La belva scatenata - Film (1959)

La storia ondeggia tra noir e spionaggio, rispettando molti di topos di entrambi i generi. Certe svolte non sono imprevedibili, tutt'altro. Ma la sceneggiatura - a cui partecipa anche Sautet - al netto di qualche ingenuità, sa come avvincere lo spettatore. E pone sul tavolo, anche se solo velocemente, situazioni ed interrogativi non così banali specie nel finale che porta ad un epilogo che forse non poteva essere troppo diverso da com'è, vista l'epoca del film. Vedere recitare Ventura è sempre un piacere. Buon film.

Ex malavitoso, il protagonista ora è un tranquillo ristoratore che vorrebbe pensare solo alla sua famiglia ma i Servizi segreti, con i quali ha collaborato durante la Resistenza, lo costringono con il ricatto a tornare in ballo per recuperare documenti preziosi... Film tra il noir e lo spionistico abbastanza convenzionale ma che può contare sull'interpretazione grintosa di Ventura, compresso come una pentola a pressione quando deve infiltrarsi nella banda criminale di un suo vecchio amico per poi trasformarsi in un panzer inarrestabile al momento in cui è in gioco la vita del figlio.

Cosa c'è di originale? Nulla. Qui sta il busillis: l'originalità va introdotta nei generi codificati cum grano salis oppure, meglio, non va introdotta affatto. L'amicizia tradita, il ricatto, la vendetta: questi i blocchi di tufo che servono alla costruzione di un noir massiccio e incrollabile cui fa da correlativo oggettivo un grande Ventura, granitico come una fortezza normanna. Il piacere del luogo comune induce poi alla sottovalutazione di alcuni momenti facili e di un finale che, oggi, appare consolatorio. Ben centrato anche il resto del cast, dal perfido Chaumette a Frankeur.

Costretto a ritornare in gioco da parte dei suoi ex colleghi dei servizi segreti per recuperare alcuni documenti scottanti, Paul, che si è rifatto una vita come ristoratore e padre di famiglia, dovrà infiltrarsi in una gang criminale con conseguenze a valanga. Nulla di nuovo rispetto al genere che procede con lo schema ultrarodato del noir, ma con un ritmo e una concatenazione di eventi ben supportati da una giusta sceneggiatura (col contributo di Sautet) e soprattutto con una prova nervosa e decisa di Lino Ventura, attorniato da un cast piuttosto anonimo (tranne la graziosa Blain).