Buiomega71 • 19/01/14 14:13
Consigliere - 26052 interventi Rebis ebbe a dire:
Complimenti Buio per il pelo sullo stomaco. Ho sempre trovato discretamente pallosa la letteratura erotica: ho ricordi estenuanti di Le undicimila verghe di Apollinaire (che pare faccia impallidire De Sade) e di Venere in pelliccia di Masoch (che a confronto è un libro per educande). Di De Sade ho Justine o le sventure della virtù la cui brevità merita almeno di dargli una possibilità in un lontano futuro. M'ammorba la ricerca dell'estremo, la concezione mortifera dell'eros, la ridondanza dei significati, e la ripetitività quasi meccanica dell'atto in sé (per dire, nelle 200 pagine di Masoch accade in sostanza sempre la stessa cosa...).
Penso che il rapporto cinema-letteratura nel caso specifico dell'eros sia ancora più arduo, anche per un limite del rappresentabile su grande schermo, problemi di censura, parametri di sceneggiatura rispettabile, disponibilità degli interpreti alle performance e quant'altro ecc... Forse in questi casi il tradimento dell'opera cartacea è un processo necessario per rispettarne lo spirito. Penso proprio all'ultimo Polanski che è ad anni luce dal libro di Masoch ma al tempo stesso gli è intimamenta complice.
Ti dico la verità, Rebis
Come ho sempre sostenuto io non riesco mai a leggere un romanzo, annoiandomi già alla pagina 6
Gli unici romanzi che riesco a leggere sono proprio quelli erotici (se non pornografici, così come i fumetti). Pare paradossale che invece, nel cinema, adori tutti i generi
Ordunque. Ho amato molto
L'antiJustine di de la Bretonne (d'altronde un retifista come me non può non amare lo scritto di la Bretonne) ,
Opus Pistorum di Miller,
La Filosofia del Boudoir del marchese (solo in parte, però, soprattutto i divertentissimi e scriteriati dialoghi tra Eugeniè e i suoi iniziatori, delle vere perle dissacranti, il resto va con il pilota automatico-come dici tu, ora della fine si chiava sempre alla stessa maniera, se non fosse per i dialoghi surreali),
Madrelingua di Keith Kerner (donna ancora piacente, si chiude nella sua villa con gli amici del figlio, sperimentando ogni forma di libido)
La Anais Nin, ad esempio, mi fà venire la gonorrea (la sua scrittura non la reggo) e
Il Castello dell'Inglese mi ha parecchio annoiato
Letteratura impossibile da tradurre in immagini o farne un film (come ben dici, sarebbe impossibile portare sullo schermo
Opus Pistorum o alcuni passaggi delle
120 giornate (oltre i costi immani, gli atti sessuali in sè come rappresentarli? Sarebbe pura follia...)
Per questo amo questo tipo di letteratura, perchè lontana anni luce da qualsiasi , ipotetica, riduzione cinematografica
Pensa di rifare, oggi, per il cinema le
120 giornate (per dire): budget abnormi che manco Kubrick per
Barry Lyndon (costumi, scenografie, effetti speciali per la rappresentazione delle torture, attori disposti a fare comprofagia, minorenni, e altri mille ostacoli insormontabili), così come e praticamente impossibile tradurre La
Filosofia nel Boudoir (che sono alla fine: dialoghi e scopate, scopate e dialoghi), ci provò Benazeraf negli anni '70, ma meglio sorvolare, e più di recente Aurelio Grimaldi, che però pareva di più una fiction tv...
Per questo amo il capolavoro pasoliniano, perchè e riuscito a vincere, nel bene e nel male, una sfida quasi impossibile...
Le 11 mila verghe non l'ho letto (non mi sconfinfera, in realtà), ma
l'enciclopedia sadiana delle perversioni credo non abbia rivali
Il problema e proprio lo sfinimento, come nel caso De Sade e la coprofagia, che per un bel pò di pagine non fanno altro che ingurgitare stronzi a spron battutto. Inizialmente disturba, poi diverte pure, ma finisce in tedio e noia
Non amo leggere il sesso mischiato alla morte e alle torture (unico caso
le 120 giornate, e credo mi basti a vita), ma adoro la gioia dei sensi descritte da Miller o de la Bretonne, o da De Sade nella
Filosofia...(così come amavo i fotoromanzi di
SuperSex, non fosse altro che grazie a loro che scoprii le gioie del sesso) Anche se , dopo un pò, la noia e sempre dietro l'angolo (e trovo che i dialoghi siano il vero pezzo forte di questi romanzi, piuttosto che la decrizione degli atti in sè. Impagabile Miller a tal proposito, che appioppa il nome
Gian Giuedì al suo organo riproduttivo in
Opus Pistorum)
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