Cupo On the road politico, film raro, da riscoprire. Ho avuto la fortuna di vederlo a tarda notte su una Tv privata e mi ha molto colpito. Tognazzi è braccato dal regime, controllato da un poliziotto che forse gli è amico. Tratto da un romanzo di Samarakis, ha in realtà più di un aspetto in comune con i film basati sui romanzi di Buzzati (Il deserto dei tartari). Come le surreali storie dello scrittore infatti, l'ambientazione è incerta e la trama ambigua (pur lanciando una critica feroce contro i totalitarismi). Cult!
Grande, misconosciuto gioiello, grottesco apologo anti-totalitario, che non ha comunque perso un briciolo di attualità (sebbene meno contingente). Ma al di là del messaggio, funziona molto bene anche come film di genere, con suspence e colpi di scena riusciti e intelligenti. Grande prova per Tognazzi (in un raro nudo integrale). Da riscoprire.
Notevole lavoro di Fleischmann con un Tognazzi atipicamente impegnato; film cupo e claustrofobico, una satira grottesca sui metodi di controllo dei paesi comunisti con chiari riferimenti a Ddr e Urss. Trama a metà strada fra il distopico 1984 e alcuni libri di Solzenicyn. Rarità assolutamente da vedere.
Si trascina stancamente per quasi due ore, con rarissimi o inesistenti sussulti. La vicenda squisitamente politica (la dittatura dei colonnelli greci) è usata esclusivamente quale labile sfondo di cartapesta; le psicologie dei personaggi appena abbozzate; l'inversione dei ruoli, da carnefice a vittima e viceversa, risulta, invece, alquanto meccanica. In realtà il film si regge sulla presenza e sul mestiere indiscutibile dei due grandi attori (che, tuttavia, sembrano poco convinti). Buone le musiche. Adorf non rinuncia alle capocciate.
Durante il regime greco un cittadino viene scambiato per un sovversivo. La parte iniziale sembra il classico equivoco di persona kafkiano (dal ritmo tutt’altro che vertiginoso), poi il film diviene intrigante. Tognazzi è più a suo agio quando è vittima e quando smaschera le manovre occulte di turno, Piccoli è meglio quando fa il duro. Adorf non sembra una gran scelta tenuto conto della segretezza di tali operazioni... Piccolo pistolotto conclusivo sul controllo dei regimi, francamente generalizzato e discutibile.
MEMORABILE: Il falso incidente con la moto; Tognazzi sul cornicione; Il traghetto che a mezzanotte non c'è.
Da qualsiasi punto lo guardi, qualsiasi ruolo gli si faccia fare, Ugo Tognazzi resta un grandissimo attore e rende addirittura buono un film che forse senza di lui, al di là del resto del cast, comunque notevolissimo, avrebbe sofferto una certa scontatezza nel plot e qualche passaggio di sceneggiatura a vuoto. Di buono c'è comunque l'aver inserito la vicenda chiaramente all'epoca dei Colonnelli ma tenendosi sempre alla lontana, andando quindi a colpire qualsiasi dittatura come male della società. Bello il rapporto ambiguo tra i due protagonisti. Morricone sempre sul pezzo. Buono.
Lo spunto di partenza è buono: nella Grecia dei Colonnelli, il personaggio interpretato da Ugo Tognazzi viene arrestato con l'accusa di appartenere a un'organizzazione sovversiva. Il fatto di non sapere se l'accusa sia fondata o meno rende interessante il gioco, che però risulta essere sempre meno credibile col passare del minutaggio. Buona l'interpretazione del grande attore italiano (in un ruolo per lui inconsueto), mentre il pur bravo Piccoli sembra non essere convinto al 100% della parte. Adorf esagerato e non esaltante. L'idea poteva comunque essere sviluppata meglio.
Peter Fleischmann HA DIRETTO ANCHE...
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Questo film lo vidi, qualche decina di anni fa, su una tv privata. Mi piacerebbe rivederlo. Qualcuno sa se è disponibile su qualche supporto, o con i soliti canali alternativi?
DiscussioneBrainiac • 20/04/11 16:02 Call center Davinotti - 1464 interventi
la seconda che hai detto!
Io lo vidi sulla storica Super 3 e ne rimasi estasiato.
CuriositàZender • 21/10/16 18:39 Capo scrivano - 48337 interventi
Dalla collezione "Sorprese d'epoca Zender" il flano del film:
CuriositàRufus68 • 25/05/17 23:42 Contatti col mondo - 221 interventi
Il film è tratto dal romanzo di Antonis Samarakis "To Là thos" (1965).
Venne tradotto in italiano nel 1971 col titolo "Lo sbaglio" e ripubblicato (sempre per la traduzione di Anna Cortese) nel 1975, in occasione dell'uscita del film.
Rivisto dopo tanti decenni, ne ho avuto una certa delusione. La memoria gioca strani scherzi: mi sembrava che il dubbio se Tognazzi fosse davvero un sovversivo o vittima di un equivoco reggesse per quasi tutta la durata del film; cosa che non è vera. Inoltre ho trovato davvero poco credibili numerose svolte narrative, e una realizzazione poco coinvolgente. Forse in mano ad un altro regista, il risultato sarebbe stato migliore.