Ancor più che nel precedente (e di molto superiore) Catene, continua la personale telenovela ante-litteram di Matarazzo, sempre interpretata dall'impetuoso ma innocente Nazzari e dalla tapina Sanson: sono condannati ancora ad una lunga separazione da una sorte avversa, nonchè dalla perfidia implacabile dell'orchessa Lattanzi. Melodramma popolare spinto al parossismo dall'enfasi degli attori e dalla potente fotografia che non si risparmia in primi piani. Roberto Murolo recita una parte e canta.
Esagerato, non credibile. Il manicheismo dei personaggi (solo una suora appare un po' bianca e un po' nera) non coinvolge e non causa la cercata commozione: nonostante la bravura del cast, manca nelle sue azioni la credibilità. Anche in Catene (decisamente migliore) c'erano buoni e cattivi, ma se non altro la Sanson qualche cadutina l'aveva e Nicodemi la bramava, d'amore sbagliato, ma in modo vero. Qui no e certi personaggi, a partire dalla Lattanzi, paiono caricature. Grotteschi certi snodi. Regìa solida, ma se non funziona la trama...
Buon melodramma di quelli tosti, coi buoni buonissimi ed i cattivi cattivissimi. Più che di Nazzari è il film di Yvonne Sanson, che qui è la vera protagonista: vessata da un destino crudele, non subisce la sua condanna con rassegnata tristezza, ma le resiste con notevole carattere. I film di Matarazzo degli anni '50 saranno anche invecchiati, non lo nego, ma è ancora un piacere vederli. E quando la serva Rosina prende a schiaffi la matrigna, che soddisfazione si prova...
Nuovo festival di nequizie orchestrato dal sadico Matarazzo, che non sfrutta nemmeno tutte le possibili frecce (dal "riformatorio" per traviate di lei al carcere di lui), anche se disegna un grande personaggio di cattiva con la turpe matrigna (che nella sequenza quasi-orrorifica della morte del marito guarda il Crocifisso con lo stesso sbigottimento di un vampiro!). Eccessivo? Schematico? Ma certo, è il feuilleton!
Secondo momento melodrammatico di Matarazzo, in cui la drammaticità degli eventi è resa notevole dalla narrazione. Solite vicende concatenate in cui la cattiveria delle persone cerca di impedire il coronamento di un amore. La Sanson è protagonista credibile così come Nazzari. Crudele la Lattanzi.
Melodramma fiammeggiante in cui la donna (una stupenda Yvonne Sanson) è la vera protagonista e tutta la vicenda ruota intorno a lei, alle ingiustizie che subisce, ai condizionamenti sociali. Solida regia da parte di Raffaello Matarazzo, il re dei melodrammi nostrani. Il manicheismo è la cifra di lettura del film: può sembrare scontato, ma fornisce emozioni e coinvolge.
Raffaello Matarazzo HA DIRETTO ANCHE...
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DiscussioneZender • 19/03/10 10:51 Capo scrivano - 47854 interventi