Hideous - Corto (2022)

Più che un vero corto, quella di Gonzalez si direbbe una breve antologia musicale contenente tre videoclip tratti dal primo album solista di Oliver Sim. Il cantante rievoca la spensieratezza di un'infanzia da fiero effeminato amante dell’horror, ma soprattutto la sua convivenza con l'HIV (stigma concretizzato nella deformità fisica). La cornice di un talk-show, seguito in TV dall'io-fanciullo dello stesso protagonista, diventa semi-ironico contenitore di un meditativo self-portrait in salsa arty-queer, scenograficamente e luminosamente azzeccato. Buffi i tributi al cinema terrifico.

Un set televisivo tra l'immaginario e il fantastico per un'intervista ad Oliver Sim in occasione del suo album di debutto rappresenta la cornice di una rievocazione da parte del musicista dell'infanzia spensierata, l'amore per vecchi film horror e l'inclinazione sessuale. Gonzalez confeziona un corto sui generis, attraversato dal filo rosso di tre canzoni mischiate a inserti horror dalla patina '70-'80 con la geniale trovata del piccolo Sim che guarda in tv se stesso da grande. Efficace l'ambientazione onirica, a tratti inquietante (la malattia vista come mostruosità fisica).

Un omosessuale è un mostro? Al centro del cortometraggio sono un cantante e tre sue canzoni, che esprimono un sofferto e potente coming out. Ma la vera forza di questo conturbante film musicale è il linguaggio queer e trasversale (sperimentale, horror, videoclip), in un tripudio camp, tra colori accesissimi e personaggi gender fluid. Un’opera di orgoglio lgbt, ma più ampiamente di affermazione dell’identità e di diritto alla fantasia: quasi didattica per gli adolescenti bisognosi di autostima e positività.

L'intervista in un talk show televisivo è l'occasione per Oliver Sim di presentare tre canzoni tratte dal suo album d'esordio, ma anche quello di manifestare pubblicamente non solo la propria identità ma anche il confronto/scontro con la propria malattia. Ne esce un'opera che è un viaggio fantastico e suggestivo in grado di meravigliare per la forza delle immagini e per la capacità di emozionare attraverso la musica. Se la parte horror, associabile allo stigma della malattia, ricorda un cinema d'altri tempi, il resto dell'opera è attuale e conduce inevitabilmente alla riflessione.

Gonzalez firma un cortometraggio molto particolare in cui un cantante fa coming out attraverso tre canzoni. Se è vero che lo spunto narrativo è semplice, va detto che lo script è impreziosito da immagini pregevoli - come spesso accade nelle opere di questo regista - da musica interessante e da una spruzzata di horror e sperimentazione che è la ciliegina su una buona torta. C'è anche un bel crescendo emotivo che rende il film intenso ed emozionante. Importante anche da un punto di vista contenutistico per il messaggio che riesce a veicolare.