Che film ci sono stasera in tv in prima serata? Ma non solo questa sera, anche la mattina o il pomeriggio, se capita una giornata di pausa. E i più nottambuli possono trovare anche i film che vanno in onda a tarda notte, i cosiddetti fuori orario. Cliccate sulle frecce per cercare tra i palinsesti passati e futuri oppure controllate direttamente tutta la settimana. Cliccate sull'icona calendario a fianco della scheda per appuntare un promemoria su quel film in agenda. Se siete loggati potete cliccare anche sulla stella per contribuire alle segnalazioni. Come? Scopritelo
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Markus: Ingenua commediola divisa in quattro episodi con attori e storie differenti ma che quasi nessuna riesce nell'intento di evadere dalla pochezza o dal già visto; tuttavia riconosco al regista una certa cura e senso del ritmo che in parte salva l'operazione. Non si ride molto, ma qualche buona battuta c'è ed è senz'altro merito della verve che talune volte fa capolino sulla bocca degli attori. Qualche tentativo di satira spinge verso il lacrimevole, ma fortunatamente l'impianto farsesco prende il sopravvento.
MEMORABILE: Giuliani, scoperto che la moglie (Cossio) girò in passato un porno-film con un cavallo dice: "Ecco perché al nostro matrimonio voleva la carrozza".
Faggi: Mitologia in libertà. L'inizio (prima dei titoli) è tra i più ridicoli nella storia del cinema. Poi si procede tra un'assurdità e l'altra; e tra uno sbadiglio e una sghignazzata è davvero un'impresa alla Ercole arrivare sino alla fine. È sopportabile grazie alla presenza di belle attrici, ma questo è troppo poco per salvarlo dal dimenticabile.
Claudius: Film spaccato in due: la prima parte è pirotecnica (una serie di gag dopo l'altra, con più di un momento memorabile), la seconda si perde pur continuando ad essere discreta. La faccia gommosa di Greggio è adatta al film (meglio come attore che come regista) e il cast è buono (De Luise incisivo), anche se la scena dell'accento italiano alla lunga stufa. Una visione la vale tutta.
MEMORABILE: "Figlio di un...gatto"; Greggio che assiste la partoriente; Il momento in cui Greggio apprende il motivo dell'aggressione.
Gabrius79: Commediola prevedibile ma piacevole che però funziona a fasi alterne. Alcuni momenti sono simpatici e strappano più di un sorriso, salvo poi arenarsi con momenti tediosi che sfiorano la noia. La coppia Argentero-Felberbaum funziona piuttosto bene. Morelli e la Di Cioccio appaiono poco ma lasciano il segno.
Minitina80: Tra i lavori migliori realizzati da Damiani, non soltanto per il coraggio nel trattare un tema importante e socialmente sentito, ma anche per la capacità di fotografare in maniera così diretta e secca le dinamiche corrotte della parte più marcia della società. Lascia spazio a numerose riflessioni che convogliano in un finale amaro, ma di sicura presa. Malgrado gli anni passino si mantiene attuale e non ha perso un grammo della sua forza.
Homesick: Con vistose reminescenze di Guareschi, una commedia paesana diretta da Girolami in uno dei suoi momenti migliori, soprattutto per il polso sicuro con cui tiene sotto controllo l'esuberanza della coppia Franchi-Ingrassia, bloccandone gli eccessi slapstick e le sguaiate puerilità. Banfi irrefrenabile sagrestano è ormai pronto per i futuri exploits da primo comico e tutti gli altri caratteristi sono azzeccatissimi, a cominciare dal comunista D'Orsi e dal fascista Malavasi.
MEMORABILE: I vivaci battibecchi tra nonno fascista e nipote comunista; Il battesimo; il comunista reumatico che si riprende; la partita di calcio.
B. Legnani: Assai deludente. Ciò che funziona in televisione per una manciata di minuti quasi sempre non va al cinema. Il meccanismo "facciamo il contrario del normale", come ho già detto per altri film che cercano (non trovandolo) il grottesco, non porta all'originalità, ma ad un meccanismo che pare nascondere (ma non ci riesce) il respiro troppo stretto della trovata. Si aggiunga un cast mediocre (Burruano escluso e Rubini compreso) e l'insoddisfazione è servita. Con manica larga: **
Patrick78: Pachidermico film girato da Kasdan con Costner nella parte dell'integerrimo sceriffo Wyatt Earp ed un cast di volti noti nelle parti di contorno. Ritmo lento e stile documentaristico sono i difetti principali di questa pellicola che si gioca male le sue carte (come ad esempio il fantastico cast a disposizione) e la rendono un'insopportabile noia per la maggior parte degli spettatori. Michael Madsen che interpretò Virgil, il fratello di Wyatt Earp, si pentì amaramente di aver preso parte a questo film che gli impedì di recitare in Pulp Fiction!
Pinhead80: Dopo cinque minuti viene voglia di spegnere tutto e non pensarci più; poi, una volta finito il film, si rimpiange di non aver assecondato il proprio istinto. Più che fuga di cervelli il film avrebbe meritato una fuga dal cinema. Terribile sotto ogni punto di vista. Non si salva nessuno: Ruffini va avanti copiando il tormentone dei Soliti idioti e quando Matano comincia a petare si raggiunge veramente il limite. Evitate, finchè siete in tempo.
Galbo: Buon film bellico di produzione italiana, ma con i connotati del kolossal internazionale. Gli eventi bellici sono filtrati dalla sensibilità di un corrispondente di guerra. La realizzazione tecnica è di prim'ordine dalla fotografia alla ricostruzione ambientale fino alla colonna sonora. Anche la sceneggiatura è di buon livello con un'adeguata caratterizzazione dei personaggi. Ottima la prova del cast, nel quale spicca il grande Robert Mitchum.
Redeyes: Dopo il flop ecco un mediocre filmetto che non fa sbellicare dalle risate né sollazza poi troppo ma, quanto meno, è dignitoso. Il Nuti con Novello a fianco, qui quasi co-protagonista, ed una "Escort"\Ferilli godibile fa del suo meglio e nel suo meglio ci troviamo almeno qualche divertente situazione. La storia è banale, non ci piove, ed anche i "tic" cinematografici tipici del comico funzionano abbastanza, ma è difficile apprezzarla appieno. Resta comunque guardabile e nulla più!
MEMORABILE: "Lei... lavora alle Edizioni Paoline!"
Anthonyvm: Bella teenager intraprendente promuove con successo l'attività della mamma chef via social media; ma la ragazza sembra nascondere dei segreti e un giorno scompare senza lasciare traccia. La vicenda in sé non sarebbe neanche inservibile, ma la mancanza di pathos che deriva dalla banalità dei dialoghi, dall'editing balzano e dalla scarsa empatia suscitata dalle protagoniste tende a far scemare l'interesse. Se non altro la gran copia di red herring e di piste investigative percorribili tiene desto il mood "giallista" fino alla soluzione del mistero, che si rivelerà purtroppo un letdown.
MEMORABILE: Gli scoppi di rabbia dell'ex-fidanzato della figlia contro i clienti del ristorante; Le unghie dell'amica della figlia; L'irritante lezioncina finale.
Paulaster: Tribù indiana pretende la restituzione di una ragazza cresciuta da una famiglia di bianchi. Se il plot non è banale dando iniziale importanza a valori casalinghi e di pace, il tutto si ribalta coi protagonisti che si fanno giustizia pur essendo nel torto. Il peggio comunque si ha col bacio tra consanguinei (anche se poi...). Ben girato: campi lunghi, non troppo truculento nelle uccisioni.
MEMORABILE: Lancaster che si butta nel fiume per lavarsi; L’inseguimento passando da un cavallo all’altro.
Puppigallo: Western, tra il serio e il faceto, che finisce per non convincere proprio a causa di questa oscillazione, quasi da giramento di testa, tra un omicidio a sangue freddo (il vecchio) e scene (la maggior parte), che sfiorano la comica (lo scontro con i due ferrovieri; l'inseguimento con auto, cavalli, carri e un carrello). Anche gli attori ("bisonte" buono a parte) non brillano particolarmente, per colpa di un copione stiracchiato, che non offre particolari spunti, finendo quasi per irritare. Si può vedere, ma perderlo non è motivo di disperazione.
MEMORABILE: Stupefatto dallo sciacquone; "Voltati!". E mentre lo dice gli spara alla schiena.
Redeyes: Un Salvi "incatenato" tiene su la baracca senza i soliti suoi sketch; gli si concede giusto la parentesi possessione, in sé e per sé evitabile, coadiuvato da un cast che svolge il compitino senza sussulti. La trama, in particolar modo la stangata, è qualcosa di talmente puerile da non infastidire, così come tutte le vicissitudini. Il climax ascende verso aulici sentimenti convogliando in nobili abiti talari pur prendendo le mosse da lap dancer e slot machine. Sicuramente concepito per un pubblico scevro di aspettative, si lascia proprio per questo guardare ma niente più.
Saintgifts: Rancori ancora sospesi sulla scia della Guerra di Secessione, oro da rubare (il capo dei banditi è un irriducibile uomo del sud), ma al centro della vicenda c'è una Donna (Reed), che il villain vuole per sé contro la volontà della donna stessa. A dare un certo interesse alla pellicola, come spesso accade, è il rapporto tra i cattivi, dove il capobanda agisce in spregio a ogni morale. Poco curato nel dare il giusto rilievo alle varie figure secondarie (l'indiano, basilare nel combattere al fianco di Ben è praticamente ignorato).
Caveman: Commediola delicata e simpatica. Sì, ci sono le immancabili scazzottate per esaltare la fisicità del mitico Bud, ma è il rapporto con il piccolo extraterrestre a essere il motore trainante di una vicenda tenera e godibile, sicuramente non tra i migliori lavori di Spencer ma comunque vedibile; plauso per la bella ambientazione della cittadina e simpatico il ruolo della guardia anziana.
Siska80: Brutto anatroccolo (che si trasforma ovviamente un cigno seducente quando intende fare colpo) fa da tata a due pestiferi ragazzini (il cui padre è, come da prassi, un vedovo bello e atletico)... Riuscirà a domarli? Difficile trovare qualcosa di davvero interessante in una commediola prevedibile e incapace di emozionare (il cui solo merito è quello di avere una durata sopportabile), con un cast poco convinto e ancor meno convincente; di una sconvolgente pochezza contenutistica, si può passare oltre senza alcuna remora.
Disorder: Sinceramente imbarazzante, sia per la povertà di idee (il solito imbranato che combina un guaio dietro l'altro per conquistare la sua amata) sia per la recitazione dei giovani, Guglielmo Scilla in particolare. La trama non viene portata avanti in modo coerente e i pochi spunti interessanti (come il rapporto conflittuale padre-figlio) non vengono adeguatamente sviluppati. La noia regna sovrana e nemmeno gli sforzi di Salemme servono a strappare qualche risata. Bocciato.
Ruber: Divertente e solare, vista l'ambientazione californiana. Il film trova in Wilson un surfista dal fascino sublime, rimorchiato da una bella bionda che gli promette soldi a go go con un semplice furto (naturalmente il tutto andrà in modo diverso). Il cast è veramente in forma e i dialoghi sono ben congegnati sopratutto nei momenti dove il divertimento sale. Ottima regia di Armitage che sa ben gestire le risorse, mentre lascia un po' a desiderare nella parte finale quando il film monta su un paranoico gia visto.
Nicola81: Sulla scia di Sartana, Parolini inventa una nuova figura di pistolero cinico, infallibile e dai mille trucchi. Lee Van Cleef è ovviamente il protagonista ideale e anche la regia riesce a sfornare delle buone trovate. Quello che manca (e non è cosa da poco) è una sceneggiatura all'altezza: c'è il solito bottino conteso, con gran spreco di sparatorie e ammazzamenti e una soglia di credibilità piuttosto bassa. Non ci si annoia, ma gli spaghetti western di qualità superiore alla media sono ben altri. Non male le musiche di Marcello Giombini.
Giacomovie: Panariello si fa in quattro (personaggi), ma a differenza di Verdone non ne azzecca uno; anzi, per la pochezza di idee e l'inconsistenza degli sketch fa rimpiangere il peggior Vitali. Un film dalle pretese comiche che non riesce a tirar fuori nemmeno la comicità involontaria è un pieno fallimento. Magra consolazione le scollature della Arcuri. Tra i peggiori film che ho visto, questo è tra i primi in classifica.
Faggi: Produzione ibrida (Italia e Spagna), convenzionale ma non troppo, comunque prevedibile negli sviluppi, con disegno netto dei personaggi (il ranger integerrimo, la bella in pericolo, il fuorilegge innocente, la bella pericolosa come una vipera, l'usurpatore). La dose di azione è forte, distribuita ovunque, preponderante nel finale (la lunga sparatoria). Tutto scorre in una zona dove si trovano i cliché di genere, senza lampi d'eccezione, senza brillamenti immaginifici, ma - ed è importante - senza annoiare o far cadere le braccia.
Von Leppe: Seguito che presenta situazioni più varie, per certi versi migliore del precedente, sopratutto nelle parti dell'antico Egitto (e c'è anche Londra). Ma il film è un giocattolone holliwoodiano che può emozionare i bambini, con il finale che sembra preso dal videogioco di Tomb Raider 3 (la differenza è che i videogiochi sono molto, ma molto meglio).
MEMORABILE: La prova di coraggio e amore delle due donne nel salvare i propri uomini, nel finale.
Black_xmas: Sorpresa positiva per un regista che sembrava alla frutta già da qualche anno. Merito di un racconto che immerge i suoi personaggi nella storia senza farli annegare, e di una leggerezza di tocco che è materia rara nell'ultimo cinema italiano politico-generazionale. Peccato che manchino momenti davvero memorabili e, soprattutto, che Rulli e Petraglia decidano, proprio in extremis, di rullipetragliare con un finale altamente simbolico di cui si sarebbe volentieri fatto a meno. Germano è un signor attore.
Daniela: Chi se l'aspettata che il cowboy di granito, fino ad allora cantore di storie virili, potesse dirigere un film romantico come questo, struggente senza essere melenso, delicato e pudico? Ed invece avvince e commuove la storia dell'amore fra il fotografo giramondo e la dimessa casalinga, fisicamente consumato nell'arco di pochi giorni ma destinato a durare nel ricordo tutto il resto della vita, come felice risulta la scelta di inquadrare nel passato la vicenda, filtrandola attraverso la scoperta dei figli di lei, ignari. Film che lascia difficilmente a ciglio asciutto, almeno noi vecchie ragazze
MEMORABILE: Francesca vede per l'ultima volta Robert mentre attraversa la strada sotto la pioggia
Enzus79: Un tema drammatico e fragile come quello della prostituzione viene trattato con ironia e cinismo da un Billy Wilder in gran forma. Jack Lemmon più bravo della MacLaine. Peccato per il finale che non convince e per la durata, che purtroppo si "sente".
Stefania: Scene da un matrimonio (sull'orlo del fallimento) in pettegola cittadina del Sud degli States, il film certo non affonda il bisturi nelle tematiche della crisi di coppia, del maschilismo sudista e dell'ambivalenza femminile nei confronti della tradizione familiare. Però ha un discreto valore per la bizzarria teneramente comica dei personaggi (tranne, purtroppo la protagonista), perché rinuncia al lieto fine più facile, proponendone uno... più insolito! Ottimi Robert Duvall e Gena Rowlands, frenetica e spesso irritante Julia Roberts.
Taxius: Horror fantascientifico tratto dall'omonimo videogioco (di bei film tratti dai vedeogiochi ce ne sono pochi e Doom non è tra questi). Gli effetti speciali e gli sfondi non sono male, ma purtroppo sono le uniche cose a salvarsi, perché il resto è il nulla; a partire dalla trama per finire col livello di recitazione, piuttosto basso. Doom è il tipico film tamarro made in USA senza idee e piuttosto noioso. Visto e dimenticato.
Rambo90: Divertentissimo. Nella sua semplicità il film riesce a fare un bel mix di horror e situazioni grottesche grazie a una sceneggiatura che evita momenti morti e regala varie situazioni gustose per i fan del genere e a una regia che si destreggia molto bene tra i registri. La protagonista inoltre è dotata di un'ottima mimica facciale, che sottolinea i momenti più assurdi (soprattutto nella seconda parte). Molto buono anche l'uso piuttosto macabro di alcune canzoncine altrimenti innocue. Un piccolo gioiello.
Piero68: Dozzinale e pasticciato film TV (o forse sarebbe meglio dire b-movie) con protagonista principale il Noah Bennet di Heroes. La solita meteorite che rischia la solita fine del mondo con i soliti eroi che all'ultimo momento sventano la catastrofe. Non c'è nulla di più di quanto detto. Cambiano i principi fisici (?) della presunta fine ma l'insalata resta la stessa di decine e decine di film già fatti. Esclusivamente per amanti del genere.
Pigro: Bambino pestifero è sbolognato dall'orfanotrofio per l'adozione a un'ingenua coppia, che sarà vessata dalle sue micidiali marachelle. Storiella stupidina, anche se ha qualche spunto divertente (a cominciare dall'idea che il piccolo demonio intrattenga una corrispondenza con un truce galeotto che lo scambia per un adulto). In parte piacevole, più spesso stucchevole: dopo un po' scompare anche il gusto di scoprire quale nuova diavoleria si inventerà il pupo e si attende la prevedibile fine sperando arrivi presto.
Pinhead80: Considerando la sceneggiatura non originale, il film doveva avere una verve decisamente superiore. La sensazione è che la storia si trascini arrancando tra un delitto e l'altro con la smania di arrivare in qualche modo al colpo di scena finale. Dialoghi banali e molte (forse troppe) similitudini con altri film del genere dimostrano che il regista non è stato in grado di sfruttare una sceneggiatura che meritava molto di più. Scarso.
Ruber: Discreta fiction (poteva essere un tantino meglio) sulla vita del grande carabiniere Salvo D'acquisto, che diede la sua vita in cambio di 22 persone nell'epoca nazifascista dei primi anni '40. La storia ripercorre abbastanza fedelmente la cronologia dell'epoca della vita del carabiniere con gesta eroiche ma anche con le sue crisi, mettendo in luce poco ma la vera realtà, perché romanza in alcuni tratti un po' troppo la storia. Comunque sia il buon Fiorello in queste parti ci si cala al meglio. Cast modesto e regia nella norma di Sironi.
Neapolis: Raramente guardo i film d'amore, ma la trama di questo mi incuriosiva molto: ci racconta per vent'anni la storia di un giorno (il 15 luglio), dell'amore/amicizia tra Emma e Dexter tra alti e bassi della loro vita e del loro rapporto. La loro inafferabile voglia di amarsi e di essere felici è ostacolata dai rispettivi caratteri ma alla fine tutto sembra si risolva; ma come tutti i film d'amore il destino è in agguato... Da vedere per gli amanti del genere.
Stelio: A dispetto di una regia valida e ispirata (soprattutto nella prima parte), il film accusa una sceneggiatura che spesso sfocia nel banale e nel ripetitivo. Apprezzabile la collocazione del cast (soprattutto di Bova, che si rivela particolarmente adatto alla parte), ma la storia non riesce a decollare e a dare il giusto approfondimento a una tematica esasperata (al punto da dipingere questioni femministe anche in temi diversi da quello - classico - lavorativo) e, forse, parzialmente antistorica.
Piero68: Sceneggiatura con larghi vuoti e caratterizzazioni dei personaggi al limite dell'irritante. Non c'è una scelta dei protagonisti che non sconfini nell'irresponsabilità più totale lasciando trasparire la loro personalità estremamente bambinesca. Apprezzabile solo qualche spunto, soprattutto nel finale, in cui il regista è bravo a creare quella sorta di sospensione dal tempo e dallo spazio. Per il resto sa tutto di già scontato, con la Kurylenko che proprio non incanta questa volta e un Janssens che sembra più spettatore di passaggio.
Pessoa: Thriller erotico a firma della coppia Regnoli-Gaburro che assomiglia a molti altri film del genere usciti nello stesso periodo. Qui, se non altro, si registra qualche sussulto nel finale, dopo una prima parte piuttosto noiosa, ma la confezione lascia alquanto a desiderare e sulle performance attoriali di buona parte del cast va steso il classico velo pietoso. Naturalmente il pezzo forte restano le curve della splendida Damiani e in questo senso il film non delude, mostrandole a piè sospinto. Un prodotto passabile, ormai completamente superato sotto tutti i punti di vista.
Rambo90: In America gode di una fama spropositata, ma è comunque una buona commedia, che deve molto della riuscita alla bizzarra idea di partenza, che con una sceneggiatura meno banale poteva produrre anche qualcosa di più. DeVito è strepitoso e Schwarzenegger ben si cala nel ruolo dello scemotto ingenuo e moralista. La regia di Reitman garantisce il ritmo e si arriva alla fine piacevolmente. Buono.
Sunchaser: Grande successo della stagione '60-'61, questa bella commedia di Salce appartiene al filone del cinema antifascista, fiorente in quegli anni grazie alle opere di Zampa, Loy, Montaldo e Lizzani. La sua originalità è quella di mettere in primo piano i toni da commedia e di concentrarsi sullo scontro tra due opposte personalità, il fascista ottuso e ingenuo di Ugo Tognazzi e il professore di sinistra di George Wilson. Il sodalizio tra Salce e Tognazzi, che si ritrovò divo dopo decine di filmetti, continuò con La voglia Matta e Le ore dell'amore.
MEMORABILE: "Non hanno picchiato te, hanno picchiato la tua divisa". "Si, ma dentro la divisa c'ero io!"
Cotola: Remake fotocopia di una pellicola francese con aggiunta di scopiazzamento, nell'idea principale, della notte leonina. Che dire? Sembra esserci meno volgarità della media ma se si è visto l'originale è inutile approcciarne la visione, anche perché più in generale va detto che si ride poco a causa della penuria di situazioni e battute veramente divertenti. Velo pietoso sul fatto che film del genere (considerati di interesse culturale e quindi sovvenzionati con i nostri soldi...mah!) vogliano anche proporre la patetica, familista, moralina finale.
Homesick: La Ferrari per due non c’è più, così questo secondo episodio del ciclo “Purché finisca bene” rallenta parecchio, facendosi raggiungere dalle banalità e dalle scontatezze delle fiction contemporanee. La regia di Costa guida secondo i logori canovacci della commedia degli equivoci ma è ancora piuttosto vivace, mentre il riservato Sergio Assisi e l’esuberante Davide Pecci formano una nuova “strana coppia” che tuttavia non funziona bene come quella di Neri Marcorè e Giampaolo Morelli. Caricaturale Simona Marchini. In risalto l'ambientazione bolzanina.
MEMORABILE: La madre (Simona Marchini), convinta che il figlio (Assisi) sia gay.
Hearty76: Film abbastanza simpatico e scorrevole. La Parker però pare un po' fiacca e disorientata nel personaggio superurbanizzato di mamma e moglie, strattonata tra brillante carriera e sensi di colpa domestici. Un ruolo insolito forse azzardato e non sostenuto a dovere. Sembra un episodio di Sex and the city, ambientato in un ipotetico futuro con qualche anticipazione di Divorce. Si salva qualche battuta pungente e qualche risvolto di tenera complicità amicale. Per il resto solita favoletta "U.S.A. style" intinta in un moralismo da scatola di cereali.
MEMORABILE: "Prima facevano le torte e fingevamo gli orgasmi, adesso fingiamo le torte".
Mickes2: Grandissimo ritratto famigliare in cui si riflette sull’importanza e il bisogno di sincerità, fiducia, voglia di aiutarsi l’un l’altro. Con grande tocco minimalista Mike Leigh narra in modo sentito e partecipe un melodramma sofferto e intenso, che fa leva sui ricordi passati, le incomprensioni, i rancori, il non detto. Ricco di sfumature e nobili sentimenti, amore e amicizia, malinconia e disillusione, segreti e bugie si uniscono, si scontrano culminando in uno splendido e coerente finale votato all’ottimismo. Cast superlativo.
MEMORABILE: Il pianosequenza nel bar tra madre e figlia.
Grada: Tre storie diverse si alternano in apparenza casualmente finché lo spettatore si accorge che i personaggi sono gli stessi in diverse età della vita, protagonisti di un'unica saga familiare. Tale contestualità del racconto consente di far "pesare" in modo eccezionale il passato sul presente, il che è pienamente congeniale al realizzarsi di un "fato" come chiave della tragedia. La storia però non è sempre all'altezza di tale ispirazione e scade talora nel genere feuilleton. Di buon livello, ma senza eccellenze, regista e interpreti.
MEMORABILE: L'ansia che si dipinge sul viso della figlia adolescente quando dapprima intuisce e poi scopre il tradimento della madre.
Gugly: Inizia come un film di Hithcock, ma poi il regista vuole strafare e infila tra il lusco e il brusco l'elemento soprannaturale fino all'incredibile finale veramente degno di un film di serie Z... Che altro dire, belle musiche, interpreti bravi(ni), saltelli sulla sedia qui e là ma, sinceramente, non c'è stata una scelta... O tutto thriller o tutto horror. Se stai nel mezzo devi essere plausibile. Mah.
Mickes2: Un grandissimo film sulla guerra che parla dell'attacco a Pearl Harbor da parte dell'esercito giapponese, raccontato dalla parte di entrambi gli schieramenti. Più che un film, una vera e propria lezione di storia. Grandi effetti speciali per l'epoca, bellissima scena d'introduzione, buon ritmo.
Rullo: Dieci anni dopo, i nostri volgari amici si ritrovano per una riunione del college. La vecchia formula funziona ancora, con una sceneggiatura ben scritta e strutturata (che pur perde qualcosa verso la fine) e le risate di certo non mancheranno. La comicità è, come sempre, demenziale e gli attori, invecchiati sembrano comunque nella parte come ai vecchi tempi.
Lucius: Il capolavoro erotico di John Derek ambientato in un'isola disabitata (al centro della quale si ritrovano, prive di ogni inibizione, due coppie di amici desiderose di lasciarsi alle spalle la routine quotidiana), si preannuncia come un film liberatorio. Il contatto assoluto con la natura spingerà le due coppie alla totale libertà, ispirandole a sperimentare nuove esperienze sessuali. Nudità a profusione e una natura suggestiva per un erotico d'autore.
Dunque, c'è un assassino (LaValle) che si chiama Jack Meyers, indossa la maschera di Jason e adora i giochini da torturatore dell'Enigmista. Nome d'arte, da lui stesso scelto, Kaos Killer. Si comincia insomma con un leggero déjà vu e un bel mucchio di rubacchiamenti mascherati da omaggi. C'è di buono che dopo qualche minuto lo beccano, lo portano in prigione e durante un trasferimento in furgone ci resta...Leggi tutto secco in un incidente stradale (ma sarà vero? Il riconoscimento è difficoltoso). Genna (Frigon), la procuratrice distrettuale che l'ex sindaco ha designato come successore preferendola al capo della polizia (Munro), resosi responsabile di parecchi disastri nel periodo di detenzione di Kaos, indaga però su un nuovo omicidio commesso seguendo lo stesso modus operandi del killer defunto. La vittima è una ragazza dello staff della procuratrice e sul luogo del delitto ci sono impronte proprio di Genna! Possibile? Tanto quanto il resto, cioè ben poco. A contare le assurdità di cui questo thriller è intriso c'è da perdere il conto; al punto che a comportarsi - a tratti - sensatamente sembrano essere giusto la protagonista e la poliziotta che indaga con lei (la rediviva Natasha Henstridge, lontanissima dalle slanciatissime forme che nella saga di SPECIE MORTALE l'avevano imposta come icona sexy dei Novanta); gli altri sono un branco di strampalati personaggi che una regia sgangherata come poche fa entrare e uscire di scena come capita. Il vero caos insomma più che il killer lo genera il film fin dalle prime scene, mettendo fin troppa carne al fuoco e rischiando di bruciare tutto subito nel tentativo di riassumere il periodo di detenzione dell'assassino attraverso i commenti di diverse trasmissioni tv sui titoli di testa (scopriamo mille cose, tra cui il fatto che Meyers è esperto di computer, laureato, che ha accusato lo Stato e che pretende l'infermità mentale!). Individuata la protagonista - alla quale si associano immediatamente una figlia bisbetica e un marito traditore che se la fa colla segretaria in un video amatoriale ripreso da chissà chi e mandato online dal solito misterioso hacker che s'introduce nel computer di Genna - cominciano a fioccare i cadaveri, massacrati dal nuovo killer che a sua volta filma tutto spedendo sui computer di molti i propri filmati. Genna ha il suo esperto informatico che l'aiuta, che le traferisce su file le logorroiche interviste a Kaos e intanto scopriamo che qualche scheletro nell'armadio ce l'ha pure lei: tradiva il marito col vicino di casa. Divorzio in vista e ulteriore sottotrama da infilare nella confusione generale. Si salva in qualche modo la fotografia, di un certo fascino nei cupi interni, tuttavia l'approssimatività dell'insieme ha momenti agghiaccianti. La storia in sé non mancava di spunti, ma andava organizzata meglio e anche nel finale i ripetuti, ridicoli colpi di scena vanificano ogni buon proposito svelando la pochezza generale dello script e di una regia che, insieme al montaggio, fa grossi danni. Tanto che la soluzione, al terzo ribaltamento gratuito, fa venir voglia di mandare tutti a quel paese...Chiudi
Rigoletto: Se lo accosto al coevo Il tifoso, l'arbitro e il calciatore (dove Vitali è co-protagonista) o al successivo L'allenatore nel pallone, lo trovo un po' debole, meno riuscito. Vitali si sdoppia ma il divertimento non raddoppia e la spalla Carotenuto fa quel che può (con bravura). L'idea di base era buona ma si perde velocemente. Resta comunque uno spaccato nostalgico di quel calcio prima metà degli anni '80, forse più povero ma sicuramente più autentico.
Il ferrini: Thriller decisamente perfettibile dal punto di vista narrativo, ma che parte da una buona idea: prima di lasciarle i suoi averi in eredità Burt Reynolds vuole stabilire se sua moglie lo tradirebbe e paga un suo operaio (e studente di giurisprudenza) per sedurla. Ne seguono varie sequenze erotiche girate in modo assai realistico, così come il resto del film, che tuttavia pare non decollare mai. L'omo-cidio del gay che infetta gli altri con l'AIDS onestamente è imbarazzante.
Ruber: Divertente e solare, vista l'ambientazione californiana. Il film trova in Wilson un surfista dal fascino sublime, rimorchiato da una bella bionda che gli promette soldi a go go con un semplice furto (naturalmente il tutto andrà in modo diverso). Il cast è veramente in forma e i dialoghi sono ben congegnati sopratutto nei momenti dove il divertimento sale. Ottima regia di Armitage che sa ben gestire le risorse, mentre lascia un po' a desiderare nella parte finale quando il film monta su un paranoico gia visto.
Pinhead80: Da una parte una giovane poliziotta che cerca il riscatto dopo una figuraccia rimediata in servizio, dall'altra una procace testimone determinata a salvare la propria pellaccia. Nel mezzo purtroppo poco o nulla se non una trama esile che raschia il barile finché può giocando con il contrasto fisico/caratteriale delle due protagoniste. Qualche momento divertente c'è, ma è troppo poco per potersi meritare una sufficienza.
Magi94: Innocua commedia spassionata di Billy Wilder con pittoresca ambientazione italiana. Gli stereotipi per il pubblico americano sono serviti tutti su un piatto d'argento e nemmeno la produzione italiana perde l'occasione per la promozione turistica di Ischia a colpi di spaghetti e mandolino. Eppure i momenti di satira irresistibile del mondo sia italiano che statunitense non mancano, come Pippo Franco pistolero della burocrazia! Il film funziona meglio quando abbandona gli spunti più seri e si lancia sui toni da pura commedia. Non tra i migliori di Wilder, ma comunque buono.
MEMORABILE: "La Grecia è laggiù, più a sinistra", "Non finché ci sarò io al dipartimento di stato!"; Pippo Franco e i suoi timbri; La famiglia Trotta.
Pinhead80: Due amiche cercano il senso della loro esistenza esplorando luoghi ricchi di folclore nell'Africa nera. Incontreranno tribù dedite a riti animisti che le coinvolgeranno in un viaggio spirituale senza ritorno. Non è il solito mondo movie strampalato ricco di volgarità gratuite quanto piuttosto un'opera dal discreto valore etnografico. Ovviamente non mancano scene di rara crudezza come quelle dei féticheur (gli stregoni) che massacrano il loro corpo con lame affilatissime. Molta attenzione viene data anche alle danze delle ragazze più prosperose.
Caesars: Discreta ricostruzione di un fatto reale accaduto alla fine del 1943. Salvo D'acquisto, vicebrigadiere dei carabinieri, per salvare 22 concittadini da una rappresaglia dei soldati tedeschi si proclamò colpevole di un attentato verso questi ultimi e si fece fucilare. Ranieri se la cava discretamente anche se darà prove più mature nei film futuri, Enrico Maria Salerno è sempre bravo anche se alle prese con un personaggio un po' sopra le righe; non male il resto del cast. Un onesto prodotto che può valere la visione.
Galbo: Western dai toni ironici, la cui vicenda viene collocata alla fine dell'epopea della frontiera che lascia il posto alla modernità tecnologica. Particolarmente simboliche e "iconiche" le figure dei protagonisti, ultimi simboli romantici di un passato che non vuole farsi da parte. Atipico ma godibile, è un film segnato positivamente dall'interpretazione cinica e "sorniona" di Robert Mitchum.
Victorvega: A differenza del libro, gradevole, il film è di una noia sconcertante, insipido e incolore, livellato e sintetizzato in maniera tale che anche gli snodi importanti sono banalizzati e non evidenziati. Ci si perde in un piattume generale. Anche gli attori pare nulla facciano per risollevarne le sorti, contribuendo anzi alla scarsa resa generale. Dispiace e stupisce vedere qui coinvolto il fuoriclasse Keitel, annoiato e peraltro con un numero limitato di battute. La canzone di Paoli c'entra poco con le azioni che dovrebbe sottolineare.
Magi94: Uno dei casi in cui si deve parlare di "film d'altri tempi". Eppure proprio il manierismo nella descrizione di una Venezia settecentesca da commedia all'italiana, nella quale i personaggi sembrano attori teatrali che si muovono e parlano come da immaginazione popolare, dà al film una impronta più televisiva, da passatempo e in un certo senso non si lascia prendere sul serio, anche per via di un ritmo monocorde. Ciò detto, è buon film che si lascia seguire con piacere, con attori perfettamente in parte e un racconto popolare divertente.
MEMORABILE: I volti bellissimi sia degli attori che interpretano Casanova sia delle attrici sue amanti.