Si parte da un’idea: riunire quasi cento attori famosi e farli recitare gratis in brevi cameo per dare al pubblico un prodotto di richiamo, allo scopo di risollevare la Titanus. La trama, ovvio, è poca cosa: una serie di gag gira attorno alle vicende giudiziarie di Franchi e Ingrassia, quasi all’inizio della loro carriera cinematografica, ma niente affatto a disagio tra tanti attori navigati. Il divertimento principale consiste nel giocare ad indovinare i volti delle stelle utilizzate. Nota di merito per l'avvocato gigione di Walter Chiari.
Un buon Franco e Ciccio, grazie a loro ma anche agli attori di contorno, tra i quali, a parte le comparsate (Macario, Fabrizi, Capannelle il moribondo, Totò, Cervi e altri), spiccano un Walter Chiari ("avvocato") in grande forma (notevole l'arringa iniziale) e un altrettanto bravo Vianello (generale tedesco), che fa autogiustiziare tutti quelli che sbagliano (bello quando, a tavola, chiede in tedesco il pane a Franco e Ciccio). Nota di merito anche per Tognazzi il bifolco: "Vai dritto, poi attento alla scarpata...del fattore, perchè il campo è suo". Perde colpi nel finale, ma resta buono.
MEMORABILE: L'avvocato (Walter Chiari), rivolto a alla corte, parlando di Franco e Ciccio: "Uomini, soldati, protozoi. Come dobbiamo chiamarli?".
Il suo pregio corrisponde al suo limite, perché il gioco di inserire quanti più attori possibile frammenta il film in maniera simpatica, ma pure eccessiva. Non a caso il momento più divertente è quello che vede Franchi e Ingrassia, senza particolari interruzioni, andare per il campo minato. Per il resto si guarda, si riconosce, si sorride e si dimentica. Quasi un prototipo, insomma, del "mediocre, ma con un suo perché".
MEMORABILE: Vianello chiede "brot!" e quelli gli servono il brodo.
Gradevole parodia del Giorno più lungo, ambientata però durante la Prima delle guerre mondiali. Anche qui il cast è pieno di volti noti, solo che più che in parti sono tutti impegnati in brevi apparizioni. I mattatori sono Franco e Ciccio, le battute sono comunque tante e molti i momenti divertenti. Quasi impossibile trovare tutti gli attori.
Parodia del celebre film bellico Il giorno più lungo, questo film di Corbucci trae spunto dall'originale anche per quello che riguarda la partecipazione di un cast molto ricco, laddove in questo caso compaiono numerosi volti noti del cinema italiano. Il risultato è singolarmente spiazzante con una frammentazione che disorienta lo spettatore e rende il film composito ed altalenante anche se con momenti divertenti.
Film comico corale con un'infinità di protagonisti del cinema leggero prestatisi anche per una sola battuta, tutti attorno al duo Ciccio-Franco in versione pseudo-eroi della Grande Guerra (notevoli Chiari e Vianello in ruoli più rilevanti). Idea pre-demenziale alla Mel Brooks, che tuttavia non fa il salto verso il delirio più sfrenato, accontentandosi di sketch da classico teatro di varietà (mentre le cose migliori sono i nonsense surreali o le battute fulminanti: vedi Citti che dà degli "accattoni" ai due protagonisti). Divertente.
Franco e Ciccio più misurati del solito e piuttosto efficaci, ma il divertimento sta anche nel riconoscere le decine di facce conosciute che spuntano ad ogni inquadratura. Soprattutto nella prima parte, a dire il vero, un po' appesantita dalle prolisse e vacue arringhe dell'avvocato Walter Chiari (la gag è sempre la stessa, protratta all'inverosimile). Le scene di massa nuocciono alla comicità del film, una grandeur che poco si confà allo spirito francocicciesco. A tratti molto buono, nel complesso deboluccio, caotico e troppo tonitruante.
MEMORABILE: Franco che non riesce in nessun modo a indovinare la parola "Ospedale"; Vianello tedesco col suo irritatissimo "chi sbaglia paga!".
Uno sgangherato ma insolito e curioso film “all stars” diretto da Sergio Corbucci. Dall'idea di riunire 88 attori famosi (dell’epoca) intorno alle avventure farsesche e ridicole di Franco e Ciccio (in ottima forma) nasce uno spettacolo non classificabile se non come una scommessa. Persa però: 88 pezzi da novanta del grande schermo non garantiscono la riuscita di un film se esso non ha, alla base, una sceneggiatura decente. Un film che gira a vuoto. Ripetitivo e ridondante Chiari, piacevole Virna Lisi, l'ultimo cammeo - noblesse oblige - è per Totò.
I primi 45 minuti (tralasciamo la simpatica arringa di Chiari) annoiano molto: Franco e Ciccio sono circondati da tantissime star che non aiutano a migliorare la situazione. Quando incomincia il solito cambio di fronte da parte dei due il film acquista quel minimo di ritmo che ci permetta di ridere ai dialoghi in tedesco. La natura economica dell'operazione (per salvare la Titanus) fa capire lo scarso valore di una discutibile idea che voleva riunire tante star (47 più 47) in una volta producendo un indigeribile minestrone. Estremamente sgradevole.
Simpatica parodia che vanta come punto di forza le numerosissime comparse, più o meno celebri, che lo rendono un prodotto unico e interessante nel suo genere. Al di là di questa singolare caratteristica il film riesce a convincere sotto tutti i punti di vista e a elevarsi sopra la media (trattandosi pur sempre di una parodia). Si lascia guardare con gusto. Bravissimi Franchi e Ingrassia.
Tolto il gioco dei 44+44 divi da riconoscere in apparizioni talvolta fulminee, quello che resta è un trito francocicciesco di ambientazione bellica, ben girato e tutt'altro che povero di mezzi, ma abbastanza limitato per quanto riguarda il ritmo e il divertimento. Il duo è carico ma mal servito da un copione che pare a tratti improvvisato. Neppure il segmento con Vianello convince, anche a causa del doppiaggio tedesco di quest'ultimo, trovata eccessivamente tirata per le lunghe. Il celebre cammeo finale di Totò sa di insertaccio rattoppato.
Parodia del ben più celebre Il giorno più lungo, nel consueto stile francocicciesco. Un processo (con Chiari come istrionico avvocato) fa da perno a ricordi di guerra. Stuolo di volti celebri (oltre a Franco e Ciccio protagonisti) per una commedia dalle sfumature evidentemente drammatiche, in quanto mescolanza di risate e orrori della trincea, dove "cantano" le mitragliatrici. Complessivamente un'opera dignitosa di molto aiutata dalla verve del comparto attoriale.
Se La grande guerra di Monicelli è il film che meglio rappresenta la partecipazione italiana alla I Guerra Mondiale, questo film ne è il degno contraltare comico. 88 fra i maggiori attori del cinema italiano dell'epoca partecipano (gratis) a questo progetto per salvare la Titanus e ognuno lascia il segno, rendendo la pellicola un pregevole unicum del nostro cinema. I due protagonisti si muovono bene, per nulla intimiditi "da cotanto senno" e il risultato è più che buono, complici una regia attenta e uno script più rigoroso del solito.
MEMORABILE: "Papà non mi abbandonare"; I cammei di Vianello e Totò.
Come spesso accade nelle parodie francocicciesche una delle cose migliori resta il titolo, che da Il giorno più lungo riprende anche la struttura che utilizza una girandola infinita di nomi di primo piano in ruoli da semplice comparsa: quasi nessuno (a parte i protagonisti) ha più di una battuta, qualcuno nemmeno quella; ma se la prima parte regge benino perché il gioco del riconoscimento è tanto veloce da tenere desta l'attenzione, la seconda cala inesorabilmente abbandonando il duo in situazioni più statiche. Da vedere ma più per curiosità.
MEMORABILE: Franco e Ciccio chiedono l'elemosina alla stazione e un Franco Citti di passaggio commenta: "Ammazza che accattoni!".
Capolavoro della sceneggiatura al servizio degli attori, 88 comparsate di nomi dello spettacolo non solo italiano in un film di Franco e Ciccio. Ma c'è di piu: il film è violentemente antimilitarista, gli ufficiali sabaudi non ci fanno una bella figura, la trama irride il militarismo che notoriamente a Corbucci non andava troppo a genio. Momenti altalenanti, ma ammirevole nel suo insieme: si respira un'aria di libertà e di creatività che si è persa.
MEMORABILE: "Ricordatevi di Alamo": Gordon Scott cita John Wayne in una scena surreale.
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HomevideoZender • 18/03/11 18:50 Capo scrivano - 48405 interventi
Noooo! Era ora, grande notizia!!! Uno dei miei favourite Franch&ciccios
Il cast de Il giorno più corto è composto da più di 100 attori italiani e stranieri che parteciparono al film a titolo gratuito per dare una mano alla Titanus di Goffredo Lombardo che era sull’orlo del fallimento.
Il regista Sergio Corbucci rende omaggio a Totò dandogli il compito di chiudere il film: il grande attore napoletano, infatti, compare nella famosissima ultima sequenza; si tratta di una apparizione breve, esilarante, folle e surreale (per chi non la avesse mai vista: www.youtube.com/watch?v=Nk2FT4V_W5c).
Franco Citti, nel suo brevissimo cameo, quando vede Franco e Ciccio chiedere in elemosina un cestino per i soldati, dice "Che accattoni!" con aria dispregiativa. Un chiaro riferimento al suo più celebre film.
Zender ebbe a dire: Pstarvaggi ebbe a dire: Totò girò il suo cameo in una pausa di lavorazione de "Il monaco di Monza", che stava girando in uno stabilimento vicino, sempre con Corbucci. Che poi è un cameo di un microsecondo, se non ricordo male. Lui che appare alla finestra, dice qualcosa e scompare.
Ecco perché è vestito già da frate diventando così frate bersagliere mettendo semplicemente il cappello con le piume in testa.
La voce che doppia Jacques Sernas è quella famosa di Gianfranco Bellini che la darà anche a Virna Lisi quando si traveste con l'uniforme di Sernas (tenente Fiorelli).
Nella prima parte del doppiaggio quando parla in tedesco Vianello è doppiato da Bruno Persa (ma non si sapeva che parlasse così bene il tedesco!).Quando parla in italiano Vianello parla con la sua voce con un improbabile accento tedesco.Curioso che da giovane studiasse per fare la carriera diplomatica e raccontò : "Mi dissero di studiare il tedesco perché la Germania avrebbe vinto la guerra poi le cose andarono diversamente!"
Da segnalare lo straordinario cast tecnico del film in cui troviamo Enzo Barboni (E.B. Clucher) come direttore della fotografia, Ruggero Deodato come assistente di regia e Stelvio Massi come operatore alla macchina, che saranno tre grandi registi del nostro cinema di genere.
Racconta Giorgio Arlorio (in Viaggi non organizzati di Caterina Taricano, Jacobelli editore, 2018, pag.62): "La lavorazione del film fu un capolavoro dell'arte di arrangiarsi, anche e soprattutto per il lavoro di sceneggiatura. Noi avevamo un treno alla stazione, i soldati erano tutti attori di Cinecittà: su dai, una posa, si tratta di salvare la Titanus, un'ora e sei libero. Poi i nostri riferimenti a Cinecittà li facevano salire sulla macchina, il tragitto era lungo e così ci avvisavano al telefono su chi fosse l'attore o l'attrice che sarebbe arrivato di lì a un'ora e noi gli scrivevamo sui due piedi la battuta che dovevano dire".