The woodcutter story - Film (2022)

The woodcutter story

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Commenti L'IMPRESSIONE DI MMJImpressione Davinotti

Immerso tra le fredde nevi del nord, il film di Mikko Myllylahti si apre subito con una scena straziante ambientata in una casupola isolata su di un monte: all’interno una donna riceve una notizia che la fa impazzire di dolore, gridare e sbattere i pugni sul tavolo. Non ci viene detto con esattezza cosa sia accaduto, ma capiamo che la segheria per la quale lavora buona parte degli abitanti di uno sperduto paesino lascia a piedi i suoi dipendenti, precipitandoli nel dramma. In questo modo tutte le tensioni, evidentemente sopite fin lì a fatica, esplodono rovinose. A rappresentarne gli effetti c’è Pepe (Lahti), uno dei tanti, che vede dapprima morire la madre ("Era vecchia...Leggi tutto e malata..." "Ma aveva 64 anni!") e poco dopo si trova a consolare un amico: la moglie lo tradisce col barbiere, il quale a quanto pare lì in zona non si risparmia nemmeno con le altre… Ma a dominare la scena sono i lunghi silenzi, i paesaggi in campo lungo, le espressioni attonite del protagonista e le risposte quasi involontariamente sarcastiche che si scambiano i protagonisti, mentre lentamente prende piede anche la figura del piccolo figlio di Pepe, che chiede al padre cosa sia l’amore perché pensa di averlo trovato.

Il film sa cogliere con autenticità l’aspetto di un mondo non certo noto a tutti tratteggiandone con gusto i personaggi e sfruttando una sottile vena ironica che non può che valorizzarlo (le gag più divertenti sono legate alla presenza sempre incombente del barbiere casanova). Tutta la prima parte sposa bene il dramma a una leggerezza anomala, in cui è facile leggere i connotati del cinema nordico. Poi però, verso la metà, dopo che si è consumato un crudissimo delitto, si ha un forte cambiamento con l’introduzione di elementi surreali che trasformano l'opera in qualcosa di diverso: sempre riconoscibile e visivamente coerente, ma con l'aggiunta di un encomiabile – almeno sulla carta - desiderio di uscire dai canoni. La svolta non dovrebbe che riflettersi positivamente sull’esito, invece imbocca d’improvviso una strada che lo appesantisce, accompagnandolo - fino alla conclusione - in territori che il regista gestisce molto peggio.

L’entrata in scena del misterioso veggente è infelice e il prodromo di dialoghi che perdono quasi del tutto la presa sullo spettatore, aprendo a un numero maggiore di interpretazioni che tuttavia non aiutano a godere il film al meglio. Resta comunque apprezzabile lo spessore umano che traspare da ogni personaggio e di qualità la colonna sonora, testimonianza di un lavoro non indifferente che, se non incappasse in troppe scene interlocutorie tirate decisamente per le lunghe, avrebbe le qualità per poter rappresentare con competenza e rigore un certo modo di intendere il cinema, lontano da ogni tentazione commerciale e forte di un’umanità non riscontrabile ovunque. Finale livido che lascia piuttosto scioccati e che va naturalmente interpretato…



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TITOLO INSERITO IL GIORNO 28/11/22 DAL BENEMERITO COTOLA POI DAVINOTTATO IL GIORNO 1/12/22
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Cotola 28/11/22 19:17 - 9068 commenti

I gusti di Cotola

La vendita di una segheria è l'inizio di una serie di particolari eventi per un piccolo villaggio finnico. La prima parte è buona e sa interessare, fornendo anche qualche riuscito spunto umoristico sebbene di marca finlandese. L'arrivo del predicatore segna invece l'inizio di un calo da cui la pellicola non si riprenderà più. Visivamente interessante, con una fotografia dai colori freddi e grigi che ben sottolineano i toni della storia che ogni tanto presenta anche qualche breve squarcio surreale. Forse avrebbe giovato puntare di più su quest'ultimo registro. Non male.

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