Da un racconto di Giorgio Scerbanenco ("il centodelitti") l'episodio a lungo meno noto del ciclo "Alta Tensione", diretto da Lamberto Bava. Contrariamente agli altri tre, più volte trasmessi in tv, L'UOMO CHE NON VOLEVA MORIRE ha trovato spazio solo su satellite e molto in ritardo. Non che sia stata una gran perdita, a dire il vero. La messa in scena è poverissima, la vicenda è priva di vero interesse ed è interpretata da un cast che non riesce a conferirgli lo spessore minimo necessario. Oltretutto con l'horror ha pochissimo a che vedere e come thriller non riesce mai a spaventare. Si parte con una rapina in villa, con quattro balordi che...Leggi tutto rubano quadri (compreso un preziosissimo Renoir) e oggetti di valore. Una donna finisce pure stuprata ma il marito riesce a tirare una scarpata in testa al violentatore, che da quel momento diventa per l'appunto l'uomo che non voleva morire. Già, perché i complici se lo portan via convinti di dovergli dare l'addio a breve, ma quello niente: agonizza ma non crepa. Per di più il Renoir non è più nella sua cornice. Ulteriore drammatizzazione della vicenda ed esasperazione nei rapporti tra i rapinatori. Si continua cosí, finché qualcuno comincia a morire per mano del solito killer nerovestito. Qualche buono scorcio ligure, lo spirito di Scerbanenco che si materializza in un paio d'occasioni staccando il film dagli altri della serie, ma una realizzazione miserella nettamente inferiore a quella, per esempio, di MAESTRO DEL TERRORE. Scialbo.
Una delle prove più scadenti di Bava jr., che qui decide di adattare un racconto di Scerbanenco. Ed infatti tutto il film è congegnato come un noir – la rapina andata a male, i complici l’uno contro l’altro – con l’inserimento di parentesi giallo-thriller, di violenza in villa (l’uomo che assiste impotente allo stupro della moglie) e qualche scena splatter. Noioso e svogliato come sceneggiatura, interpretazioni e regia. Monotono commento musicale di Simon Boswell.
Per la sola presenza dell'indimenticato genio trash Lino Salemme vale una visione. Per chi non fosse appassionato del trash, un film tv scialbo e male interpretato girato con la solita fciloneria propria di Bava jr. Sarebbe stato interessante vedere cosa sarebbe venuto fuori con un budget più alto e con attori che potessero dare spessore ai propri personaggi. Per la serie: vorrei ma non posso (ed in fondo, neanche voglio).
Povero Scerbanenco! Dopo i fasti di Fernando di Leo, Lamberto Bava riadatta un racconto di Scerbanenco per un film tv del ciclo Alta Tensione. E lo riadatta male: è uno dei punti più bassi dei due cicli tv di Bava Jr. Presenza di Lino Salemme (alla prova meno rilevante della sua B-carriera).
Il terzo film del ciclo televisivo di Bava offre uno spunto interessante (è tratto da Scerbanenco) e si dipana su un percorso noir. Il cast, tra varie facce note del nostro cinemabis (su tutti Van Hoven e Salemme), offre una discreta performance, al servizio di una storia di non particolare presa; ma Bava riesce comunque a offrire un altro esempio di decoroso thriller televisivo, ben superiore ad altri prodotti italici del periodo. Quindi, a parte un tollerabile deficit nel ritmo, il film riesce a non annoiare; peccato per il brutto finale.
Quarta ed ultima pellicola della serie televisiva "alta tensione". Mai denominazione fu più fasulla: di suspence, infatti, neanche l'ombra. Colpa di un soggetto del tutto innocuo ed inverosimile, sebbene tratto da un racconto di Scerbanenco, che non riesce minimamente ad accendere l'attenzione dello spettatore. Tra uno sbadiglio e l'altro (la scena della rapina è insensatamente troppo lunga) si arriva ad un finale davvero ridicolo. Attori da filodrammatica. Da evitare.
Discreto film di Bava jr. A parte qualche assurdità di troppo e un finale quantomeno discutibile e scontato direi che non è per niente male, contando anche che si tratta di un prodotto per la tv. Qualche scena pesante, ma nel complesso sufficienza piena, senza dubbio.
Forte di un soggetto interessante, tratto da uno scrittore come Scerbanenco, ha però il difetto di dover allungare il brodo di un racconto troppo stringato, indugiando nella preparazione ma migliorando nella seconda parte. Non è mica male: una coraggiosa cupezza emerge da questo noir con venature splatter, distinguendolo dal tono degli altri film della serie. Purtroppo i limiti della confezione televisiva (cattivi attori, basso budget, brutta fotografia) sono evidenti più che mai, ed è solo per questo che non è il bel film che poteva essere.
MEMORABILE: La decisione dei compagni di abbandonare il corpo del protagonista.
Nonostante una fotografia piatta che tradisce l'origine televisiva del film, la regia di Bava jr. dà vita a un thriller abbastanza avvincente in cui la grande tara è l'aver eccessivamente gonfiato il breve racconto di Scerbanenco da cui è tratto. La scena del furto alla villa è ben realizzata ed è un peccato che la fase finale in cui si intuisce cosa andrà a fare il protagonista sia più ripetitiva (ma l'uccisione con la sparachiodi ha il suo effetto). Ben sfruttata l'ambientazione ligure. Per essere roba per la tv, non è niente male.
Film di Lamberto Bava diretto per la TV con tutti i limiti che ne conseguono, peggiorati dagli effetti evidenti del solito basso budget a disposizione. C'è un Renoir che fa gola ai trafficanti clandestini di opere d'arte e per il quale correrà molto sangue, senza, ovviamente, nessuna etica umana. Attori da poco e una fotografia scadente completano lo scarno quadro d'insieme.
Anonima trasposizione di uno scritto di Scerbanenco che in alcuni momenti dà l’idea di essere troppo approssimata, venendo meno la cura per i dettagli e i particolari. È troppo piatto per rimanere impresso nella mente o per non sentire la fatica di arrivare all’ultimo fotogramma. Tremendamente pedante e modesto il commento musicale di Simon Boswell. I limiti della produzione sono evidenti e inficiano il risultato, ma non sono il limite principale. Da vedere per completezza nell’ambito della serie, armati di santa pazienza.
Per essere un thriller televisivo è anche dignitoso, certo risente evidentemente di un budget limitato, così le le interpretazioni non sono d'alto livello, l'ambientazione (Genova e dintorni) è anche affascinante ma la fotografia fa quel che può e le musiche sembrano quasi quelle di una telenovela; eppure ha le sue particolarità, in una certa maniera succulente, una dosa di violenza discreta, un finale non proprio brillante ma che comunque, narrativamente, funziona, come il fatto che non vi sono personaggi "positivi", salvo le figure di contorno (vittime, medici, eccetera).
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DiscussioneZender • 18/04/10 08:35 Capo scrivano - 48908 interventi
Bravo Undying, hai fatto bene a ricordarlo. Ti ho spedito una mail con la mail di Il_dandi, Cesare.
Dico che non l'ho ricevuta...
Sicuro di aver messo l'indirizzo giusto? Per es. l'appendice .com e non .it?
DiscussioneZender • 19/04/10 19:41 Capo scrivano - 48908 interventi
Perché gli avevo dato l'indirizzo di alice che avevi dato al momento dell'iscrizione, dandi. Io le mail le ricavo da lì. Gli ho passato anche la gmail ora.
Buiomega71 ebbe a dire nella SEZIONE IN TV-SATELLITE: Mhà...A me non sembra poi così "raro" (visto le volte che lo ha trasmesso Fantasy-c'era un periodo che lo trasmetteva un giorno sì e l'altro pure-)
Diverso, poi, il discorso su La Maschera Del Demonio, che più che raro è praticamente inedito in Italia (non per nulla mi sono dovuto accattare la vhs spagnola)
Ok... hai ragione.
Diciamo che non risulta essere mai passato sulle reti in chiaro. Quando Mediaset mise in onda la serie Alta tensione (con incredibile ritardo, sul finire degli Anni 90), lasciò inedito proprio questo. Poi sì, da qualche anno lo si può rintracciare, essendo stato trasmesso sulle pay TV.