Il film-evento del 2000. La prima promozione pubblicitaria effettuata con l'intelligente uso di Internet: per un anno tutti, sulla rete, si domandano che fine abbian fatto tre giovani studenti dati per scomparsi in un bosco americano che si dice infestato dalla strega di Blair. Poi il ritrovamento del filmato, che racconta della loro avventura. Ovviamente la storia della scomparsa è una balla colossale, ma per chi vuol fingere di crederci il filmato è una testimonianza quasi associabile a uno snuff-movie. Il film che vediamo al cinema è solo e unicamente questo presunto filmino amatoriale, dalla prima all'ultima scena. Un’idea simile l'aveva avuta Ruggero Deodato per il suo must CANNIBAL HOLOCAUST...Leggi tutto, ma la qualità della regia e il senso dello spettacolo del nostro erano ben superiori. Qui, con la scusante che i tre giovani erano registi alle prime armi, il filmino è girato (apposta!) approssimativamente, cercando perciò di rendere la cosa più realistica. Il problema è che non ci crede nessuno, perché innanzitutto le telecamere sono due (una a colori e una in bianco e nero) e non si capisce chi avrebbe poi montato insieme le bobine (se il filmato è uno ed è quello ritrovato), poi perché ci sono stacchi con il sonoro che continua realizzabili solo attraverso impegnative operazioni in post-produzione. Insomma, il trucco è svelato immediatamente, ma volendo comunque calarsi nell'avventura? Ebbene, la storia (i tre partono e quasi subito si perdono nel bosco, non accade nient'altro) sfrutta bene gli scenari naturali e offre (specialmente di notte) alcune brevi sequenze inquietanti (ottimo il finale, ma anche il ritrovamento di strani manufatti voodoo), i tre non sono naturali ma recitano la loro parte alla perfezione. Certo dopo mezz'ora la cosa si fa ripetitiva...
Da premiare un minimo per aver riportato in auge, per un periodo lampo com'è per tutte le mode in un mondo in cui tutto si produce e consuma in un battibaleno, la paura di ciò che non si vede. Le scene di (eventuale) tensione son tutte nel non visto, nel non detto. Scene interessanti quella dei manufatti penzolanti all'albero e dei rumori e movimenti fuori dalla tenda di notte. Bel finale, ma decisamente il seguito è assolutamente e completamente superfluo.
Grazie ad una promozione pubblicitaria intelligente, questo filmetto piuttosto povero ha fatto veramente sfracelli. Personalmente tuttavia non l'ho disdegnato affatto. Non mostra niente e punta tutto sull'angoscia e sulla tensione che qualcosa stia per accadere. Il finale devo dire che mi ha colpito moltissimo: mi è sembrato piuttosto pauroso e anche solo questo mi fa in parte rivalutare tutto il film.
Il successo del film sta tutto nell'intelligente battage promozionale. L'idea di partenza è rubata pari pari al nostro Deodato (che nel suo Cannibal holocaust aveva già immaginato che le scene del film provenissero dalle bobine girate da una troupe di documentaristi) e la realizzazione non è particolarmente riuscita. Vedere un'ora e mezza di immagini traballanti, finto-amatoriali, alla lunga fa venire anche un po' di mal di mare. Evitabile, ma non pessimo.
Uno dei più grossi bluff della storia del cinema. Adolescenziale, dilettantesco e prevedibile, che scopiazza spudoratamente idee, soluzioni e intere sequenze da Cannibal Holocaust (perfino quella della ragazza che orina) e Un tranquillo weekend di paura, film di gran lunga superiori. Recitazione pietosa. I pochissimi momenti riusciti sono quelli in cui è protagonista assoluta la natura notturna e solitaria.
Sbalorditivo. Come minimizzare le cose che non funzionano e come esaltare quelle che funzionano. Queste ultime sono quelle “naturali”: lo smarrimento (sia reale sia metaforico), la paura, l’ansia, le dinamiche reattive agli eventi… Non funzionano la recitazione della non-recitazione, alcune cose illogiche per un filmato che dovrebbe essere non trattato e la sceneggiatura che porta alla noia, visto che, finale a parte, succede ben poco. Da vedere, ma più che altro per capire come nell’era di internet (quasi) tutto possa diventare possibile.
Non scherziamo: qui non c'è cinema. C'è solo una furba operazione che, sfruttando la moda (via internet) delle "urban legends", ha spacciato per reale (per quanto incredibile) la possibilità dell'esistenza di una strega (o presunta tale). Emulativo della parte centrale di Cannibal Holocaust, con il gruppo di personaggi alla ricerca della (falsa) Verità, che filmano con camera amatoriale ogni secondo dell'operazione. Una noia - questa sì paurosa - che trova sollievo al termine delle offuscate, mosse, sfocate (e sfigate) riprese.
Orribile...
Come fare un film furbo con a disposizione una videocamera, attori come io sono un fisico nucleare, un bosco e una sceneggiatura quasi documentaristica. Daniel Myrick e Eduardo Sanchez ce l'hanno fatta. Sicuramente criticabile, perché non calandosi con i protagonisti nella scomoda situazione, il film risulterà piuttosto noioso. Ma se si prova a camminare con loro, la tensione sarà già tangibile dopo una trentina di minuti (e senza effetti speciali, o particolari colpi di scena). Qui fan tutto i rumori e le urla. Riuscito e, a suo modo, originale, nonostante Cannibal Holocaust. Non replicabile.
MEMORABILE: Qualcuno, o qualcosa, fuori dalla tenda; Il finale.
Fim visto di mercoledì pomeriggio al cinema per risparmiare, vista la durata... L'atmosfera angosciosa c'è, insieme alla nausea per il continuo ondeggiare della cinepresa; gli autori sono bravi a generare paura con quello che non si vede in scena (ma si intuisce) e la paura dei ragazzi sembra vera; il problema è il finale, che si sgonfia come un soufflé; partono i titoli di coda e viene da dire: "E allora?"
Film dallo spropositato ed inspiegabile successo commerciale, è in realtà una furbissima operazione di marketing che ha sfruttato al meglio tutte le potenzialità offerte dai mezzi di comunicazione, che hanno propagandato all'estremo un'operazione che sta al cinema come ci stanno i film fatti in casa, ma che con l'arte cinematografica in senso stretto ha poco a che vedere, essendo solo un pasticcio, tra l'altro noioso, che vive dell'aspettativa di un evento che non arriva mai.
Perfetto! Da un punto di vista del marketing. Da un punto di vista cinematografico invece non ci siamo proprio. Dopo una prima parte di vuoto assoluto che sembra uno di quei filmini che si girano quando si va in campeggio, la musica non cambia nella seconda. Tanto buio, molte urla, pianti (irritanti) e poco o nulla più. Non basta girare un po’ qua e là, a casaccio, con la mdp, per costruire un film. Il finale enigmatico, se così vogliamo dire, è la solita porcata per prendere in giro lo spettatore. Perfetto esempio di non-cinema.
Pessimo filmetto che ha avuto una sola idea veramente geniale, quella del battage pubblicitario. Il resto è pura spazzatura. Un'idea semplice, ma realizzata male, montata peggio e con uno dei finali più ridicoli di sempre. Cast che definire penoso è sempre dirne troppo poco. In una sola parola: invedibile. Con un sequel altrettanto brutto.
Incredibile meccanismo per fabbricare soldi a palate. Il film si basa su alcune semplicissime (forse banali) idee, ma la confezione e il fiocco sono così sfiziosi che tutto passa in secondo piano. La pellicola diventa così, grazie ad un'abile strategia pubblicitaria, un fenomeno (e di questo bisogna darle atto). Massimo profitto con il minimo sforzo. Scusate se è poco.
Presa in giro o cult? Stupidaggine o film innovativo? Nulla di tutto questo, probabilmente. Costruito su un'astuta manovra commerciale (non del tutto deprecabile: Deodato fece altrettanto per il suo cult Cannibal Holocaust, di cui questo film ricopia l'idea del filmato ritrovato), il film è poco più di un film amatoriale, nel quale le inquadrature sbilenche della camera a mano hanno causato la nausea ai più e nel quale, in effetti, si vede e succede poco. Ma l'atmosfera è impagabile e il finale nella casa abbandonata è inquietante. De gustibus...
Lo so che non ci crederete, ma io non ne sapevo nulla del battage su Internet né avevo mai visto il film di Deodato. Quindi, privo degli elementi di partenza e vittima della paura del buio, sono forse l'unico spettatore sulla Terra ad aver provato terrore nel vedere questo film fatto di rami inquietanti, presenze invisibili, fotografia da videocamera. Tutto questo io provavo, mentre accanto a me un punk spernacchiava, chiedendo il biglietto indietro. Che devo fare? Con me il film ha funzionato anche se per me era un film, non un falso-vero.
MEMORABILE: Le urla strazianti nella notte; gli alberi; il finale.
Se dal punto di vista commerciale è stata una furba operazione di marketing anche ben riuscita, dal punto di vista filmico vale meno di zero. Gli attori cercano di essere naturali, ma sono anche cani nella loro doppia finzione. Discrete le scenografie, ma i ragazzi hanno copiato tutto dal povero Deodato nel suo Cannibal Holocaust. Per favore!!!
Si potrebbe tranquillamente partire con la visione dagli ultimi tre minuti di un film che per lunghi tratti annoia e alla fine lascia sconfortato lo spettatore al pensiero di quanto siano influenzabili le masse da un mezzo di comunicazione globale come internet. Non attori, non trama, non tecnica, non musica, insomma un non film.
MEMORABILE: Il moccio (secrezione mucosa) che scende copioso dal naso della protagonista.
Horror sui generis, spesso stroncato ferocemente da molti appassionati come se si trattasse di un film "vero". Con un paio di telecamere digitali e tre o quattro non-attori non credo si potesse obiettivamente fare meglio di così, ma il punto è chiedersi perché quest'opera amatoriale sia riuscita ad ottenere un consenso di pubblico così clamoroso. Un mistero forse irrisolvibile; resta il fatto che il film è destinato ad un ovvio e meritato oblìo.
Potrebbe essere l'esito più interessante derivato dai dettami del Dogma (ai quali non è detto però che gli autori si siano consapevolmente ispirati), ovvero un non-film impossibile da valutare secondo parametri cinematografici (giacché tutti funzionalmente elusi). Il problema è che sgonfiato il pallone mediatico che ne sosteneva l'alone di verità morbosa (montato ad arte da internet, editoria e tv) questa operina non si capisce più bene che cosa sia. La paura si dissolve come bruma al sole e, dietro, il film non c'è. La chiusura, nonostante tutto, rimane un discreto e perturbante colpo d'ala.
Quando la sagoma della Strega è sbucata dal nulla ci si incamminava verso il limitar degli Anni Novanta, dibattendoci fra proto-Cgi e tronfie interviste coi vampiri. Dopo di essa si è cominciato a (ri)pensare il cinema partendo da idee secche, ma d'altro impatto rispetto a film dal bulimico budget. Paraganandolo alla musica l'effetto del film fu simile a quello che il punk sortì dopo il lambiccato glam rock. Tanti piccoli film hanno portato luce ad un genere imborghesito (Open Water, REC, Diary Of The Dead). La mano è volutamente tremula ma le scene cupe non mancano, e fanno paura. Seminale.
Bravi per la promozione e per aver scelto un tipo di film dove su attori, luci e personale tecnico non spendi nulla. L'inizio del film incuriosisce ma diventa irritante quando i tre guys eccedono con i loro (finti) scazzi che si risolvono in un "fucking" continuo. A tre quarti di pellicola avverto finalmente dei sussulti: i passi tra gli arbusti di notte, i silenzi improvvisi, il videotestamento della fanciulla... ma non è altro che riciclare la classica paura dell'ignoto. Film minore con fastidioso effetto collaterale: la glorificazione di Deodato.
Un'operazione commerciale intelligentissima per un film che è davvero poca cosa. Telecamera a mano traballantissima e storia esilissima, ma l'atmosfera da finto snuff crolla subito alle prime sequenze a causa di alcune scelte di montaggio discutibili e a di attori troppo poco spontanei. Nel complesso un film fastidioso e noiosissimo, tutt'altro che originale e difficile da completare nonostante la scarsa durata. Di buono solo l'utilizzo del fuori campo negli ultimi minuti, tutto il resto è insalvabile. Ha avuto pure un seguito.
Uno dei capolavori del genere. Ovviamente sottovalutato e criticato da espertoni e non come trovata commerciale. Ed anche se fosse, i due registi sono riusciti nel realizzare un finto-documentario dando suspence (altssima) e risvolti che possono sembrare scontati ma che invece sono bellissimi. La foresta incuote paura nei tre ragazzi, così come è avvenuto a me. E questo è successo con pochissimi film. Complimenti. Alla faccia dei gelosoni.
Una mera operazione commerciale. Sì, può essere vero, ma è veramente inquietante. Durante tutto il film si rimane inquieti e ci si immedesima nei personaggi, impaurendosi ad ogni minimo movimento sospetto. Questo è successo a me e ai miei amici quando lo abbiamo visto. Le scene in modus notturno sono le più paurose. La sceneggiatura, dopo una mezz'ora, è quasi inesistente, con le stesse azioni che si ripetono per tutto il film. Resta comunque un buon film del genere che, con qualche accortezza in più, sarebbe divenuto cult!
MEMORABILE: Le scene in notturna e il finale (anche se non l'ho capito alla perfezione). Un grazie a chi nella sua recensione mi spiega il finale.
Certo, senza l'innovativa strategia di marketing nessuno ne avrebbe mai sentito parlare. E certo, Deodato può avere qualcosa da dire sul pretesto narrativo. Ma da qui a liquidare come mera operazione commerciale questo salutare ritorno ai fondamentali del film di paura (lo smarrimento, la paura del buio, i rumori strani) francamente ce ne corre. Splendidamente minimalista, diffondendo il mito della digitale a mano purtroppo ha generato troppi epigoni o maldestramente scopiazzati, o insipidamente acchiappamocciosi (a cominciare dal sequel).
Non mi è affatto dispiaciuto. Un plauso ai registi per aver saputo produrre un film credibile e dignitoso senza budget, senza attori veri e spacciando per foresta stregata probabilmente un giardino (quanti horror nostrani sono risultati ridicoli con le stesse premesse?). Più che altro a convincere è la deriva psicologica dei protagonisti verso il terrore più irrazionale; altro elemento, l'onnipresente e petulante voce della protagonista che per contro si vede poco (è lei a girare). Buono, insomma...
Film che segnò ufficialmente l'inizio di un nuovo modo di spaventare al cinema (nonostante ci fossero già stati esempi precedenti del genere, anche da parte nostra), preceduto da una furba campagna promozionale che tentò di farlo passare per una storia vera e fece centro. La pellicola in sè ha numerosi difetti e qualche pregio, ma sa comunque regalare momenti di tensione, a patto che uno non sia già avvezzo a questo tipo di cinema. Discreto, nonostante tutto.
MEMORABILE: Il dialogo della ragazza con la telecamera.
Onore al merito. Gli autori di questo blockbuster del 2000 hanno avuto l'indubbio colpo di genio di inventarsi non solo un genere (quello del filmino in presa diretta poi copiato decine di volte), ma pure quello del marketing virale che ne ha fatto un cult ben prima dell'uscita nelle sale. Anche perché dopo averlo visto non sarebbe possibile farne un cult, talmente è povero di contenuti e di pathos. Ma tant'è... tutto il resto è relativo e non vale neanche la pena di commentarlo.
Pietoso. Noia imperante e dilettanti con videocamera per un filmaccio che di buono aveva solo il trailer. Montato ad arte per scucire soldi con la molla della curiosità non mantiene niente di ciò che promette e si dimentica in fretta. Non spaventa mai perché comunque non succede niente e non bastano qualche inquadratura notturna in un bosco e scossoni alle immagini per sfornare un buon horror.
Operazione commerciale furbissima, fake colossale, abuso della credulità popolare, mettetela come volete ma personalmente, e non sono di primo pelo (nemmeno cinematograficamente discorrendo), ogni qulavolta inserisco il dvd nel lettore e comincio a sentire l'incipit con le presentazioni dei protagonisti l'angoscia mi assale. Nella pellicola nulla si vede ed è forse per questo che si torna ad aver paura come da bambini soli al buio, ed è per questo che io torno ad essere bimbo ad ogni visione...
Un chiaro esempio di come condurre un “film” al successo: mistero e pubblicità. La curiosità e l’alone di timore che suscitano le voci che ne derivano spingono la gente a visionare questa pellicola diretta a un pubblico adolescenziale. Spacciata per un documentario divenuto poi film evento del 2000 è in realtà solo una patetica lagna.
Iper-super-sopravvalutato. Trama: 3 sfigati si perdono nel bosco e ogni tanto trovano della roba. E ancora e ancora e ancora. Poi finalmente arriva il finale, che è la cosa migliore del film e almeno un po' di paura c'è. Che il film non sia finito lì.
L'operazione è furba ma intelligente, anche. Il risultato manifesta fascino e suggestione, molto oltre i mezzi e le risorse impiegati. Naturalmente non bisogna nemmeno idealizzare troppo un film che comunque non resisterebbe mai a una seconda visione. A suo carico la responsabilità di aver generato un esercito di cloni quasi sempre concepiti e realizzati senza la necessaria inventiva, e di aver imposto la moda persistente del cam-movie, che ha prodotto più guasti che meriti.
Al cinema ero uscito incredulo, con il mal di stomaco, dopo una visione a Melzo al supercinema, in terza fila! In vhs, rivedendolo, direi che il mal di stomaco era meno sensibile, quindi il primo valore aggiunto è stato ottenuto. Il film è una storia, dove il nulla viene assunto a sistema, trascinato fino alla fine, con la speranza di vedere qualcosa che faccia paura. Già, la speranza. Ti tiene incollato al video, con le immagini che ballano, ma si resiste perché poi qualche cosa capiterà. Tanto di cappello ai ragazzi che sono diventati ricchi, anche a mie spese.
Inconfutabile successo a livello planetario e oggetto di varie imitazioni, nonchè parodie, rimane per il sottoscritto un vero mistero. Si tratta a mia avviso di un film tra i più brutti che abbia mai visto. Dov'è l'orrore devo ancora capirlo e i protagonisti sarebbero da prendere a schiaffi sin dai primi 10 minuti. La classica dimostrazione che successo non fa rima con qualità.
Non è un film "di" paura (solo due brividini: uno dopo 45 minuti e l'altro alla fine), ma "sulla" paura della natura, quella scatenata in tre ragazzi che cercano di girare un documentario sulla strega del bosco e che diventano preda di una misteriosa presenza. Eppure, ripetono, loro sono in America, e questo non può accadere; eppure loro allontanano la realtà con la videocamera credendo ingenuamente di capirla meglio... Proprio l'uso del video riserva narrativamente più incongruenze, ma l'effetto è interessante, e l'attenzione rimane salda.
Sembra l'Uovo di Colombo: tre studentelli cercano l'Araba Fenice (la fantomatica Strega di Blair) e trovano... altro. Altro orrore, indefinito, impalpabile, indicibile, eppure potente. Infatti, all'inizio, la pretesa di verosimiglianza funziona, risvegliando le nostre paure primarie, ma non passa molto tempo prima che si inizi ad avvertire fastidio, o quantomeno noia, per una non-narrazione che gira a vuoto, in uno sgranato e mosso mockumentary. Il tanto decantato finale mi è sempre sembrato più beffardo che enigmatico o inquietante.
Indubbiamente originale nell'esporre reazioni impulsive e terrore crescente a chi non sa più veramente come salvarsi da una strada senza uscita. Suggestiva alla fine la casa abbandonata con le manate sui muri. Sì, interessante, anche perché il fatto che duri solo 80 minuti lo rende più intenso e anche più accettabile. Ma ben lontano dal capolavoro, ed il fatto che abbia incassato così tanto la dice tutta sul livello del cinema attuale e sui gusti degli individui.
Uno dei pochi film che davvero mi ha messo a disagio, mi ha turbato e mi ha fatto una fifa dell'anima. I boschi di notte, le collane fatte coi denti, i racconti iniziali sulla strega della gente del posto, le urla, i pianti dei bambini, l'imbrunire, i ragazzi persi tra i boschi, l'accampamento notturno di fortuna e ancora grida disumane... Il finale alla bianca baita sperduta, poi, mi ha gelato il sangue. Ancora oggi mi chiedo: la strega di Blair o qualcuno che seguiva i ragazzi? Davvero spaventoso e non c'è Cannibal holocaust che tenga!
MEMORABILE: Il finale alla casetta tra i boschi, le grida, la telecamera che cade, la paura che ti paralizza.
Filmino amatoriale con un'ideuzza ed una povertà desolante di mezzi, pompato all'inverosimile fino a renderlo un "evento" distribuito massicciamente. Un ottimo risultato per chi ci ha investito, ma quanto a qualità non ci siamo proprio. Non ha nulla di originale e non coinvolge. Poco più che una storia di paura per bambini: raccontata di notte in campeggio attorno al fuoco avrà il suo effetto, ma in sala... volete dei soldi per 'sta roba?!? Le interviste agli abitanti ricordano il peggior giornalismo televisivo da strada. Misero.
Tre studenti si recano in una foresta ai margini di un paesino del Maryland per girare un documentario su una misteriosa presenza che si dice infesti quei boschi; pagheranno cara la loro sconsideratezza. Piacevole mockumentary (genere che tornerà di moda a partire dal 2005) che punta molto sulla tensione e sul terrore psicologico, senza mostrare nulla, ma lasciando libera interpretazione allo spettatore. Spacciato per un documentario e creduto tale per anni (anche da me). A tutt'oggi uno dei pochi horror che hanno saputo terrorizzarmi.
MEMORABILE: La terrificante storia di Mary Brown sul suo faccia a faccia con la strega; l'assalto alla tenda, con le urla dei bambini nella notte; il finale.
Quando lo vidi per la prima volta, oltre ad un leggero senso di nausea per la camera a mano in movimento alla quale non ero abituato, mi sono chiesto in quale occasione avessi mai visto tanti rami di alberi durante un intero film. Comunque i miei più sinceri complimenti agli autori, che hanno fatto un sacco di soldi con una boiata. Due pallini meritati solo per questo.
Non è un film vero e proprio; è piuttosto un evento che ci ha mostrato come l'opera cinematografica possa vivere e far incassare anche al di fuori della sua forma consueta e forse per primo ha sfruttato il marketing virale con un sito internet, fumetti e libri pubblicati molto tempo prima dell'uscita in sala, oltre a indiscrezioni rilasciate a tempi ben scelti su mezzi di comunicazioni differenti. Al di fuori dell'operazione commerciale che il pubblico visse fra 1999 e 2000 è davvero mediocre.
Il film sfrutta l'idea (non originale) di costruire la storia in chiave documentaristica, che un'astuta pubblicità suggeriva come reale. Il risultato però è meno che mediocre. Una recitazione dilettantistica si accompagna a una trama inesistente e, soprattutto, priva di palpitazioni. Le riprese in stile amatoriale alla lunga infastidiscono e l'intenzione di incutere paura dell'ignoto o dell'irrazionale semplicemente non riesce. L'horror è senza dubbio altra cosa. Assolutamente evitabile.
Due registi esordienti scopiazzano Cannibal holocaust e lo adattano in chiave documentaristica impiegando il 16mm per scarsità di mezzi. Quando il film uscì, sorretto da una campagna pubblicitaria molto invasiva, ottenne un ottimo successo di pubblico e in parte di critica, forse suggestionata dalla vox populi e da una certa abilità narrativa. Visto oggi il film risulta noioso, pesante, a tratti risibile soprattutto pensando alla citazione in Scary movie. Ha vinto dei premi, tra i quali quello alla peggior attrice protagonista.
Anche fosse stato un capolavoro, il senno di poi avrebbe dovuto seppellirlo in una fossa per l'innumerevole progenie di film e filmetti partoriti dal suo clamoroso successo. Altro che capolavoro: è con crescente irritazione che si segue il girovagare nel bosco di due maschi cretinetti guidati da femmina saccente di rara odiosità e moccio abbondantissimo. Operazione mediatica furbetta e disonesta, tutta costruita sull'attesa di qualcosa che non accade mai e comunque, quando qualcosina accade, non importa perché si è già stramazzati per la noia: più bufala che bluff, una presa in giro.
Non un capolavoro ma nemmeno un film completamente da buttare. Blair Witch non è altro che una furba operazione commerciale, girata con mezzi strettissimi e senza alcun effetto speciale. Nonostante sia zeppo di dialoghi inconcludenti il film non annoia; anzi, si fa seguire fino all'ultimo con curiosità regalando in sparute occasioni anche qualche modesto attimo di tensione. Peccato per la moltitudine di sequenze poco chiare, scure o fuori fuoco e per un finale che non chiarisce nulla, rivelando la vacuità del progetto. Vedibile per completezza.
Al termine della visione, di questa pellicola non rimane nulla: né paura, né disturbo, né tantomeno qualcosa da ricordare... Film assolutamente privo di spunti notevoli, salvo forse per l'idea iniziale, sviluppata comunque in maniera piatta e monocorde. Unico plauso, se così si può dire, va alla notevole operazione di marketing, vera intuizione dei produttori, che ha portato al cinema milioni di persone grazie a un trailer meno che ingannevole ("il film più pauroso di sempre"... Questo???). Ridicolo e patetico, fa solo ridere.
Uno dei primi found footage-mockumentary, forse il più famoso, in cui il tutto è ripreso con la tipica videocamera amatoriale utilizzata per immortalare il matrimonio di zio Paolo e attraverso la ormai nota tecnica della shaky camera, che si impone fin da subito per la sua caratteristica peculiare: far venire la nausea allo spettatore. Bisogna tuttavia ammettere che la tecnica rende coinvolgenti alcune scene di una storia che si perde in ogni minimo dettaglio e ben presto rivela la pochezza degli autori nonostante la lodevole idea iniziale.
MEMORABILE: La confessione; A malapena si angosciano per la perdita della cartina, ma quando scoprono il colpevole si disperano perdutamente?
All'epoca fu una trovata strepitosa grazie anche a Internet e all'alone di mistero che ancora ruotava attorno a tale strumento. Poi il tutto si rivelò una bufala e di conseguenza anche la pellicola perse quel suo "alone misterioso". Non c'è dubbio che Deodato, con pochi mezzi e nel 1979, fece molto ma molto meglio... La storia del ritrovamento della telecamera e il finto documentario fu poi scopiazzata da molte altre pellicole di genere.
Di per sé è un brutto film, dalla realizzazione più approssimativa che amatoriale, con tre protagonisti di rara antipatia e, soprattutto, incapace di sviluppare le poche idee presenti (in ogni caso mutuate da pellicole quali Cannibal holocaust) verso una conclusione soddisfacente, rivelandosi così un completo bluff. Visto il proliferare di prodotti derivativi nel corso degli anni, non si può non incolparlo anche di aver promosso l'idea che un basso budget e un alto marketing siano una giustificazione per il nulla cinematografico. Irritante.
Già essendo capostipite dell’ormai trito filone horror basato sul fittizio ritrovamento di pellicole girate dai protagonisti, il film è degno di considerazione. Il tutto è costruito sapientemente: le interviste agli autoctoni che parlano delle leggende di quei luoghi fanno da preludio a uno svolgimento che fa montare nello spettatore una paura viscerale che aumenta con il trascorrere dei minuti, fino al grande finale. Il tutto senza quegli orribili jumpscare con con cui la maggior parte degli horror moderni cercano subdolamente di spaventare.
Sicuramente uno delle più grandi "furbate" della storia del cinema (insieme a Paranormal activity), che ha addirittura creato un sottogenere, in campo horror. Cioè un film dove non accade nulla, o quasi, noioso ma diventato un successo mondiale con tanto di parodie. Certo, la coppia di registi (che poi vivacchieranno, a conferma che non erano proprio dei nuovi Carpenter) riesce perlomeno a creare un alone di mistero e un senso dell'attesa (che porta, bene o male, ad arrivare in fondo). Il cinema che amo è un altro però.
Gli va riconosciuto il (de)merito d'essere il capostipite di uno stile: quello dell'horror chiacchierone. Parole, parole, parole... interminabili e vacui dialoghi, ravvivati da isterismi coprolalici, a coprire la mancanza d'una sceneggiatura, d'un fine. Gli attori assolvono una funzione marginale, tanto da essere semplici pedine intercambiabili (come dimostreranno i seguenti finti-documentari). L'essenza perturbante del fantastico ovviamente non esiste. Solo per storici e completisti.
La domanda che ci si può fare oggi è: non ci fosse stato il polarizzante e assordante rumore di fondo che ne accompagnò l'uscita, il giudizio sarebbe più equilibrato? Difficile dare una risposta. L'unica cosa interessante dell'intera operazione è puntare a realizzare un horror atipico ritornando, di fatto, alle nude fondamenta dell'intero genere: il terrore indistinto e immotivato dell'ignoto, l'Unheimliche freudiano. Il resto - dal cast alla realizzazione - è, si perdoni il francesismo, fuffa ben confezionata.
Capostipite dei film girati in soggettiva, fu un cult sin dall'uscita. Claustrofobico e terrorizzante, è un crescendo di tensione dall'inizio sino all'inquietante ed enigmatico finale. La recitazione è un po' sopra le righe (vedi le crisi isteriche di Heather Donahue) ma resta convincente. Ambientazione straordinaria e durata intelligente. Durando di più sarebbe stato prolisso. Ha dato il via a un genere, all'interno del quale però solo pochi film gli si sono avvicinati. Assolutamente da vedere.
A distanza di anni non ha perso il suo fascino. Lanciò la moda del mockumentary oggi inflazionato (sterile la polemica su Cannibal holocaust). Telecamera a spalla in una foresta, dei giovani girano un documentario sulla strega di Blair. Budget tendente a zero e pura atmosfera davvero inquietante poiché non artefatta; il film ha segnato un'epoca e sta al cinema horror come un disco di black metal norvegese sta al rock (l'epoca è quella). Fu spacciato per vero e anticipato da falsi TG.
Il film che ha ristabilito le regole del cinema di genere e dell’orrore per i decenni a seguire. Già cult ancor prima di essere proiettato nei circuiti cinematografici, grazie a un battage pubblicitario furbo e mirato. È un progetto ambizioso, ispiratissimo e riuscito perfettamente. Atavico nei contenuti ma attuale nella messinscena, gioca con paure ancestrali suggerendole piuttosto che palesarle. A fine visione ti resta incollato addosso. Iconico.
Dopo la genialata deodatiana e prima delle attività paranormali, il caso della strega di Blair rimane ancora oggi uno dei più influenti e meglio riusciti esempi di horror found-footage. Il segreto del suo successo è semplice e risale ai tempi di Val Lewton: meno si vede, più fa paura. E in effetti ben poco viene mostrato: risatine nella notte, misteriosi feticci vudù, strani mucchietti di pietre. La suggestione e il buio fanno il resto. A prescindere dall'opinabile realismo della messinscena, l'ultima tranche nell'edificio diroccato rimane uno dei finali più terrificanti di sempre.
MEMORABILE: Le storie dei testimoni; I rumori nel bosco intorno alla tenda; Le urla strazianti di Josh; La ricerca all'interno della casa abbandonata, da brividi.
Troppo brutto per essere vero. L’idea di partenza poteva anche essere intrigante, ma il suo sviluppo proprio non riesce a trovare un senso compiuto. Poteva essere condensato in mezz’ora al massimo, evitando inutili piagnistei in mezzo al bosco. La buona volontà, infatti, non viene ripagata in quanto non succede praticamente nulla di rilevante che possa giustificare lo sforzo della visione. Le riprese secondo il falso documentario, inoltre, alla lunga diventano fastidiose e insopportabili e non rappresentano quel valore aggiunto che gli autori cercavano.
Come chiudere in bellezza un decennio non propriamente felice per il genere. “The Blair Witch Project” è innanzitutto storia, il Via col vento del mockumentary, il lasciapassare per uscire dalla zona comfort ed attraversare finalmente nuovi territori. Il film che con poco più di 60.000 dollari e due videocamere a mano ha saputo sviscerare superstizioni paesane, mistificazioni occulte e paure primordiali. All’ottimo cast esordiente l’ingrato compito di perdersi nei labirinti della paranoia. Obbligatorio.
Venduto in maniera perfetta, pur sfruttando la stessa idea del nostro Deodato. È l'esempio lampante di come si possa intrattenere e far venire più di qualche brivido senza per forza gettare secchiate di sangue davanti allo schermo. Un film grezzo, ma che si insinua sottopelle. Idea semplice, tre attori e una location che più "nature" di così non si può. Tutto ciò che sta dietro potrà far arrabbiare qualcuno che si è sentito preso in giro, ma il modo in cui il film è costruito non si discute. Antesignano, pur non essendolo del tutto.
Se questa "pellicola" può essere in qualche modo importante per aver rinnovato il genere del mockumentary e aver inventato il filone del found-footage, rimane comunque una delle peggio girate degli ultimi trent’anni anni. Dall’inizio alla fine annoia, non succede mai nulla e non appena inizia a farsi un po' interessante (gli ultimi 10 minuti) si interrompe all'improvviso lasciando un amaro in bocca tremendo. Sopravvalutato.
Non è antesignano del mockumentary (il ruolo spetta ai film di Deodato) ma anticipa il fiorire del genere post 2000. Più che horror, è un survival in cui il senso di angoscia deriva non dall'idea della strega che (forse) verrà, ma dalla crescente tensione, poi disperazione dei tre ragazzi che non riescono a trovare la strada per uscire dal bosco. Il film riesce a immedesimarti nella situazione dei protagonisti: attori sconosciuti, manipolati dalla regia nel tentativo di rendere la loro interpretazione quanto più realistica possibile. Un buon prodotto che ne giustifica il successo.
A suo modo una pietra miliare, data l'enormità di film (per lo più scadenti) che vi si sono ispirati. Non per questo si può tuttavia parlare di capolavoro né di buon film; per la maggior parte del tempo non accade niente e i tre spiantati protagonisti finiscono spesso per irritare; inoltre le due o tre scene che potrebbero inquietare vengono sgonfiate dalla scarsa qualità delle riprese (come ci si può spaventare se le minacce non si intravedono neppure di sfuggita?). Quando poi la storia sembra finalmente ingranare, ecco i titoli di coda. Decisamente sopravvalutato.
MEMORABILE: Chiusi nella tenda di notte odono bambini piangere all'esterno.
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Rebis ebbe a dire: La questione è proprio quella evidenziata da Herr: Cannibal e BWP volevano insinuare nello spettatore l'idea che quanto stavamo vedendo non fosse una finzione, o non del tutto. Io sono tra coloro che andarono al cinema convinti che fosse tutto vero soprattutto dopo aver visto un documentario trasmesso su Rai 3 in cui venivano ricostruiti i fatti con tanto di interviste ai genitori dei ragazzi scomparsi e alle forze dell'ordine. Poi durante la visione del film l'illusione si è incrinata, certo, perché c'erano della forzature clamorose; in seguito sono andato a documentarmi per scoprire che era tutta una montatura. Deodato non è certo arrivato a questi livelli di mistificazione (erano altri tempi, e internet non c'era...), ma solo per il fatto di aver commesso alcune nefandezze sugli animali, ha fomentato l'ambiguità oltremodo. Poi magari gli autori di BWP Cannibal manco l'hanno visto, ma questa è un'altra storia....
Non sapevo che le crudeltà contro gli animali avessero suscitato tanto scalpore anche allora, credevo che a quel tempo l'"animalismo", perdonatemi l'espressione, fosse meno diffuso.
Un'altra cosa che volevo chiedere era: cosa intedi con "forzature clamorose"?
No, non intendevo dire che avessero suscitato scalpore, ma che la presenza di vere efferatezze sugli animali ha aumentato l'indice di realismo del film e quindi il dubbio che anche nelle scene di violenza sugli uomini ci fosse del vero...
In BWP non è sempre credibile che i ragazzi continuino a filmare nonostante quello che accade, mantenendo una continuità narrativa per lo spettatore... a tratti è chiaro che c'è una sorta di regia o copione a pilotare le azioni, e quindi l'indice di realismo si abbassa.
Rebis ebbe a dire: No, non intendevo dire che avessero suscitato scalpore, ma che la presenza di vere efferatezze sugli animali ha aumentato l'indice di realismo del film e quindi il dubbio che anche nelle scene di violenza sugli uomini ci fosse del vero...
In BWP non è sempre credibile che i ragazzi continuino a filmare sempre, nonostante quello che accade, mantenendo una continuità narrativa per lo spettatore... a tratti è chiaro che c'è una sorta di regia o copione a pilotare le azioni, e quindi l'indice di realismo si abbassa.
Ovvio che ciò, magari, abbia fatto storcere il naso a chi credeva che fosse tutto vero (non so, la butto lì)
Io l'ho visto in quanto film (cioè finzione) fregandome bellamente di marketing o altro (a dire il vero non ho creduto nemmeno per un secondo alla veridicità degli eventi)
Ma nonostante questo, mi ha preso subito alla gola e non mi ha più mollato (dai racconti iniziali dei paesani della cittadina sulle apparizioni della strega e di quello che faceva ai bambini-con servitore-intervistati dai ragazzi, fino al crescendo con i giovani persi nel bosco dell'orrore-quando veniva l'imbrunire avevo difficoltà a proseguire con la visione-fino a quel terrifico finale che mi mette ancora i brividi e una paura fottuta).
Certo Buio, hai ragione, infatti mi riferivo alla mia prima visione, quando pensavo si trattasse di un reperto... Dovrei rivederlo oggi nell'ottica di un POV per valutarlo altrimenti, ma lì per lì mi parve un presa per i fondelli più che un film. Probabilmente lo rivedrò per recuperare anche il secondo capitolo che ancora mi manca.
DiscussioneNeapolis • 2/09/16 23:03 Call center Davinotti - 3225 interventi
Come sempre il giudizio di un'opera va circoscritto all'anno di produzione. Innovativo lo è, molto ben girato lo è; ottima anche la campagna promozionale che lo accompagnò perchè parliamoci chiaro chi è appassionato di film horror, o almeno la stragrande maggioranza, non crede affatto al paranormale e quindi questo film per aver anche se in minima parte insinuato dei dubbi vuol dire che è un lavoro di ottima fattura.
Buiomega71 ebbe a dire: Rebis ebbe a dire: No, non intendevo dire che avessero suscitato scalpore, ma che la presenza di vere efferatezze sugli animali ha aumentato l'indice di realismo del film e quindi il dubbio che anche nelle scene di violenza sugli uomini ci fosse del vero...
In BWP non è sempre credibile che i ragazzi continuino a filmare sempre, nonostante quello che accade, mantenendo una continuità narrativa per lo spettatore... a tratti è chiaro che c'è una sorta di regia o copione a pilotare le azioni, e quindi l'indice di realismo si abbassa.
Ovvio che ciò, magari, abbia fatto storcere il naso a chi credeva che fosse tutto vero (non so, la butto lì)
Io l'ho visto in quanto film (cioè finzione) fregandome bellamente di marketing o altro (a dire il vero non ho creduto nemmeno per un secondo alla veridicità degli eventi)
Ma nonostante questo, mi ha preso subito alla gola e non mi ha più mollato (dai racconti iniziali dei paesani della cittadina sulle apparizioni della strega e di quello che faceva ai bambini-con servitore-intervistati dai ragazzi, fino al crescendo con i giovani persi nel bosco dell'orrore-quando veniva l'imbrunire avevo difficoltà a proseguire con la visione-fino a quel terrifico finale che mi mette ancora i brividi e una paura fottuta).
Non dirlo a me, lo stavo guardando la sera da solo e verso la fine ho preferito interromperlo e finirlo la mattina dopo alla luce del giorno.
DiscussioneRaremirko • 5/09/16 21:53 Call center Davinotti - 3863 interventi
O magari si sta solo parlando di qualcosa di più furbo che taluntuoso...
Secondo me il concetto del "lo riuscirei a fare anch'io" non va applicato al cinema così come non va applicato all'arte. Il film è efficace? E' interessante, innovativo? Questo mi basta, che poi sia fatto con povertà di mezzo, tanto meglio. Che poi siano riusciti a venderlo bene mi riguarda poco, non mi interessa il successo che un film ha avuto, ma il film in sè.
DiscussioneZender • 6/09/16 17:37 Capo scrivano - 48337 interventi
Impi3gato ebbe a dire: Secondo me il concetto del "lo riuscirei a fare anch'io" non va applicato al cinema così come non va applicato all'arte. Io avevo usato un concetto simile solo per un film copia di Psycho, altrimenti è ben distante da me usare quella frase sia nel cinema che nell'arte. Ho visto copie a colori di Guernica di Picasso e seppur carine non possono essere accostate all'originale (sono dei falsi). BWP non è una copia di CH, è un film molto diverso anche se ne sfrutta alcune soluzioni.