Intervista a Tuccio Musumeci

1 Novembre 2017

Il nostro sempre impeccabile inviato dalla Germania GEPPO (GIACOMO DI NICOLO') ha intervistato per il Davinotti TUCCIO MUSUMECIottimo attore siciliano (di cinema e di teatro) presente in decine di film soprattutto negli Anni Settanta e Ottanta. L'intervista è preziosa, ricca di aneddoti curiosi e va davvero fatto un particolare ringraziamento a Tuccio, la cui memoria è ancora solidissima e che ha risposto con estrema precisione e divertita partecipazione all'intervista del nostro Geppo, il quale ha provveduto come sempre a rintracciare i fotogrammi dei film in cui si vede Musumeci in modo da stimolare subito la memoria in chi legge. I particolari interessanti sono moltissimi e gustosi e svelano retroscena inediti spesso divertenti!

GIACOMO: Maestro Musumeci, intanto la ringrazio per aver accettato l'intervista.
 TUCCIO:
Grazie a te, è un piacere. Ma perché mi chiami Maestro? Io mi chiamo Tuccio, dammi pure del tu.

GIACOMO: Grazie infinite Tuccio, è un immenso onore per me. Comunque sei veramente un Maestro! Dunque, carissimo Tuccio, tu hai iniziato con l'avanspettacolo, ma l'approccio con il cinema come è avvenuto?
 TUCCIO:
Prima di tutto parlo dell'avanspettacolo perché all'epoca non esistevano le scuole di recitazione; la più grande scuola di recitazione dei più grandi attori in Italia è stato sempre l'avanspettacolo. Prendiamo per esempio Totò, Aldo Fabrizi, i De Filippo... tutti questi, i più grandi, hanno iniziato con l'avanspettacolo perché era una scuola formidabile. Io mi ricordo i miei inizi, quando facevo il comico, e Pippo Baudo mi faceva da spalla: si andava in diversi locali e in diversi teatri dove il pubblico battibeccava con gli attori che stavano sul palco. Mi ricordo anche le ballerine di allora: tutte ragazze che sognavano il cinema e, non potendo entrarci, facevano le ballerine nei teatri. Nei nostri spettacoli abbiamo avuto bellerine magre, grasse e addirittura una incinta, poverina. Era uno spettacolo nello spettacolo. L'approccio con il cinema è arrivato molto dopo: io ero già al Teatro Stabile di Catania (stiamo parlando degli anni '70). Diciamo che ho avuto un grande agente cinematografico, Giuseppe Perrone.

GIACOMO: Ecco, cosa ricordi di Giuseppe Perrone?
 TUCCIO:
Perrone era un uomo abbastanza ricco di famiglia e aveva un'agenzia a Londra e una in Spagna; è stato anche l'agente di Rita Hayworth. Quindi Perrone era già abbastanza noto nel cinema italiano e anche in quello europeo.

GIACOMO: Se non sbaglio hai fatto anche un piccolo ruolo ne Il gattopardo di Luchino Visconti.
 TUCCIO:
Esatto, era il 1962. Io facevo l'usciere di Donnafugata; ricordo che era girato tutto in presa diretta. Le riprese durarono un'eternità perché Visconti era molto ambizioso, faceva i capricci... Mi ricordo che nel film voleva avere a tutti costi l'attore Rosolino Bua, un grande attore di teatro. Diceva "cercatemi Rosolino Bua" e all'epoca anch'io mi interessai a cercarlo perché lavorava al Teatro Stabile di Catania ma abitava a Roma... praticamente era introvabile. Quando finalmente lo trovammo, Visconti lo fece venire... ma alla fine nel film lo si vede solo di spalle con un mantello! Ho girato più di un mese, a Palermo.

GIACOMO: Poi nel 1970 fai La ragazza del prete, per la regia di Domenico Paolella.
 TUCCIO:
Mi chiamò Domenico Paolella; me ed Elio Crovetto, per fare questo film; era il periodo de "La ragazza del prete", "La moglie del prete", "La fidanzata del prete"... era proprio il periodo dei preti (risate). Il film l'ho fatto con Nicola Di Bari e con il grande Toni Ucci, che era un attore straordinario. Poi mi ricordo anche quella pazza di Isabella Biagini (ride): doveva girare una scena con una parrucca in testa, ma quando prese la parrucca la buttò fuori dal balcone perché non gli piaceva!

GIACOMO: In quel periodo fai anche un western spaghetti, Acquasanta Joe di Mario Gariazzo.
 TUCCIO:
Esatto, la produzione era italiana ma erano quasi tutti attori americani.

GIACOMO: La produzione era gestita da Fernando Di Leo e Armando Novelli, e infatti il film è prodotto dalla "Cineproduzioni Daunia '70".
 TUCCIO:
Bravo, Fernando Di Leo e Armando Novelli; ma sai proprio tutto, sei incredibile (risate)!

GIACOMO: Hai avuto occasione di conoscerli Fernando Di Leo e Armando Novelli?
 TUCCIO:
Sì sì, certo. Fernando Di Leo era bravo nei polizieschi, un grande professionista. Oggi fare il regista è semplice perché c'è il digitale: si mettono il computer davanti e ti fanno il film. Ma all'epoca i grandi registi avevano accanto i grandi direttori della fotografia. Non è come oggi che ti alzi la mattina e fai un film col telefonino. Negli anni '70, quando si girava una scena, tutta la troupe era nervosa perché la pellicola da Catania veniva spedita a Roma, e tutti stavano con l'anima sospesa per vedere come era venuto il film, se veniva o non veniva bene. Loro erano sempre nervosi secondo me anche per questo motivo. Di Acquasanta Joe ho un aneddoto divertente. L'anno scorso ero ospite a un concorso di poesie e venne da me un signore di Reggio Emilia. Mi dice: "Io sapevo che stasera c'era anche lei qui e sono venuto apposta da Reggio Emilia per conoscerla personalmente!" Gli chiedo come mai e lui risponde: "Quando avevo nove anni mio padre mi portò al cinema a vedere il western Acquasanta Joe (ride).

GIACOMO: Poi fai un bellissimo film, tutto siciliano, che è Lo voglio maschio, diretto da Ugo Saitta.
 TUCCIO: 
E' stato il mio primo film da protagonista. Avevo appena finito di fare Mimì Metallurgico con la Wertmüller e la Wertmüller si appoggiava, come produzione, a Ugo Saitta (infatti quando ci fu la prima del film a Catania la Wertmüller era presente).

GIACOMO: Nel film ti vediamo accanto a una splendida Aliza Adar, che nel film interpreta tua moglie.
 TUCCIO:
Mi ricordo che si cercava quest'attrice che doveva fare mia moglie e il produttore fece venire da Israele Aliza Adar. Poi lei fece anche un film con Mino Reitano (Tara Pokì). Una ragazza simpaticissima! Tutti gli esterni li abbiamo girati a Caltagirone e tutta la troupe stava al Jolly di Caltagirone. Io mi divertivo con Aliza perché lei, essendo israeliana, non mangiava carne di maiale e ogni volta che eravamo a pranzo al ristorante le dicevo: "Ma quanto è buona questa carne..." e lei "Non me lo dire, non me lo dire...". Era simpaticissima, e poi eravamo davvero affiatati, durante le riprese. Di Aliza purtroppo non ho avuto più notizie; ho saputo che vive a Milano e che si è sposata con il direttore di un settimanale (non mi ricordo se il direttore della rivista "Oggi", comunque un noto settimanale). Non l'ho più vista e avrei tanto piacere di rivederla. Nel film ci sono anche il grande Umberto Spadaro, Franca Manetti, molti attori del teatro siciliano... Franca Manetti fu con noi in Germania e in Francia per una tournée teatrale. E una delle bambine che vedi nel film è mia nipote, figlia di mia sorella.

GIACOMO: E del regista Ugo Saitta cosa ricordi?
 TUCCIO:
Saitta era rigorosissimo perché lui da giovane aveva fatto per tanti anni l'aiuto regista di Alessandro Blasetti. Ha girato anche diversi documentari, ha ricevuto tanti premi a Venezia... era un grande documentarista insomma. Fece anche un film che è rimasto bloccato, ma non mi ricordo che film fosse. Nel '70 scrisse insieme a Gaetano Caponetto la sceneggiatura di Lo voglio maschio. Gaetano Caponetto era un giornalista bravissimo. Ricordo che in quel periodo mi trovavo a Milano a fare "Settevoci" con Pippo Baudo; eravamo in un ristorante e a cena con noi c'era Nino Manfredi. Raccontai a Manfredi la trama di questo film e a lui piacque molto. Dopo alcuni anni fece qualcosa di simile con Lo chiameremo Andrea: stessa idea del figlio maschio eccetera.

GIACOMO: Tra l'altro in Lo voglio maschio vediamo anche un giovanissimo Leo Gullotta, forse al suo primo film in assoluto.
 TUCCIO:
Sono stato io a portarlo in scena, Gullotta! Ugo Saitta aveva una scuola di recitazione che io avevo consigliato a Leo. Lui era un po' birichino.. Lo presi con me nella mia compagnia al Teatro Stabile di Catania perché mi serviva un ragazzo che interpretasse mio figlio. Lui all'epoca aveva circa 17 anni... era bravo, solo che faceva scherzi in sequenza! Era terribile... Una sera eravamo a cena al ristorante con la troupe... facevamo un lavoro di Pirandello a teatro; ebbene, lui, che era ancora un ragazzino, prese di nascosto un chilo di sale e lo mise nel cibo! (risate) Me ne ha fatte vedere di tutti i colori (ancora risate). Fu cacciato dal ristorante e io lo andai a riprendere. Lo difendevo sempre perché era troppo simpatico... terribile ma simpatico (risate). Poi si è messo a studiare seriamente e oggi è diventato un attore bravo; ma bravo veramente!

GIACOMO: Poco fa hai citato il film Mimì Metallurgico. Parlami della tua esperienza con Lina Wertmüller e Giancarlo Giannini.
 TUCCIO:
Giancarlo Giannini è stato molto vicino, a me e Turi Ferro; perché per quanto riguarda il siciliano... Giannini lo imparò in pochi giorni e parla bene il catanese perché io gli portavo tutte le musicassette con le mie scenette siciliane. Poi lavorare con Lina Wertmüller è stato un grande divertimento.

GIACOMO: Poi con Turi Ferro e Agostina Belli fai due film Virilità e Il lumacone.
 TUCCIO:
Due film con un bel cast. Entrambi diretti da Paolo Cavara.

GIACOMO: Paolo Cavara com'era?
 TUCCIO:
Simpaticissimo, molto buono. Purtroppo è morto giovanissimo. Le riprese di Virilità  durarono molto tempo. Girammo a Taormina, poi alle Gole dell'Alcantara... e il film era prodotto da Turi Vasile. Pensa che con Turi Vasile dovevo fare anche un altro film, con Ciccio Ingrassia e Leo Gullotta, ma alla fine non se ne fece più nulla.

GIACOMO: In Virilità e Il lumacone reciti anche accanto ad Agostina Belli.
 TUCCIO:
Ho un bel ricordo di Agostina Belli, una ragazza di una bontà squisita; mi raccontó tutta la sua storia, i suoi inizi... Poi in Virilità ricordo anche Marc Porel.

GIACOMO: Ecco, Marc Porel, cosa ricordi di lui?
 TUCCIO:
È morto giovanissimo, purtroppo. Di lui mi ricordo una cosa divertente: durante la pausa di Virilità eravamo a Taormina a girare e lui riusciva a mangiare 10/12 uova sode a pranzo: ma come caspita faceva? (risate). Dico: "Scusa Marc, ma non ti ammazzi la salute?" Era un ragazzo simpatico, molto affabile. Aggiungo che in tutti i film che ho fatto ho sempre trovato una certa familiarità. Oggi invece ti danno la parte, grazie, arrivederci e buongiorno.

GIACOMO: Parliamo un po' del film Catene, con Maurizio Merli del 1974.
 TUCCIO:
Sì, l'ho fatto con Silvio Amadio, il regista che lanciò Gloria Guida nel cinema. Amadio era simpaticissimo. Sai una cosa, caro Giacomo? L'ho fatto gratis, quel film!

GIACOMO: Ah, e come mai?
 TUCCIO:
Amadio venne a Catania e mi voleva per forza in questo film. Mi offrì il ruolo del prete e dissi: "Faccio il film ma non voglio niente, lo faccio per amicizia"; e lui: "Ma come niente???". Alla fine mi regalò un giradischi (risate).

GIACOMO: E di Maurizio Merli cosa ricordi?
 TUCCIO:
In quel periodo Maurizio Merli si trovava a Catania per una tuornée teatrale, diretta da Giuseppe De Martino. Maurizio aveva un grande successo a Catania come attore di teatro e Giuseppe De Martino credeva molto in lui. Poi Amadio lo scelse per fare Catene e abbiamo girato il film vicino a Taormina.

GIACOMO: Parliamo ora un po' del film che hai fatto con Daniela Giordano, L'adolescente, diretto da Alfonso Brescia. Siamo nel 1976.
 TUCCIO:
Daniela è davvero brava, anche al teatro. Lei è siciliana... una Miss Italia bellissima! Mi son trovato molto bene, con lei. Pensa che recentemente sono stato ospite a Bolzano in una TV regionale dove mi hanno intervistato per questo film... e lì ho proprio ricordato Daniela con grande affetto. Poi Alfonso Brescia era una persona squisita.

GIACOMO: Come nacque il film?
 TUCCIO:
C'erano due produttori, Maggi e Sabatini. Io mi trovavo a Roma al teatro Argentina con lo spettacolo "I mafiosi della Vicaria" di Sciascia e vennero a vedermi tutti e tre: Brescia, Maggi e Sabatini. Brescia disse: "Questo ragazzo deve essere il protagonista del mio film!". Andai in ufficio da Maggio e Sabatini e iniziammo a farlo. Ma che persona gentile che era Brescia... Poi era farmacista, laureato, anche se non ha mai esercitato; ha fatto solo il regista. Era napoletano e quanti film, in carniere!

GIACOMO: Ha lavorato molto con Mario Merola. Ricordo Zappatore, I figli... so' pezzi 'e core"... film meravigliosi.
 TUCCIO:
Ha diretto quasi tutti i film di Mario Merola. Alfonso era davvero una persona squisita, un grande umorista. Lui era scapolo e stava presso una sua cugina sposata e lo trattavano come un bambino, coccolato da questa sua cugina... Ed era un omone immenso, con la barba... era simpaticissimo! Quando è morto mi è dispiaciuto molto. Pensa che fino a qualche anno fa ero in contatto con questa sua cugina, con i suoi nipoti e io da Catania gli spedivo le paste di mandorla. Adesso non ne so più niente, non so dove abitino. Poi lui dopo L'adolescente fece un film con Jack Palance.

GIACOMO: Sì è vero... il film è Sangue di sbirro.
 TUCCIO:
Precisamente. Mi chiamò e mi disse: "Vieni, ti invito a cena e ti presento Jack Palance". E siamo stati benissimo, tutti lì insieme a cena. Mi raccontava Alfonso che aveva girato alcune scene in America e si faceva chiamare Al Bradley. Poi sai, ne L'adolescente chi c'era tra gli attori? Raffaele Sparanero (il fratello di Franco Nero), Giacomo Furia, Aldo Giuffé, Sonia Viviani... si girava il film e ti sembrava di stare in famiglia.

GIACOMO: Poi avete girato tutto a Montecelio.
 TUCCIO: 
Bravo, a Montecelio... e gli interni li abbiamo girati a casa della Contessa Ricotti che era una parente di Luchino Visconti. Questa Contessa affittava le ville per fare il cinema. Conoscevo bene la villa perché ci avevo girato diversi film. La Contessa, mi ricordo, teneva sessanta gatti, in questa villa dove ho girato L'adolescente, e durante le riprese mi venne un'infezione; a me e poi pure a Sonia Viviani. Ho veramente combattuto, con quest'infezione passatami dai gatti. I nostri costumi di scena rimanevano in villa e la mattina, quando iniziavamo a girare, trovavamo questi gatti che dormivano sopra i nostri costumi. Io avevo un vestito bianco e ho preso un'infezione che per l'appunto ho passato a Sonia Viviani, perché avevo delle scene d'amore con lei.

GIACOMO: Ma de L'adolescente avete girato anche una versione hard per l'estero? Ho visto un'edizione tedesca molto più spinta, diversa da quella italiana.
 TUCCIO:
Sì, è verissimo. Mi ricordo che abbiamo girato diverse scene per un'edizione tedesca e anche francese. Scene che nella versione italiana non si vedono. Per l'edizione tedesca, per dire, abbiamo girato alcune scene con lenzuola nere. Mi chiedevo: "Ma perché con le lenzuola nere?". Mi rispose Alfonso: "I tedeschi vogliono le scene con le lenzuola nere!" (risate). E un'altra cosa: il film inizia con queste ragazze, turiste che arrivano in città, ma doveva iniziare diversamente. Doveva iniziare con me e Maria Bosco a Trastevere. Lei mi doveva trattar male, doveva sfruttarmi; io la sera portavo a casa i soldi, poi al ristorante lei ordinava pastasciutta e io ero costretto a mangiare due uova fritte. Poi hanno cambiato tutto. Sai chi veniva a correggere la sceneggiatura de L'adolescente? Raimondo Vianello! Raimondo Vianello veniva spesso sul set da noi per curare la sceneggiatura. Era un favore che faceva ad Alfonso Brescia.

GIACOMO: Sempre nel '76 fai un film diretto da Corrado Prisco, Prima notte di nozze, con Dagmar Lassander.
 TUCCIO:
Esatto, era un film a episodi. Dagmar è tedesca, simpaticissima. Andavo spesso a pranzo a casa sua. Eravamo molto amici.

GIACOMO: Passiamo a Bello di mamma, di Rino Di Silvestro.
 TUCCIO:
Mah, un brutto film. Non si capisce che cos'è. E' costato un miliardo e settecento milioni e il produttore si è ridotto alla miseria.

GIACOMO: Com'è nata l'idea del film?
 TUCCIO:
(Ride) C'era questo produttore appunto, Luigi Grosso, che si era arricchito coi porno che faceva girare a Rino Di Silvestro. Ad un certo punto Grosso decise di cambiar genere, e produsse questo Bello di mamma per far divertire suo figlio. Il bambino che vedi nel film è infatti il figlio di Grosso! Lui abitava in un paese vicino a Catania e aveva una grande casa di distribuzione. Catania era la sede delle case di distribuzioni in Sicilia: via De Felice era una strada piena di case di distribuzione, anche americane.

GIACOMO: Come l'hai conosciuto Luigi Grosso?
 TUCCIO:
Me l'ha fatto conoscere Corrado Prisco, il regista di Prima notte di nozze, il film che hai citato poco fa. Luigi Grosso praticamente aveva visto il film e aveva detto a Corrado che desiderava conoscermi. Ci siamo incontrati a Catania e mi ha parlato di questo Bello di mamma. Aveva scritturato Philippe Leroy, per il ruolo di mio padre (un ruolo che inizialmente doveva essere di Gastone Moschin).

GIACOMO: Come mai Gastone Moschin non ha più fatto il film?
 TUCCIO:
Moschin venne a Catania per il film, ma all'improvviso si ammalò; un infarto, se ricordo bene. Quindi alla fine, per vendere anche in Francia, chiamarono Philippe Leroy: un pazzo (ride)... ancora oggi siamo rimasti amici con Philippe. Simpaticissimo ma pazzo (risate). Poi chiamarono Jenny Tamburi e Carmen Scarpitta, attrice bravissima che aveva lavorato con Gino Bramieri. A proposito Giacomo... hai notizie di Carmen Scarpitta?

GIACOMO: Purtroppo Carmen è morta nel 2008.
 TUCCIO: 
(dispiaciuto) Ah sì? Mi dispiace, non lo sapevo... Era molto brava, e molto bella.

GIACOMO: In Bello di mamma hai girato anche tante scene con Carole André, attrice bellissima.
 TUCCIO:
Come no, attrice francese.

GIACOMO: Cosa ricordi di lei?
 TUCCIO: 
Attrice molto seria, distinta, sempre elegante, di un certa classe... molto simpatica nei suoi modi di fare, però se ne stava sempre per conto suo. Diciamo che ho avuto più contatti con Carmen Scarpitta. Con Carole ho lavorato solo tre giorni. Abbiamo girato diverse scene ad Aci Trezza. Bella ragazza Carole, con un viso stupendo.

GIACOMO: Senti, e del regista Rino Di Silvestro cosa mi puoi raccontare?
 TUCCIO:
Era un pazzo. Non ho un bel ricordo di lui. Con lui ho litigato alla De Paolis, a Roma. Ci ho litigato proprio tanto, con lui... Le scene che aveva girato a Catania, al palazzo dove io dovevo volare, le girava talmente male che a un certo punto mi chiedevo se ne capiva di cinema oppure no. Perché poi queste scene le abbiamo dovute rifare tutte alla De Paolis: cinque giorni di lavoro a Catania buttati via... e alla De Paolis sai chi c'era? Carlo Rambaldi, quello che ha creato E.T.. Gli effetti speciali di Bello di mamma li ha curati lui. Di Rino Di Silvestro non ho saputo più niente e non voglio sapere niente: girava scene inutili, senza senso. Dopo quattro giorni di riprese avevo già capito che non era capace, così andai dal produttore e lo avvisai: "Mandalo via, perché questo ti rovina... Fai girare il film a Gianni Grimaldi o a Mariano Laurenti, chiamiamo loro...". Non è stato possibile perché Grosso dava piena fiducia a Di Silvestro, che infatti lo portò alla rovina. Gli ha fatto spendere un miliardo e settecento milioni. Pensa che quando uscì il film a Bari io mi trovavo lì con la compagnia al teatro: evitavo di passare davanti al cinema per non farmi riconoscere dalla gente perché mi vergognavo.

GIACOMO: Parliamo adesso di un film che a me piace molto, La sai l'ultima su... i matti? di Mariano Laurenti. Lì reciti accanto a Bombolo ed Enzo Cannavale.
 TUCCIO:
Mariano Laurenti è una persona simpaticissima, un bravo regista. Sapeva girare molto bene, questo genere di film. Erano sciocchezze, ma li sapeva girare; erano film che incassavano tantissimo. A un certo punto, mi ricordo, mancava il finale: non si sapeva come far finire il film. Così raccontai a Mariano la barzelletta del treno (che appunto si sente nel film) e in sostanza l'abbiamo finito così, con questa mia barzelletta (risate).

GIACOMO: E di Bombolo ed Enzo Cannavale cosa ricordi?
 TUCCIO:
Bombolo vendeva i piatti, l'ha scoperto Pingitore... Così come vendeva i piatti era in scena, non cambiava niente. Invece con Enzo Cannavale è nata una grande amicizia, ci sentivamo spesso al telefono, era simpaticissimo. Non amava Bombolo: lui veniva dal teatro vero e gli dava fastidio trovarsi a recitare con uno che sul set faceva quel che voleva. Cannavale mi diceva: "Questo che ce l'ho sempre tra i piedi..." (risate).

GIACOMO: Poi hai anche diverse scene con Giorgio Porcaro.
 TUCCIO: 
Sì hai ragione, me lo ricordo Porcaro. Lui ce l'aveva con Abatantuono invece, perché in sostanza Abatantuono gli aveva copiato il personaggio.

GIACOMO: C'è anche Anna Maria Rizzoli, qui.
 TUCCIO: 
Anna Maria aveva un bel nome nel cinema, era una diva. Che poi lei è bruna, portava sempre una parrucca bionda. Ricordo che aveva diverse parrucche bionde, nel suo camerino.

GIACOMO: Fai anche un film diretto da Pippo Franco, La gatta da pelare, nel 1981. Unica regia di Pippo Franco. Ma il regista era veramente lui?
 TUCCIO:
Sì, sì, era lui, l'ha diretto lui. Diciamo che si faceva aiutare molto dal direttore della fotografia. Alla fine tutto sommato il film l'ha fatto in buona parte il direttore della fotografia. Era un film simpatico, io facevo la parte di un pazzo.

GIACOMO: In questo film hai anche delle scene con Janet Agren.
 TUCCIO:
Me la ricordo Janet: bellissima. Ho anche una foto con lei.

GIACOMO: Nello stesso periodo fai anche Pierino il fichissimo, dove fai coppia con Tognella.
 TUCCIO:
Sì, Tognella il milanese, me lo ricordo vagamente. Ricordo la scena finale al ristorante. C'erano tanti bravi attori: Nino Terzo, Gianni Ciardo, Vincenzo Crocitti, Adriana Russo che all'epoca era fidanzata con Pippo Baudo... Poi anche Aldo Ralli; poverino, lui è morto, eravamo amici; pensa che quattro anni fa ci siamo visti a Palermo per uno spettacolo che abbiamo fatto insieme.

GIACOMO: Hai un ricordo particolare di questo film?
 TUCCIO: 
Di Pierino il fichissimo ricordo una cosa divertente. Stavamo girando con Tognella una scena di notte con il camion vicino a Roma. Faceva un freddo terribile. La scena era questa: c'era una donna nuda legata a un albero e io e Tognella dovevamo liberarla.

GIACOMO: Ma sai che questa scena con la donna nuda legata nel film non c'è? Io almeno non l'ho mai vista... sarà stata tagliata.
 TUCCIO:
Non lo so se poi l'hanno tagliata, comunque io ricordo di averla girata.

GIACOMO: L'attrice chi era?
 TUCCIO:
Era una ragazza palermitana che faceva solo questa comparsata. E questa povera ragazza soffriva dal freddo. Era notte, faceva un freddo incredibile, e ho detto io al regista Alessandro Metz di fare una pausa perché vedevo questa ragazza che stava morendo dal freddo.

GIACOMO: Con Giorgio Capitani fai "Teste di quoio", un film un po' all'americana.
 TUCCIO: 
Un film tutto sommato non male, perché Giorgio Capitani era un bravo regista. Lo presentai io a "Domenica in" insieme a Daniela Poggi e Christian De Sica. Solo che siamo stati sfortunati; era un film alla Mel Brooks, e quando lo abbiamo presentato c'era anche lui a "Domenica in" a presentare il suo La pazza storia del mondo; era la concorrenza (ride). Vabbé, si fa per dire...

GIACOMO: Fai anche un film diretto da Pier Francesco Pingitore Gian Burrasca con Alvaro Vitali.
 TUCCIO: 
Vero, lì facevo coppia con Gigi Reder: ero l'ispettore scolastico. Con Gigi Reder ho fatto anche diverse cose in teatro. Poi lui è diventato direttore di un teatro romano. Era simpaticissimo: sempre senza una lira ma simpaticissimo (ride). Abbiamo passato Natale insieme e tanti capodanni, perché lui era spesso a Catania al Teatro Stabile.

GIACOMO: E di Alvaro Vitali cosa ricordi?
 TUCCIO:
Alvaro è molto buono; un ragazzo preso dal nulla, ma i suoi film incassavano molto. Recentemente è venuto a trovarmi a Catania. Mi ricordo una cosa: eravamo sul set di Gian Burrasca appunto e andai da Alvaro per fargli i complimenti per un film che aveva fatto con Turi Ferro.

GIACOMO: Vero, il film era Malìa, vergine e di nome Maria, bellissimo, di Sergio Nasca.
 TUCCIO:
Esatto, Alvaro faceva il sacrestano. Un film splendido. Poi Nasca era un eccellente regista.

GIACOMO: Nel 1982 fai Vigili e vigilesse, diretto da Franco Prosperi.
 TUCCIO:
Lì mi ricordo che c'era la Miss Italia Cinzia De Ponti, poi Andy Luotto, Gigi Magni, Marenco e Bracardi... un sacco di attori. All'epoca funzionava così: i produttori, per ottenere il noleggio siciliano, chiamavano me oppure Pino Caruso. Stessa cosa anche per il noleggio romano, pugliese, milanese... Ecco perché facevano questi film con tutti questi attori. Si faceva così per incassare. Era il noleggio locale che sceglieva gli attori per fare il film; in questo modo potevano garantirsi il noleggio in tutta italia.

GIACOMO: Hai poi partecipato al telefilm Aereporto internazionale.
 TUCCIO:
Una serie che ho fatto con Aldo Giuffré. Sì, c'erano anche Adolfo Celi, Dalila Di Lazzaro, Orazio Orlando che faceva il commissario... Era un telefilm che abbiamo girato a Torino; la serie è durata tre anni. Io ho fatto 3 o 4 episodi.

GIACOMO: So che Fellini ti aveva offerto un ruolo nel film La voce della luna.
 TUCCIO:
Verissimo. Ricordo un giorno che ero con Fellini a Roma; mi chiamò appunto per La voce della luna, con Benigni e Paolo Villaggio. Eravamo a pranzo insieme e mi raccontava la storia del film. Io gli dissi: "Guardi Maestro, io ora devo andare in Australia per una lunga tournèe teatrale...". Lui si segnò su una cartolina la data del mio ritorno e mi chiamò la mattina stessa in cui tornai per dirmi che aveva rimandato le riprese e per sapere se avrei accettato il ruolo. Io ero in giro col teatro, non sapevo come comportarmi e Fellini insisteva perché facessi il film nel ruolo dell'avvocato. Erano tre pose, praticamente tre giorni di lavoro; io ero pronto con la valigia, ma all'ultimo minuto c'ho ripensato. Non ci sono andato per non sospendere la mia tournée... Poi me ne sono pentito. E' che sai, Fellini gira metri e metri di pellicola e magari poi la mia parte l'avrebbe tagliata. Pensavo a questo, a un viaggio perso e non volevo rischiare la mia tournée. Poi anche Il nome della rosa dovevo fare.

GIACOMO: Ah! E lì cos'è accaduto?
 TUCCIO:
Mi chiamò Perrone, che era l'agente di tutto il cast del film. Il mio ruolo doveva essere quello del cieco; eravamo in ballottaggio io e Franco Franchi, ma siccome Franchi era troppo conosciuto il ruolo voleva affidarlo a me; alla fine la mia parte la fece invece Leopoldo Trieste.

GIACOMO: E come mai?
 TUCCIO:
Non ho potuto farla io perché il film doveva essere girato in Germania; cioè, le mie scene avrei dovuto girarle a Colonia in un castello, di notte; lì c'è freddo, ti esce il fumo dalla bocca. Precedentemente ero già stato in Germania e ricordavo bene il freddo che avevo preso. Stavo a Colonia dentro al duomo e mi riscaldavo le mani sopra i lumini accesi. Un freddo terribile! Pensai: "Questo mi vuole vedere morto!"; ecco perché non ho accettato il film.

GIACOMO: Nel 1990 ti dirige Gianni Amelio in Porte aperte.
 TUCCIO:
Un film che non volevo fare. Era il periodo in cui dissi di no a Fellini e mi sembrava brutto dire di sì ad Amelio. Sarebbe sembrata una mancanza di rispetto nei confronti di Fellini. Poi Amelio fha insistito e alla fine l'ho fatto. Una parte della mia scena è stata comunque tagliata: c'era Ennio Fantastichini che mi uccideva; mi sdraiavano per terra per fare delle indagini e... ecco, la scena nel film non è completa. Ricordo che l'ho girata di notte. Per questo film mi hanno pagato tantissimo, una cifra incredibile. Tra l'altro Porte aperte era prodotto da Berlusconi, se non ricordo male.

GIACOMO: Hai fatto anche alcuni episodi de Il commissario Montalbano.
 TUCCIO:
Ne ho fatto uno solo (Il campo del vasaio, ndr, 2011), l'altro no perché non mi piaceva il ruolo: avrei dovuto interpretare un capomafia. Nel mio unico episodio ho interpretato invece il professore. La serie ha avuto un grandissimo successo, come noto, ma feci al tempo una mia osservazione. Avevo notato che la produzione risparmiava sulle comparse. Andai dal regista, Alberto Sironi, e gli dissi: "Ma questo commissario è sempre da solo con due macchine e quattro poliziotti in caserma; non c'è nessuno che cammina per le strade, non una macchina che passa, non una persona che cammina...". Lo dissi anche a Zingaretti. Niente! Non c'era neanche una comparsa. Dimmi tu... che significato ha? La cosa più giusta l'ha fatta il regista, che ha valorizzato tutta la zona di Ragusa.

GIACOMO: Con Ficarra e Picone partecipi a La matassa, un film divertente. Ho notato che Ficarra e Picone vengono accreditati anche come registi. Ma sono veramente loro a dirigere?
 TUCCIO:
No no, il film l'ha diretto Giambattista Avellino, Ficarra e Picone davano solo consigli ad Avellino: suggerivano le battute, per dire. Avellino è molto bravo. Ficarra e Picone hanno fatto anche altri film e io chiesi: "Perché non prendete Avellino come regista?" Il loro film che ha incassato di più è appunto La matassa, perché ha una storia molto bella, tocca argomenti attuali (gli anziani, i cinesi e la mafia). Invece L'ora legale... va bene è un buon film, ma sono storie risapute. Pensa che Ficarra ha iniziato con mio nipote: facevano gli animatori nei villaggi turistici. Poi mio nipote si è sposato e Ficarra è rimasto a lavorare da solo. Mio nipote gli ha presentato Picone e si sono messi a lavorare insieme. Ficarra e Picone li ho visti crescere: venivano a casa mia da ragazzini perché volevano fare gli attori. Hanno successo perché hanno una comicità pulita, mai volgare.

GIACOMO: Recentemente hai partecipato al film Italo, di Alessia Scarso.
 TUCCIO: 
Un film bellissimo, ma tu non hai idea degli incassi che ha fatto! È la storia di un cane che ha commosso a tutti. Il film l'hanno venduto a Boston e persino a Tokyo, pensa un po'. Ha fatto un sacco di soldi. Alessia è molto brava a dirigere e gli incassi lo dimostrano.

GIACOMO: Voglio chiederti una cosa riguardo a un tuo collega che avrai conosciuto sicuramente, musicomico catanese anche lui: il grande Ciccio Pasticcio.
 TUCCIO:
Sì sì l'ho conosciuto, come no! È morto giovanissimo; poverino, soffriva di cuore. Ma era di una bontà infinita: Ciccio Ingrassia lo prese per fare L'esorciccio e Franco Franchi lo volle conoscere, perché lo imitava benissimo!

GIACOMO: Oltre a quelle di Ciccio Pasticcio ascolto spesso e volentieri le tue cassette con le scenette siciliane...
 TUCCIO:
Le nostre cassette, quelle mie e quelle di Ciccio Pasticcio, hanno girato il mondo. Io le ho trovate in Argentina, in Australia, in Germania, in America... ovunque!

GIACOMO: E Franco e Ciccio li hai mai conosciuti?
 TUCCIO:
Certo! Gli ero molto amico. Negli anni '70 hanno litigato forte, ma veramente! Così mi telefonarono per fare coppia con Ciccio Ingrassia nel film L'esorciccio. Ingrassia era un tipo molto burbero, Franco era invece buono. Io non feci il film; scelsero al mio posto Lino Banfi e fu un fallimento. Pensai subito di aver fatto bene a non farlo io. Ciccio Ingrassia da giovane faceva il calzolaio a Palermo, mentre Franco Franchi faceva gli spettacoli a Catania, me lo ricordo benissimo. Franco all'epoca faceva coppia con un altro comico che suonava l'armonica.

GIACOMO: Ti ricordi chi era questo comico che faceva coppia con Franco a Catania?
 TUCCIO:
Era uno che vendeva dischi con una bancarella, un sardo... il nome non lo ricordo. Insieme con questo sardo faceva gli spettacoli a Catania e faceva un numero che si chiamava "Il salto della morte": c'era un lenzuola a terra, rullo di tamburi... Il sardo faceva il presentatore, Franco saltava sul lenzuolo; poi di colpo toglievano il lenzolo e sotto c'era l'immagine della morte. Una cosa divertente. Franchi non era ancora famoso; io lo incontravo spesso perché andavo con Pippo Baudo a vedere i suoi spettacoli. Dopo lo spettacolo offrivo il pranzo a Franco. Perché quando giravano nei paesi non li pagavano; gli davano una gallina, un coniglio, un arancino o un piatto di pasta... all'epoca si usava così.

GIACOMO: Del cinema italiano di oggi cosa ne pensi?
 TUCCIO: 
Ho notato una cosa: una volta il cinema italiano era riposante, oggi invece è pieno di azione. Scene girate con immagini velocissime che non stanno mai ferme... Prendiamo ad esempio il cinema di Totò: erano film riposanti perché erano teatrali: l'immagine era ferma, l'improvvisazione di Totò geniale.

GIACOMO: Tuccio, attualmente cosa fai?
 TUCCIO: 
Adesso sono al teatro con lo spettacolo "I fratelli Ficicchia" di Luigi Capuana, uno spettacolo molto divertente.

GIACOMO: Ottimo, in bocca al lupo allora.
 TUCCIO:
Crepi!

GIACOMO: Grazie Tuccio per questa meravigliosa intervista, anche a nome del Davinotti.
 TUCCIO:
Ti ringrazio tantissimo, guarda... siamo veramente andati in profondità comprendendo tutto quello che ho fatto. Incredibile quante cose tu sappia su di me! Nessuno mi aveva mai fatto un'intervista così completa. Complimenti, mi sei piaciuto!

INTERVISTA INSERITA IL 22/2/16 DAL BENEMERITO GEPPO 

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commenti (5)

RISULTATI: DI 5
    Markus

    7 Novembre 2017 08:29

    Tra le migliori interviste fatte. Un complimento sincero al prezioso Geppo e, naturalmente, alla memoria di ferro di Tuccio. Bel lavoro!
    Didda23

    7 Novembre 2017 16:08

    Bell'intervista. Ma nutro seri dubbi che Italo abbia fatto un sacco di soldi.. Incasso italiano meno di 600 mila euro...
    B. Legnani

    12 Novembre 2017 13:53

    Molto interessante.
    Il Dandi

    3 Dicembre 2018 15:33

    Bravo Geppo, davvero un bel documento.
    Siska80

    13 Marzo 2021 22:18

    Bravo, gentile e con una memoria di ferro, il grande Tuccio,,Ancora oggi recita, spesso con l'amico di sempre Pippo Pattavina. Complimenti a Geppo per l'intervista esaustiva!