Carmelo Bene alle prese col pallido prence, ma non è Shakespeare, bensì una piece di fine '800, "Amleto ovvero le conseguenze della pietà filiale ", nella quale Amleto non pensa a vendicare il padre ma a mettere in scena una sua opera teatrale a Parigi... Puro pretesto, ça va sans dire, per i consueti deliri visivo-espressivi del Sommo Istrione, fra scenografie pop-lounge e colori ultra-squillanti, celebrazione barocca e kitsch degli incesti fra cultura altissima e bassissima di cui la buonanima fu inarrivato precursore.
L'ho trovato quasi micidiale. Nessuno dubita del talento del regista (ci mancherebbe altro), ma mi è parso cinematograficamente insostenibile, nonostante gli ottimi Mancinelli e Mezzanotte (l'accoppiata sembra il nome di una compagnia di trasporti...). Colori sgargianti ridestano, in effetti, il semi-assopito spettatore...
Dall'amato Laforgue ecco l'Amleto francese di Bene, in una riduzione cinematografica che per ipertrofia non regge il formato scope. Ben meglio la versione televisiva in bianco e nero. Qui colore, costumi, trucchi sembrano quelli dell'Ubalda che incontra Brancaleone. Il cinema e Bene non s'incontrano, ma Bene non ha mai saputo tener conto del suo fallimento. Un grande artista che però per molti è un santo intoccabile.
Molta forma e poca sostanza nell'ultima prova cinematografica di Bene e della sua musa Lydia Mancinelli, ispirata più che a Shakespeare a un testo ottocentesco del romaziere Jules Laforgue. Per reggere un interminabile affastellamento di immagini e di dialoghi non sense ci voleva la potenza evocativa della parola di Nostra Signora dei Turchi o il furore visionario di Salomè, mentre qui difettano tutti e due e ciò che resta è solo un tanto scoppiettante quanto inutilmente stancante divertissment, con colori e scenografie da varietà televisivo.
Il delirio figurativo è la controparte di una ibridazione testuale che assembra indiscriminatamente poesie di Gozzano, dialoghi di Sofocle (l'Edipo), pagine di Freud (il complesso), rievocazioni dal Ciclo Bretone (Lancillotto), configurando un personalissimo corollario sull'incesto e l'adulterio. Non a caso, Bene, oltre alla regia si attribuisce anche il collage. Tutti i crismi del testo scespiriano sono programmaticamente disattesi, fino al monologo topico. Difficile però non intendere l'ipertrofia formale come una sfiducia nel cinema puro e semplice che sconfina nel disprezzo radicale.
Un Bene in gran forma diventa/non-diventa Amleto, lavorando di sottrazione (esemplare nel monologo fatidico) e riducendo l’opera a frammenti rimixati tra Shakespeare e Laforgue, Edipo e re Artù, Freud e Gozzano. Sbeffeggiamento del mito e al contempo mitizzazione della beffa, insomma esaltazione della teatralità in una coloratissima visionarietà favolistica da paese delle meraviglie affogato nel kitsch-pop o da paese dei balocchi affogato nella pornografica mostra di parole e oggetti e nella bricconcella esibizione di sederi nudi. Ludico.
Un monologo insopportabile il cui valore risiede esclusivamente nella sua cerebralità, giustificabile per gli anni in cui è stato prodotto, in cui il cinema era frequentato da onnivori positivamente curiosi che riuscivano a digerire persino certe lughe, incomprensibili sequenze Garnier Deferre, deliri compresi. Malato di egocentrismo e con manie di rottura, Bene è e resta sempre un genio con licenza di deflagrare sempre, dovunque e comunque. Tutto qui.
Di Bene in meglio: l'addio al cinema del maestro salentino è un happening unico nella storia che riesce a superare, impossibile a dirsi, il suo Salomè in quanto all'andare oltre ogni limite cinematografico e teatrale. Qui Shakespeare e Laforgue folleggiano insieme a Brass, Kubrick, Russell e Renato Polselli tra gotico italiano, decam(anti)erotico e fumetti della DC Comics in una sensuale-sensazionale baraonda orgiastica che prende vita e trascina lo spettatore in un magico delirio. Comprensibile che sia stato l'ultimo film di Bene: sarebbe stato impossibile proseguire oltre.
Carmelo Bene HA DIRETTO ANCHE...
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Von Leppe ebbe a dire: Era molto bravo, aveva un bel volto e movenze, però esagerava con le riletture e rendeva di difficile comprensione la trama.
Il fatto è che il punto vero delle opere di Bene non era la trama. Lui non raccontava storie, inscenava sogni/incubi, passioni/sberleffi. D'altra parte i suoi "maestri" erano, tra gli altri, i guitti dell'avanspettacolo con le loro scenette e i loro nonsense, e, da un'altra parte, le poesie futuriste: tutto il contrario della trama. Quindi, il fatto che la trama fosse di difficile comprensione in un film o in uno spettacolo di Bene sarebbe come dire che in "Tempi moderni" di Chaplin non è utilizzato bene il colore. ;-)
Non sono uno che lo ama o lo odia, mi piace, ha un gusto per l'immagine, la composizione e i suoni. Un artista senza compromessi.
Belle anche le sue ultime apparizioni al Costanzo show, contro tutti.
Pigro, anche nei film in bianco e nero bisogna stare attenti ai colori che si usano durante le riprese, per avere la fotografia voluta :-)
Von Leppe ebbe a dire: Pigro, anche nei film in bianco e nero bisogna stare attenti ai colori che si usano durante le riprese, per avere la fotografia voluta :-)
B. Legnani ebbe a dire: S.A.D.E. ovvero libertinaggio e decadenza del complesso bandistico della Gendarmeria salentina Uno che inventa un titolo del genere è un genio.
...e non hai visto lo spettacolo. rossini mescolato a brecht, de sade al folklore del sud, deleuze che diventa commedia dell'arte passando per il dadaismo. leggine una pagina a caso (lo trovi integralmente pubblicato in Opere) e cadrai in un'estasi mistica da far sembrare fuffa quella di maria goretti.
ciò per dire che al cinema ha fatto/dato altrettanto: tutto era l'interfaccia di tutto. e qui ha usato a tal pro laforgue come prisma e tramoggia per rimettere al mondo il mondo, né meno e né più che in ogni altra sua opera.
Schramm ebbe a dire: B. Legnani ebbe a dire: S.A.D.E. ovvero libertinaggio e decadenza del complesso bandistico della Gendarmeria salentina Uno che inventa un titolo del genere è un genio.
B. Legnani ebbe a dire: Schramm ebbe a dire: B. Legnani ebbe a dire: S.A.D.E. ovvero libertinaggio e decadenza del complesso bandistico della Gendarmeria salentina Uno che inventa un titolo del genere è un genio.
...e non hai visto lo spettacolo.
Visto al Vittoriale, negli Anni Settanta.
...ah, fortunellen fortunellen!!
ebbene, visto che parlarne qui è vietato ai sensi dell'articolo davinottiano 23 comma profondo, e che sul davibook non ci sei, onde evitare zendyman armato di uncino (che leggenda vuole apparire alle tue spalle dopo aver ripetuto 5 volte "off-topic") ti domanderei di censirlo con un'apposita scheda. sono davvero curioso. è vero, è trascorsa mezza vita da allora, ma bene lo si dimentica difficilmente. che mi dici?
Schramm ebbe a dire: B. Legnani ebbe a dire: Schramm ebbe a dire: B. Legnani ebbe a dire: S.A.D.E. ovvero libertinaggio e decadenza del complesso bandistico della Gendarmeria salentina Uno che inventa un titolo del genere è un genio.
...e non hai visto lo spettacolo.
Visto al Vittoriale, negli Anni Settanta.
...ah, fortunellen fortunellen!!
ebbene, visto che parlarne qui è vietato ai sensi dell'articolo davinottiano 23 comma profondo, e che sul davibook non ci sei, onde evitare zendyman armato di uncino (che leggenda vuole apparire alle tue spalle dopo aver ripetuto 5 volte "off-topic") ti domanderei di censirlo con un'apposita scheda. sono davvero curioso. è vero, è trascorsa mezza vita da allora, ma bene lo si dimentica difficilmente. che mi dici?