Note: Episodi: "Il mostro della domenica" (Totò), "La bambinaia" (Mangano), "Viaggio di lavoro" (Zac), "Perché?" (Mangano), "Che cosa sono le nuvole?" (Totò + Franchi e Ingrassia), "La gelosa" (Chiari).
Esile commedia a episodi senza un vero tema conduttore, importante soprattutto perché ultimo film di Totò, uscito postumo. Ed è proprio lui, diretto da Steno, ad aprire il film con IL MOSTRO DELLA DOMENICA, terzo incontro del nostro col fenomeno dei capelloni. Dopo RITA, LA FIGLIA AMERICANA e TOTO’ YE-YE (episodio inedito della serie televisiva TUTTOTOTO’, nel quale il comico passava stranamente dalla parte dei giovani). Totò decide di prendere di petto gli odiati “scarafaggi” e, ispirato da un albo di Diabolik (Steno era stato tra l'altro il regista di TOTO’ DIABOLICUS...Leggi tutto), si mette in testa di fare piazza pulita. Il divertimento sta nel vedere Totò travestirsi in più modi (da prostituta, da prete, da checca!) per adescare le sue vittime e segregarle in un ampio capannone dove... E’ la peggiore incursione del nostro tra i capelloni, priva di mordente e di un soggetto decente. Dialoghi ridotti all'osso e scadenti; non basta qualche simpatico intercalare, di fronte a tanta svogliatezza e approssimazione. In LA BAMBINAIA (breve sketch di cinque minuti) Silvana Mangano racconta una favola di Perrault credendo di distogliere i ragazzini dalle cattive letture ma finisce con lo spaventarli ancor di più. Decisamente Monicelli ha fatto di meglio... In VIAGGIO DI LAVORO (episodio all'epoca scartato dal film LE STREGHE e reintegrato qui), il noto disegnatore Pino Zac vivacizza con le sue buffe animazioni uno sketch in cui una regina si reca in uno staterello sconosciuto dove sbaglia a leggere il discorso creando scompiglio tra la popolazione. Il mix di realtà e cartoon è simpatico, ma la storia non esiste proprio. CHE COSA SONO LE NUVOLE? è il contributo al film di Pier Paolo Pasolini, che riunisce per la prima volta faccia a faccia Totò con Franco e Ciccio per un episodio surreale ricco del pathos di un poeta. Tutti i protagonisti sono burattini messi in scena per interpretare una libera versione dell'Otello shakespeariano, che nell’occasione ha il volto di Ninetto Davoli. Ci sono Totò (Iago), Laura Betti (Desdemona), Ciccio Ingrassia (Roderigo) e un ottimo Franco Franchi (Cassio), forse l'unico che davvero si muove a scatti come animato dai visibilissimi fili che tutti sostengono. Un episodio non troppo riuscito, aperto e quasi chiuso dalla bella voce di Domenico Modugno, una rappresentazione più geniale e profonda negli intenti che nella realizzazione, ma che si conclude con una indimenticabile immagine di Totò e Davoli in una discarica, burattini gettati via come immondizia, che guardano le nuvole e riescono a dimenticare la triste situazione contemplando la “straziante, meravigliosa bellezza del creato” (una delle battute cinematografiche più citate in assoluto). Un testamento sublime. PERCHE’? è poco più di una barzelletta coreografata ad arte, con la Mangano che costringe il proprio partner a correre in auto fino all'incidente. Chiudono Walter Chiari e Ira von Fürstenberg con LA GELOSA: lei, al Piper (tornano i giovani ye-ye...), rimprovera lui di essere un farfallone, lui a lei di essere troppo gelosa. Lei abbozza ma alla resa dei conti... Trascurabilissimo episodio firmato da un Mauro Bolognini ben poco ispirato, che su un modesto colpo di scena finale costruisce un continuo botta e risposta privo di interesse e terribilmente scontato. Senza l'episodio di Pasolini il film sarebbe stato ampiamente dimenticato da tutti...
Vizi, ossessioni e ipocrisie messi alla berlina da Bolognini, Monicelli, Steno, Rossi e Pasolini. Interessante l'episodio diretto da quest'ultimo, con gli interpreti "trasformati" in marionette. Notevoli anche la Mangano - teutonica bambinaia - e Totò, nei panni dell' "agente segreto K07 con licenza di rapare".
Filmetto a episodi che vale più per i singoli che non nell'insieme. Memorabili, a questo proposito, il primo ("Il Mostro della domenica", con un Totò indimenticabile mattatore) e l'episodio diretto da Pasolini ("Che Cosa Sono Le Nuvole", con un cast da brividi). Totò, Ninetto Davoli, Franco Franchi e Ciccio Ingrassia con la partecipazione di Modugno, che canta l'omonima canzone. Solo per questi due episodi val la pena di assistere a questa antologia, (chiamiamola così) poco riuscita.
Tranne rare eccezioni il giudizio su un film a episodi non può che essere una media, dato il normale dislivello qualitativo. Qui ci sono dei riempitivi appena passabili a far metraggio, ma altresì due perle per il canto del cigno di Totò : "Il mostro della domenica" con un formidabile e scatenato Principe en travesti, e "Che cosa sono le nuvole", la cosa migliore del cinema di Pier Paolo Pasolini.
Sei episodi. Due sono brevi e arguti appunti: la crudele bambinaia teutonica (Monicelli) e la petulante fidanzata di un autista nel traffico (Bolognini). Altri due sono scialbe mini-commedie, come la crociata anti-capelloni di Totò (Steno) e la cieca gelosia di una donna (Bolognini). Delizioso il corto satirico sulla sbadata regina inglese, che mescola attori e disegni animati (Zac). E poi il capolavoro assoluto: l'Otello in versione pupara di Pasolini, straordinario apologo sulla verità, potente e emozionante.
Evidentemente diseguale nella qualità degli episodi. Quello di Monicelli è una sciocchezzuola con la Mangano doppiata in modo ridicolo; i due di Bolognini sono dimenticabili in gran fretta; quello di Zac/Rossi non si capisce bene nemmeno cosa sia. Molto divertente, invece, l'episodio di Steno con un Totò spettacolare, ed infine l'episodio di Pasolini, a mio avviso, non è né più né meno di un capolavoro di circa 20 minuti.
Non entusiasmante. Non è un film satirico, perché non prende di mira tanto i costumi, quanto la singolarità dei caratteri. Gli episodi di Bolognini non valgono molto, quello di Zac è un esperimento di contaminazione non troppo riuscito, "Il mostro della domenica" si regge sulle spalle di un Totò sapido e sadico. Il gioiello è "Che cosa sono le nuvole?". Folgoranti quelle marionette consapevoli ma non libere, schiave della finzione scenica, che scoprono la verità e la poesia del mondo in una discarica, vedendo per la prima volta le nuvole.
Film ad episodi, alcuni brevissimi altri ben più strutturati. Nell'insieme si tratta di un film ben riuscito e in varie occasioni divertente. Totò (alla sua ultima apparizione) è divertentissimo nell'episodio di Steno e straordinario in quello favolistico e visionario di Pasolini. Buono anche l'episodio con Walter Chiari che chiude il film. Un po' più deboli gli episodi brevi con la Mangano. Comunque un film da vedere.
Doverosa la visione di questo oggettone cinematografico; per capire come l'alto e il basso possano coesistere ed essere usati al meglio, ricco di senso, poeticamente. E parlo dell'episodio di Pasolini, struggente mise en scene di un Otello che sa più di sceneggiata, visto il pubblico-massa che interagisce, non tollerando gli uomini come individui manifestanti la dolorosa cappa dell'esistere, la bellezza del creato e l'osceno del vivere. Per il resto se si esclude il simpatico cartoon di Zac è un film inutile, specie l'episodio idiota "La gelosa".
MEMORABILE: "Ah straziante meravigliosa bellezza del creato".
Film a episodi che possiamo presumere essere stato “alimentare”, almeno per molti. “La bambinaia” (Monicelli) non è neppure una barzelletta; “Il mostro della domenica” (Steno) non è granché ma è salvato da Totò; “Perché” (Bolognini) è brutto e basta (sembra uno scarto de “I mostri”); “Che cosa sono le nuvole?” (Pasolini) è bellissimo, anche perché le inquadrature frontali di Pasolini stavolta sono funzionali al tutto; “Viaggio di lavoro” (Zac e Franco Rossi) è banale; “La gelosa” (Bolognini) allinea solo due ideuzze. La media è **, ma “le Nuvole” vale più di ***.
Andremo in ordine di personale gradimento. La gelosa di Bolognini: impalpabile fesseria; viaggio di lavoro di Bolognini/Zac: appunto, zac!; Perchè? di Bolognini: già, perché? La bambinaia di Monicelli: a me bimbo pauroso curato dalle mammane ha fatto sempre tenera fifa; il mostro della domenica di Steno: Totò scatenato ed eccessivo è spettacolo impagabile; le nuvole di PPP: Shakeaspeare e i burattini, la vita appesa ad un filo. Dopo quella di Orson, la più fedele e originale trasposizione di Otello, dramma (dal basso in alto) finale sull'ineluttabilità del destino.
MEMORABILE: "Ahh tu non fossi mai nata tutto il mio folle amore lo soffia il cielo" "Ah straziante meravigliosa bellezza del creato".
Un dei tanti film a episodi degli anni '60. Quelle di Bolognini, Monicelli, Rossi e Pino Zac sono solo facezie filmate che strappano qualche raro sorriso, mentre l'episodio di Steno con Totò è un gustoso e furbo “giallo” che prende in giro il fenomeno dei capelloni e documenta con tempismo e bonaria ironia quell'effervescente momento sociale che sfocerà nel’68; invece Pasolini ci dona una poetica meditazione sulla verità dell’arte e sulla realtà della vita attraverso quella marionetta astratta e senza tempo che risponde al nome di Totò.
MEMORABILE: La smorfia di ripugnanza che si disegna sul volto di Totò quando, uscendo dal barbiere, osserva dei giovani molto zazzeruti.
Di questo filmetto possiamo salvare solo i due episodi del grande Totò, qui al suo commiato. Il diabolico rapitore di capelloni (e pensare che aveva girato nello stesso periodo il pessimo Totò yè yè!), ben spalleggiato da Ugo D'Alessio, è al centro di un episodio leggero ma gradevole. Il corto pasoliniano (con Franco e Ciccio per l'unica volta accanto al maestro napoletano, Modugno e Davoli) è di una raffinatezza e poesia elevatissimi. Lo sguardo delle due marionette gettate nell'immondizia bilancia la pochezza dei restanti episodi.
MEMORABILE: Gli escamotages di Totò per rapire i capelloni; Tutto l'episodio dell'Otello.
Commedia a episodi da recuperare sostanzialmente perché è l'ultimo film interpretato dal grande Totò, dato che per il resto non è che sia così accattivante. Gli episodi passabili sono "Il mostro della domenica" con un Totò che diverte grazie ai suoi travestimenti, "La bambinaia" con una brava Silvana Mangano e "La gelosa" con l'accoppiata Chiari-Furstenberg. Da segnalare la presenza di Modugno, Franchi e Ingrassia nel pasoliniano "Che cosa sono le nuvole?"
Nuova produzione collettiva di De Laurentiis, ancor più incongruente del precedente Le streghe: i due episodi con la Mangano sono due innocue barzellette filmate; idem "Viaggio di lavoro", che ha come unico motivo di interesse l'animazione di Pino Zac, e "La gelosa" che non ha nemmeno il pregio della brevità degli altri e tedia presto; da salvare il Totò sadico di Steno e quello commovente del capolavoro pasoliniano "Che cosa sono le nuvole", struggente circo sul cui carrozzone salgono anche Franchi e Ingrassia nella loro prova più nobile.
MEMORABILE: La canzone cantata da Modugno e i dialoghi di Totò e Ninetto: "Figlio mio, noi siamo in un sogno dentro a un sogno!"
Come è noto l'episodio pasoliniano (che vale almeno ***, rivelandosi, assieme a Uccellacci e uccellini, il capolavoro del regista secondo chi scrive) sovrasta il resto del film, raggiungendo il perfetto equilibrio tra ironia popolare, poesia ed estetica naïve. Per il resto, tra i miniepisodi soltanto quello (in parte) animato supera la monopalla, mentre tra i segmenti più ampi Totò Diabolik(us) funziona meglio della storia di presunte corna, superando di poco **. Splendida fotografia, che innalza il livello del film.
E' difficile inserire l'episodio di Pasolini, intenso e bellissimo, in un contesto poco incisivo (tutti gli altri episodi). Trattasi di brevi commediole trite e ritrite che reggono quel poco che possono grazie a qualche buona interpretazione. "Che cosa sono le nuvole" è invece un capolavoro in piena regola, pregno di dolente umanità e di messaggi importanti. Grazie, Pasolini.
Film a episodi di diversi autori (e quindi prodotti diversi con diversi risultati). In verità sembrano tutti, tranne uno, girati stancamente. Alcuni di questi si riducono a una barzelletta, per giunta banale e poco spiritosa ("La bambinaia", "Perché?"). In "Il mostro della domenica" apprezzabile solo l'interpretazione di un Totò sempre in parte. Tranne "Che cosa sono le nuvole?" sono tutti ignorabili (anche se la Mangano è sempre bravissima). Quest'ultimo è poesia pura e crea quasi un contrasto con il resto del film. Vale da solo **** buoni!
MEMORABILE: Il poetico finale di "Che cosa sono le nuvole?": “Ah! Straziante meravigliosa bellezza del creato!”
Puzzle di episodi di lunghezza variabile decisamente scollegati tra loro e con un valore artistico assai diverso. Eccelle "Che cosa sono le nuvole?", struggente commiato dell’immenso Totò in una magnifica interpretazione dall’epilogo colmo di poetica malinconia. Segue ancora Totò in "Il mostro della Domenica" non brillante, ma ravvivato dalla verve dell’artista. Tutto il resto si accoda a distanza non potendo contare su nulla di eclatante e finendo per palesare l’enorme divario con quanto fatto da Totò e Pasolini.
MEMORABILE: "Straziante meravigliosa bellezza del creato!"
Con l'occhio di oggi sembra quasi impossibile che Steno e Pasolini abbiano potuto convivere nello stesso film, ma la vitalità del cinema italiano di quegli anni stava anche in questo. Una vitalità che va al di là del risultato, invero alquanto modesto, portato a casa da questa raccolta di episodi forzatamente eterogenea data la diversità degli autori. Del tutto trascurabili gli apporti di Monicelli, Bolognini e Rossi/Zac, mentre più interessanti, ma non entusiasmanti, quelli di Steno e di Pasolini, proprio perché stilisticamente agli antipodi.
MEMORABILE: Totò e Ninetto che dalla discarica guardano le nuvole.
Un film prolisso, noioso, senza un briciolo d'inventiva e neanche un filo conduttore che giustifichi l'accozzaglia di soggetti così differenti fra loro. Totò che rapisce i capelloni per rasarli? Ma scherziamo? Per non dire dell'imbarazzante parodia dell'Otello diretta da Pasolini con Franco Franchi che sfoggia tutto il suo repertorio di smorfie nel disperato tentativo di far ridere. Non si salva nemmeno la Mangano, costretta a una recitazione sempre sopra le righe. Forse qualcosa si salva, ma la vita è troppo breve per guardare un film così.
Film a episodi in cui il top è raggiunto dai due con Totò, il quale ci consegna il suo testamento cinematografico, uscito in sala a un anno dalla morte: "Il mostro della domenica" e "Che cosa sono le nuvole" ben riassumono sia il Totò navigato attore comico (che risate col suo presunto serial killer di capelloni anni '60) che quello impegnato (che poeta il suo Jago, "perfida" marionetta con la faccia verde). Il resto è solo robetta che serve a completare questa fantasia, dove svettano Mangano, Franchi e Ingrassia.
L'episodio di Pasolini (con Iago pittato di verde in ossequio alla definizione scespiriana della gelosia) risulta di due spanne sopra tutto, anche se ombrato da una certa facilità (quel "Cassio" equivocato, ben due volte) e intellettualismo. Il resto è davvero robetta trascurabile, d'ispirazione variegata, riciclata alla buona qua e là per fare numero: dal nadir del segmento monicelliano alla crociata anticapellona di Totò si vola bassissimo.
In cinque vagheggiano, Pasolini fa sul serio. L'episodio "Che cosa sono le nuvole?" è il compendio più alto di poesia e cinema breve che la nostra tradizione possa vantare. C'è tutto: il senso dello spettacolo e della morte, il demiurgo che muove i fili e i pupi che assumono, troppo tardi, coscienza. Totò-Iago giganteggia e Franco Franchi ne è degno epigono pinocchiesco; recita bene anche Ninetto Davoli. Il canto di Modugno è balsamo pietoso. Per il resto, Steno pare il meno svogliato. Belli i disegni di Zac per Franco Rossi.
MEMORABILE: Otello: "Perché dobbiamo essere così diversi da quello che crediamo?". Iago: "Eh figlio mio, noi siamo un sogno dentro un sogno"
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DiscussioneZender • 15/04/15 18:16 Capo scrivano - 48404 interventi
Vitgar, non si può dare 5 palle a un film solo per un episodio, bisogna per forza mediare un minimo, perché il film non dura il tempo di un episodio. Provvisoriamente ho messo 3 e mezzo, poi dimmi te...
Cinema97 ebbe a dire: Incasso totale del film:
189.171.000 lire
direi pochissimo per un film con Totò, Franchi e Ingrassia.
Un film flop dal punto di vista commerciale che più flop non si può...
Un film che mette in fila pezzi da 90 che oggi possiamo solo sognare come Pasolini, Monicelli, Steno, Bolognini, Franco Rossi, Age e Scarpelli, Cesare Zavattini, Bernardino Zapponi, Totò, Franco e Ciccio, Silvana Mangano, Walter Chiari, Domenico Modugno ....e che raccatta al botteghino si e no 2 milioni di euro di oggi secondo un rapido calcolo di rivalutazione monetaria.
Ecco un esempio concreto di film nato male, cresciuto peggio e morto in miseria...
Su wikipedia è scritto che nell'episodio "Il mostro della domenica" comparirebbe l'ex batterista dei Pooh Stefano D'Orazio (ragazzo col maglione giallo e blu sdraiato a terra). Ho dato un'occhio all'episodio ma non sono riuscito a notarlo
L'episodio di Totò con i capelloni forse non rende la comicità classica dei film precedenti,tuttavia con D'Alessio ci scappa la battuta che fa sorridere alla vecchia maniera:
"Ma che reato ha commesso?-Commissario glielo dico io! Esercizio abusivo della professione di barbiere!".
Qui si vede un Totò che guida un macchina in esterni, lo aveva fatto in Totò cerca casa e Toto e Carolina ma era in studio, cosa che notoriamente non sapeva fare e faceva uso di un autista. La macchina è probabilmente trainata da una Fiat "Campagnola", l'unica forse che a quell'epoca poteva alloggiare sul di dietro una pesante macchina da presa!
Qui si vede un Totò che guida un macchina in esterni, lo aveva fatto in Totò cerca casa ma era in studio, cosa che notoriamente non sapeva fare e faceva uso di un autista. La macchina è probabilmente trainata da una Fiat "Campagnola", l'unica forse che a quell'epoca poteva alloggiare sul di dietro una pesante macchina da presa!
Fammi capire. Ogni ipotesi che tu fai, basata sul nulla, vieni qua a scriverla?
Qui si vede un Totò che guida un macchina in esterni, lo aveva fatto in Totò cerca casa ma era in studio, cosa che notoriamente non sapeva fare e faceva uso di un autista. La macchina è probabilmente trainata da una Fiat "Campagnola", l'unica forse che a quell'epoca poteva alloggiare sul di dietro una pesante macchina da presa!
Fammi capire. Ogni ipotesi che tu fai, basata sul nulla, vieni qua a scriverla?
Non è basata sul nulla ma sui mezzi usati allora dal cinema italiano, io stesso vidi girare dietro la macchina da presa da Nanni Loy negli anni 80 il film "Mi manda Picone" in una piazza Plebiscito di Napoli allora ancora invasa dalle macchine in parcheggio,quando questo sito doveva ancora essere ideato e questo solo perchè sono un vero appassionato!
Qui si vede un Totò che guida un macchina in esterni, lo aveva fatto in Totò cerca casa ma era in studio, cosa che notoriamente non sapeva fare e faceva uso di un autista. La macchina è probabilmente trainata da una Fiat "Campagnola", l'unica forse che a quell'epoca poteva alloggiare sul di dietro una pesante macchina da presa!
Fammi capire. Ogni ipotesi che tu fai, basata sul nulla, vieni qua a scriverla?
Non è basata sul nulla ma sui mezzi usati allora dal cinema italiano, io stesso vidi girare dietro la macchina da presa da Nanni Loy negli anni 80 il film "Mi manda Picone" in una piazza Plebiscito di Napoli allora ancora invasa dalle macchine in parcheggio,quando questo sito doveva ancora essere ideato e questo solo perchè sono un vero appassionato!
Quindi è una cosa che vale per tutti film, non per questo.