La città è Milano e chi gioca d'azzardo è Luca Antieri (Luc Merenda), un baro da bische provinciali assoldato e promosso sul campo da un boss malavitoso (Enrico Maria Salerno). Quando però mette gli occhi sulla ragazza (Dayle Haddon) del figlio (Corrado Pani) del boss, scoppia un putiferio e il figlio stupido e impulsivo finisce per scontrarsi con suo padre e con Luca. Strano a dirsi, il film vale soprattutto non per la regia di Sergio Martino quanto per un'inattesa e rimarchevole bravura nella direzione del cast. E se di Salerno già si sapeva (una caratterizzazione strepitosa, che sul set ruba la scena a tutti), le sorprese vengono dai due avversari principali Corrado Pani e Luc Merenda: il primo...Leggi tutto tratteggia con estremo sadismo e convinzione un personaggio viscido e crudele; il secondo (una volta tanto) si rivela l'uomo giusto al momento giusto. Il viso poco espressivo ma dallo sguardo furbo e fiero sono proprio quel che ci voleva per dare corpo nel migliore dei modi a un eroe positivo ma con non poche ombre. Dayle Haddon (scipita e slavata solo a un primo esame superficiale) si ritaglia una parte nemmeno troppo secondaria, mentre al bravo Lino Troisi (un baro di secondo piano) spetta un ruolo marginale. Purtroppo all'ottima direzione del cast non corrisponde un soggetto altrettanto buono (opera di Ernesto Gastaldi, che con Martino scrive anche la sceneggiatura) e la storia alterna momenti eccellenti ad altri mediocri (le parentesi amorose tra Merenda e la Haddon sono materiale perfetto da parodiare, di una banalità rara). Un film di mafia e gamblers girato con un ritmo da commedia sentimentale. Inadeguate le musiche di Michelini.
Filmetto nobilitato dall'interpretazione di Enrico Maria Salerno il quale interpreta un boss malavitoso che ingaggia Luc Merenda, baro di professione, per imbrogliare i clienti della sua bisca. Tutto bene fino a che il protagonista non s'innamora della bella Dayle Haddon, fidanzata dell'ottuso figlio (Corrado Pani) del boss. Non certo il miglior Martino ma rimane un film vedibile (anche se tranquillamente dimenticabile).
Enrico Maria Salerno, bravo come sempre, rappresenta l'unico motivo d'interesse: quando esce di scena a metà film, lo spettacolo è finito. La sceneggiatura, opera del prolifico Ernesto Gastaldi, ha molte buone trovate e la figura del giocatore incallito Luca Altieri (Luc Merenda) si intreccia naturalmente e bene con il fascino di Dayle Haddon, donna del figlio di un potente boss locale. Ma i risvolti cronologici (ad esempio il finale) appaiono bruschi e radicali, connotando il film d'un senso di incompletezza e non linearità. Grazioso comunque.
Filmetto poliziesco, con ampi innesti da commedia, piuttosto mediocre e prevedibile che per giunta ci propina un finale drammatico poco convincente sotto tutti i punti di vista. Il personaggio spaccone e "vincente" di Merenda poi ricorda un po' troppo quello di Nick Hezard. Insomma tutto già visto. In ogni caso il film si lascia guardare senza troppi problemi fino alla fine.
Tentativo, parzialmente riuscito, della Dania film di diversificare la propria produzione con uno psuedo noir invece dei soliti poliziotteschi o commedie sexy. Film che parte molto bene, con un bel contrasto tra scene drammatiche mostrate e relativo contrappunto ironico. Purtroppo dopo la prima ora si incespica e fatica ad andare avanti, salvo comunque regalarci un bell'inseguimento sul finale. Merenda funzionale come al solito. Salerno nobilita il film di molto. Regia di Martino ancora una volta superba con ottimo uso degli spazi.
MEMORABILE: Gli zoom incrociati che aprono la scena del pestaggio di Merenda.
Martino è un grande regista... nulla da dire. Tra le grandi opere che ci ha regalato sicuramente questo film risulta uno tra i suoi migliori. Noir-drammatico con una bella storia d'amore, viaggia liscio fino ad un triste finale che lascia l'amaro in bocca. Bravissimi i protagonisti, grandi Enrico Maria Salerno, Pani, Merenda, Haddon, azzeccati il contesto, le ambientazioni... sembra un gangsteristico americano. Ottimo.
MEMORABILE: L'interpretazione d Enrico Maria Salerno e Corrado Pani.
Molto commediola e molto poco poliziottesco. L'unico messaggio chiaro è l'incoercibilità dei giocatori d'azzardo, nonchè l'imprescindibile maturità di chi sta a capo di un'organizzazione criminale. Attori bravi, Salerno come sempre sopra le righe. Non un capolavoro, ma piacevole da vedere.
MEMORABILE: La frase di Salerno a Corrado Pani è quasi più coinvolgente di quella di Giulio Cesare a Bruto!
Pellicola veramente accattivante grazie soprattutto ad un ottimo cast, in palla come non mai. Ottimo Merenda nei panni del god of gamblers nostrano, piacione ma anche capace di menare le mani; grandi anche Salerno (ecchettelodicoaffare) ma soprattutto Pani: la parte della carogna la interpreta a meraviglia.
Buon film drmmatico/criminale sul mondo delle bische della Milano by night degli anni 70. Merenda interpreta un furbastro e baro incallito giocatore di professione. Pani il viscido figlio del Boss "vecchia maniera" che non ha più rispetto. Bella la Hannah. Cast ricco di caratteristi anni '70. Notevoli scene di azione (in particolare l'inseguimento finale).
Film d'azione, drammatico ma con toni anche da commedia, che si regge su di un cast di buon livello con il trio Merenda, Pani, Salerno perfettamente in parte. Brava anche la Haddon. Girato a Milano e nelle sue bische clandestine, si chiude a Nizza. Non indimenticabile ma scorre piacevolmente sino al termine.
Molto gradevole. Luc Merenda nella parte di un "onesto" baro e sopratutto Corrado Pani in quella del figlio del capo, debosciato e carogna. Ottimo tutto il cast, belle ambientazioni e bel film che merita di essere riscoperto. Tre pallini direi che ci stanno tutti.
MEMORABILE: Whisky con latte come parola d'ordine per accedere alla bisca.
Una gradevole sorpresa. Questo film si distanzia dai contemporanei poliziotteschi per una trama che gira sul mondo delle bische e della malavita, mettendo come protagonista una "simpatica carogna", (il brillante Luc Merenda); non da meno gli ottimi Enrico Maria Salerno e Pani in due ruoli molto ben caratterizzati, nonchè il classico buon cast di caratteristi dell'epoca. Il film ha ritmo e seppur non originalissimo si lascia vedere più che gradevolmente; ci sono azione, buoni sentimenti, violenza e pure una vena amarognola. Buono.
Solida e violenta incursione di Martino nel mondo del gioco d'azzardo (a mio avviso una vera piaga sociale) nell'Italia anni 70. La bisca dei signori farà perdere il sorriso beffardo stampato in faccia a Luc Merenda, giocatore di professione e amante immaturo per diletto. Bella anche l'idea di passare in Francia nella seconda parte, con uno sviluppo solo apparentemente riparatorio (ma è troppo presto per cantare vittoria). Perde mezzo punto per i dialoghi troppo superficiali e per l'innaturale romanticismo intentato dal Luc, qui antieroe. Comunque ***.
Noir con qualche connotazione melodrammatica, soprattutto nel finale, in cui si osservano le peculiarità gigionesche del baro Merenda in competizione prima con un sempre convincente Salerno e poi con un ottuso Pani. Sviluppo narrativo abbastanza prevedibile ma nel complesso quasi accettabile.
Una pausa nei primi cinque anni di carriera di Martino, che nel soggetto sul gioco d’azzardo convoglia la violenza del poliziesco, spunti picareschi e, nell'inatteso epilogo, le lacrime non ancora terse dopo La bellissima estate. Questa dispersione narrativa costituisce il limite di un film comunque ben condotto nel ritmo e forte della presenza di Salerno, boss razionale e mediatore, e di Pani, figlio belluino e complessato, che nel loro contrasto anticipano la coppia Leroy-Steiner. Impavido e irriducibile Merenda; truci e minacciosi Troisi e Javarone, in prima fila fra i caratteristi.
MEMORABILE: Il “colpo di stato” di Pani; Merenda, invalidato, che spara servendosi delle mani della Haddon.
Martino gioca stavolta, grazie all'innovativo copione di Gastaldi, la partita del noir metropolitano e la mano rischia di trasformarsi in un ambizioso gioiellino, non fosse per i due di briscola che Sergio non manca mai di ammannirci. Così, mentre serve un ambiguo tris d'assi (Padre da tragedia Greca, Salerno e i suoi figli, il putativo Merenda e quello degenere del sangue, Pani), tale da anticipare il Cronenberg di La promessa dell'assassino, stona invece la deriva sentimentale presa dal film che, pur non insincera, appare tuttavia cinematograficamente un bluff. Intenso.
MEMORABILE: Il viscido sguardo di Lino Troisi; Pani che fa precipitar per le scale Salerno in sedia a rotelle.
Stavolta l'accoppiata Martino/Merenda è la versione anni '70 di Matarazzo/Nazzari, innestando la violenza e il sessismo dei poliziotteschi coevi in un mélo dai toni pessimisti e patetici. Una divagazione bizzarra ma apprezzabile, metà noir e metà "lacrima-movie", in cui anche gli sporadici tentativi di inserti da commedia non cambiano l'atmosfera di cinismo generale. Una spanna sopra il vecchio leone Salerno (sulla sedia a rotelle) e il perfido figlio Pani.
MEMORABILE: L'ultimo confronto tra lo squilibrato Pani e il padre Salerno.
Poliziottesco spurio, nel senso che gli interpreti e le caratteristiche sono quelle ma di poliziotti non ve ne sono (uno viene presto accoppato). Una storia d'amore drammatica, in pieno stile pessimista anni '70: scazzottate, atmosfera spesso tesa, delinquenza che spadroneggia, inseguimento finale niente male. Merenda è nel ruolo (e gli si addice), Pani offre un cattivo proprio odioso, Salerno è teatrale ed enfatico come suo solito e funziona. La colonna sonora, invece, è piuttosto banale.
MEMORABILE: Questa volta il bluff non ti è riuscito; L'uccisione del vecchio boss (Salerno).
Curioso film di Sergio Martino, con un'ampia commistione di generi (dal gangsteristico al sentimentale, dal noir addirittura al lacrima-movie). Opera più interessante che riuscita (**), ha però una dote notevole, costituita dalla scorrevolezza della vicenda e dalla padronanza degli interpreti, favorita da due cavalli di razza come Salerno e Pani. Merenda ha la faccia giusta, ma non può certo competere con loro. Bellissima la Haddon. Sfilza di volti cari fra terze e quarte linee (c'è pure Fanfoni, più volte in scena con zero battute).
Il film è un ibrido tra noir e dramma, con tanto di storia d'amore "realista". Luc Merenda è un abilissimo baro buono e Corrado Pani è il figlio fetentissimo di un boss d'altri tempi (Enrico Maria Salerno). Tra Merenda e Pani sarà guerra senza esclusione di colpi, nel mezzo la bella Dayle Haddon. Una pellicola briosa che ha anche il non indifferente merito di mostrare, in maniera alquanto realistica e competente, meccanismi organizzativi, modus operandi e connivenze della criminalità milanese di quegli anni.
Interessantissimo ibrido che mescola noir e commedia con una spruzzatina di poliziesco. Ed è proprio dal poliziesco che Martino attinge a piene mani componendo il cast (Merenda, Salerno) per poi uscire subito dai canoni del genere preferendo un registro fondamentalmente ironico e scanzonato. L’unico poliziotto (un commissario, tra l’altro pure corrotto, interpretato da Carlo Alighiero) dura più o meno 5 minuti perché viene subito ucciso in un agguato. La bellezza di Dayle Haddon è quasi disarmante, mentre Pani si conferma ottimo villain.
MEMORABILE: Lino Troisi, baro di professione, umiliato al tavolo del poker.
Un film che solca sentieri meno battuti all'interno del genere, come il gioco d'azzardo nel caso de quo. Le performance di Merenda, Salerno e Pani lasciano il segno ben più degli inseguimenti o degli intrighi di malavita dell'intera struttura. In alcuni frangenti, la componente ludica invade anche il plot, rendendo omaggio a qualche parentesi da commedia tout court. Insolito ma efficace, con un faccia a faccia tra padre e figlio indimenticabile.
Interessante mix tra noir e commedia diretto molto bene da Sergio Martino. Un film che descrive la mala delle bische clandestine della Milano anni 70 senza mancare di analisi sociale. Buon ritmo e ottima azione fanno sì che il film sia coinvolgente per tutta la sua durata, seppur nei limiti della sceneggiatura. Ottimo il cast, in particolare Corrado Pani in un ruolo da vero cattivo, anche se non va dimenticato un sempre magistrale Enrico Maria Salerno; abbastanza convincente anche Merenda e sempre splendida Dayle Haddon. Buon film.
MEMORABILE: Pani che fa rotolare dalle scale Salerno sulla sedia a rotelle; Lino Troisi umiliato al tavolo da gioco.
Noir poco convincente e di poca sostanza. Trama poco decifrabile tra gangster, vizio del gioco, mafiosi, sentimenti profondi e vite sempre in bilico. Bravi Enrico Maria Salerno e Corrado Pani in versione di cattivissimo. Luc Merenda sembra un po' un fumetto e Dayle Haddon è poco incisiva. Non è certo questo il poliziottesco che ha fatto scuola a Tarantino.
Il poliedrico Martino gioca anche la carta (è proprio il caso di dirlo...) del noir alla Di Leo, ma senza convincere come nei gialli e nei polizieschi, anche a causa della sua regia meno ispirata del consueto. La coppia Merenda/Haddon funziona bene e la classe di Pani e Salerno è indiscutibile (che poi il primo non sia credibile come figlio del secondo è un altro discorso). Quando c'è di mezzo il gioco d'azzardo le concessioni alla commedia sono inevitabili, ma il finale è melodramma allo stato puro. Inappropriate le musiche di Michelini.
La storia avventurosa di un baro affascinante quanto spericolato (che ha il volto affilato di Luc Merenda) si complica inevitabilmente quando si inserisce l'amore. Il lavoro di Sergio Martino non convince del tutto, per come si muovono i protagonisti (davvero poco convincenti), surclassati alla grande dai caratteristi. Si salva la bella fotografia, coi suoi effetti estetici tutti da godere.
Polpettone di Martino sul gioco d'azzardo clandestino in una Milano più anonima del solito. La trama, non particolarmente originale, viene mortificata da una sceneggiatura banale e da una regia arruffata e poco lineare. Trascinano il film fino alla fine gli ottimo Pani e Salerno, mentre Merenda si ispira alla guasconeria dei modelli francesi di Delon e Belmondo. Terribili le parentesi melò. Si può tranquillamente evitare, a meno che non siate, come il sottoscritto, appassionati del genere.
Un abile baro da bische clandestine si innamora, suo malgrado, della donna del figlio del boss locale. Da lì in avanti sarà una lotta senza quartiere contro tutto e tutti. Un film difficilmente incanalabile in un vero e proprio filone, che integra al suo interno tanti generi senza privilegiarne alcuno. Non tutto riesce alla perfezione, soprattutto quando a uscire di scena è il mitico Enrico Maria Salerno, vero e proprio pezzo da novanta di tutta la pellicola.
MEMORABILE: Enrico Maria Salerno che provoca il figlio in cima alle scale di casa.
Filmetti come non se ne fanno più. Sentimenti basici come la vendetta e l'odio, un po' d'azione, caratteri netti e schierati, scazzottate, una spruzzata di melodramma e il gioco è fatto. Il regista non interferisce con mattane d'autore e lubrifica il tutto con esperienza e mestiere. Merenda, al solito, eccede nel suo fare piacionico; meglio Pani megalomane e sadico monodimensionale.
I titoli di testa che squarciano il buio metropolitano lasciano presagire sviluppi solidissimi. Martino e Merenda inoculano l'aspettativa del brivido noir a metà strada tra Scerbanenco e complottismo di stato. Purtroppo nulla di tutto questo. La trama si aggrappa al filo esilissimo del personaggio di Merenda neanche troppo delineato. Tutto il resto viene da sé. Restano comunque in evidenza la perfomance del monumentale Salerno, le meravigliose ambientazioni e l'ottimo montaggio.
MEMORABILE: Alla lotteria dei cromosomi mi è andata male... mi è uscita una scartina! (Salerno a proposito di Pani-figlio).
Un insolito noir che sfuma subito verso il rosa sentimentale, reso presto livido da un clima caliginoso di violenza vendicativa e che si conclude in un purpureo spasimo da tragedia strappalacrime. Tutti i colori di una storia che ha il suo cardine drammatico in una sceneggiatura ricca di eventi, di emozioni e di snodi narrativi curvilinei e zigzaganti ma che l’ottimo artigiano della regia Sergio Martino padroneggia con piglio saldo senza mai uscire di strada. Grande prova attoriale di Enrico Maria Salerno nella parte del boss mafioso paralitico.
Filmettino che cerca di sfruttare il filone poliziesco anni 70 (grazie a Salerno/Merenda) pur raccontando una storia di malavita diversa da quelle tipiche del filone. Tutte le vicende ruotano attorno al gioco d’azzardo e al “baro” Merenda. Il protagonista finirà per innamorarsi della donna (Haddon) del figlio (Pani) del capo (Salerno), scatenando le ire della banda e la voglia di vendetta del rampollo. Il film scorre bene e, nonostante una seconda parte un po’ frettolosa, riesce anche a regalare qualche scena d’azione nel finale. Bellissima la musica di Michelini.
Quando si cerca di tenere il piede in due staffe (commedia-dramma) difficilmente ne esce qualcosa di buono; e questo è un chiaro esempio. Il protagonista si dà anche da fare per interpretare il fenomeno (baro) delle carte, che non si tira mai indietro e Salerno è un attore di razza. Ma il tutto è eccessivamente tirato, il figlio del boss non ha la faccia giusta e anche la colonna sonora, bifronte come il film, non aiuta molto. Mediocre.
MEMORABILE: Salerno (il boss) umilia il figlio davanti agli sgherri dicendo ciò che pensa di lui; Il protagonista usa (troppo) i termini pokeristici.
Martino trascina il suo abituale duro Luc Merenda nel milieu del gioco d'azzardo, alle prese con una storia convenzionale: il mestiere registico è evidente e già noto, ma la direzione è senza guizzi perfino nelle scene d'azione, frenetiche e nervose. Con qualche caduta, come nelle parentesi romantiche tra i due amanti novelli, davvero di una banalità sconfortante (e irritante). Merenda, monocorde, è azzeccato nel ruolo, ma viene superato da un Salerno austero e raziocinante e da un Pani belluino e tracotante. Martino ha fatto ben di meglio.
MEMORABILE: I confronti padre (Salerno) e figlio (Pani); La sedia a rotelle spinta dalle scale; L'esecuzione di Alighiero.
Interessante noir anni '70 che si immerge nel mondo delle bische clandestine con risultati altalenanti: discreto lo scorrere della vicenda, grande (come al solito) la caratterizzazione di Enrico Maria Salerno, buone le facce degli attori, tutte "giuste". Il film pecca un po' in originalità e si dimostra meno credibile quando si sposta sul sentimentale, fino alle scene da lacrima movie. Vedibile però.
Noir atipico, che parte con toni da commedia per poi far convivere carognate e idilli da fotoromanzo in un pastiche dal buon ritmo, con spunti non banali ma non del tutto risolto e il cui punto di forza sta forse negli attori: Salerno è un fuoriclasse e inoltre gli viene affidato il ruolo di maggior spessore, Pani è un gradino sopra il resto del cast e Merenda ispira simpatia nei panni di un protagonista dalle alterne fortune con una partner poco appariscente ma notevole (la Haddon). Nelle retrovie emerge Iavarone, anche per l’assoluta spregevolezza del suo personaggio.
MEMORABILE: I confronti tra il Presidente e il figlio; La ripulsa morale dei soci del Presidente verso i metodi di Corrado; Le mani spaccate a sprangate e pedate.
Film poco convincente, non tanto per il ritmo e per la storia, che tutto sommato non annoiano, quanto per una commistione di generi in cui nessuno riesce a prevalere sull'altro, tanto che non si capisce se si stia assistendo a un lacrima movie, a un dramma, a un simil-poliziottesco. C'è di tutto: violenza, inseguimenti, momenti drammatici, momenti romantici, ma nulla convince davvero. Neanche il cast, in cui Enrico Maria Salerno giganteggia su un Corrado Pani bravo ma poco credibile e un Luc Merenda sempre uguale a se stesso. Bella Dayle Haddon. Sergio Martino ha fatto di meglio.
La città sarebbe Milano, ma a parte un paio d'esterni piazzati ad arte, di meneghino non c'è nulla. Girato perlopiù in interni, le periferie spacciate per milanesi sono palesemente romane, e il finale è dichiarato nizzardo. A parte ciò, il film è un buon mix di noir, commedia truffaldina da gioco, scanzonata e sentimentale, con drammone in omaggio. Merenda doppiato da Gammino se la cava, Martino in regia è essenziale. Bene il boss Salerno, che evita la macchietta. Parentesi amorose così così. Violenza contenuta, un quasi stupro e un nudo non frontale. Poca azione ben girata. Buono.
MEMORABILE: L'assurda rampa usata dal paraplegico Salerno per salire in auto con la carrozzina, chiaramente improponibile su una berlina così bassa.
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Dal mese di Settembre l'etichetta Digitmovies pubblicherà su CD, per la prima volta in assoluto, l'intera colonna sonora del film realizzata da Luciano Michelini:
HomevideoXtron • 5/05/12 12:55 Servizio caffè - 2215 interventi
HomevideoFuretto60 • 20/05/13 18:34 Call center Davinotti - 45 interventi
Il dvd della Noshame contiene, tra gli extra, un'intervista di 35 min. ca. a Luc Merenda e Sergio Martino, dalla quale si apprende, tra l'altro, che Merenda, dopo aver fatto l'attore, è diventato un apprezzato antiquario sulla piazza di Parigi (mobili cinesi).