Nella pagina che si apre cliccando qui sono catalogati migliaia di volti di attori legati direttamente o marginalmente al cinema italiano, ognuno con nome e filmografia (davinottica e non). La pagina (e conseguentemente le schede dei film) sono costantemente aggiornate con nuove introduzioni.
Il terzo (e ultimo?) capitolo della strega di Blair è uno scialbo filmetto per teenager. Lo stile delle riprese torna pov (salvo un montaggio che a volte lo dimentica). Non ci sono chissà quali novità, ma alcune idee e trovate aiutano a creare una buona atmosfera senza scadere troppo nel ridicolo, mentre era da evitare il mostrare la strega usando una soluzione già vista altrove e poco in tema.
Mettere insieme Bugo (che per l'occasione compone l'intera colonna sonora e appare come soldato-menestrello senza dire mai una parola), la Rohrwacher e Francesco Brandi è stato sicuramente un azzardo, essendo tutti elementi sobri e "poco movimentanti". Il povero Timi, che avrebbe potuto dare qualche sferzata al ritmo blando, è relegato in una zona onirica (che tra l'altro è quasi fastidiosa, oltre che inutile). Orlando salva il salvabile ma la storia, pur avendo un punto di partenza originale e interessante, è sviluppata debolmente. Ci fosse stato almeno Morgan...
Slasher movie fedele ai crismi della wave degli anni 90, parte bene con un omicidio derivativo ma interessante. La confezione è televisiva ma assolutamente dignitosa, d'altronde Boyle è regista esperto e molto attivo in campo televisivo. Peccato per una storia di fondo priva di mordente in cui non mancano svolte narrative opinabili e comportamenti illogici. Lo spettatore scafato non avrà problemi a intuire il colpo di scena finale. Non brutto, ma aggiunge poco o nulla al genere.
La figlia adolescente di una scrittrice di gialli pensa di risolvere i problemi economici della madre aiutando un ragazzo a commettere dei furti, ma incappa in un giro pericoloso. Scontato e scontatamente irrealistico thriller della Reel One, tanto risibile nell'intreccio crime quanto nella rappresentazione dei diversi personaggi e delle loro relazioni, tra smorfie facciali più consone a una (brutta) commedia e dialoghi zeppi di stralunata emotività. L'identità più che mai ovvia del villain "a sorpresa" nega pure la soddisfazione di essere arrivati al finale dopo tante insulsaggini.
A distanza di venti anni e grazie al passaparola tramite il peer-to-peer Andolfi torna alla carica con questo corto/seguito del suo esordio registico, divenuto ormai di culto. In realtà è davvero difficile classificarlo come seguito, visto che metà del corto altro non è che un flashback (in cui vengono riproposte intere scene del primo capitolo) di circa quindici minuti. Ma d'altronde il budget è praticamente inesistente e la messa in scena semi amatoriale. Ha i suoi momenti involontariamente comici (il ragazzo che muore d'infarto), ma la pochezza generale è quasi sconcertante.
Un esordio fulminante di Boyle per una commedia più che nera in cui la casualità di un'imprevista fortuna genera conseguenze tragiche e una discesa verso una spregiudicatezza non esente da incubi, che sfocerà per uno dei tre protagonisti in una specie di follia. Molto abile nel lasciare la dinamica del gruppo in una specie di sospensione morale, nel tener vivo il clima di reciproco sospetto e nel lasciare indeterminata la natura dei rispettivi rapporti, puntando su dialoghi serrati e la perfetta ambientazione, quasi un quarto protagonista. Finale esemplare e cast senza difetti.
Nella corsa a ficcare gli squali in qualsiasi zero budget movie che possa anche solo sfruttarne il nome nel titolo e nel disegno della locandina, si iscrive abusivamente anche questo SHARK GIRL, che lambisce il tema per trasformare in squalo (“bianco”, non si sa in virtù di cosa) un'avvenente biondona influencer, Heidi (Johnston). “Trasformare” poi è una parola grossa: ci si limita a piazzarle in bocca una dentatura simile a quelle draculesche utilizzate a Carnevale per farle poi fare esattamente quello che Dracula (e nessuno squalo) fa.
Dopo un'introduzione...Leggi tutto caotica in cui si capisce solo che dev'essere esploso qualcosa in qualche centrale sul mare, vediamo Heidi posare in spiaggia per il suo fidanzato fotografo (Bertroche), intenzionata a moltiplicare i suoi follower. E' lui a spingerla a tuffarsi dove nessuno fa il bagno causa inquinamento delle acque. Lei, pur riluttante, lo fa e... scompare, mentre il fidanzato alza le spalle e non vedendola più se ne va pensando ok, l'aspetterò a casa. La sera stessa, a Venice Beach (California), una coppia di innamorati viene sbranata sulla sabbia proprio da Heidi, che sfoggia la suddetta dentatura draculesca (senza canini, ma cambia poco) e attacca al collo le sue vittime. Tornata dal fotografo, poserà per lui insieme a un'altra influencer (Hogan) chiamata dallo stesso prima di divorarsi entrambi senza che nessuno si chieda che fine abbiano fatto. Sienna (Ameerah), l'amica del cuore di Heidi, ignara di tutto, è solo contenta che lei sia tornata single e progetta grandi vacanze, ma quella pensa solo a mangiarsi chi le capita a tiro.
Di squali nemmeno l'ombra, e la cosa non cambierà fino alla fine: presenze nominali richiamate esclusivamente dalla supposta natura di Heidi e dalla sua dentatura. Si parla insomma di una semplice ragazza da curare, alla quale penserà un professore (Guest) di Sienna ormai in pensione, ormai datosi all'alcol ma che conserva un siero creato – ma guarda un po' – proprio per far rientrare gli istinti omicidi di chi si è trasformato in squalo bianco (evidentemente fatto piuttosto comune, in zona). Ora basterà rintracciare Heidi e spararglielo in vena come da istruzioni, cosa tuttavia non semplice.
Cercando vanamente di dare spessore alla protagonista, i due registi (e sceneggiatori) provano a farle venire qualche scrupolo quando sulle prime vorrebbe mordere a sorpresa la povera Sierra “demordendo” subito dopo, ma sono spunti davvero miseri. I personaggi sono sbozzati male, in modo quasi primitivo come nei peggiori shark-movie, e la confezione (al di là di una fotografia quasi accettabile, rispetto alla media) è classicamente povera, da produzione ultra-indipendente che non ha nemmeno voglia di abbozzare una trama che vada al di là del contagio vampiro-zombesco tirato avanti da un unico portatore.
Effetti speciali che si riducono a un po' di sangue al momento del morso. L'unico personaggio di vaga importanza, al di là delle due ragazze (quella buona e quella cattiva), è un sedicente giornalista youtubbaro che affianca Sienna in tutta l'avventura, convinto di fare lo scoop della vita. Qua e là riempitivi di prolungate danze a ritmo di musica moderna e un po' di ragazze in bikini. Il finale si apre con chiarezza a un temibile sequel. Associabile al filone animali assassini solo se si vuol considerare Heidi uno squalo bianco come ci viene detto nel film...
Riproponendo tale e quale la formula dei suoi MISSION: IMPOSSIBLE, che al cinema già era di fatto una replica di James Bond, Tom Cruise non può che trovarsi a suo agio, anche se qui l'azione dura e pura è stemperata dall'affiancamento alla sempre deliziosa Cameron Diaz, dal celebre sorriso che abbaglia. Un film di coppia, con un agente tra i più inscalfibili della storia che si lancia in acrobazie di ogni genere favorito dalle nuove frontiere del digitale, che permettono evoluzioni un tempo impensabili...Leggi tutto al prezzo di qualche evidenza digitale di troppo. Tutto fa gioco per un diluvio d'azione che, come da tradizione per i film alla 007, ci porta da un angolo all'altro del globo per donare al tutto quell'internazionalità sempre apprezzabile nelle grandi produzioni d'azione.
La storia si apre in aeroporto, con i due protagonisti che vengono casualmente in contatto scontrandosi per due volte incidentalmente. Poi il viaggio in aereo insieme, durante il quale l'agente Roy Miller (Cruise) fa strage di chi tenta di sottrargli qualcosa che lui ha e ancora non sappiamo cosa sia. June Havens (Diaz), chiusa durante lo scontro in toilette, ignara, ritorna a sedersi e capisce che qualcosa non va: cadaveri un po' ovunque e un pilota che non c'è più, accoppato pure lui. Niente paura: ci pensa Roy! Messosi ai comandi, porterà la donna in salvo, atterrando in un campo poco prima che il velivolo esploda. Il tempo di spiegarle di stare accorta, di evitare di salire su qualsiasi veicolo se invitata da persone che le dicono di volerla condurre in un posto sicuro, e i due tornano alle loro vite.
Per ben poco, perché June viene subito braccata dall'FBI che le spiega come Roy sia un traditore in possesso di una speciale pila "perpetua" chiamata Zefiro di cui lo Stato deve assolutamente rientrare in possesso. C'è da credergli? Non si sa; ma intanto, mentre quelli se la portano in auto sulle superstrade di Boston, piomba sul parabrezza Roy che spara a destra e sinistra, vola da un mezzo all'altro e nel frattempo parla a testa in giù a una sempre più sconvolta June, che sembra non potersi più affrancare dal protezionismo esasperato di Roy, col quale inevitabilmente dovrà fare i conti. Così ecco i due finire prima a Salisburgo, poi in un'isola sperduta della Azzorre (in realtà è la Giamaica) o a Siviglia, dove la scena madre non potrà che essere ambientata all'Alhambra, con una breve puntata per le strade in moto, inseguiti dai tori e perfino nell'arena...
James Mangold cerca di girare quanto più velocemente possibile l'azione, rallentando di tanto in tanto per lasciare spazio a qualche momento di tenerezza e di ironia tra i due protagonisti, quiasi credibili in panni che invece non lo sono affatto. E' un semplice gioco di fughe e inseguimenti condito da un'elementare trama spionistica, vuoto e superficiale come si addice a un giocattolone action come tanti, in cui il valore aggiunto sono i due spiritosi divi, le location spettacolari e ovviamente gli effetti speciali, ripresi con competenza per fornire il giusto grado di entertainment. Musiche e suoni ben calibrati, fotografia luminosa, sorrisi complici a profusione e i Persol di Cruise indossati anche nei frangenti meno indicati...
Non ci si aspettino squali di foggia classica, perché il film appartiene a quella ristretta cerchia in cui del pescecane resiste solo il muso, ficcato brutalmente in testa al poveretto di turno che si trasforma in tal modo in uomo-squalo. Del pesce originario mantiene solo il proverbiale appetito e l'apparenza sopra il collo (in questo caso il modello a cui ci si rifà è uno squalo martello), per il resto il mostro assassino, che si aggira - come immaginabile dal titolo – in un cimitero, attacca chi bazzica in zona con assalti annunciati da un ruggito e mordendo poi...Leggi tutto il collo vampirescamente. L'azzannamento libera litri di sangue rossissimo ma chi spera in un po' di sano splatter dovrà accontentarsi di effetti caserecci da sagra paesana. D'altra parte si parla dell'ennesimo zero budget in tema, girato con quattro dollari sfondando con tutta evidenza nell'amatoriale alla ricerca dell'immancabile impatto trash che qualcuno evidentemente ancora soddisfa.
Incredibile, tuttavia, che per una volta si cerchi di imbastire addirittura una trama, per quanto assurda e risibile; perché dopo il prologo con smembramento di due coppie di ragazzi che amoreggiavano nel cimitero, a indagare sulla sparizione degli stessi viene chiamata l'immancabile Youtuber in disgrazia, tale Abby (Ward), che con il suo socio videomaker ha un blog di criptozoologia (si parla di animali mitici e mai visti come il Bigfoot, il mostro di Loch Ness e via dicendo). Giunta nel paese del cimitero maledetto, la donna si introduce subito in un gruppo di autosostegno nel quale i partecipanti raccontano i loro incontri con il leggendario graveyard shark attraverso flashback orrendi (d'altra parte in linea con il film).
Nel frattempo le uccisioni si moltiplicano perché chi appena si introduce nel cimitero resta vittima prima o poi del mostro che, oltre alla testa di squalo martello impiantata sul collo, si presenta con corpo da culturista gonfiato visibilmente grazie a della gomma azzurra e un giubbotto nero borchiato dal quale fuoriesce sulla schiena una pinna. Ci viene addirittura spiegato come nacque: un pescatore della zona (March) una notte incontrò al largo una sirena (Nene) con la quale ebbe un rapporto sessuale. Rivistala dopo qualche tempo, scoprì come il loro amore avesse partorito un uomo pescecane, che vediamo cullare dalla donna. L'uomo, capendo la mal parata, ammazzò la sirena e abbandonò a se stesso il piccino, che scopriremo in seguito essere stato recuperato da qualcuno dei personaggi principali in un finale a sorpresa non spoilerabile.
Ma anche Abby aveva da piccola subito un trauma: il padre era stato ucciso da un essere peloso durante una passeggiata nel bosco alla ricerca di nuove specie animali. Insomma, si infila dentro un po' di tutto al punto che la durata del film (di norma, nel sottogenere, quasi mai superiore all'ora e venti) supera addirittura l'ora e mezza. Non che questo tuttavia sia segno di buona qualità; e infatti tutto è come sempre al di sotto di ogni standard, dalla recitazione alla sceneggiatura per finire con una fotografia e una regia abbondantemente sotto la media. Se poi come in questo caso gli squali nemmeno si vedono e al loro posto ti rifilano un tizio vestito da carnevale con una testa di squalo in testa è anche difficile far rientrare il risultato nel filone ampissimo degli shark movies...
Epilogo ultrasplatter alla Joe D'Amato, con budella che saltan fuori dappertutto in un delirio di effetti da bancarella che comprendono pure un orso mannaro nato chissà da dove e un siparietto simil freudiano che non ti aspetti... Ah, e non dimentichiamo una folle parentesi onirica in cui Abby ha un complicato rapporto sessuale a letto con un Bigfoot (palesemente un tizio travestito con una maschera buona giusto per i carri di Viareggio).
Da sempre una grande passione del Davinotti, il tenente Colombo ha storicamente avuto sul sito uno spazio fondamentale. Ogni puntata uscita ha un suo singolo commento da parte di Marcel MJ Davinotti jr. e di molti altri fan, ma per Colombo è stata creata fin dagli albori del Davinotti una homepage personale che raccoglie non solo i commenti ma anche informazioni e curiosità su uno dei più grandi personaggi televisivi mai apparsi. ENTRA
L'ISPETTORE DERRICK
L'unico altro telefilm che col tempo ha raggiunto un'importanza paragonabile a Colombo (con le dovute differenze) sul Davinotti è “L'ispettore Derrick”. Anche qui ogni singolo episodio della serie (e sono 281!) è stato commentato, da Zender prima e da molti altri fan poi, ma con un approccio più sdrammatizzante, in ricercato contrasto con la compostezza del telefilm. Il link porta a una pagina collegata anche agli approfondimenti in tema. ENTRA