paglia...

Una volta stabilita la piattaforma come unico set dell'azione, il film lascia spazio allo sparuto gruppo di protagonisti che poco può fare di fronte a una sceneggiatura di rara pochezza. Il megalodonte si limita a nuotare lento tra le strutture inabissate mentre noi ne osserviamo di tanto in tanto la sagoma, la pinna, un primo piano sul muso (il cui colore nero è se non altro insolito)... Il poco sostanzioso budget viene infatti impiegato per dare una confezione decente al tutto senza sfregiare la messa in scena con effetti dozzinali, tenendosi qualcosa per il finale e limitandosi per il resto a mostrare il minimo indispensabile.

Così, mentre di sopra si ciancia di ispezioni truccate e di antichi miti, si beve Tequila, si proteggono i più piccoli giocando la carta della disperazione generalizzata con la madre disperata e il padre Cuor di Leone, in mare si piazza qualche ripresa subacquea con mostro nascosto pronto a fare timidamente capolino in attesa che succeda qualcosa. Ma non succede nulla che non sarebbe in grado di immaginare chiunque senza sforzo, e così il lavoro comunque superiore rispetto agli shark movies di infima categoria viene gettato alle ortiche in un film scialbo, piatto, senza un perché in grado di farcelo ricordare rispetto ad altri e privo pure di quegli attacchi sanguinari che sono il sale del genere. Nonostante il profluvio di idoletti, altarini e statuine messicane sparsi un po' ovunque, perdipiù, potrebbe essere ambientato in qualsiasi luogo che poco cambierebbe.

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TITOLO INSERITO IL GIORNO 3/06/23 DAL BENEMERITO SCHRAMM POI DAVINOTTATO IL GIORNO 4/06/23
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Schramm 3/06/23 12:58 - 3495 commenti

I gusti di Schramm

Non meno degli zombi, anche i selachimorpha si sono prestati senza vergogne a ogni formula declinazione crasi (metafora ancora no, grazie a Nettuno). Per chi dello schermo fattosi bocca e stomaco dello squalo non ne ha mai abbastanza, rieccoci allo squalo che salta sé stesso: il ritorno del megalodonte favorito dalla magia azteca al servizio dell'eco-revenge. Sharktastrofismo e vis sharkploitativa ridotti a termini infinitesimali da una CG da Gameboy, script e cast da cartellino rosso, ritmo da fleboclisi e una seriosità da rimpiangere la Asylum. E naufragar è atroce in questo mar.

Daniela 7/02/24 03:10 - 12682 commenti

I gusti di Daniela

Mandato a ispezionare una piattaforma petrolifera, un tizio ha la cattiva idea di portarsi dietro moglie e figli; un bell'impiccio, quando si ritroverà bloccato sulla stessa piattaforma assediata da un megalodonte risvegliato da dei aztechi in vena di eco-revenge per protestare contro i danni ambientali... Film girato palesemente in economia che ovvia alla necessità di mostrare il meno possibile il bestione ammorbandoci di discorsi banali fra personaggi altrettanto banali affidati a un cast modesto. Evita il monopallino solo grazie all'epilogo, almeno in parte imprevedibile.

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