Squadra che vince non si cambia. Così, dopo il fenomenale successo del primo FANTOZZI, Paolo Villaggio e Luciano Salce tornano per l'inevitabile seguito. Che però, ahinoi, pur contenendo quella che è sicuramente la scena madre di tutti i Fantozzi (la corazzata Kotiomkin) non raggiunge quasi mai i vertici del FANTOZZI originale. Nel complesso infatti la sceneggiatura di Benvenuti, De Bernardi e Villaggio non è altrettanto spiritosa e denota fastidiose cadute di gusto. L'episodio al circo, quello della caccia, alcune parti della cena dalla Servelloni Mazzanti Vien dal mare (segnatamente quella col cane Ivan il Terribile...Leggi tutto trentaduesimo) sono deludenti. Fortunatamente nel secondo tempo le cose migliorano, con l’immortale proiezione della Corazzata (“Una cagata pazzesca”, sentenzierà Fantozzi, e non “una boiata pazzesca” come molte fonti ancora sostengono), L'avventura al night con Filini e Calboni, il viaggio a Capri con la Silvani. La regia di Salce continua a essere notevole e addirittura migliore nella resa spettacolare delle “disgrazie infortunistiche” (con voli incredibili ed effetti sonori azzeccati), ma manca l'originalità degli esordi e il personaggio comincia già in alcune occasioni ad apparire ripetitivo. Si insiste ad esempio con le allucinazioni mistiche, già punto debole del primo FANTOZZI o con il rutto poderoso (perdonabile solo perché inserito nell’esilarante episodio iniziale del viaggio al casinò di Montecarlo col Duca Conte Semenzara). Insomma, certamente IL SECONDO TRAGICO FANTOZZI è un seguito degno, con punte memorabili, ma nel complesso è più disomogeneo rispetto al modello e con trovate spesso non all'altezza.
La scena della corazzata Kotiomkin (come viene chiamata nel film, al posto di Potemkin) resterà per sempre nella storia del cinema. Basta questo a farne un film da non perdere. Sicuramente non è un capolavorom ma insieme al precedente Fantozzi è la massima punta raggiunta da Villaggio al cinema. Rimane comunque migliore il libro, che meglio rende l'umorismo surreale dell'opera. Il film, nella sua totalità, è più che discreto, con punte notevoli.
Film disuguale, non d'alto livello, ma da vedere assolutamente. Oltre alla scena della "cagata pazzesca", si notino il geniale parallelismo fra voce di Martellini e quanto accade a Fantozzi durante il trasferimento in automobile (es."colpito da MacKinney!"), il colloquio di selezione condotto da Vestri e la presenza di Faà di Bruno. Segnalo che l'effetto asseverante dell'espressione in grassetto deriva dalla perfetta accoppiata metàfora+iperbole, a testimonianza che l'arte della retorica è immortale...
Questo secondo capitolo è ancora paragonabile al primo e, a differenza di quelli che verranno dopo, il divertimento è assicurato ancora una volta e gli interpreti sono i medesimi. Come sempre Villaggio e compagnia ci regalano gag da antologia e, come già detto per il primo episodio, pure questo si conferma un classico intramontabile.
Senza dubbio il più riuscito e miglior film della saga del ragionier Ugo Fantozzi. Rispetto ai seguiti ha un umorismo più intelligente, più sarcastico: la critica dell'impiegato sfruttato e umiliato dai colossi dei dirigenti è più viva in questo film che negli altri. C'è sempre quel clima di distaccamento dalla realtà plausibile che sarà l'ingediente di ogni Fantozzi (via via più estremizzato), ma qui Villaggio non è ancora diventato la caricatura di se stesso e funziona molto bene.
Secondo film sulle disavventure del ragioniere più maltrattato, servile e sfortunato del pianeta. Non poteva essere come il primo; e infatti, dopo più di un’ora di sano divertimento a spese del povero Ugo, ecco che inizia la parabola discendente (praticamente dal Night in poi) e la pellicola viene ridimensionata (la grana s’ingrossa). Ma nonostante ciò il film resta più che godibile, grazie anche ai personaggi satellite e a queste fantastiche scene: il sorteggio, al casinò, la caccia, il varo, la cena, “Chi ha fatto palo?”, la corazzata.
MEMORABILE: Il conte tedesco: "Può chiamarmi solo Otto". Fantozzi: "No, almeno 9". Filini: "10". Fantozzi: "11". Filini: "12". Fantozzi: "30 e lode, tiè!".
In questa seconda surreale avventura di Ugo Fantozzi lo spettatore è sollecitato a scaricare la tensione dietro una innumerevole quantità di gag esilaranti ed irresistibili, che danno luogo ad un divertimento incontenibile: la battuta di caccia; la toccata porta fortuna al Mega Direttore Galattico; la Corazzata Potemkin; le apparizioni mistiche; l'inaugurazione della turbonave voluta dalla Contessa Serbelloni Mazzanti Viendalmare; il terrificante mastino Ivan il Terribile XXXII. Meno impegnato del primo, ma più esilarante.
Apice della serie, non ha - ovviamente - l'impatto fondativo del primo, ma è il più riuscito e ricco di momenti epici: dalla trasferta monegasca, alla caccia, al varo, dalla cena (i pomodorini, il tordo, "la cosa più difficile in natura!") a Ivan il terribile XXXII, dalla partita al cineforum di Guidobaldo Maria Riccardelli, il Padre Spirituale di tutti noi (uno dei più grandi momenti di metacinema nella storia della Settima Arte, e dei più persuasivi: quanta gente è convinta che esista davvero "La polizia s'incazza"!?). Immortale.
Dopo il piccolo capolavoro di commedia grottesca compiuta con il primo Fantozzi, Luciano Salce e Paolo Villaggio riprendono in mano il personaggio dell'impiegato tartassato per questo secondo film. Pur non raggiungendo i livelli qualitativi del primo, si può dire un film piuttosto riuscito, specie nella prima parte, che può essere quasi considerata un tutt'uno con il primo film per la freschezza della storia e il divertimento evocato. Poi il film perde un po' di smalto, ma rimane comunque sopra la media.
Film a due marce, questo secondo episodio della serie unisce momenti altissimi, superiori rispetto al primo (Montecarlo, la corazzata) ad altri francamente meno riusciti: su tutti la vacanza a Capri e la battuta di caccia (in quest'ultima sembra proprio che il regista abbia perso il controllo dell'opera). Il bilancio sarebbe pari, ma la ciclotimia del prodotto è di per sé una pecca. Va poi detto che non si può assegnare anche a questo episodio lo status di oggetto di culto e di totem sociologico e quindi, nel confronto, risulta perdente.
MEMORABILE: Fantozzi gonfio come un otre, con la mano sotto il culo del Semenzara.
Non mi sembra meno avvincente del primo Fantozzi e grazie alle due situazioni cult di Montecarlo e del cineforum (che parte dal povero Fantozzi in mutande con frittatona e birra ghiacciata intento a godersi la partita..) può anche superarlo. I personaggi sono i soliti, da Filini immancabile compagno di merende alla Mazzamauro che perde un po' di smalto. Farsa evitabile la scena della battuta di caccia.
MEMORABILE: Fantozzi che alla stazione di fronte al conte nega di conoscere moglie e figlia.
Anche superiore al primo. Merito di un copione privo di qualsivoglia difetto, di gag più articolate, di battute memorabili e di un ritmo trascinante. Da ricordare almeno, esclusa la famosa scena del cineforum (che parte da un Fantozzi desideroso di godersi la partita in santa pace in poi), anche quella, notevole, della battuta di caccia; il varo della Nave; la cena alla villa e Ivan Il Terribile. Ottimo come sempre il cast, da Villaggio ad un sempre più grande Reder passando per un Ugo Bologna eccezionale e via via gli altri. Cult.
Leggermente superiore rispetto al primo. È innegabile che molte situazioni di questo film siano diventate mitiche, a partire dalla famosissima Corazzata!!! Notevoli gli attori. Si ride ma si pensa, anche. Funzionali la regia di Salce e il finale, nel quale ritorna Paolo Paoloni nel ruolo del mega direttore.
Riuscitissimo sequel di Fantozzi che, insieme al primo capitolo forma un pregevole dittico a sè stante. Un Villaggio formato maxi riesce qua e là addirittura a superare la pur ottima interpretazione dell'opera prima, come nella levitazione post tracannamento d'acqua gassata e nella "sentenza" sulla corazzata Kotiomkin che, come ricorderà Paolo in seguito, rappresenta uno dei momenti più alti della sua lunga carriera. Che dire poi della partita Italia-Inghilterra (con annesso palo) e della gita a Capri? Di diritto nella storia della nostra commedia!
Il migliore, quello che fa più ridere, con battute tutt'ora rimandate a memoria. Ma: Villaggio resta sempre un comico di modeste virtù e la sua iperbolica descrizione del povero travet non ha gran spessore, nonostante le appartenenze letterarie alte rivendicate dal tronfio attore. Grossolano ma funzionale negli effetti, con girandola di gag comico verbali "in excelsis". Villaggio finisce qui: il resto è o sfruttamento all'osso del personaggio o fastidiosi tentativi di una recitazione "alta" (che spesso è boria).
MEMORABILE: Il conte Semenzara (Faà di Bruno); il cineforum; al casinò, andata e ritorno; la caccia.
Geniale sequel del mitico Fantozzi. Il film riesce quasi a superare il prototipo, offrendo una serie di gag irresistibili, sempre più bizzarre e inverosimili, ma proprio per questo tremendamente divertenti. La scena in cui Fantozzi inveisce contro La corazzata Potemkin è entrata a ragione nella storia: un urlo liberatorio che colpisce l'immaginario di tutti, la consacrazione di un idolo popolare che non può non risultare simpatico a tanti di noi. Salce mantiene il ritmo e le gag si susseguono senza continuità, seppur eccellenti. Cult!
Non un capolavoro ma sicuramente un film fondamentale. Come tutti sapranno non esiste una trama principale ma solo una serie di episodi che vedono come "vittima" il nostro ragioniere. Molte le scene passate alla storia (il cineforum, il finale ecc), regia sarcastica e piena di spunti geniali, grande cast, colonna sonora bellissima e ricca di temi. Un paio di episodi faticano a decollare, ma il film rimane imperdibile.
Questo sequel di Fantozzi ci riporta nell'universo sfigato e autolesionista del ragioniere più famoso d'Italia, in una costruzione a episodi, molti dei quali irresistibili. Graffiante Villaggio e graffiante Salce: l'accoppiata funziona ancora una volta, così come il cast di contorno (che è poi, a sua volta, sale indispensabile di una gustosa pietanza). La narrazione iperbolica sfocia in una comicità grassa, secondo le più consolidate e secolari tradizioni del riso popolare, qui spruzzato di sana e carnascialesca irrisione del potere.
Continua la saga di Fantozzi: ora è un film a episodi, slegati tra loro e senza preoccupazioni di trama o sceneggiatura. Ma ormai i personaggi funzionano a perfezione, dal protagonista ai tanti comprimari (come non citare in un sito di cinema il prof. Riccardelli?). Compare (solo) a tratti l'amara cattiveria del primo film, ma chi se ne importa? Si ride da morire e gli episodi della Corazzata (18 bobine!) e la cena dei dipendenti valgono intere filmografie comiche che, anche sommate, non si avvicinano nemmeno lontanamente a questo film. Mito.
Se il primo capitolo era un capolavoro, Il secondo tragico Fantozzi è - forse - addirittura superiore per la costruzione dei meccanismi comici. Probabilmente la verità è che i due film qualitativamente si equivalgono ed inevitabile entra in campo il gusto personale. La celeberrima scena del cineforum del Riccardelli, con conseguente "cagata pazzesca", è - a tutti gli effetti - il simbolo dell'intera produzione fantozziana. Un must senza tempo.
Al livello del primo, se non meglio. La struttura episodica si rivela perfetta per sviluppare personaggi e situazioni, e ci sono talmente tante chicche (il varo della motonave, il cineforum obbligatorio, il casinò, il night-club "L'ippopotamo") che quasi si fatica a ricordarle tutte. Da sottolineare la prova del grande Giuseppe Anatrelli, che ha dato un contributo di assoluta importanza ai primi tre film della serie: qui porta il suo Calboni a vette di indegnità semplicemente sublimi.
MEMORABILE: La Contessa Serbelloni: "Taglio... in nome di Dio!"
Un film incredibile, un collage di gag tra le più divertenti mai girate. Non ha la compattezza e la rilevanza sociologica del primo capitolo, ma è assolutamente superiore sul piano strettamente comico. Si ride dall'inizio alla fine, molte le trovate davvero geniali (Ivan il Terribile, il sorteggione, la caccia che degenera in guerra aperta) ma la celeberrima scena della "Corazzata" è qualche cosa di inarrivabile.
MEMORABILE: I dipendenti che pregano ad alta voce durante il sorteggione. Il Cardinale a cui scappa un'imprecazione. Fantozzi e la partita Italia-Inghilterra.
Per certi versi questo sequel risulta anche più divertente e fatto meglio, mentre per altri ha alcune cadute. Questo divertentissimo seguito è diretto egregiamente da Luciano Salce ed interpretato davvero bene. Le gag sono favolose (la corazzata Potemkin, l'andata e il ritorno dal casinò con Semenzara) e sono distribuite in modo omogeneo nel montaggio finale, anche grazie ad un buon lavoro di Salce. Colonna sonora ottima ad opera di tre grandi (Frizzi, già autore di diversi temi per Fulci). Degno erede.
MEMORABILE: Semenzara non va a puttane; andata e ritorno al casino; non le conosce mica quelle due; Fantozzi tocca il culo al Semenzara al casino e il cameriere...
Magari non è fresco quanto il primo, né altrettanto impegnato, poiché a parte qualche scena sporadica (il forzato ritorno al lavoro iniziale, l'insistente utilizzo del termine "impiegato" da parte della contessa), il classismo e la satira sociale cedono spesso e volentieri il passo alle gag. Però questo film ha il merito di consegnare alla storia e alla cultura nostrana (qui si valicano, addirittura, i confini della cultura popolare) alcuni momenti irripetibili, già ampiamente citati e di essere eternamente ri-guardabile.
Seguito di Fantozzi girato dallo stesso Luciano Salce. Stessi attori, stessa mano di Paolo Villaggio dietro la sceneggiatura. Si ride a crepapelle. Bravi tutti; Gigi Reder è una fenomenale spalla comica. La stra-citata sequenza della corazzata Kotiomkin è da antologia.
MEMORABILE: "Per me... la corazzata Kotiomkin... è una cagata pazzesca!"; l'anticipo mostruoso di Fantozzi per prendere il treno.
Secondo capitolo con protagonista il ragioniere più famoso d’Italia. Si mantiene ancora ad alti livelli e nonostante non tutte le gag siano riuscite allo stesso modo, si ride molto e ci si diverte non poco e lo si fa (cosa rara già allora) con intelligenza. Molte scene entrate nell’immaginario collettivo tra cui quella che coinvolge il capolavoro di Ejzenstein.
Seguito divertente, ma che inizia a mostrare le prime crepe: se l'episodio del Casinò e il dibattito al cineforum sono entrati negli annali (soprattutto il secondo), inizia a diradarsi la carica corrosiva che irrideva il travet-pecora italico. Assolutamente posticcio l'episodio a Capri con Calboni assente (di cui si sente la mancanza) e già troppo sul pedale dell'assurdo (ma non grottesco) la ricostruzione della scena de La corazzata. Ma forse basta l'episodio del Riccardelli a consegnare la pellicola alla storia...
MEMORABILE: Beh, ovviamente tutto l'episodio del cineforum! Chi ha fatto palo?
Esilarante capitolo della saga che vede come protagonista lo sfigatissimo ragionier Ugo Fantozzi. Alcuni momenti sono memorabili come il cineforum, piuttosto che la trasferta al casinò o la battuta di caccia. La presenza poi di Gigi Reder nei panni del ragionier Filini e della Mazzamauro sono sinonimo di garanzia.
Unico ovvio difetto è che pecca di originalità rispetto al primo Fantozzi. Il protagonista però continua ad essere descritto ed interpretato in modo perfetto. Si adegua, rassegnato, al suo essere "inferiore" (ad esempio quando fa finta di non conoscere moglie e figlia alla stazione) e le poche volte in cui tira fuori un po' d'orgoglio (come quando stronca la corazzata Kotionkin) si procura solo guai. Numerosi i momenti di pura comicità.
MEMORABILE: Il sequestro delle radioline prima di entrare alla proiezione della corazzata.
Grande seguito del celeberrimo primo Fantozzi; la comicità rimane dello stesso altissimo livello, con una profondità di fondo che ritroveremo a tratti in Fantozzi contro tutti e mai più successivamente. Rispetto al primo film è meno continuo nel suo andamento: in qualche momento il film cade di ritmo (trovo lenta la "luna di miele" a capri), ma ha forse i maggiori picchi di comicità dell'intera serie. Pensate ai 10 episodi più divertenti di tutti i "Fantozzi" e vedrete che questo film ne comprenderà la maggior parte.
MEMORABILE: Il Duca Conte Semenzara e Guidobaldo Maria Riccardelli: 2 episodi che valgono da soli il film.
Il primo Fantozzi è davvero memorabile, ma il secondo è comunque di ottimo livello: dalla divertentissima corazzata Kotiomkin alla scena dei cacciatori, dall'avventurosa notte al night con Filini e Calboni all'incontro con la contessa Serbelloni Mazzanti Viendalmare. Buona la regia di Salce che solamente in qualche scena perde un po' di ritmo caratteristico del precedente Fantozzi. Gag encomiabili.
Leggermente al di sopra del primo capitolo sebbene meno originale, con delle sequenze memorabili (ben sapendo di essere scontato - il cineforum). Villaggio porta al massimo la sua critica della figura dell'impiegato, estremizzando l'impostazione apocalittica della voce fuori campo e infilando una serie di scene surreali ma molto chiare nei loro intenti satirici. Inevitabile che non tutti i momenti siano allo stesso livello, ma quelli buoni superano notevolmente quelli meno ispirati e la pellicola mantiene sempre una notevole vis comica.
MEMORABILE: L'intera sequenza della corazzata Kotiomkin, dalla partita alla rivolta (lo considero un valido esercizio di antisnobismo).
Secondo episodio, assimilabile quasi interamente al suo predecessore. Anche qui troviamo tante piccole scenette tragicomiche, dove il grottesco si alterna a noti mistiche incredibili, tipo la scena della battuta di pesca (il pane ed il pesce). Fantozzi, oltre ad essere sfortunato, qui si dimostra anche irresponsabile (ma è innamorato, per davvero), nella parte post serata al night (pazzesca la seratona, con champagne al bicarbonato, cenetta di mezzanotte e pupazzoni in regalo alle nobildonne). Il finale, amaro ma leggero, è l'indispensabile continuità aziendale
Paolo Villaggio quando interpreta Fantozzi diverte sempre. Anche se questo secondo capitolo rispetto al primo ha momenti che annoiano, come quando Filini e Fantozzi vanno a caccia. Comunque le scene che si ricordano sono molte. Colonna sonora "simpatica".
Secondo capitolo della saga, rimane sui cliché del primo Fantozzi che come il suddetto in certi punti sembra perdere un po' di tono. Le scene più esilaranti riguardano ovviamente "La corazzata Kotiomkin", memorabile e indimenticabile con il famosissimo sketch: "Scusi? Chi ha fatto palo?": non riesce a non farti ridere per l'ennesima volta. Villaggio anche qui dà il meglio di sé per far entrare negli annali anche questo capitolo di Fantozzi.
MEMORABILE: Per me... La Corazzata Kotiomkin... è una cagata pazzesca! [...] 92 minuti di applausi!
Secondo ed ultimo capitolo del "Fantozzi Salcesco"; superiore al primo per le scene al cinema con la famosa Corazzata Potemkin e soprattutto per la scena del Casinò con il fantastico Duca Conte Semenzara! Qui la comicità Fantozziana tocca l'apice (inarrivabile), senza far mai mancare quell'amara denuncia che i primi Fantozzi ci facevano gustare. Umiliazioni e servilismo sono al top (guardare la faccia della Pina quando saluta Ugo alla Stazione) ed è questa la forza dei primi due (anzi tre) Fantozzi, prima che venga relegato a macchietta comica da Parenti.
MEMORABILE: Semenzara a Fantozzi: :"La smetta di toccarmi il culo" e i suoi "menagramo!"; le lacrime di Pina quando lascia la Stazione; il rifacimento della Corazzata.
Decisamente non al livello del primo mitico capostipite, soprattutto come amarezza e valore sociale di alcune trovate, ma alcuni momenti sono talmente entrati nella storia da far perdonare anche le sequenze meno riuscite (tra cui la cena). Indubbiamente è Guidobaldo Maria Riccardelli che ricordiamo tutti: il megadirettore cinefilo che costringe tutti a crudeli visioni di grandi classici durante le partite della nazionale! Uno di noi. Non male anche la luna di miele a Capri. Ottime prove del cast di contorno (spettacolare Calboni).
MEMORABILE: "Scusi! Chi ha fatto palo?"; "Questa sera il montaggio analogico mi ha completamente sconvolto!"; "Ca-li-ga-ri!"
Più che un secondo episodio, è un secondo tempo. Si torna a ridere dove si era smesso nel primo, ed in alcuni momenti si ride pure di più. Molteplici gli episodi entrati nel mito, alcuni curatissimi (su tutti il casinò ed il cineforum) che tengono alto il livello di divertimento anche grazie all'affiatamento della squadra sceneggiatori/regista/attori sempre più collaudata. Peccato un po' per il ricalco troppo marcato di certe caratteristiche (la voce narrante, le "punizioni corporali" subite dal povero Ugo), ma il divertimento è assicurato.
Il seguito delle peripezie e delle angherie subite dal ragioniere più noto d'Italia appare, a parer mio, più riuscito rispetto al master iniziale. Probabilmente il primo mostrava una trama lievemente acerba, qui esplode il personaggio in maniera definitiva e globale. Disastri ed ironiche tragedie in perenne agguato.
In sostanziale continuità con il primo capitolo, questo secondo si segnala tuttavia per la prevalenza sulla sceneggiatura di una comicità slapstick che forse era vintage già allora, quasi demenzialmente debitrice del cinema muto che piace a Guidobaldo Maria Riccardelli. La battuta di caccia è purtroppo un'autentica caduta di ritmo e di stile; restano da incorniciare la gita a Montecarlo, il cineforum, la cena con la contessa. Mancano però quei picchi di cattiveria (si pensi Mariangela umiliata con le noccioline) che rendevano il primo unico.
MEMORABILE: "Il Duca Conte Semenzara poté pagarsi il conto della suite al Grand Hotel, gli extra, due puttane e il singolo in vagone letto per il ritorno..."
Il capitolo più famoso e riuscito del personaggio creato da Paolo Villaggio. Coadiuvato da un ottimo cast (la Mazzamauro che riesce a non eccedere, il mitico Anatrelli, il solito simpaticissimo Reder, la bravissima Bosisio) il protagonista offre una serie di esilaranti gag al cui livello non tornerà più (forse in parte in Superfantozzi, non a caso con lo stesso cast dei primi due capitoli). Il viaggio al casinò col Duca Conte Semenzara ed il tremendo cineforum di Guidobaldo Maria Riccardelli sono ormai pezzi della storia del nostro cinema.
MEMORABILE: Il viaggio con Semenzara; la ribellione all'ennesima visione della Corazzata Kotiomkin; gli espedienti al circo per non farsi riconoscere dal suo capo.
A mio avviso il capitolo in assoluto più divertente della saga fantozziana: il ragioniere, ormai rodato dall'esordio, replica momenti memorabili da antologia della comicità mondiale. È un susseguirsi di scene straripanti: la capatina al casinò, il tordo a cena, la battuta di caccia, il cineforum bolscevico... una successione di scene riuscitissime. Villaggio ci regala un personaggio senza tempo, la sua è una comicità sapiente nella quale l'esasperazione di caratteri e vicende divengono poesia vera e propria. Reder un maestro, spalla irresistibile.
MEMORABILE: La descrizione del cane Ivan il terribile 33° successore di Ivan I° appartenuto allo Zar Nicola e giustiziato come nemico del popolo sulla piazza rossa.
Il miglior Fantozzi di sempre. Perdente nato, perseguitato dalla iella, incapace di essere normale, impiegatuccio servile e pauroso, Fantozzi è una grande maschera della commedia dell’arte al pari di Pulcinella e Arlecchino. Il film procede per frammenti, per micro sequenze, per dettagli essenziali, per accumulo di annotazioni, per intuizioni comiche fulminee, per rapide gag, affidandosi alla cifra stilistica dell’iperbole e dell’esagerazione fino a sconfinare nella forzatura caricaturale del cartone animato. Perfetto esempio di grottesco sociale.
MEMORABILE: La sequenza della partita di caccia che, da comica e farsesca, diviene una torva e crudele esercitazione militare.
Il migliore, insieme al primo. Per la qualità del materiale letterario da cui è tratto e per la regia di Salce, ben superiore a quella di Parenti che dirigerà quasi tutti i film successivi (non proprio memorabili). La bravura di Villaggio e il suo sguardo pessimista verso l'essere umano si traducono in sequenze immortali come quella della "Corazzata Kotiomkin", al Casinò col Semenzara, l'apertura della caccia... E poi si confermano indimenticabili i personaggi di contorno: Calboni (al suo meglio), Filini, la Silvani... Quasi perfetto.
Molti episodi sono assolutamente all'altezza del primo Fantozzi, con l'apice rappresentato dal cineforum: il povero Fantozzi non solo si deve difendere dalle vessazioni della classe dirigente, ma anche da chi lo vuole acculturare con il cosiddetto cinema d'autore... Verso il finale, con l'episodio della fuga a Capri, il tono inevitabilmente cala, ma resta comunque un film godibilissimo.
MEMORABILE: La rovinosa discesa delle scale in carrozzina.
Forse non divertente quanto il primo (c'è una punta di amarezza in più nell'insieme) ma comunque molto valido, altro simbolo di quando ancora la comicità italiana al cinema faceva ridere davvero. Personalmente lo ritengo il più riuscito di tutta la saga assieme ovviamente al capostipite. Vanta almeno tre episodi diventati cult: la battuta di caccia, il varo navale con conseguente cena di gala e il cinema d'autore forzato. Comunque da vedere.
MEMORABILE: La cena di gala; "Per me, la corazzata Kotiomkin è una cagata pazzesca!"
Sequel del primo episodio che si mantiene su livelli formidabili e, a tratti, anche superiore al primo. Da antologia l'apertura della caccia, le giocate al casinò, ma soprattutto l'episodio del sequestro nel cinema che ogni cinefilo che si rispetti non potrà non amare. Da qui in poi gli altri "Fantozzi" cominceranno a perdere di verve.
Come qualità non si discosta di molto dal primo (e irripetibile) episodio. Anche qui sequenze fantastiche accompagnate da una voce narrante "memorabile"; i momenti più divertenti: quelli del Casinò con la terribile acqua Bertier, ma anche la cena col Tordo "sano" e per finire il "capitolo" del Cineforum con la corazzata Kotiomkin. Ottimo tutto il cast a partire dai "fedeli" Filini e Calboni.
MEMORABILE: "Scusi? Chi ha fatto palo?" (Fantozzi) "Colpito da McKinley!"
Rispetto al primo, fattura, risate e analisi critica, ossia quella che verrà a mancare dopo l'episodio dell'83, sono rimaste invariate, sempre di altissimo livello. Merito, come del resto nel primo, di un Paolo Villaggio ispiratissimo e in forma, il quale riprende il sodalizio con la sua spalla Gigi Reder alias Filini (siamo ai livelli di Totò e Peppino), nonchè della regia ad hoc di Luciano Salce, molto percettibile. Tante le scene memorabili, in particolare quelle della Corazzata Kotionkin, quella del Casinò e della cena della contessa Serbelloni.
MEMORABILE: Fantozzi si riempie d'acqua per portare (invano) fortuna al Duca Conte Semenzana; "Per me la Corazzata Kotionkin è una cagata pazzesca!"; La cena di gala.
Con qualche pregio e qualche difetto in più del primo, rimane con quello il capolavoro di Villaggio, che poi si ripeterà più o meno stancamente con lo stesso repertorio. Gli episodi sono più lunghi e meglio costruiti, ma hanno qualche insistenza un po' stucchevole, in alcuni casi. Luciano Salce era il regista migliore per Villaggio. Anche la prima interprete della moglie di Fantozzi era la migliore, in una squadra insuperabile. È inutile ricordare gli episodi divertenti, anche se quello della Corazzata Kotiemkin è quello più citato e memorabile.
A mio avviso il miglior film della saga fantozziana. Ciò che lo fa superare di una spanna tutti gli altri è la presenza dell'episodio del cineforum, diventato poi un cult, con la celebre frase "Per me la corazzata Kotiomkin è un cagata pazzesca!". Tutto il film comunque è ricco di gag ed è uno di quei pochi film che ogni volta che lo rivedo mi fa ridere ancora.
Secondo episodio fantozziano con la solita squadra del precedente. Si ride molto e in alcuni momenti è anche migliore del predecessore. Compagnia di attori tutti bravi e a loro agio. Sketch e vocaboli oramai entrati nella memoria di tutti. Sempreverde.
MEMORABILE: Il rutto dopo aver bevuto la "famigerata" acqua Bertier.
Si sorride sempre grazie sicuramente al cast e poi per la dinamicità del film, desideroso di nuovi spazi, nuove storie da narrare. Geniale la parentesi alla villa (ripresa anche nell'ultimo - si spera - Fantozzi): l'alano, il pranzo con il tordo, l'arrivo con giacche sballate ("Sembravano un mutilato e un bambino" dice la voce narrante di Villaggio), i vari baciamano, il pomodorino piccante... Sottotono la caccia e l'episodio del cineforum (metafora di poco conto). Salce aveva un gusto registico che Parenti eretidando la saga non avrà.
Salce e Villaggio hanno tra le mani un personaggio consolidato e delineato nel carattere e nella vita in maniera perfetta già nel primo Fantozzi. La conseguenza più logica è, ovviamente, un maggior numero di scene comiche e un minor spessore morale, proprio perché il personaggio si dà già per assodato e assimilato dal pubblico. Questo sequel rappresenta una pagina gloriosa del cinema italiano perché le gag esilaranti sono tantissime e le scene memorabili ancora di più. La regia di Salce è davvero sofisticata. Fantastico.
Secondo capitolo fantozziano decisamente convincente. Rispetto al primo perde solo nell'effetto sorpresa/novità, ma le gag e le situazioni comiche sono di primo ordine. Alcune battute entrano nell'immaginario collettivo. Un "uno due" così divertente e potente non riesco a ricordarlo, nel cinema comico italiano. Forse, a pari merito, solo i primi due Amici miei.
Tratto dall'omonimo romanzo di Villaggio uscito nel 1974. La regia è nuovamente affidata a Salce e il cast il medesimo del primo fortunato capitolo (cui quest’altro non ha nulla da invidiare, se non il limite della perdita dell’effetto novità). Molto ridanciana, forse anche più del capostipite, la pellicola ha un ritmo serrato e le sue innumerevoli gag, distribuite nella consueta formula degli episodi non-stop, sono rimaste nella storia del cinema tanta la genialità. Davvero un gran film.
Un’ideale prosecuzione, tanto da poterla considerare un tutt’uno col primo episodio. Qui, se possibile, il capolavoro d’inventiva, efficacia e comicità è ancor più tirato a lucido. Straordinario esempio di satira di costume, cattiva, cinica, surreale, sempre accurata nel descrivere le bassezze di un’italietta sempre più piccola e grottesca. Si potrebbe citarne ogni scena, ma il vero miracolo è che ogni avvenimento della nostra vita è potenzialmente relazionabile alle esilaranti e assurde diatribe fantozziane. Galattico e clamoroso!
MEMORABILE: L’incredibile cena a casa della Serbelloni Mazzanti Vien dal mare.
Uno dei rari casi in cui il seguito supera il capostipite. Il secondo tragico Fantozzi è probabilmente il film migliore della serie: le situazioni sono ancora più originali e creative, i personaggi semplicemente geniali, dal Semenzara all'ormai celebberrimo cinefilo Professor Riccardelli; l'intesa tra Villaggio, Reder e Anatrelli semplicemente perfetta. L'unico lato negativo è che il film rappresenta il canto del cigno della serie, negli episodi successivi dominata dalla mediocrità.
Uno dei pochi casi in cui il secondo capitolo di una saga è addirittura superiore al capostipite. L'impostazione è la stessa del numero uno (scene comiche e situazioni da far riflettere seriamente), ma la quantità di sequenze immortali è persino superiore. Su tutte la scena di culto della Corazzata Kotiomkin, un vero e proprio sberleffo alla presunta superiorità culturale dell'aristocrazia dell'epoca rispetto alla classe media, diventata con il tempo rappresentativa di un'intera epoca italiana e tuttora attualissima.
MEMORABILE: La Corazzata Kotiomkin; Il casinò; La cena di gala.
Grandissimo sequel del primo gran film di Salce. Il personaggio del povero ragioner Ugo viene anche qui rappresentato magnificamente, con gag passate alla storia ed entrate nell'immaginario collettivo anche dei più giovani. Da apprezzare, oltre alla regia e alla bravura di Villaggio che risulta praticamente inscindibile dalla sua più famosa creazione, anche quella di Gigi Reder (qui superiore rispetto al primo Fantozzi) e dell'immancabile Anna Mazzamauro.
Questo secondo Fantozzi, talmente collegato al primo che può essere considerato una sorta di suo "secondo tempo" per l'intatta freschezza e l'ampliamento di situazioni e personaggi, provvede a caricaturizzare ulteriormente la vita dell'impiegato, il suo servilismo verso il potente di turno con le sue manie e al tempo stesso descrive, tutto sommato fedelmente, il mondo e le maniere di un certo ceto "nobiliare" così distaccato dai comuni mortali. Sequenze che resteranno nella storia del cinema e terminologia poi adottata universalmente fanno il resto.
Secondo episodio, superiore al primo per un Villaggio più sciolto, per Filini e Calboni più presenti, per almeno un paio di trovate epocali e, generalmente, per un'atmosfera meno "triste" e più disgraziata: laddove nel primo film sembravano la società e il sistema la fonte satirica di tutti i soprusi, qui il ragioniere appare fatalmente predestinato in ogni dove e quando. Finale ancora deboluccio, ma il resto è memorabile.
MEMORABILE: Il casinò; La battuta di caccia; La corazzata.
Assieme al primo e (con qualche riserva) al successivo lo considero non solo tra i migliori della serie ma tra i migliori film comici degli anni 70. Indimenticabili il professor Ricciardelli (un ottimo Vestri), Calboni con le sue bugie, ma sopratutto Villaggio che sforna una serie di scene una migliore dell'altra. Unica nota negativa la battuta di caccia: a me proprio non è piaciuta.
MEMORABILE: "Mi scusi, che danno?" "La corazzata Kotiomkin!"; Colpito da McKinley.
Dopo un esordio memorabile e archetipico, Villaggio e Salce proseguono la saga a episodi di Fantozzi, che è già maschera affermata della commedia italiana, con un secondo capitolo che più o meno ha le stesse premesse e gli stessi esiti del primo, cui somiglia molto (anche se nel complesso è meno riuscito). Ha comunque il merito di consolidare l'epica fantozziana fatta di megadirettori, visioni mistiche, predazione aziendalista e avventure a finale invariabilmente tragico.
Fantastico sequel di un film altrettanto fantastico. Questo secondo Fantozzi è un insieme di episodi uno più divertente dell'altro; bisogna ammettere comunque la poca originalità di certe gag che sono identiche a quelle viste nel capostipite; nonostante questo la qualità della pellicola non ne risente. Memorabili gli episodi con la contessa Serbelloni Mazzanti Vien Dal Mare e il mitico Inghilterra-Italia; epoi una delle frasi più famose della storia del cinema italiano: "la corazzata Kotiomkin è una cagata pazzesca". Chi non lo ha mai visto?
“Secondo” in tutti i sensi: inferiore al precedente, ma superiore ai successivi. Salce e Villaggio calcano forse troppo sull’iperbole e sulla comicità slapstick, riciclando anche trovate del primo capitolo, cosicché alcuni episodi girano un po’ a vuoto. Tuttavia, i momenti in cui Fantozzi si confronta con i superiori (con esiti, ovviamente, disastrosi) sono tra i migliori della serie, anche grazie alle indimenticabili caratterizzazioni di Faà Di Bruno, Bologna e Vestri.
MEMORABILE: La trasferta a Montecarlo; La cena alla villa; Il cineforum in concomitanza con Italia-Inghilterra; La squallida serata all’”Ippopotamo”.
Raro caso di sequel che eguaglia (se non addirittura supera) il prototipo, tesi confermata dallo stesso Villaggio. Elencare le scene cult del film significherebbe praticamente ripercorrerlo integralmente: dal leggendario cineforum del compianto Vestri alla Contessa Serbelloni passando per la gassatissima acqua Bertier. Comprimari in forma smagliante, regia di Salce gloriosa (e si farà rimpiangere non poco), in sostanza uno dei migliori film comici mai girati.
Secondo capitolo delle tragicomiche avventure del ragioniere più sfigato del mondo e secondo grande successo. Salce preme sul pedale della satira e del cinismo, aumentandone a dismisura gli effetti e, di conseguenza, le risate. Sotto questo punto di vista il film mi appare il più riuscito di tutta l'interminabile serie, potendo contare su scene da antologia della risata italica. Attori straordinari, indimenticabili, insomma un vero cult da vedere fino alla morte.
MEMORABILE: Fantozzi a Montecarlo; La cena a casa della contessa; La corazzata Kotiomkin; La gita a Capri.
Più che un seguito un tutt'uno con il capostipite, entrambi da gustare in rapida successione. Qui le scene madri si ripetono con ottetti nella villa della Contessa Serbelloni (a tavola si ascende al sublime) e durante la consueta proiezione aziendale ("all'alba del terzo giorno, la polizia si incazzò davvero"). I risvolti salaci della satira sociopolitica sono sempre ben evidenti ma l'estro straordinario di Villaggio porta alla risata incondizionata, travolgendo d'impeto anche i messaggi subliminali. Una pellicola che non ha età.
MEMORABILE: La cernia umana; L'inseguimento di Ivan il Terribile 32mo a tutta velocità; Novantadue minuti di applausi.
Sempre con la solida regia di Salce una nuova disamina e allo stesso tempo penetrante riflessione sul famoso detto: "il potere logora chi non ce l'ha". Che si guardi alla gloriosa rivincita del professor Riccardelli o alle tragicomiche vacanze a Capri con conseguente ritorno di fiamma della signorina Silvani per Calboni fino al finale atto di servilismo totale verso la dirigenza appare chiaro il salto nel vuoto degli inferi della dannazione umana. Osservato con un occhio più cinico e allo stesso tempo più sadicamente surreale del primo capitolo.
Il livello del primo capitolo viene mantenuto e, con una serie di nuove perle, il mitico personaggio inventato da Villaggio entra ancora di più nell'immaginario collettivo. Assolutamente imperdibile per i cultori della serie, grazie a momenti come la battuta di caccia e la famosissima scena del cineforum aziendale. Il finale tende a ripetere quello del numero uno e a diventare una consuetudine.
L'aspetto dell'impiegato alienato viene completamente oscurato da quello del totale sfigato, vittima di botte e scherno. Le scene diventano più demenziali: i colpi che inizialmente possono suscitare risa vengono reiterati fino all'esasperazione, quella del pubblico. Lo slapstick regna sovrano, mentre il dileggio affossa l'impiegato fino a che nello spettatore pena e irritazione subentrano alle risa. In parte, una brutta copia del primo, che comunque non è proprio questo capolavoro che si vuole far credere. Simpatica la parentesi della caccia.
Le disavventure del ragioniere per antonomasia vengono riproposte a segmenti comici. Al Casinò, la Viendalmare al varo, Riccardelli con annessa partita di calcio in tv resistono negli anni per la tragica realtà a cui Fantozzi è sottomesso. A caccia (richiamando gag chapliniane), nel locale notturno e a Capri il livello è più gratuito. Chiusura di profonda mestizia e per niente divertente. Apporto inferiore delle spalle, anche se gli interventi di Calboni son sempre da ricordare.
MEMORABILE: "Chi ha fatto palo?"; La telefonata all'interno dell'Ippopotamo; Flic o floc.
Secondo episodio della saga: Salce confeziona questa volta un prodotto più organico del precedente, dove si assiste al solito susseguirsi di avvenimenti che hanno in Fantozzi la vittima designata, con scene meno prevedibili che sfociano spesso nel surreale con effetti comici a volte devastanti. La nota stonata viene da alcune scene ripetute con drastici cali di ritmo (tutta quella del circo). Il cast rafforza l'intesa e fornisce una prova corale più che buona; anche la regia sembra più curata e si vede qualche danaro in più. Consigliato!
Dignitoso primo sequel della saga, ancora diretto benissimo e con grande ritmo da Salce e con alcune trovate davvero memorabili (l'episodio al casinò e quello della corazzata su tutti). Villaggio rappresenta un Fantozzi forse ancora più servile e maldestro che nel prototipo ma ancora sa dare al personaggio anche i giusti momenti di orgoglio. Notevole come sempre l'apporto del cast di contorno. Da vedere.
Raro caso in cui il secondo film non perde quasi nulla rispetto al primo. Anzi, grazie anche alla continuità della sceneggiatura, può addirittura essere considerato un tutt'uno col primo. Cast ovviamente confermato con gag che anche in questo caso sono entrate nella memoria collettiva come la Corazzata Kotionkin, l'attesa della partita della nazionale e altre. Essendo l'ultimo diretto da Salce è anche l'ultimo Fantozzi che riuscirà a fare della satira sferzante. Il passaggio della regia a Neri Parenti renderà i sequel semplice commedia italiana.
MEMORABILE: "La corazzata Kotionkin... è una cagata pazzesca!"
Un vero e proprio capolavoro della commedia all'italiana e non solo. Un altro grande tassello della filmografia del maestro Salce con un monumentale Paolo Villaggio. Troppe sarebbero le scene, le sequenze e le battute da ricordare. Gli attori sono tutti perfetti, il ritmo e i tempi comici eccezionali, la colonna sonora storica. Da tramandare. Praticamente c'è ben poco da aggiungere.
MEMORABILE: A cena della Contessa Serbelloni; Fantozzi a Capri con la Signorina Silvani; La corazzata Kotiomkin.
La carica satirica del primo film viene meno nel secondo, tolti un paio di "episodi" nella prima parte (il Duca Conte e la cena a casa della contessa). Eppure la comicità del secondo Fantozzi risulta molto superiore a quella del primo: meno sketch da torte in faccia ma si ride di gusto ad assistere alla situazioni paradossali in cui si caccia Fantozzi, almeno fino all'episodio del night club, dopo di che il film perde slancio e ci si annoia un po' a vedere la sfilza di sfighe fantozziane senza mai una rivalsa. Buona commedia comunque.
MEMORABILE: Il cineforum sadico e la ribellione di Fantozzi.
Uno di quei film (assieme a certi Bud & Terence movie) che si potrebbero guardare una volta al mese trovando sempre nuove sfaccettature. In questo secondo capitolo la sceneggiatura, come nel primo e in minore misura nel terzo, ha ancora caratteri di satira sociale. La parte con Mauro Vestri è la più comica di sempre e rappresenta un approfondimento viscerale e impietoso del mondo aziendale ancora attualissimo.
MEMORABILE: L'infame Calboni plaude gli insulti di Riccardelli: "Ha proprio trovato il termine giusto, è una m...!"; L'imprecazione censurata del porporato.
Più che un film è una sequela di sketch sostanziati dalle iperboli rabelaisiane di Villaggio: quelle linguistiche, ormai sedimentate nel patrimonio di un paio di generazioni, in grado di attrarre a sé persino innocui avverbi ("leggerissimamente") e quelle sociali con la messa alla berlina dell'intellettualismo (la "Corazzata"), della gerarchia padronale e della cialtroneria italica. Qualche colpo va a segno (la caccia), altri a vuoto, alcuni vedono deteriorarsi la carica espressiva per l'inflazione operata dai successivi episodi. Proverbiale.
La formula del primo film non si tocca e va bene così, visto che in questo secondo capitolo nascono alcune delle gag più famose del cinema italiano (su tutte quella del cineforum con la corrazzata Kotiomkin). Difficile vederlo scollegato dal suo predecessore: siamo quasi al cospetto del secondo tempo di quel film, per la loro perfetta adiacenza. Anche qui le spalle sono importanti, soprattutto Reder con Filini e Anatrelli con Calboni. Come per il primo lavoro, anche qui siamo al cospetto di gag entrate nella vita di tutti i giorni.
MEMORABILE: Contessa Serbelloni Mazzanti Vien Dal Mare; Duca Conte Semenzara; Direttore Conte Corrado Maria Lobbiam; Guidobaldo Maria Riccardelli...
Siamo sulla stessa falsariga del primo capitolo: non si è attenuata ancora la forza prorompente e l'analisi sociale che ha contraddistinto l'esordio. Qui è un perfetto continuum quasi che, complice il brevissimo lasso di tempo, i due film fossero frutto di un medesimo processo creativo e girati nello stesso periodo. Un mezzo punto in meno solo per il fatto di essere uscito l'anno dopo. Storie spassosissime, che fanno ridere ancor oggi dimostrando come certi film non possano invecchiare. Attori straordinari.
MEMORABILE: Alla proiezione della Corazzata; Serata al night club; Al Casino.
Uno dei rarissimi casi in cui il sequel eguaglia se non supera il primo film. Struttura a episodi a sé stanti uno più divertente dell'altro. Come non citare l'apertura del film con il duca conte Pier Carlo ingegner Semenzara e il mitico viaggio a Montecarlo, o il "potentissimo" prof. Riccardelli e il cineforum aziendale obbligatorio. Personaggi e situazioni indimenticabili e scolpite nella memoria di ognuno. Capolavoro!
MEMORABILE: "Scusi, chi ha fatto palo?"; Il tordo: la cosa più difficile in natura!; L'acqua Bertier, la più gasata del mondo!
Capolavoro assoluto del cinema nostrano con alcune battute che resteranno per sempre nella memoria collettiva (anche per le giovani generazioni): la corazzata Potemkin, l’acqua Bertier, Ivan il terribile... Questo secondo episodio mette ancor più in risalto la nostra (nostra perché siamo tutti, più o meno, dei Fantozzi) condizione meschina di lavoratori, soggetti al potere e con sogni e aspirazioni più o meno frustrate dagli altri e dalla vita. A distanza di anni il nostro essere Fantozzi è ancora più vero, triste e amaro.
MEMORABILE: Il cineforum; Il varo della nave; La “gita” a Montecarlo.
Per alcuni film il commento è azione superflua, questo è uno di quelli. Assieme al precedente parliamo di un capolavoro: sequenze che saranno ricordate per sempre, personaggio comico più popolare d'Italia, mix di risate e malinconia di fondo per le perenni sconfitte del ragioniere. Alcune scene sono un calco del primo capitolo (la gita con Filini, il finale col Mega Direttore), altre le riprendono appena (al Casinò col Duca Conte), ma il risultato rimane irresistibile. Menzione speciale per Ugo Bologna e le sue espressioni durante la cena.
MEMORABILE: Calboni che sviene al cineforum; Fantozzi al tavolo d'onore dalla contessa; Il Grande Artista ungherese.
La qualità comica di talune scene rasenta la perfezione e tutta la prima parte è un continuo susseguirsi di battute fenomenali e interpretazioni magistrali. Peccato che la parte finale in quel di Capri sia alquanto deludente e non all'altezza di quanto visto in precedenza. Più maturo e pensato rispetto al capitolo precedente: i comprimari fuoriescono dalla semplice macchietta e si fanno più profondi. Villaggio è un fiume in piena e dà vita a un personaggio difficilmente dimenticabile perché racchiude qualità e difetti dell'italiano medio, capace in taluni frangenti di ribellarsi.
MEMORABILE: A Montecarlo con il Duca Conte Semenzara; La battuta di caccia che si trasforma in guerra; Il cineforum del professor Guidobaldo Maria Riccardelli.
La prima parte del film appare già trascinarsi un po' stancamente con battute e gag ripetitive, nonostante siamo ancora all'inizio della saga del ragioniere più famoso d'Italia. Alcune scene sono forse anche troppo lunghe e finiscono per perdere intensità. Col passare del tempo, invece, il film migliora nettamente e si fa più imprevedibile. Seconda parte molto meglio della prima, con numerose gag divertenti e diverse scene che sono diventate mitiche. La scena dei cineforum aziendali è ormai nota anche ai non appassionati di cinema. Da vedere, come sempre.
Non si poteva pretendere di meglio da un seguito devastante che riesce addirittura a salire di livello, scrivendo ulteriori pagine memorabili per il personaggio e la commedia italiana. C’è davvero l’imbarazzo della scelta e guardando molte delle scenette si comprende il motivo per cui tante locuzioni e battute siano entrate a far parte della memoria collettiva. Manca l’impatto sorpresa per ovvi motivi, ma di fronte a un treno in corsa come questo i dettagli tecnici svaniscono in una bolla di sapone. Da vedere anche per cultura personale.
Capitolo incongruo che annovera una serie di strampalate disavventure, tra le quali vale la pena ricordare (oltre all'arcinota gag della corazzata) la battuta di caccia che culmina in rissa di gruppo. Invadente e francamente antipatico il personaggio della Silvani, oramai convolata a (in)giuste nozze con grande dispiacere di Fantozzi. Rimarchevole (soprattutto nel finale) l'ironia feroce di Salce, che dirige con maestria un cast decisamente in parte.
Pur trattandosi di un film eccellente, devo Il sequel non riesce ad eguagliare il primo, irraggiungibile capitolo, pur offrendo numerose scene riuscite e rimaste nell'immaginario collettivo, Corazzata e night in primis. Episodio del circo, della caccia e di Capri leggermente al di sotto della media. Ad ogni modo un prodotto ancora fresco, anche se meno ispirato e confezionato più frettolosamente rispetto al primo, leggendario capitolo.
Il capolavoro della comicità fantozziana, la must opera di fondazione del personaggio. Alcuni sketch sono diventati quasi proverbiali per l'immaginario di un'intera generazione: la battuta di caccia; la serata al casinò col Duca/Conte; la cena con l'aristocrazia con Ivan il terribile XXXII; le poltrone in pelle umane e l'inarrivabile, leggendaria parte sulla Corazzata Kotiomkin, forse uno dei vertici della comicità italiana di tutti i tempi. Villaggio ha creato una maschera comica indelebile al pari dei Chaplin, dei Keaton, e degli altri grandi della comicità mondiale. Chapeau!
MEMORABILE: "Menagramo"; "Girava voce che l'Italia stesse vincendo 20 a 0..."; "La corazzata Kotiomkin è una cag... pazzesca"; La visita da Gigione Er...
L'eredità pesantissima non inibisce Salce e Villaggio; anzi, a un solo anno di distanza si ripete l'incantesimo della straordinaria mediocrità popolare del personaggio romanzato cinque anni prima, reso da ora più spassionato anche nei frangenti più vessatori. Vien meno un po' dell'imprinting politico e surrealista, è vero, ma la carrellata sovrumana di gaffe che si evolvono a gag continua nel solco antologico senza risparmiarsi. Filini (alter ego del Fracchia che si gemellerà con lo stesso protagonista) è spalla fedele fino al sacrificio (le botte dei tassisti). Sequelissimo.
MEMORABILE: L' acqua Bertier; Il varo con annessa amputazione arcivescovile; La cena, il tordo e il doppio pomodorino; Palo e corazzata; Tutti all' "Ippopotamo"!
Immortale capolavoro della saga fantozziana e della commedia italiana, è uno di quei sequel superiori al primo per ritmo, genialità, trovate e personaggi. Tecnicamente perfetto, diverte dall'inizio (con lo spumeggiante viaggio d'azzardo a Montecarlo insieme al Ducaconte Semenzara/Antonino Faa di Bruno) alla fine; i personaggi sono lasciati a briglia sciolta e il tutto si sublima per essere consacrato ai posteri nell'indimenticabile (in tutti i sensi) serata all'Ippopotamo. Avrebbe potuto concludere la saga e non sarebbe nemmeno stato peccato.
MEMORABILE: Il Casinò di Montecarlo; La fuga da Ivan il Terribile; La battuta di caccia; L' Ippopotamo.
Torna il ragioniere più infelice d’Italia con il secondo capitolo che offre una serie di gag geniali infilate una di seguito all’altra. Quanto alla caratterizzazione del personaggio, è favoloso in quanto tale; semmai una certa stanchezza da accumulo ripetitivo arriverà man mano nei film successivi. Qui le situazioni memorabili sono novellate con freschezza e la realizzazione tecnica è ottima.
MEMORABILE: Italia-Inghilterra; La corazzata Potemkin; Casinò di Montecarlo; Pranzo di gala.
Complementare al primo per qualità e quantità. Ne ripercorre a grandi trame la struttura trasportando l'affezionatissimo un po' ovunque - da uffici asettici al casinò, dal circo a Capri - in modo da rafforzarne il vigore esistenziale che nella sua assunta idiozia non scende mai a compromessi. E poi quei venti minuti di puro iper-realismo che sono tra i più bei tributi meta-cinematografici. Peccato che tra Aran e la corazzata non abbia citato una sua grande fonte d'ispirazione. Non invecchierà mai.
MEMORABILE: La cena dalla contessa; La battuta di caccia; Fantozzi nella carrozzina che cade dalla scalinata; "chi ha fatto palo?"; La Prunella Ballor.
Salce e Villaggio tornano sul luogo del misfatto e regalano un altro gioiello che vivrà ancora a lungo. Un Fantozzi che ancora incanta e non si incarta su se stesso come finirà per fare e un Salce eccellente alla regia. Le vicissitudini del nostro, ormai iconiche, ancora regalano risate e amarezza complice la loro freschezza e il non abuso. Drammaticamente italiano.
Potrà anche sembrare la speculare prosecuzione del precedente (rovinose iniziative filiniane, disastri a tavola, fugaci momenti di rivalsa dalle tragiche conseguenze, umilianti tentativi di corteggiamento dell'ex-signorina Silvani con tanto di trasferta vacanziera), ma nella seconda collezione di gag del duo Villaggio-Salce si raggiungono vette di memorabilità umoristica persino più elevate. Gli sketch entrati nell'immaginario collettivo nostrano ("La corazzata Kotiomkin" su tutti) e la sempre impeccabile alchimia tra i personaggi coinvolti non sazieranno mai. Finale da dieci e lode.
MEMORABILE: I rituali scaramantici al casinò; "Tordo intero" con epilogo "blu tenebra"; La finale dei mondiali interrotta; All'Ippopotamo; Venduto in pescheria.
A differenza delle barzellette che difficilmente fanno ridere la seconda volta come la prima, i film comici ben fatti possiedono questo dono: è il caso del Secondo tragico Fantozzi, altalenante nella qualità delle varie gag proposte. Gli episodi più felici sono infatti esilaranti e anzi uno di essi - la visione obbligata della Corazzata "Kotiomkin" (sic!) - è diventato il più iconico dell'intera saga, per cui il film, a distanza di quasi cinquant'anni dall'uscita e dopo plurime visioni, continua a far ridere.
Il ragioniere più famoso di Italia colpisce ancora con quello che da un punto di vista comico è forse il capitolo più riuscito. Villaggio e Salce da questo punto di vista si esaltano con una serie di gag e situazioni di livello assoluto, mostrando una padronanza del mezzo comico e una fantasia con pochi eguali. Leggero calo nel finale che non pesa più di tanto. Cast di contorno perfetto.
MEMORABILE: Al casinò con il duca conte; Tutta la parte con il professor Ricciardelli; Il ricevimento; La caccia.
E' molto difficile e del tutto soggettivo valutare quale tra i primi due film su Fantozzi sia migliore, entrambi diretti dall'ottimo Luciano Salce e tratti da un libro di Villaggio. A fare la differenza può essere quanto uno consideri memorabili le singole gag inseritevi. Visto che la gag del cineforum, con tanto di radioline e impiegati costretti a recitare La Corazzata Potemkin, è una delle più esilaranti e geniali della storia del cinema, allora si può assegnare una leggera preferenza a favore del secondo. Si aggiungano la scena del casinò, il viaggio a Capri e altre.
MEMORABILE: "La corazzata Kotiomkin è una cagata pazzesca".
Nel millenovecentosettantasei le vicende di Fantozzi coinvolgono di più la sfera privata: anche se la sua risulta un'esistenza "aziendale", ogni aspetto della sua vita è legato al lavoro, quando appare in altri contesti è sempre con un/a collega o superiore (casinò, battuta di caccia, circo, night club, cinema d'essai), tenta nuovamente una ribellione fallimentare, questa volta individuale e non di classe, scappando con la Silvani per poi finire parafulmine della Megaditta. Continua l'elegante sberleffo.
MEMORABILE: "Menagramo d'un menagramo"; La contessa Serbelloni Mazzanti Vien dal Mare; Il pomodorino; Il circo; "L'Ippopotamo"; Le vacanze a Capri.
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Quando Fantozzi vince il sorteggio per accompagnare Semenzara al casinò, il numero di matricola estratto da Calboni è 7829 / bis, non esattamente lo stesso che si legge nel fascicolo in possesso del Megadirettore galattico:
All'inizio della famosa scena della "cena riparatrice" (minuto 35 circa) organizzata dalla contessa Serbelloni Mazzanti Vien dal Mare, uno dei primi ospiti introduce il cane come esemplare di "alano brandeburghese"
inutile dire che questa particolare "variante" dell'alano non esiste, l'alano è un cane di origine tedesca, denominato anche "gran danese" per via della sua diffusione in Danimarca.
DiscussioneZender • 25/06/24 07:59 Capo scrivano - 48405 interventi
Ma proprio se è di origine tedesca e Brandenburgo è regione tedesca, mi pare sia una cosa meno campata in aria delle altre...
Ma proprio se è di origine tedesca e Brandenburgo è regione tedesca, mi pare sia una cosa meno campata in aria delle altre...
Prova a cercare su google "alano branderburghese" o "alano di Brandeburgo" o "alano brandeburg" oppure "Brandenburg Great Dane". Escono diversi siti/collegamenti, e tutti chi più o chi meno si riferiscono a "Ivan il terribile 32°"
DiscussioneZender • 25/06/24 14:02 Capo scrivano - 48405 interventi
Certo, me lo immagino. Non ho detto che esista, ma se la razza è tedesca è un nome che ci sta, non mi sembra campato in aria voglio dire. Se fosse una razza breasiliana e l'avessero chiamato brandenburghese ci starebbe meno...
Certo, me lo immagino. Non ho detto che esista, ma se la razza è tedesca è un nome che ci sta, non mi sembra campato in aria voglio dire. Se fosse una razza breasiliana e l'avessero chiamato brandenburghese ci starebbe meno...
Vero, volevo solo "segnalare" che l'alano branderburghese era inventato, ovviamente è più verosimile essendo appunto l'alano tedesco.