Commedia elettorale a episodi alternati, con quattro protagonisti principali e una pletora di “spalle” eccellenti: Franca Valeri (Democrazia Cristiana) si innamora di Franco Fabrizi ma lui non è esattamente in buona fede, Gino Cervi (Partito Liberale) è sabotato dal figlio di un suo avversario comunista (Aroldo Tieri) e dai suoi piccoli amici; Totò (Partito Nazionale per la Restaurazione) ossessiona il vicinato con i suoi proclami elettorali rintronanti dalla finestra di casa (“Votantonio, votantonio…”); Peppino De Filippo (Movimento Sociale) si prepara a un discorso in TV consigliato da un regista fissato col look (Walter Chiari). Le quattro storie...Leggi tutto non si incrociano mai, ma l'alternanza tra un episodio e l'altro permette di superare il problema dell'inevitabile noia dovuta alla pochezza di soggetto e sceneggiatura. L'unico a convincere in pieno è il solito Totò (che nei film a episodi fa sempre valere la sua statura rispetto ai comprimari), strepitoso nella caratterizzazione del politico improvvisato convinto di poter spostare voti solo con la pubblicità martellante di grida e manifesti appesi in portineria (il portiere esasperato è Riccardo Billi). Esilarante quando offende il suo maggiordomo mezzo scemo e inveisce contro la moglie. Peppino (si vede quasi mai prima di appropriarsi da solo degli ultimi venti minuti in coppia - magistrale - col bravo Walter Chiari) è il grande attore di sempre, Cervi e Tieri ravvivano un episodio inconsistente (e penalizzato dalla patetica intrusione dei bambini), la Valeri è eccellente nel riproporre il suo personaggio di donna forte e disillusa: un saggio di grande recitazione al femminile. La regia di Sergio Corbucci, svelta e sopra la media, garantisce una complessiva godibilità.
Non rappresenta una delle sceneggiature più memorabili cui Totò presta la sua mimica ed il suo istrionismo teatrale, ma fa comunque impressione per la sua sempre "verde" tematica. Gli "Onorevoli" di 44 anni fa sembrano la fotocopia di quelli attuali! Il reazionario Antonio La Trippa (De Curtis) dovrà scontrarsi con direttive superiori, paletti fissati da interessi personali e di "partito". Dovrà, insomma, mostrarsi opportunista ed in grado di cambiare, in maniera subìtanea, idee ed opinioni. Diretto con mestiere dal bravo Sergio Corbucci.
Film a episodi di cui il più famoso e il più riuscito è senza ombra di dubbio quello con Totò scatenato protagonista. Gli altri o sono prevedibili o semplicemente noiosi. Gli attori sono anche bravi ma mancando un copione strutturato come si deve e con una regia non proprio all'altezza, anche loro finiscono per steccare. Il caso di Totò è del tutto diverso. È la verve istrionica del grande attore a salvare il soggetto, soprattutto quando recita il suo slogan elettorale a letto e dalla finestra del palazzo.
Come prendere in giro un argomento teoricamente serio (politici ed elezioni) in maniera allegra e scanzonata con un sottofondo di verità quantomai attuale e tragico. Bravissimi tutti, ma Totò spicca (votantonio!) per una delle sue migliori interpretazioni. Musiche di Trovajoli, Ruggero Deodato è aiuto regista, Stelvio Massi operatore. Splendido il master del dvd.
Beh, naturalmente Totò e Peppino De Filippo in testa a tutti. Il candidato monarchico Antonio La Trippa ("Vota Antonio!, vota Antonio!"), ossessivo ma onesto, è uno degli ultimi, grandi e tragicomici personaggi tratteggiati da Antonio De Curtis. Ma esilarante è anche il missino caratterizzato da Peppino, che il perfido Walter Chiari trucca in maniera davvero mostruosa. Sufficienti ma in fondo trascurabili Gino Cervi e Franca Valeri (salvando la puntuale satira del giornalista comunista ipocrita Aroldo Tieri, molto realistica...).
Divertente film ad episodi a sfondo elettorale: i migliori ovviamente sono Totò e Peppino (ma attenzione, non si incrociano mai) e i loro episodi sono davvero spassosissimi e pieni di frasi diventate tormentoni. Dietro di loro il resto del cast va su binari consueti per la commedia italiana di quegli anni: Franca Valeri e Franco Fabrizi sono una coppia divertente, migliore di un Gino Cervi abbastanza annoiato e noioso.
Cazzatiella ad episodi basati su flebili script riguardanti le elezioni che, si sa, vale per il Totò monarchico e il tormentone Votantonio, passato a paradigma di un anarchismo antipolitico in linea con la vena libertaria del Grande Comico. Gli attori reggono bene, come sempre (vedi Cervi Rossani-Breschi, editore ispirato a Rusconi), ma son l'unico sale di questo film passatempo, non osceno ma subordinario a pellicole più ruggenti dell'epoca. Cameo di Corbucci a Roccasecca, per l'accoglienza ad Antonio La Trippa.
Satira sulla politica italiana e le sue campagne elettorali, scaglia svogliatamente freccette d’umorismo che giungono a segno spezzando la tediosa prevedibilità solo grazie agli interventi dell’onesto reazionario Totò (spassosissimo il suo comizio notturno in camera da letto) e della democristiana eterodossa Valeri, nonché alle rapide schermaglie tra l’editore liberale Cervi e il giornalista comunista Tieri. Debole lo sketch tra Chiari e De Filippo – che finisce en travesti – e disgustoso quello dei bambini con le loro cerbottane “scatologiche”. Troppo discontinuo.
Scneggiatura ridotta all'osso per questo film ad episodi che vede il suo apice nel segmento interpretato da Totò (il suo "votAntonio, votAntonio" oramai è entrato nella memoria collettiva). Buoni tutti gli interpreti principali e le loro spalle, ma la storia è davvero poca cosa e l'episodio con protagonisti i bambini era francamente evitabile. Interessante comunque notare quanto questa satira rivolta ad una classe politica di 50 anni fa sia ancora calzante al giorno d'oggi.
Intimamente qualunquista all'epoca, il film sui cialtroni in cerca di voti sembra oggi profetico nella descrizione grottesca delle degenerazioni della politica. I personaggi sono caricature, macchiette in sé e per sé, a prescindere dal rispettivo partito, e in quanto tali risultano amaramente calzanti: sarcastico l'episodio di Totò-La Trippa, graffiante (ma lungo) quello di Peppino ridotto a baldracca per la tv, mentre i pur bravi Valeri e Cervi stanno in sketch meno incisivi. Lavoro un po' velleitario, slabbrato e discontinuo, ma vedibile.
Valido ma sottovalutato film di Corbucci. Invece è un bell’esempio di satira politica dalla cattiveria inversamente proporzionale al peso politico di partiti. Qui si prendono di petto le carenze e deficienze, le ipocrisie e le doppiezze, le falsità e le menzogne di tutti i partiti del fu arco costituzionale con guizzi ironici o sardonici, canzonatori o addirittura spiazzanti. Il comizio del compunto e sussiegoso candidato liberale attaccato, con espressioni scatologiche, dai bambini, per esempio. Totò come sempre è l'interprete più incisivo e spassoso.
Fare della satira sull’avidità e il malcostume della politica non dovrebbe essere difficile, soprattutto per gli spunti che essa offre di continuo. Corbucci ne approfitta e allestisce una passerella con i più brillanti attori dell’epoca, ognuno dei quali riflette una particolare condizione di aspirante onorevole. Il più raggiante è ovviamente Totò, che conferma una levatura superiore a tutti gli altri, mentre a sorpresa delude Peppino De Filippo per la cialtroneria della parte. Inutile e tediosa la parentesi con i bambini.
Divertente commedia, per molti versi ancora oggi attuale. Totò, come spesso accade, ne è il mattatore, con la sua memorabile macchietta del personaggio Antonio La Trippa. Il cast è ricco di attori che hanno fatto storia, anche se non tutti sono al loro massimo splendore, in questo caso.
Commedia "elettorale" di Corbucci che deve gran parte della sua fama al celebre "mantra" di Totò. In realtà il cast è pieno di grandi nomi ma, come diceva il Principe, "la somma non fa il totale" e in questo caso il risultato è una commedia piuttosto banale dove la velata satira politica è all'acqua di rose. Alcuni numeri sono fiacchi (Peppino in TV) e la sceneggiatura non riesce ad amalgamare i personaggi in una storia compiuta. Resta il grande mestiere di alcuni fra i più grandi attori italiani del dopoguerra e vale comunque la visione.
MEMORABILE: "Votantonio, votantonio"; Il comizio finale di Totò; Il meccanismo dei resti, un eterno arcano elettorale italiano.
Film a episodi dal valore diseguale che vuol scherzare a modo suo nei confronti della politica. Celeberrimo l'episodio con Totò che in sé vale tutto il film, gradevole anche quello con Franca Valeri e Franco Fabrizi. Gli altri episodi arrivano a malapena alla sufficienza a causa di sceneggiature piuttosto incolori. Una satira che graffia solo a tratti.
Mediocre rappresentazione di un'Italia in campagna elettorale, non priva di schematismo e qualche leziosità (i bambini, specialmente). Langue di brio registico ma restano da antologia e si ammantano di aura iconica il personaggio e l'interpretazione del Principe, che da soli valgono e stravalgono la visione (gli occhi sgranati e folli, l'inflessione vocale mussolinesca, i ritoneli "Votantoniovotantoniovotantonio", "italiano! vota La Trippa!"). Simpatico, anche caustico l'episodio con Franca Valeri che interpreta compassata e algida, sorridendo.
Trascurabile e sbiadita incursione nella propaganda elettorale della Guerra Fredda. Comunisti, missini e democristiani con le loro ipocrisie e idiosincrasie: poca roba. A rialzare le sorti: la Valeri, che fa la Valeri, Tieri il sovietico che non disdegna di pubblicare con l'editore plutocrate (profetico) e, ovviamente, Totò, grandissimo nel declinare il memorabile cognome "La Trippa" nei contesti discorsivi più vari con risultati esilaranti. Alla fine, a seguirlo superficialmente, persino piacevole.
Poteva essere una bella satira sui partiti dell'epoca, invece il film, permeato totalmente di qualunquismo, cade nella solita satira sull'Italietta del tempo, vista, rivista e stravista. Niente da dire invece sui cinque aspiranti onorevoli, come sempre tutti straordinari. Totò e Franca Valeri sono però una spanna sopra gli altri, il primo soprattutto, col suo "Vota Antonio" che è diventato un tormentone cult. Il suo episodio è il migliore e il più arguto.
Le cinque stelle sono non per il film nel suo insieme ma per la significativa (per l'epoca, e purtroppo quasi utopistica oggi) ''berlina'' alla quale l'idealista monarchico (come Totò era nella realtà) Antonio La Trippa espone gli avidi segretari di partito durante il comizio, pagandone amaramente le conseguenze. Il resto del film ha un suo perché oltre che per il personaggio di Totò, per lo sconvolto onorevole Mollica in sala trucco, sotto le ''grinfie'' dell' eccentrico Walter Chiari/Salvatore D' Agnino.
MEMORABILE: La ''sveglia condominiale'' di Antonio La Trippa; Mollica quasi picchiato dal meccanico; La ''scuola'' dei segretari PNR; In sala trucco.
L'idea della sfida elettorale tra cinque candidati è buona, ma risulta errata la scelta dei rispettivi interpreti. A parte, ovviamente, il Principe partenopeo, che calamita l'attenzione su di sé ogni volta che appare in scena con il piglio agguerrito e il tormentone "Vota Antonio!" che viene ripetuto fino alla fine. Gli altri attori mancano di mordente, compreso il sempre bravo De Filippo, ma il finale "politically correct" (giusto per rimanere in tema) è davvero riuscito.
MEMORABILE: Il vicino di camera affetto da gravi malattie fisiche; Il simpatico cameo di Corbucci nella parte del proprietario della pensione.
Commedia corale politica con un cast di mostri sacri. Gli episodi sono slegati e di conseguenza con limitazioni pari a zero. Ognuno ha la possibilità di regalare almeno un guizzo. Svetta su tutti Totò "Votantonio" mentre Peppino si vede praticamente solo nel secondo tempo, insieme a un brillante Chiari. Frizzante la Valeri e impagabile Cervi con la erre moscia. Non un capolavoro e con alcuni momenti morti, ma comunque vedibile.
MEMORABILE: I martellanti slogan elettorali di Totò.
Una serie di personaggi alle prese con la campagna elettorale, chi per interesse, chi per ambizione, chi ci crede davvero. Film a episodi mascherato, parecchio diseguale nella resa. Bravi la Valeri e Cervi in due storie fiacche, De Filippo e Chiari puerilmente sprecati; la storia migliore è quella di Totò, divertente e amara insieme. Nel complesso mediocre, con qualche momento insopportabile come l’inserimento dei bambini molesti e qualche frecciatina alla partitocrazia italiana riuscita.
Cinque episodi intrecciati con candidati alle elezioni di diverso colore ma accumunati da un giudizio sprezzante nei confronti della politica con un appiattimento qualunquista che finisce per spuntare le armi della satira. Se l'episodio con Valeria finta ingenua contiene qualche spunto divertente, gli altri convincono invece poco: troppo caricaturale il duetto Peppino/Chiari, scialbo Vieri scrittore contestatore attratto dai dollari, funestato da ragazzini insopportabili il segmnento con Cervi trombone. Totò restauratore col suo tormentone "VotaAntonio" giustifica però la visione.
Satira valida per ogni epoca che caricatura trasformismi e demagogia d’accatto della fauna politica. Fascisti riciclati, comunisti finanziati da liberali, democristiane sfrattate dalla Merlin. A questo mondo falso si tenta di contrapporre quello spontaneo dei bambini, ma è un fallimento: appaiono ancora più sgradevoli degli adulti. Ma di tutto questo bestiario cosa ci rimane in testa? “Vota Antonio, vota Antonio, vota Antonio”. Il suo "battere, ribattere e martellare" ha funzionato. È Antonio La Trippa a vincere la contesa e a reggere nei decenni il culto di questa pellicola.
MEMORABILE: Antonio al megafono; Antonio al comizio; Il missino al trucco; L’ex partigiano al candidato missino: “E che me frega a me della democrazia?”.
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DiscussioneZender • 31/08/09 08:21 Capo scrivano - 48404 interventi
Nemmeno io ho il film. E' uno di quelli che ho in lista da tempo, ma non l'ho ancora preso...
DiscussioneZender • 31/08/09 09:48 Capo scrivano - 48404 interventi
Ci vorrebbe il film, perché è ottima cosa sapere che è stato girato lì: a Fiano c'è pure Streetview!
R.f.e. ebbe a dire: I tre attori sono Carlo Lombardi, Antonio Acqua e Franco Castellano. Il film si svolge SICURAMENTE a Fiano Romano, potremo dire che in quel film Fiano recita la parte di Roccasecca (il comizio si svolge sotto l'antico municipio di Fiano), quindi, per cortesia, non mettere il punto interrogativo, grazie!
Per prima cosa, grazie.
Il punto interrogativo, come puoi vedere, non riguardava Fiano (la tua indicazione è indiscutibile anche per chi ha visto solo quel Don Camillo, viste le torri), ma chiudeva la domanda sui 3 attori...
Ottimo per Lombardi e Castellano (Acqua l'avevo riconosciuto: come terza persona mi riferivo alla segretaria - semicoperta dalle piume bersaglieresche - ma devo dire che nella mia richiesta non ero stato chiarissimo). Lombardi è il presidente del partito, quello sulle cui gambe si siede la segretaria, mentre Castellano è quello che spiega a Totò il gioco dei "resti"?
R.f.e. ebbe a dire: Più semplicemente, Lombardi è quello con i baffetti, Castellano quello col faccione e i capelli nerissimi a spazzola. Antonio Acqua lo conosci, quindi non c'è da aggiungere altro. La segretaria non l'ho identificata, ma è comunque un'attrice minore che ho visto in altri film...
R.f.e. ebbe a dire: Più semplicemente, Lombardi è quello con i baffetti, Castellano quello col faccione e i capelli nerissimi a spazzola. Antonio Acqua lo conosci, quindi non c'è da aggiungere altro. La segretaria non l'ho identificata, ma è comunque un'attrice minore che ho visto in altri film...
Acqua fa due ruoli! È anche presente alla riunione domestica che introduce il personaggio di Cervi.
DiscussioneMatalo! • 14/06/10 16:36 Call center Davinotti - 613 interventi
Undying ebbe a dire: B. Legnani ebbe a dire nella sezione CURIOSITA': Undying ebbe a dire: Il Partito Nazionale della Restaurazione (presente nel film e per il quale Totò si fa promotore) è una parodia dell'esistente Partito Nazionale Monarchico di Achille Lauro, al quale l'attore aderiva per affinità politico/ideologiche.
In tale episodio ci dovrebbe essere un cammeo di Corbucci. Se ben ricordo, fa il direttore dell'hotel.
Dovrebbe essere questo: il personaggio con gli occhiali.
Da segnalare fra le maestranze Ruggero Deodato come aiuto regista e Stelvio Massi operatore alla macchina, una vera manna per gli amanti del cinema italiano di genere...
CuriositàZender • 7/11/22 17:47 Capo scrivano - 48404 interventi
Dalla collezione "Sorprese d'epoca Zender" il flano del film: