Che film ci sono stasera in tv in prima serata? Ma non solo questa sera, anche la mattina o il pomeriggio, se capita una giornata di pausa. E i più nottambuli possono trovare anche i film che vanno in onda a tarda notte, i cosiddetti fuori orario. Cliccate sulle frecce per cercare tra i palinsesti passati e futuri oppure controllate direttamente tutta la settimana. Cliccate sull'icona calendario a fianco della scheda per appuntare un promemoria su quel film in agenda. Se siete loggati potete cliccare anche sulla stella per contribuire alle segnalazioni. Come? Scopritelo
cliccando qui.
Undying: Mediocre pellicola, piuttosto noiosa e scadente da un punto di vista narrativo, che nemmeno il buon Totò, con valido supporto di De Filippo, può migliorare a causa d'una sceneggiatura infelice che ha il pessimo gusto di scherzare con un tema certo non ironico. Oddio, qua e là si ridacchia, in particolare quando il Principe si ritrova a dividere un piccolo letto con lo sventurato Peppino. Per il resto poco, anche sul versante della storpiatura lessicale con variante, all'arrivo di Totò a Berlino, già meglio esposta a Milano nella malafemmina...
Deepred89: Confezionato in maniera abbastanza televisiva, un lacrima-movie con vittima sacrificale equina in cui Sordi sfoga una disillusione che ormai sfiora il nichilismo, in cui nemmeno la sua Roma e i suoi romani riescono minimamente a salvarsi. La sceneggiatura tende ad arrancare ma azzecca qualche buon momento (la visita alla vecchia fiamma), mentre Sordi recita con tratti dolenti (collirio a go-go) che ammazzerebbero l'umore a qualsiasi over 60. Poca ironia, generalmete sarcastica (gli zingari). Maldestro ma con un suo perché.
Homesick: Il peplum ardisce varcare qualsiasi confine spazio-temporale e trasporta Ercole nella terra degli Incas. Nonostante la novità del luogo, la trama procede ligia ai dettami del genere tra usurpatori, legittimi sovrani prigionieri, prove di forza e danze folcloristiche in attesa di caricarsi per l’assedio e la lunga battaglia finale. Pressoché nulli gli agganci storici con la guerra civile incas e la figura di re Athahualpa, interpretato da un Franco Fantasia truccatissimo e quasi irriconoscibile.
MEMORABILE: Il sacrificio del re prigioniero; l’attacco con le catapulte.
Disorder: Davvero pessimo. Inverosimile storia di due ragazzi di periferia in cerca di successo. In realtà è palese che si tratti di una semplice operazione per fare cassa dei 15 minuti di celebrità del duo, ma quello che dà fastidio è il tentativo di dare uno spessore artistico da film-verità al tutto. La recitazione è pessima, abbondano gli stereotipi (il parrucchiere gay, il milanese "bauscia", la bruttina che diventa bella ecc...) Da evitare!
MEMORABILE: Costantino costretto a lasciare il lavoro per i continui assalti delle clienti; il furto delle mutande di Daniele da parte di una giovane fan.
Siska80: Bella fiction educativa, con un cast modesto fatta eccezione per la straordinaria Virna Lisi, la cui aria altera e fredda è perfetta per il ruolo della perfida madre superiora. La prima serie ha una trama originale, ma la Ferilli sembra un po' a disagio; la seconda, seppur superflua, ha una sceneggiatura decisamente migliore e la protagonista è abbastanza in parte, sebbene la vicenda (condita da vari intrighi e complotti) ricordi molto Anna dei miracoli.
MEMORABILE: Il commovente canto delle allieve in chiesa nel finale della prima stagione.
G.Godardi: Omaggio al vetriolo a Cinecittà ad opera del più caustico dei nostri registi italiani. Pozzetto è bravissimo a tratteggiare un ragazzo confuso che si butta sul cinema quasi per caso e che puntualmente finirà spennato dall'imbroglione di turno (uno straordinaro Maccione). Non tutto funziona a dovere, ma il film è comunque divertente. Da notare Boldi, seppure in un ruolo marginale, bravissimo in una parte sottotono e misurata. Parata di all star italiane e soundtrack adeguata. A suo modo imperdibile.
Homesick: Accennando alle fatiche di Ercole – in particolare quella dell’uccisione di Cerbero, il terribile cane tricefalo custode delle porte degli Inferi – Cottafavi inventa una nuova avventura per il mitologico eroe, stretta nei soliti luoghi comuni del genere: la minaccia di un tiranno, la donna da salvare, le prove di forza (lo sradicamento di un albero, le lotte contro un orso più finto che mai e un elefante), veleni e trappole. Di un certo rilievo la fotografia e le caratterizzazioni dello sfregiato Crawford e del bieco Sbragia.
Homesick: Tre episodi. Il primo, con un Pippo Franco morto di fame, cornuto, mazziato e sfigatissimo, rammenta con sorriso amaro che l'Italia premia i forti e i furbi e punisce i deboli e gli ingenui; il secondo e il terzo galleggiano nella monotonia e nell'eccesso, traendo un poco di ossigeno dalle abilità comiche di Banfi e Pozzetto, comunque entrambi ben al di sotto dei loro livelli di sempre. Nei ruoli a latere menzione per Zullo e Formica. Alla fine diverte di più la cornice nel tribunale presieduto dallo starnutente giudice Pippo Santonastaso.
MEMORABILE: La Russo sbalordita dalle dimensioni di "Battacchio"; la visita al cantiere.
Markus: Pellicola evidentemente alimentare per Sean Penn che, gonfiato e travestito da culturista con tanto di vena pulsante tra i possenti muscoli degli avambracci, si cimenta in questo action-movie in cui, ahimé, non prevarica l'azione come si converrebbe, bensì tediosi dialoghi virili di scarso interesse nel panorama di molte location mondiali senza che queste esercitino fascino (solo un campionario di cliché). C'è da segnalare che quando Morel dà il via a sparatorie e scazzottate (pochine) il film "parte", ma non basta a colmare tanta noia subita.
Modo: L'unico pregio è far riflettere su come la realtà virtuale possa offuscare la vita reale e dello show-business. Per quanto riguarda il film, abbastanza deludente, la trama mostra diversi buchi ed è inverosimile quanto la gente sia "credulona". Sono passati pochi anni e già si denota quanti passi avanti abbia fatto l'informatica: tutto ciò che vediamo sembra preistoria. Al Pacino recita sempre bene, ma si esprime decisamente meglio in altre circostanze.
Xamini: Vive di una duplice anima, questo Southpaw, fatta di elementi contrastanti: abbiamo una vicenda di riscatto, banale, che avrei visto meglio declinata in dramma puro; abbiamo una serie di ingenuità che la accompagnano (e che faranno storcere il naso in particolare a chi di boxe ci capisce qualcosa). Ma di contro c'è un Gyllenhaal favolosamente in parte (e non parlo solo di preparazione fisica) e alcune scene girate alla perfezione, con una fotografia che pure si fa soddisfacente. Ne sono riuscito a cavare un sapore godibile, ma avrebbe potuto essere qualcosa in più.
Ilcassiere: La leggerezza all'ennesima potenza. Un pretesto piuttosto assurdo (la maturità annullata) ed ecco che i protagonisti si rincontrano dopo parecchi anni, ognuno con la propria vita ed i propri problemi. Alcuni temi, anche importanti, vengono trattati in modo superficiale mentre la storia scorre via in modo abbastanza prevedibile. Ma va detto che il film non è mai volgare e che non si scende mai al di sotto di una certa soglia; anzi, ci si fa anche qualche sana risata (principalmente grazie a Memphis).
Rambo90: Spunto originale per una commedia però altalenante, che non mantiene le promesse. La sceneggiatura cambia troppo spesso direzione e solo nella seconda parte il tutto sembra davvero decollare, con la divertente ricostruzione del 1905 e il protagonista costretto a fingersi il fidanzato di sua moglie. Peccato che poi il finale sembri irrisolto e poco convincente. Comunque De Funès è scatenato come al solito e qualche risata la strappa.
Siska80: I cattivi del passato si uniscono a quelli del presente e i Teen Titans sono costretti a loro volta a coalizzarsi con la controparte di un tempo. La trama è delle più comuni nonostante l'idea delle combo conservi ancora un certo fascino, ma il cartone (indirizzato in special mondo ai più piccoli) rimane comunque apprezzabile per il ritmo incessante, i dialoghi a effetto e la simpatia dei vari personaggi: certo, dal punto di vista tecnico è men che modesto, potendo contare su un design strampalato e poco accattivante, eppure i colori improbabili rendono l'atmosfera frizzante.
Galbo: Western di buon livello diretto da McLagen. La sceneggiatura presenta una buona caratterizzazione psicologica dei personaggi e l'impianto narrativo è buono anche se con un uso forse un po' eccessivo della violenza. Benchè ormai piuttosto anziano, il veterano James Stewart rimane una presenza carismatica ed è efficacemente contornato dagli altri attori. Buona la fotografia. Godibile.
Reeves: Essendo stati il fenomeno musicale più importante del Novecento, i Beatles possono essere raccontati da vari punti di vista. Ron Howard sceglie come argomento le mitiche esibizioni live del quartetto di Liverpool, con grande sfoggio di ragazze urlanti e bagni di folla che loro affrontano in modo scanzonato e nuovo per i tempi. Non ci sarà anche niente di nuovo, ma lo spettacolo è notevole.
Enzus79: Kolossal biblico che narra la fuga degli ebrei, guidati da Mosè, dall'Egitto. Ridley Scott ritorna al genere storico, e lo fa in modo alquanto sfarzoso, zeppo di effetti speciali e con una buona dose di azione (più che belle sono le scene di combattimento). Bale così, così. Joel Edgerton davvero fuori ruolo: per nulla convincente (così come Paul). La durata, di due ore e mezza, paradossalmente non sembra eccessiva.
Dusso: Dispiace bocciare in toto un film così ma... è davvero brutto (anche se forse il pubblico in sala non è della mia stessa opinione visto che ha riso spesso e ha pure applaudito, alla fine). Sì, qualcosa funziona, ma solo se gli sketch vengono presi singolarmente; perché il tutto viene reso malissimo e per nulla realisticamente. Pessimi gli effetti speciali e la realizzazione delle azioni di gioco, che nel film precedente erano davvero superiori. Banfi sarà anche in forma ma è ben lontano dai tempi d'oro. Insomma, io non ho riso quasi mai...
MEMORABILE: Little Tony è qualcosa d'altro ma che ho già rimosso...
Homesick: La preparazione al terribile evento avviene secondo la coralità del cinema catastrofico, con l’intrecciarsi delle varie microstorie vissute dagli spettatori dell’incontro di football americano. I rischi di frammentazione e lentezza – piuttosto alti nella prima parte – sono schivati da una regia poderosa, che incute ansia e senso di impotenza sotto la perenne minaccia del cecchino, ripreso dalla sua inattaccabile base sempre in soggettiva o in lontananza, e dall’allarmante commento sonoro. Tra gli attori, quasi tutti in ruoli accessòri, svetta l’intrepido poliziotto d’assalto John Cassavetes.
MEMORABILE: L’oceanica folla in preda al panico che si disperde nello stadio.
Cotola: Minuziosa, interessante e, nella seconda parte, spettacolare ricostruzione dell'attacco
a Pearl Harbour, illustrata sia dal punto di vista americano che da quello giapponese.
Ci mette un pò di tempo a carburare, ma superata la fase di "rodaggio" il risultato è
ragguardevole. Regia di grande professionismo; confezione curatissima e cast di gran
classe (anche se con meno nomi noti rispetto alla media di questo tipo di pellcole) come da trazione. Onore al merito per aver evitato la stucchevole retorica ed inutili
quanto facili manicheismi.
Ultimo: Un film che riprende le disavventure del rag. Fracchia, interpretato splendidamente da Paolo Villaggio in tv negli anni 70 e trasposto in un lungometraggio. Villaggio non raggiunge i livelli di Fantozzi, ma il risultato è notevole, visto anche un accento genovese più marcato e più consono all'attore ligure. Si aggiunga che Reder nella parte della mamma della belva è uno spasso e lo stesso Banfi confeziona un ruolo che prende piede marcatamente già dai primi minuti. Consigliato ai fan della comictà italiana.
MEMORABILE: La scena all'osteria; Fracchia tenta invano di compiere una rapina.
Galbo: Tre storie in tre luoghi geografici differenti che improvvisamente convergono e si intrecciano tra di loro, rivelando i raccordi tra i personaggi e il comune denominatore del dolore che li attraversa. Lo stile narrativo di Arraga già evidente nei film sceneggiati per Inarritu (l'ultimo è Babel) viene confermato al debutto da regista dello scrittore. Ancora una volta un film capace di emozionare attraverso le figure umane brillantemente delineate dalla sceneggiatura in un film capace anche di rivelare l'anima dei luoghi. Bella la colonna sonora.
Gabrius79: Remake decisamente riuscito di un film francese grazie al lavoro di Volfango De Biasi e a un cast indovinato. Bravi Ghini e la Signoris in ruoli a loro consoni, ma anche la Del Bufalo non è da meno con il suo spirito e la sua freschezza. Morelli fa la parte del leone ma a volte arranca, così come la Mastronardi. Il duo Ruffini-Ballerina diverte e Calabresi, pur comparendo poco, si rende gustoso. Prima parte scoppiettante a fronte di una seconda a tratti debole (in primis le scene al campo rom e Ballerina alla festa in piscina). Gradevole.
Gordon: Un western insolito che si basa su una solida regia di Hill, una buona sceneggiatura e sulla verve dei due straordinari attori protagonisti, Newman e Redford, che in un film del genere riescono a infilare ottimi intermezzi di comicità senza far cadere il film nel ridicolo. La fotografia e le musiche sono ottime; dispiace solamente per una scarsa ricostruzione storica, il che è un peccato visto che il film si basa su una storia vera. Buono il personaggio femminile e anche l'epilogo non delude.
MEMORABILE: La rapina con i foglietti nella tasca; Newman che gironzola allegramente in bicicletta con la Ross; Il testardo Mr. Woodcook e il finale.
124c: Grazioso film animato fatto con i mattoni della Lego, simile a quello di Batman di qualche tempo fa. Il regista Brandon Vietti rispetta le icone della Lega della Giustizia come Batman, Superman, Wonder Woman e Flash e le riesce a parodiare in maniera divertente; forse perché l'antagonista è Bizzarro, il clone di Superman/mostro di Frankenstein volante che è tenero e bisognoso di compagnia. Grande Batman che gira con un pacco di kryptonite appresso perché non si fida di Superman. Bella l'idea di sdoppiare i Superamici anche in versione bizzarra.
MEMORABILE: La comparsa del tetro Darkseid, che attacca con le sue astronavi Mondo Bizzarro.
Daniela: Minuscoli i personaggi, ma epiche le imprese: prima il trasporto di una scatola di zollette di zucchero verso il formicaio, poi la difesa del formicaio stesso assediato da un'orda di bellicose formiche rosse. In entrambe le occasioni, si rivela decisivo l'opparto di un'ancor più minuscola coccinella... Da una serie tv assai graziosa, un lungometraggio a tecnica mista, con animazioni tridimensionali e sfondi in gran parte ripresi dal vero. Ritmo non irresistibile, ma gradevole risultato complessivo, al quale concorrono in ugual misura la grafica accattivante e la colonna sonora variegata.
MEMORABILE: I moscherini bulli motorizzati; il ragnetto che vive in una psyco-casa in miniatura; le "armi" utilizzate nella guerra fra formiche nere e rosse
Thedude94: Un film molto semplice, che tratta temi delicati con la pacatezza di un sedicenne problematico sull'orlo del suicidio. I registi non se la cavano molto bene, né con le inquadrature né con alcuni ricordi del passato che vengono presentati in maniera piuttosto stravagante e bizzarra. Un tono più divertente è dato dalla presenza di Galifianakis, anche se ha un personaggio non semplice; bravi il ragazzino e la sua compagna problematica, anch'essa simile a lui. Non fa annoiare e questo già è un buon punto di partenza.
Noodles: Thriller discreto di ambientazione alascana, che inizia un po' sul banale andante ma poi col passare del tempo riesce a raccogliere dei buoni momenti e una discreta tensione, che non lo consacrano certo a capolavoro ma lo rendono godibile. I dialoghi non sono il massimo, e anche il grande dispiegamento di cliché del genere (ennesimo detective con qualche problema nel passato) non aiuta. Al Pacino però è sempre a livelli alti e con lui lo splendido Robin Williams, bravo anche in un inedito ruolo da cattivo. Buona la fotografia, ma si poteva fare meglio. Come per tutto il film.
Giacomovie: Commedia costituita da tre episodi di diversa natura ma di qualità più o meno media aventi in comune il lato legale. Nel primo con Lino Banfi (**!) si parla in modo vivace ed esilarante di uno scambio di persona; nel secondo (**!) lo scambio non è di persona ma d’identità, con un divertente Pippo Franco nel ruolo di un disoccupato nei travestiti panni di badante; nel terzo (**) un simpatico Renato Pozzetto è più innamorato del suo taxi che delle donne. Edwige Fenech e Dagmar Lassander svolgono bene i loro ruoli sexy.
Nando: In una New York allo sbando un galeotto ex ufficiale deve recuperare il presidente prigioniero di una sanguinaria fazione. Adrenalinico e carico di plumbea atmosfera, il film si avvale di un cast di tutto rispetto coadiuvato da ipnotiche quanto indovinate musiche. Certo visto con gli occhi attuali perde un po' del suo innegabile fascino.
Festo!: Forse non si staccherà dai cliché del genere, ma i personaggi hanno un loro spessore e la galleria delle fidanzate che viene presentata è semplicemente spassosa. Merito di una sceneggiatura veramente ben scritta, capace non solo di strappare il sorriso, ma di essere anche in alcuni punti davvero profonda. I protagonisti recitano bene, ma tra tutti spicca un delizioso cameo di Ustinov. In definitiva, una piacevole sorpresa: è un peccato che come commedia sia "sottovalutata": è un film da riscoprire!
MEMORABILE: "L'uomo è come un mustang"; L'invito alla procreazione di Ustinov; Il discorso del sacerdote a O'Donnel mentre sono in barca.
Cotola: Ottimo film bellico che nonostante l'ingente durata (più di due ore e mezzo) mantiene ritmi da thriller dall'inizio, o quasi, sino alla fine. Altamente spettacolare e coinvolgente, raggiunge in alcune scene momenti di tensione davvero notevoli, ed anche se a tratti è sicuramente inverosimile e nel finale risulta un po' risaputo, merita assolutamente di essere visto. Grande intrattenimento e divertimento per una serata mozzafiato.
Capannelle: Il film ha un indiscutibile pregio: rivela da subito la sua pochezza e il fatto di essere un collage disordinato di idee altrui reinventate un po' alla moda (un po' come l'onorevole Gasparri). In questo, è onesto con lo spettatore che può dedicarsi ad altre cose. Cose migliori che non guardare una sequela di eventi disturbanti solo per finta, di abuso di sogni e facce deformate, di tensione che non viene mai costruita. Oltre a quelli già citati, l'autore saccheggia anche Allucinazione perversa, I ragazzi venuti dal Brasile, l'Aldilà fulciano e Shining.
MEMORABILE: Minuto 52: il vecchino-ragno con roteazione della testa. Minuto 68: inizia l'esorcismo versione 2. 0 dove manca solo la firma sul modulo della Privacy.
Didda23: La regia dei Manetti è uno dei pochissimi elementi veramente validi di un'opera oltremodo piatta e prevedibile nello svolgimento (fatto reso ancor più grave, se detto da un non appassionato del fumetto). Una pellicola che non cattura veramente mai, che non empatizza con lo spettatore e con un casting veramente fallimentare (Marinelli un fenomeno altrove, qui totalmente fuori parte). Molto bene la scelta delle location, la ricostruzione ambientale (eccezionale il covo di Diabolik) e la canzone di Agnelli "La profondità degli abissi". Vedibile, ma niente di eccezionale. Peccato.
MEMORABILE: La freddezza con la quale Diabolik si relaziona con Elisabeth; L'incontro con Lady Kant; Il colpo a Ghenf.
Magnetti: Vedovo e padre di sette bambini scalmanati, il signor Brown non riesce a trovare la tata per controllare le sue piccole pesti. Arriverà Nanny Mcphee armata di bastone magico e... Film per bambini e ragazzini che mi è sembrato non portare nulla di nuovo nel campo dei film per famiglie a metà strada fra la commedia e il fantasy. Si salva Emma Thompson, molto brava. Per il resto trama scontata e personaggi poco e mal caratterizzati; eccezion fatta per Nanny Mcphee, come dicevo.
Nando: Action abbastanza convenzionale tra sparatorie, inseguimenti, cartelli della droga e bikers. Un ex galeotto disintossicato deve salvare la figlia cacciatasi in guai seri. Gibson è appropriato nella parte mentre la Moriarty abbastanza odiosa e carente. Meglio tutta la serie di comprimari, che offrono volti credibili. Finale da melodramma. Nel complesso accettabile.
Buiomega71: Le implicazioni filosofiche, l'impostazione teatrale (c'è pure un riferimento al Marat-Sade nella recita miklosjancosiana all'aperto), i dialoghi intellettualoidi e le scarne scenografie smorzano il potenziale carnale del divin marchese. A parte la bellezza ruvida e fulgida della Le Besco (che si prodiga anche in un nudo integrale) il sesso è solo di testa (se non nel momento in cui Sade si fa frustrare da uno "stalliere", ne provoca e ne tasta l'erezione e dirige il libertino amplesso tra il ragazzo e Emilie). Jacquot dimentica la visceralità furente del più fiammeggiante Quills.
MEMORABILE: Le bastonate inferte a Sensible dall'amante geloso; Le dita di Sade si infilano nella vulva di Emilie; La serie di ghgliottinamenti con teste esposte.
Siska80: Le "api regine " del titolo sono un gruppo di anziane scatenate alle quali si unirà per un certo periodo la protagonista (una Burstyn ancora in splendida forma). Classica commedia americana che, oltre a offrire un confronto generazionale (in realtà la parte più riuscita, sebbene anch'essa non originale), inserisce l'immancabile (ma tuttavia non improponibile, visto che i sentimenti prescindono dall'età ed è giusto viverli in qualsiasi momento) love story tra gli interpreti principali. Cast di vecchie glorie del cinema in cui spicca James Caan (la cui fragilità fisica intenerisce).
124c: Film di Tarzan visto dal punto di vista antropologico e non avventuroso. Christopher Lambert è un Tarzan diverso dagli altri: non è avventuroso come lo intendiamo noi, non affronta stregoni malvagi o cacciatori ma la società di fine Ottocento, che lo vorrebbe addomesticato come un cane. Si ricordano il viso sporco di fango del protagonista, le sue lotte fra i gorilla e l'amore che ha per Andie McDowell, che fa Jane. La parte finale a casa Graystoke è troppo lenta: aspetti che succeda qualcosa, ma niente. Non lo boccio, ma mi annoia molto.
Harrys: C'è del convenzionale in Danimarca. La regista scandinava propone un plot ricorrente nel filone romanticista: lei scaltra, ambiziosa, sognatrice, emancipata, goffa, indigente, lui arrivista, puerile, sciupafemmine, disinibito, superficiale, possidente. Ça va sans dire, lei smarrisce il senno catapultandosi in un'illusione fiabesca che lui, al netto di peregrinazioni pleonastiche, alla fine della fiera coronerà. Sciocchezzuola dozzinale che per favorire l'empatia avrebbe dovuto approfondire l'imperitura desolazione intrinseca di Ian, unica figura verosimile.
Puppigallo: Action bim bum bam patatrac, con contorno di mazzate che ormai non fa più grande presa, visto che ce ne sono a bizzeffe (anche la sensibilità acquisita dal protagonista è un po' posticcia; meglio quando dà di matto). Certo, i vari scontri fanno mantenere vigile lo spettatore, ma in quasi tutti non c'è una particolare mano registica talentuosa; e sia un doppiaggio mediocre, che un personaggio che va oltre il clownesco (l'inseguitore dell'ex poliziotto e dell'evasa) contribuiscono a danneggiare la pellicola, resa visibile, fino all'epilogo, solo dal ritmo.
MEMORABILE: Il macello assurdo in tribunale con aggiunta di due bombe a mano; Incatenati assieme, con lui, cieco e malmenato, che se avanza... (l'idea migliore).
Daniela: Banda armata assalta supermercato di provincia, prendendo in ostaggio personale e clienti. Assediati dalla polizia, i rapinatori si dimostrano molto poco interessati ai soldi o alla fuga, essendo alla ricerca di altro... Ambientazione alla Mist per questa divagazione della Cosa, con innesti misti di altri film, Alien compreso. Fanta-horror di poche pretese, prodotto a basso costo direttamente per il mercato home-video, ma tutt'altro che disprezzabile, il quanto supplisce con un certo ritmo alla mancanza di originalità. Cast adeguato.
Stubby: Commediola che fa leva sulla plasticità e la simpatia del sempre bravo Jim Carrey. La trama infatti è solo un pretesto per potersi gustare le famose performance dell'attore. Un film carino ma piuttosto povero sotto il piano innovativo (il padre che trascura il figlio, la carriera da seguire, la ricongiunzione con la moglie ecc.) che si lascia tranquillamente guardare, anche se non è certamente eccezionale. Finale scontato.
Reeves: Piero Vivarelli come è noto non si è mai fermato di fronte alle provocazioni, ma in questo film l'operazione gli riesce meno bene. L'idea di un giallo erotico soft interpretato dalla più famosa attrice hard era ottima, ma la trama a effetto non funziona troppo bene e gli altri interpreti (compreso lo stesso Vivarelli) non hanno quel quid che possa far svoltare un film che alla fine è soprattutto noioso, anche se illuminato da Moana.
Trivex: Spaccato a metà nel mio personale giudizio: il "pelo" prende ***! mentre il "mago" solo **! (e il mezzo punto c'è solo perché mi ha divertito molto il primo spettacolo di magia, presso la minimalistica tv locale). Occorre comunque ribadirlo ancora, il Lino è mattatore assoluto e artefice incontrastato della vittoria del capitolo "villoso". Un ritmo da perdere il fiato, con una naturalezza da primato; corre, urla, approccia e respinge le sue spasimanti (quella strafatta poi.. ah! ah!), affronta la figlia folle e la moglie tv- dipendente. Grazie, Lino! ***
Magnetti: Il tema è molto interessante: lo sviluppo artificiale e artificioso della capacità di sfruttamento del nostro cervello. Ciò accade in un uomo ormai allo sbando, Eddie, che Bradley Cooper interpreta in modo credibile, senza un cedimento, cambiando registro più volte senza strafare. Merito suo se il film si lascia vedere e rimane godibile fino al soddisfacente finale riuscendo quasi a perdonare ingenuità, incongruenze e una parte centrale quasi noiosa.
MEMORABILE: Le soggettive cittadine del regista: molto ben fatte (veri virtuosismi) anche se fine a se stesse.
Smoker85: La trama è un pretesto per far scatenare Murphy, al quale vengono offerti ben sette ruoli, compreso quello di Buddy Love, sfacciato alter ego del pingue protagonista. La pellicola si affida a gag spesso volgarotte e prevedibilità e a un cast dignitoso ma non eccezionale, se si eccettua il gustoso cammeo del grande James Coburn. Tuttavia è innegabile che durante i suoi 95 minuti circa ci si diverta, grazie alla verve del protagonista. Molto buono il trucco, merita un applauso anche la voce italiana di Murphy, il compianto Accolla.
MEMORABILE: Il pranzo a casa di Sherman, ove i suoi parenti fanno di tutto per metterlo in imbarazzo con la sua girlfriend.
Orson: Abbastanza deludente questa versione "manniana" di un classico cinematografico. L'approccio digitale + macchina a mano, tipico dell'ultimo Mann, stride con l'impianto classico del soggetto e con l'ambientazione d'epoca e questo è il principale motivo di interesse del film. Per il resto la narrazione procede senza guizzi e senza particolari impennate, facendo rimpiangere il vero tocco alla Mann più sfrontatamente eccessivo e romantico. Qui tutto sembra di maniera e ingabbiato nelle griglie di un prodotto senz'anima, di un compitino ben svolto.
MEMORABILE: Il finale con Dillinger che va a vedere un film di gangster: ma anche qui si poteva fare di più.
Stefania: Il protagonista maschile si chiama Darcy, come in "Orgoglio e Pregiudizio", celebre romanzo della Austen al quale sia il best seller della Fielding che il film sono un umile e spiritoso omaggio. Commedia "politically correct", trionfo dei buoni sentimenti e mortificante sconfitta del viscido di turno. Molti momenti divertenti (soprattutto grazie al viscido di turno) e indiscutibile professionalità degli attori. Stralunato e leggero. Cameo di Salman Rushdie!
MEMORABILE: La celebrazione dell'adiposità per arruffianarsi il vasto pubblico delle culone. Poi lamentiamoci, che l'obesità è un allarme sociale!
Saintgifts: Struttura non nuovissima ma interessante: sguardo all'interno del NYPD, sulla vita di tre poliziotti, che non si conoscono ma che si sfiorano fisicamente e sono assillati da problemi personali di diversa origine. Si spinge molto sul pedale della violenza e non solo quando si spara (con grande facilità), ma anche della violenza verbale e comportamentale tra buoni e cattivi, tra buoni e buoni e tra cattivi e cattivi. Insomma, tutto forzatamente sopra le righe e zeppo di stereotipi negativi. Interpretazioni di maniera ricalcanti modelli imposti e noti.
Undying: Molto liberamente ispirato da un romanzo di Italo Svevo: Senilità. Vi si narra dei tormenti di un intellettuale, appesantiti da una sorella ipocondriaca. L'uomo incontra una donna disinibita e, inizialmente, accetta di spartirla con altri amanti. Finale tragico per i due fratelli: lui solo, lei ... Il testo di partenza non era malvagio, ma purtroppo Barzini deve barcamenarsi tra attori poco in parte (su tutti la formosa Grandi) ed una sceneggiatura maldestra. Alla fine, data anche la manierata e misurata componente erotica, quel che si percepisce del film è "l'occasione mancata".
Paulaster: Dagli anni in cui tutto era "simple" fino ad arrivare allo Shea Stadium, a non volerne più sapere dei live. Narrazione della beatlemania tra documenti filmati (restaurati ma con pochi inediti) e fotografici (più ricercati). La freschezza emanata rimane, i pezzi sono inscalfibili dal tempo e l’ironia inglese dei quattro è ancora efficace. Piccole testimonianze di attori o musicisti che non servono; l’approccio sociologico e storiografico restano abbozzati, ma sarebbe occorsa una durata superiore.
MEMORABILE: "What’s your name?" "Eric" (giornalista a Lennon); "She loves you" cantata dai tifosi a Anfield; Ringo che allo Shea St. suona guardando gli altri.
Paulaster: Ritratto della provincia americana che richiama certi adattamenti anni '50, dove i panni sporchi vengono celati all'esterno e la famiglia diventa comunità. La drammaticità viene tenuta sotto il livello di guardia, il che può essere un pregio ma avrei preferito uno scavo ulteriore. Diverse caratterizzazioni, specie femminili, restano in superficie e potevano servire a rendere la sceneggiatura più variegata. Comunque la seconda parte è molto soddisfacente fino al finale anche simbolico. Di Caprio eccellente e una fotografia di sfondi notevoli.
Herrkinski: Tra i vari film del periodo erotico di Mattei, forse uno di quelli con più trama; si staziona infatti nei territori del thriller erotico di stampo novantiano da Basic instinct in poi, con un complesso intrigo di vendette, figli, sorelle e padri perduti, gelosie e attrazioni "morbose" come da titolo, a cercare di confondere lo spettatore con fin troppi twist, specialmente nel cervellotico finale con inevitabile spiegone, invero esagerato. Perennemente in bilico tra una certa seriosità e la goffaggine, resta un prodotto tedioso di cui si ricorda più che altro la viziosa Seller.
MEMORABILE: Il ridicolo inseguimento con l'auto; Gli "scleri" di Warbeck; Le coltellate nel finale; I ralenti estenuanti.
Teopanda: Con una buona idea, il film si poneva come altra pagina nel capitolo di quelli che trattano di tematiche “giovani” come appunto i social. La prima parte è buona, con un'ottima contrapposizione tra padre e figlia, interpretarti discretamente. Valida anche l’idea di entrare nel nazional-popolare, integrando il protagonista in uno show della D’Urso e dalle Iene. Peggio la seconda parte, ricca di spunti (in numero spropositato, cosi da non affrontarli tutti appieno). Sicuramente non un capolavoro, ma può superare certe (tragiche) aspettative.
MEMORABILE: Nino Frassica ubriaco; Il vicino fascista.
Panza: Mi sfugge il senso di questo incomprensibile susseguirsi di varie vicende di vita quotidiana presentate una dopo l'altra senza curarsi della forma (le riprese sono poco curate anche nella fotografia) o di suscitare un minimo di interesse. Vediamo così un immigrato che impara la lingua italiana, un impiegato dell'ufficio postale, una capatina in India, un funerale in Grecia... Tutto caratterizzato da una piattezza e una noia abissale che rendono questo pseudo-documentario verità altamente narcolettico.
Pigro: Una storia di cicatrici, scalfite nella carne e nel cuore, di dolori che passano da una generazione all’altra, da un’età all’altra. Nel suo notevole esordio registico lo sceneggiatore di Iñarritu racconta la sofferenza dell’amore non riconosciuto, usando la struttura stratificata su 3 livelli temporali che solo a metà film diventano chiari: gli amanti bruciati nel rogo, i figli a loro volta amanti, e infine quei figli adulti e straziati. Una narrazione sottile nei rimandi tra i diversi livelli, di forte e intensa emozione e commozione.
Zampanò: De Santis narra della sua culla ciociara dotandola di una tosta dignità arcaica a cui però fa velo la disinvoltura borghese di Raf Vallone. Folco Lulli invece cinghialeggia a dovere in un ruolo finalmente principale, circuendo la bella Bosè, troppo sofisticata per fare la pastorella. Prova neorealista montana che sborda nell'epicità del "revenant"; certo inferiore a Riso amaro e Caccia tragica, ma con un sonante finale politico.
Galbo: Film di Davide Ferrario, che è insieme commedia e "road movie", sull'esempio illustre di molto cinema americano. Opera realizzata con impegno ma con evidenti lacune sopratutto sul versante della sceneggiatura che appare non priva di pause. Così il divertimento è affidato all'estemporanea verve di due ottimi attori come Orlando ed Abatantuono che animano la vicenda rendendo il film abbastanza godibile.
Nando: Uno degli ultimi lavori del grande Albertone che si dedica alla salvaguardia degli animali con un commedia dai toni agrodolci e abbastanza fiacca. Nonostante il tema trattato la narrazione tende lievemente alla ruffianeria ed alla commozione spicciola. L'attore e regista romano è sempre egregio, ma solo lui non basta a risollevare le sorti di un lavoro così così.