Che film ci sono stasera in tv in prima serata? Ma non solo questa sera, anche la mattina o il pomeriggio, se capita una giornata di pausa. E i più nottambuli possono trovare anche i film che vanno in onda a tarda notte, i cosiddetti fuori orario. Cliccate sulle frecce per cercare tra i palinsesti passati e futuri oppure controllate direttamente tutta la settimana. Cliccate sull'icona calendario a fianco della scheda per appuntare un promemoria su quel film in agenda. Se siete loggati potete cliccare anche sulla stella per contribuire alle segnalazioni. Come? Scopritelo
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Manowar79: La presenza di Femi Benussi è già un dettaglio eloquente. Non si ride, non c'è erotismo, il topless gratuito ci interessa il giusto. Si sbadiglia e non poco. La cornice è quella di tante commedie coeve e non c'è bisogno che Baldanello ci istruisca sulle malelingue, la noia e la frivolezza che "regolano" la vita nei paeselli. Se almeno la dottoressa fosse stata la Fenech...
Tomastich: Per avvicinarsi al pubblico così legato al filone scolastico Tarantini creò un titolo che apparentemente ha pochi punti in comune con la pellicola. Ad esempio "tutta la classe" non esiste proprio e il vero perno è assolutamente un truffaldino Banfi, coinvolto in smorfie, versi, facce, urli che non stancano mai (e questo è uno dei suoi maggiori pregi).
Reeves: Un western minore di Raoul Walsh, che dimostra di avere comunque un grande ritmo e ottime scene d'azione ma difetta nella sceneggiatura, troppo elementare. Rock Hudson, sempre pulito e sbarbato in mezzo al deserto e dopo lunghe marce a cavallo, è veramente fuori parte e il punto di vista del reduce sudista è solo malamente accennato. Però Lee Marvin giovanissimo ha un suo fascino.
Undying: Apprezzabile il tentativo di riportare il giallo in TV, soprattutto quando non manca lo stile cinematografico, qui rappresentato da un Bava in ottima forma. Purtroppo, in peggior stato appaiono essere gli sceneggiatori, stavolta alle prese con una storia che vorrebbe porsi sulla via intermedia tra Tarantino e Arancia Meccanica. Non credo sia eresia affermare che ricorda più Il porno shop della 7a strada ma -aihmé- qui mancano gli ingredienti (sex & violence) probabilmente a causa della destinazione televisiva prime time. Discreti gli attori, ma l'ultimo film del ciclo chiude male la serie.
Ultimo: Discreto film per la TV che affronta con leggerezza il tema della perdita del lavoro, inserendovi una trama da road movie in cui i due protagonisti viaggiano a bordo di una Ferrari. Meglio la prima parte, più densa di dialoghi e momenti divertenti. Bravi nella parte Morelli e Marcorè (con quest'ultimo un pelo superiore...) per un prodotto non perfetto ma guardabile. Nella media dei prodotti italiani per il piccolo schermo.
Mutaforme: Inguardabile fiction che ripropone su piccolo schermo una serie infinita di banalità e situazioni ampiamente prevedibili. Come se non bastasse la trama è davvero caotica e si fa fatica a trovare un filo logico. Davvero Abatantuono aveva bisogno di girare una cosa del genere?
Mark70: Troppo lento per un film d'azione, troppo prevedibile per un film di spionaggio, troppo fredda la storia d'amore tra Johnny Depp e Angelina Jolie. Siamo di fronte al classico scatolone hollywoodiano che, dietro nomi altisonanti ed effetti speciali (e qui l'effetto speciale è Venezia) nasconde una pochezza disarmante. Si è visto di peggio, ma il film è mediocre assai e alla fine la cosa più divertente è riconoscere gli attori italiani in vari camei e, per i veneziani, le varie location.
Giùan: Impegnata a preparare col fido Uomo dal cappello giallo e i suoi amici il costume per la festa della "zucca", la nostra scimmietta è incuriosita dalla leggenda di uno spaventapasseri senza capoccia. Avventura lunga in salsa "halloweenesca" per il piccolo George ("creatura" di Ron Howard), il cartone gioca piuttosto bene la carta dell'attrazione/repulsione dei bambini per la paura e lo "spavento". Peccato la trama troppo intorcinata rispetto alla lineare media degli episodi della serie, comunque divertente per i ficcanaso e gli impiccioni di ogni età e... razza.
Rocchiola: Formidabile war-movie inficiato da una retorica molto americana sulla "guerra necessaria". I primi venti minuti di brutale iperrealismo sono degni del miglior cinema antimilitarista, poi la vicenda si assesta su binari più scontati con richiami a Fuller e Aldrich ma senza la secchezza e la furia degli originali. Il capitano Miller valoroso per caso sofferente di un tremito alla mano è comunque una delle figure più umane e credibili dell'intero filone bellico. Un potente "film di guerra" e non "sulla guerra" come il coevo La sottile linea rossa.
MEMORABILE: Lo sbarco iniziale a Omaha Beach; Il tremolio alla mano; Il cecchino in stile [f=2442]Full metal jacket[/f]; "Dimmi che sono stato un brav'uomo".
Cotola: Episodio di Poirot che presenta i soliti elementi “gialli” della serie ma che si distacca da tutti gli altri per un’amarezza inusitata che è resa evidente dalla frase finale del piccolo investigatore belga che, qui come altrove, si conferma una grande mente ma anche un uomo solo e sofferente per la sua condizione personale e per il suo pessimismo di fondo circa la natura umana. Sotto questo punto di vista
uno degli episodi più personali e riusciti della serie.
Jurgen77: Commedia all'italiana divisa in due episodi. Il primo vede un Banfi superlativo partecipare a una trama divertente che ben espone l'italiano medio di fronte a superstizioni, amanti e affini. Il secondo, con Dorelli, risulta meno divertente, ragion per cui il voto globale della pellicola si dimezza. Sergio Martino, artigiano di genere, dirige comunque con buon ritmo. Da segnalare i comprimari frequenti in queste pellicole (Brega, Gegia, Vukotic, ecc.).
Rambo90: Un film che va visto a cervello spento, anzi spentissimo. Siamo dalle parti della parodia e di un western che si prende sul serio, ma anche così la sceneggiatura è troppo poca cosa e si accontenta di mettere insieme le due grandi attrici e di vederle scontrarsi e poi allearsi in mezzo a una pletora di gag già vecchie allora e di personaggi poco intelligenti. Loro son bellissime e hanno tanto carisma, così si arriva alla fine senza troppi rimorsi ma consapevoli che lo spettacolo poteva essere anche un minimo più elaborato. Anche la regia delude, con tempi spesso morti.
Rambo90: Un'idea azzeccata a cui corrisponde una prima parte davvero sprint e che regala molte risate, trainata dalla bravura di Fiorello ma soprattutto da un Favino in forma smagliante, che regala una maschera comica imperdibile. Peccato che la seconda parte sia più sottotono, con una prevedibile love story e un finale strascicato in cui sembra che gli autori non sapessero bene come concludere la vicenda. Comunque molto simpatico, girato in modo professionale (nonostante il low budget) e con il giusto ritmo.
Gugly: Tipico film di Verdone con gli altrettanti tipici difetti: inizio scoppiettante causa problemi di lui, incontro con una lei pazzerella che gli scombina la vita... e poi nella seconda parte il ritmo cala paurosamente, nonostante la geniale inserzione della "caccia" ad Hendrix. Onore al merito comunque, perché Verdone traccia un ritratto vero dei 35-40enni di oggi, ma (forse) ci vorrebbe più coraggio. Niente buonisimo, il vero italiano è il figlio convertito dal padre di In viaggio con papà.
Markus: Dopo L'ape Maia - Il film ecco spuntare un secondo capitolo per il cinema dedicato all'ape più amata. Stavolta c'è il dramma del miele: un'imperatrice pretende metà delle scorte, che servirà alle povere api per sopravvivere durante l'inverno; ecco allora spuntare l'idea di partecipare a un'olimpiade... Buoni sentimenti e qualche pseudo insegnamento elargito - con un discreto ritmo narrativo - tramite la moderna animazione che sicuramente potrà garbare ai nostri piccini e, per via nostalgica, a qualche incanutito in lotta contro le rughe.
Puppigallo: Pellicola esageratamente lunga, nonostante la carne al fuoco avventuroso sia tanta. La narrazione è abbastanza fluida. Ma se si analizza il contenuto, alla fine, il vero motivo d'interesse è dato dal rapporto tra lui, sognatore, spirito libero, che non bada alle possibili conseguenze; e lei, follemente innamorata e pronta quasi (perchè pondera e ha i piedi per terra) a qualunque sacrificio per assecondare il marito. Il resto, tra nemici degli indiani, o di chi è comunque diverso, giovani senza un futuro e un cocciuto cercatore di petrolio, non rappresenta nulla di nuovo. Comunque, non male.
MEMORABILE: I due anziani, con più sale in zucca di tutti; La drammatica corsa ai lotti, con ogni mezzo, biciclette comprese; Gli occhi di lei, malinconici.
Siska80: Riuscirà un gruppo di ambasciatori sudcoreani a fuggire da Mogadiscio nel bel mezzo di una guerra civile? L'azione non manca di sicuro: dopo neanche dieci minuti dall'inizio assistiamo a un agguato in strada e, nonostante una durata forse un po' eccessiva, il ritmo si mantiene costante grazie a numerosi altri eventi drammatico/rocamboleschi. Il cast è sufficiente, ma in questo caso poco importa, giacchè i veri protagonisti sono i fatti narrati (in particolar modo certe crude realtà, vedasi i ragazzini reclutati tra i militanti che sparano senza pietà meglio degli adulti). Non male.
Piero68: Lo ripeto da tempo: non basta un super cast per fare un buon film; ci vogliono buone idee e qui di buone idee ce ne sono meno di zero. Mancano completamente una storia, un filo portante, una sceneggiatura. Ci sono una pletora di personaggi infilati a casaccio, manco fossero sementi in un solco. La cosa non migliora nemmeno quando vengon fuori i vari intrecci. Un bravo sicuramente alla Cortellesi che è l'unica che riesce a dare qualcosa. Come i suoi colleghi italiani Brizzi non riesce ad andare oltre le solite menate adolescenziali. Deludente.
Smoker85: Nell'atto conclusivo della trilogia di Jackson la trama si fa spesso cupa, talvolta ai limiti dell'horror (la fine di Saruman, la tana di Shelob, i teschi nella montagna). Nonostante sia stato snobbato dall'Academy, il cast si è comportato bene per tutta la saga e lo fa specialmente in questo terzo film, per il quale ritengo particolarmente degne di nota la prova di John Noble, che - seppur apparso brevemente - riesce a restare impresso e di Bernard Hill, il cui personaggio conclude degnamente la sua parabola. Doverosa la visione in Extended edition.
MEMORABILE: La disperata battaglia finale a Mordor; Lo scontro tra i pirati e l'esercito della montagna; Il monologo finale di Theoden; La follia di Denethor
Piero68: Nonostante il titolo pomposo e fuorviante resta il fatto che il prodotto è buono e che ancora una volta i francesi dimostrano di essere bravi nel confezionare noir polizieschi sporchi e cattivi. Anche se alcune scene non sono esplicite, come succede per il sesso il vedo/non vedo è anche più efficace nel trasmettere quel senso di orrore e violenza gratuita. Come l'uccisione del cagnolino o come il "pasto" dei cani di Rabou. Cast funzionale, anche se vedere Kad Merad (comico e mattatore di Giù al nord) nei panni di Zacchia è un pugno in pancia.
Victorvega: Nel complesso non male ma, visto il cast, in quanti alla visione si dimostrano soddisfatti e in quanti un po' delusi perché illusi dalla confezione? Bisio fa il Bisio, ma l'insieme complessivo appare poco uniforme. Si sorride, vero, ma altre (e alte) erano le aspettative. Il cast appare molto ricco, eterogeneo e poco sfruttato. I lunghi spiegoni di Bisio appaiono troppo lunghi e stucchevoli. Sufficienza risicata.
Homesick: Il superamento del dolore privato attraverso la scoperta del mondo degli umili e degli emarginati da parte dello zelo samaritano della Bergman porta a galla una società falsa e ancorata al pregiudizio. Più che per i suoi contenuti - tutt’altro che rivelatori: anche il suicidio del bambino si era già visto in Germania anno zero - l’opera di Rossellini appare considerevole sul piano strettamente tecnico, specie per quanto concerne lo studio dell’inquadratura (la ripresa dal basso della tromba delle scale, l’occhio neorealista che scruta la Masina e la sua prole) e l’austera fotografia.
MEMORABILE: La Bergman chiede ad uno dei figli della Masina che cosa vorrebbe fare da grande e lui risponde: «Il delinquente».
Panza: L'intreccio non è niente di eccezionale e De Maria sembra volere allungare il brodo con continue passeggiate di Maigret nel palazzo dove si è svolto l'omicidio. Operazione in tono abbastanza minore anche nell'interpretazione di Castellitto, che si salva solo con il consumato mestiere. Almeno la trama, seppur non imperdibile, si lascia seguire senza particolari danni e come film tv per sonnacchiose domeniche pomeriggio ci può pure stare. Inutili i confronti con la serie con Cervi anche solo a livello di ritmo.
Lupus73: Come remake di una commedia dei '40 ci si aspetterebbe che in qualche modo lo humor fosse un po' rivisitato per stare al passo coi tempi senza snaturare lo "spirito" originale, ma purtroppo la comicità risulta piuttosto datata e si alternano momenti divertenti ad altri insipidi. Molto curati la confezione, la scelta dei colori vividi, gli arredi e le ambientazioni che rispecchiano anni in cui si accavallava un obsoleto eclettismo o il neo liberty al nascente razionalismo del movimento moderno (si veda la villa). Dan Stevens sprecato per una frivolezza del genere.
Pinhead80: A un esperto "cacciatore" di persone scomparse che sono in debito con la giustizia viene affidato il caso di una giovane madre in fuga dal marito. Ci troviamo di fronte a un Eastwood a metà strada tra il poliziotto duro e violento alla Callaghan e uno più mite e ligio che però poco gli confà. I momenti migliori del film sono legati ai metodi anticonvenzionali di cattura che mette in atto il protagonista (a partire da un divertentissimo incipit).
Rambo90: Uno Statham diverso dal solito, più introspettivo e drammatico, in un film che definire action sarebbe sbagliato, visto che la storia evita ogni possibile incursione spettacolare per rimanere più realistica possibile. Il risultato è riuscito a metà, forse a causa di un ritmo troppo dilatato e di una trama molto essenziale. Statham bravo come il resto del cast; a essere un po' cadente è la regia.
Galbo: Prodotto televisivo di media qualità nel quale i fratelli Vanzina dimostrano il loro pugnace attaccamento alla mitologia degli anni '60 dal quale non sembrano volersi distaccare nè al cinema nè in televisione. In realtà la capacità rievocativa degli autori è discreta ma il loro sguardo ha il grosso limite di essere assolutamente acritico ed impersonale, tutto giocato sull'aneddoto e l'episodio senza mai osare, cosa forse ingiusta da chiedere ad un prodotto televisivo.
Matalo!: Alcuni cambi radicali al progenitore non han giovato a questo sequel coloratissimo, immerso in una Napoli da cartolina. La Loren al posto della Lollo e si perde in innocenza (ma quando balla col vestito rosso è una gioa degli occhi). De Sica lasciato in autobus a tentar con la Sanson qui attacca le grazie della Padovani morigeratissima. La regia di Risi perde in bonarietà e acquista in acidità ma va persa l'atmosfera pastorale del primo. Simpatico, con una Loren smagliante e nulla più.
Almicione: Il modo in cui iniziano le indagini è alquanto ridicolo, ma se si tralascia qualche stupidaggine di questo tipo e la terribile interpretazione di Reeves si può anche godere il film. La Bigelow dimostra di saperci fare con la macchina da presa e gira qualche notevole sequenza come quella dell'ultima rapina. Si notano stereotipi caratteristici del genere e passi scontati, ma anche una buona intraprendenza di cui il cinema sembra aver bisogno negli ultimi tempi. Non un capolavoro, ma godibile.
MEMORABILE: Le straordinarie maschere (le ho adorate!); Il lungo inseguimento a piedi.
Ale56: "Com'era la fidanzata di papà?" - "Hai presente Natale a Rio?" - "Sì" - "Beh, nemmeno una centesima parte di Natale a Rio. Quella è La fidanzata di papà". Attori al limite del decente con una Simona Ventura... Massimo Boldi con le solite battute, i Fichi d'India ridotti ad una piccola macchietta, Izzo che rimane nel solito personaggio. 7 euro buttati via in una serata. Ci compravo 7 pacchi di pasta. Almeno mi divertivo a cuocerli!
Lovejoy: Al contrario di altri action thriller basati sul poliziotto incaricato di scortare un detenuto con tutto quello che ne consegue, questo ha dalla sua un copione di ferro, con i buoni e i cattivi ben delineati, intenso, senza un attimo di tregua e sopratutto senza le solite sparatorie così, tanto per riempire lo schermo inutilmente di sangue e colpi vari. Bella regia di Donner, che si riscatta ampiamente dopo qualche passo falso. Grandi attori, Willis e Morse su tutti. Il loro confronto/scontro è da antologia. Molti i momenti da ricordare.
Paulaster: Zio scienziato prende in custodia due nipoti rimasti orfani. Tema dell’elaborazione del lutto e della speranza nel ricordo che evita il lato compassionevole e sottolinea l’aspetto favolistico (per adulti e non). Intento da Dr. Creator con Mastandrea poco credibile come professore e col duo di ragazzini la cui napoletanità stufa da sùbito. Regìa con qualche buona inquadratura (specie dall’alto) che esagera nell’uso di canzoni per aggiungere sentimento e con fotografia eccessiva nella saturazione del blu. Conclusione scontata ma corretta.
MEMORABILE: “Ballo come un pony”; Il divano ribaltabile all’esterno; La maschera spaziale come casco.
Jandileida: L'idea del tassista mattocchio che concepisce teorie della cospirazione a tutto spiano nemmeno fosse una pagina di Facebook e che si ritrova in un vero complotto molto più grande di lui ha il suo perché. Come Gibson che in questo tipo di ruoli dà sempre il meglio: matto fuori e tenerone dentro. Quello che convince molto meno sono la deriva pasticciata ed esagerata dell'ultima mezz'ora e la Roberts che rimane un mistero come possa essere diventata una delle attrici più pagate del mondo. Godibile ma di certo non memorabile.
Lovejoy: Superpompiere contro compagnia petrolifera. Esordio dietro la macchina da presa di Seagal. Nonostante le buone intenzioni, è un completo fallimento. Noioso, senza un briciolo di idee, con personaggi stereotipati e violenza a go go. Coinvolto nel disastro anche un grande come Caine che francamente non se lo meritava.
Quietcrash: Una coppia inglese in crisi va a Napoli per affari. Rossellini scava nell'animo umano dei personaggi, rendendo vividi i loro sentimenti e la loro solitudine dinanzi alla realtà della fine del rapporto. Solo un miracolo può salvare la loro relazione. Un film piacevole, interpretato molto bene dalla Bergman e da Sanders, lineare e asciutto (probabilmente per mancanza di una vera e propria sceneggiatura). Ultimamente è stato rivalutato, a mio parere in maniera eccessiva.
MEMORABILE: Sig. Joyce: "In questo paese la noia e il rumore si accordano perfettamente".
Samuel1979: Briosa commedia americana di chiaro stampo anni Ottanta, che ha nella bella idea di partenza e nell'esuberanza dei due simpatici protagonisti (il simpatico Pryor e lo straripante Candy) il vero punto di forza; Walter Hill con grande maestria dirige un film (e non sarà l'unico) che ancora, dopo svariati anni, viene annoverato fra i più riusciti di quel periodo.
Markus: Commedia italo-marocchina volta al femminile che, come da tradizione - quasi una regola non scritta - vuole che se la regia è di una donna il cast dev'essere "da 8 marzo". Bisogna dar atto che il nutrito gruppo di signore - non più nel fiore degli anni - è ben amalgamato e regala ritmo e leggerezza a un film altrimenti quasi terribile. La regia saggiamente relega a pochi istanti qua e là la tiritera sentimentale tra la Gerini e Zouaoui e ci grazia nel non insistere troppo con gli stucchevoli scorci marocchini. Nel complesso un film dilettevole.
Rambo90: Un episodio confezionato molto bene, con Poirot che entra in azione solo nella seconda parte, quando si tratta di salvare una condannata a morte ingiustamente. La soluzione dell'intreccio è un po' troppo fantasiosa (ed oggettivamente esagerata la motivazione del colpevole) ma si segue con piacere, grazie anche alla buona prova di Suchet, ormai perfettamente immedesimato nella parte. Buono.
Puppigallo: Come volevasi dimostrare, l'originale non doveva avere alcun sequel. Ma si sa, se un'idea ha successo e, soprattutto, se non non c'è bisogno di svenarsi per replicarla, la comparsa di figli e figliocci è inevitabile. Qui non è tanto discutibile la realizzazione, che non si discosta dal capostipite, quanto l'impossibilità di ricostruire quell'atmosfera data dall'unicità della prima pellicola. Inevitabilmente, qualunque tentativo saprà di posticcio e pedissequamente ripetitivo. E nonostante qui si tenti di rendere più interessante il finale, non si riesce comunque a dargli un perché.
MEMORABILE: La "rassicurante" voce via radio; Il buco scivoloso si stringe.
Nando: La vicenda di due poliziotti e di un meschino fuorilegge. Una tetra ma appropriata Torino fa da sfondo a una narrazione drammatica, lievemente semplicistica ma efficace. Amendola è il solito duro spaccone provvisto di valori, Rossi Stuart benché acerbo regala i momenti più emotivamente importanti. Placido è meschino e adatto al laido ruolo. Discreto.
Marcolino1: Il futuro protagonista di Mulholland Drive qui giovanissimo e quasi irriconoscibile, è coinvolto in un vortice di "omicidio-pentimento-voce della coscienza-morto che ritorna-ricatto" che ormai è sempre la stessa minestra, qui cucinata, tra l'altro, malissimo. L'esile trama è un pretesto per delle scene softcore che non sfociano mai nel porno (ma potenziali fondamenta per un ipotetico hard). Chi cerca uno sviluppo interessante tra erotico e thriller sarà deluso, chi si accontenterà invece dell'eros seducente ambientato in una fascinosa villa.. godrà.
MEMORABILE: La noiosa musica col ritornello ripetitiva che esce fuori dagli occhi.
Ale nkf: Divertente film di animazione della DreamWorks che vede come protagonisti stupendi animali che sognano la libertà fuori dalle sbarre degli zoo. La grafica è molto buona e anche i dialoghi tra i protagonisti sono stati scritti molto bene per far emergere la loro vera psicologia. Godibile in famiglia.
Daniela: Tornato nella piccola città dove ha lasciato conti in sospeso, il nuovo sceriffo deve vedersela con feroci criminali implicati nel traffico di munizioni tra USA e Messico... Si propone come un pulp pieno di sangue e furore condito con riflessioni filosofiche affidate al personaggio dell'ex sceriffo ad alto tasso alcolico ma fallisce nell'intento a causa di una sceneggiatura che assembla personaggi e dialoghi in modo incoerente, senza contare le incongruenze sparse. Discreta la confezione. ingiudicabile la prova del cast a causa del doppiaggio straniante, nel complesso film mediocre.
124c: Peppone, sindaco di Brescello, decide di candidarsi come onorevole nelle lista dei comunisti, ma a contestarlo c'è il solito don Camillo. Fra dimostrazioni di amicizia e di rispetto, ma anche colpi bassi, si consuma un terzo capitolo divertente, nel quale il clou è l'esame scolastico di quinta elementare del sindaco, con tanto di tema dedicato al primo incontro fra il parroco e il sindaco/meccanico (obbligato dal primo, giunto a scuola per suggerirgli la soluzione al problema di matematica). Fernandel e Cervi s'improvvisano anche ciclisti.
MEMORABILE: Camillo/Lenin (figlio piccolo di Peppone): "Don Camillo, perché papà sta sudando? Sta per caso male?" Don Camillo: "Sì, ha il mal dell'asino!"
Galbo: Dopo Asterix il gallico, questo è il secondo lungometraggio dedicato alle avventure dei personaggi creati da René Goscinny e Albert Uderzo. Si tratta anche di una delle migliori trasposizioni cinematografiche di Asterix: il film è infatti caratterizzato da una sceneggiatura divertente e ricca di gag e personaggi ben delineati; il tratto grafico è semplice ma gradevole e il doppiaggio più che buono.
Modo: Film confezionato discretamente, molto spettacolare con un sempre bravo Sean Connery e una frizzante Zeta-Jones. Le vicende narrate non sono particolarmente originali, ma le rapine sono ben architettate. Effervescente il momento della mezzanotte del nuovo millennio tra fuochi d'artificio e missioni al limite dell'umano!
Panza: L'intreccio non è niente di eccezionale e De Maria sembra volere allungare il brodo con continue passeggiate di Maigret nel palazzo dove si è svolto l'omicidio. Operazione in tono abbastanza minore anche nell'interpretazione di Castellitto, che si salva solo con il consumato mestiere. Almeno la trama, seppur non imperdibile, si lascia seguire senza particolari danni e come film tv per sonnacchiose domeniche pomeriggio ci può pure stare. Inutili i confronti con la serie con Cervi anche solo a livello di ritmo.
Digital: Finito in carcere dopo una rissa per difendere la moglie, Pete ha la possibilità di tornare in libertà operando come agente sotto copertura. Film con il protagonista che si finge un’altra persona per incastrare il solito, pericoloso criminale, se ne sono viste a iosa, il che indica scarsa originalità. Nonostante ciò, la pellicola si lascia guardare con piacere, con una prima parte che procede leggermente con il freno tirato e una seconda prettamente carceraria in cui l’azione e la violenza entrano prepotentemente in scena garantendo sicuro svago.
Deepred89: Horror ultrasoft in pieno stile hollywoodiano, che parte discretamente ma che poi si rivela assolutamente privo di mordente (oltre che di idee), fino al crollo nel secondo tempo e al successivo finalino buonista. Regia di routine, fotografia di routine, Anthony Hopkins di routine, Italia da cartolina e musiche (coi soliti archi) di piattezza puramente made in Hollywood. Timidissime le scene di esorcismo, qualche impennata nell'audio, ma è davvero troppo poco. Decisamente evitabile.
Redeyes: Un ottimo film che, contrariamente all'opinione della critica, io, trovo tutt'altro che compiacente verso la violenza, anzi. Apprezzabilissime la location calata in una gretta realtà provinciale fatta di balli col parroco alla luce delle insegne e di violenza alla luce di fari e dance music. Piace tutto il cast; su tutti comunque Zingaretti. Unico neo nelle ripetute dissolvenze in nero di cui non si capisce l'utilità. Bel film di denuncia crudo quanto basta. Consiglio.
MEMORABILE: "Gli altri sono animali tu SEI UN VERME!"
Ciavazzaro: Eddie Murphy si presenta come un ottimo istrione, ma il film non è propriamente un capolavoro. La pellicola si fa guardare più che volentieri, senza però impegnare troppo. Confezione più che discreta. Da vedere senza pretese, per una serata in cui non avete di meglio da fare.
Ira72: Si, lo so, il film è furbo e ammicca al sentimentalismo commerciale. Detto questo, a me è piaciuto moltissimo. Carpe diem, viene da pensare alla fine, in un misto di commozione e gioia. Freeman e Nicholson sono un connubio vincente che buca lo schermo e arriva dritto al cuore dello spettatore. Ricchi e poveri sono uguali di fronte alla morte incombente. Tema trattato con sensibile ironia, con profonda leggerezza, in punta di piedi quasi, strappando sorrisi senza riderci sopra. "Non è mai troppo tardi" solo per chi si ricorda di non essere eterno.
Rambo90: Simpatico, anche se piuttosto sfilacciato nella costruzione di storia e personaggi (possibile che tutto accada nel giro di un paio di giorni?). L'idea di partenza non è malvagia e la coppia Chow/Scott funziona abbastanza bene. Ci sono anche un paio di scene action riuscite (pur se con qualche abuso dei cavi qui e là) e un'ironia che non stona. Nel complesso si lascia guardare, ma non lascia niente di particolarmente impresso nella mente dello spettatore.
Rigoletto: Bel film, che ha tanta buone qualità ma che non lascia del tutto appagati, come se avesse lasciato delle cose in sospeso. Pacino sempre al top, Farrel si cala bene nel personaggio. Una spy-story costruita con una perizia che comunque soddisferà lo spettatore medio facendo correre le quasi due ore senza grossi problemi, valendosi anche di sorprese (a conti fatti non sempre riuscite) che ne aumentano l'interesse. Insomma, buon cinema d'evasione, forse non indispensabile ma che in fondo non dispiace. ***
Il Gobbo: Per un'estetica del frammento: prendete Le coppie, tagliate la testa e la coda, lasciate solo l'episodio centrale con Giacinto ed Erminia Colonna, in Costa Smeralda, dapprima scambiati per aristocratici con relativi turbamenti ("a me m'è venuto un colpo" "a me m'è venuto un giramento de cojoni!") e poi ineffabili sabotatori del fighettismo, fra asciugamanino sull'avambraccio, larghe vedute ("a' Giacì, ma che sò, nudi?" "E sò nudi sì, 'sti zozzi!") e avrete una perla.
Paulaster: Commissario in difficoltà chiede aiuto a un collega francese. Più un noir che un poliziesco, in cui predomina un clima fatto di atmosfere con punte crepuscolari. La Cescon dirige misurando le inquadrature; l’effetto si sgonfia man mano anche perché la sceneggiatura ha pochi sobbalzi. La suddivisione in capitoletti non serve granché e sarebbe stato meglio ampliare un minimo la storia soffermandosi sui particolari.
MEMORABILE: Il cambio delle targhe; I soldi nascosti nel serbatoio dell’auto.
Rigoletto: Visto il cast le aspettative erano oggettivamente elevate, ed effettivamente la coppia Gibson-Vaughn funziona bene, equilibrata dal corrucciato anziano e da una spalla che ha sempre modo di brillare. Ciò che appare disequilibrato è l'utilizzo di White che, pur necessitando di dover uscire dal solito personaggio, viene gettato nella mischia senza un minimo di transizione dal vecchio stereotipo. Pecca clamorosamente la tenuta ritmico-narrativa, frantumata dopo soli 40 minuti. Complice una lunghezza eccessiva, il film perde punti nella valutazione causa qualche sbadiglio di troppo.
Piero68: Nemmeno il ricchissimo cast messo insieme riesce a tenere a galla questo spy-movie dozzinale che si fatica credere sia diretto da Soderbergh. Dialoghi ridotti al lumicino e sceneggiatura ultra banale sono le uniche cose che saltano agli occhi durante la visione. Incomprensibile in alcune parti e irritante in altre; manca persino l'impronta del regista, che fatica ad utilizzare a dovere il nutrito parterre. Banderas e Douglas sembrano partecipare alla sagra del dilettante e le coreografie dei combattimenti sono troppo posticce. Pessimo.
Nando: Commediola con Boldi protagonista che tra equivoci e fraintendimenti arriva a un finale buonista e tendenzialmente inverosimile. Battute non certo esaltanti e Boldi rimane abbastanza anonimo, nonostante l'impegno. La Grimaldi è appropriata nella parte della cavernicola.
Rambo90: Dramma processuale che ricorda molto il precedente Il coraggio della verità: anche qui infatti si deve giudicare la condotta di un militare che ha sparato su una folla che secondo alcuni era inerme, secondo lui invece era armata. Friedkin è un buon regista e riesce a dare alla vicenda il giusto ritmo e i due protagonisti sono davvero bravi, soprattutto Tommy Lee Jones, mentre il resto del cast è degno di nota (c'è anche Ben Kingsley). Certo il finale è scontato, ma il prodotto è buono e si lascia vedere con interesse.
Daniela: Nella prima sequenza, in una arena piena di spettatori che scommettono sul vincitore, due sfidanti si sparano l'un l'altro mirando ai giubbotti antiproiettile fino a quando uno dei due soccombe. Un prologo che sembra preludere ad un action masochista magari poco originale ma tosto ed invece diventa ben presto un noioso on-the-road alla ricerca del supercampione da abbattere, ossia Rourke, relegato ad una comparsata di pochi minuti. Comunque l'ex divo, anche qui "mostruoso" senza bisogno di ricorrere al trucco, è l'unica presenza rimarchevole in un film tanto anonimo.
Schramm: Quando a modino rimeggia con anodino. Colmo d'ingenuità continuare a sperare che Harlin possa regalare al cinema un novello Cliffhanger. Ormai scrosta la scorza dell'anguria con il solito riciclaggio di immaginario sporco per un action che spia col bincolo gli eighties (McTiernan, ma anche DeBont), girato anche con mano salda e buon mestiere, ma già dopo mezzora la modalità yawn va in automatico e presidia le mascelle. Discreto, e anche qualcosa in meno.
124c: Era dai tempi della Kathleen Turner detective privata che non si vedevano le parole "tacchi a spillo" nel titolo italiano di un film americano; si è rimediato in questa commedia giallo-rosa, che è anche un buddy-buddy movie con Reese Whiterspoon e Sofia Vergara (le quali, oltre a interpretarlo, lo producono). Non è certo un film memorabile, nonostante la Whiterspoon poliziotta minuta e casinista e la Vergara moglie di un boss sudamericano che deve testimoniare, però si lascia guardare. Film sorretto dalle poppe di Sofia Vergara (e non è poco).
Paulaster: Alla première di Cannes una banda fa un colpo di diamanti. Un thriller dalle divagazioni erotiche per un ruolo dark tutto al femminile; la Romijn-Stamos è più modella che attrice ma serve allo scopo pruriginoso. De Palma gira ottimamente alcune scene e sa incastrare gli eventi; il limite è proprio la sceneggiatura, che forza a dismisura. Lo scambio di persona, il rapimento, i complici che riappaiono, sono alcuni esempi usati per chiudere la storia. Banderas poteva essere sfruttato meglio e riesce comunque a farsi notare.
MEMORABILE: La foto di Banderas fuori dall’auto; L’approccio in bagno; Lo strip tease al nerboruto francese.
Cotola: In attesa del giudizio di Dio, Churcill, Stalin, Hitler e Mussolini (e non solo loro) passeggiano, discutono, si insultano, scherzano tra loro, arringano le folle... Incredibile film di Sokurov in cui il grande regista russo continua la sua esegesi del potere che qui, come altrove, viene anche messo alla berlina con tutta la sua fragilità e transitorietà. Il risultato è un'opera sorprendente, di grande fascino, complessa, impegnativa e incredibilmente densa di spunti per tutti i suoi ottantadue minuti. Le scenografie ricalcano il Dorè de "La Divina Commedia". Imperdibile.
Homesick: Viste le grazie del medico Maria Pia Conte (ma anche la servetta Femi Benussi non è da meno), l’esclamazione del titolo calza a pennello; però si esclama pure “Che film, ragazzi!”, dopo aver assistito a questa miserrima commedia scollacciata priva di qualsiasi valore cinematografico e che non fa nemmeno ridere, essendo tutta costruita su voyeurismi di bassa lega, battute puerili e trivialità paesane. Inqualificabili gli attori, incluso Enzo De Toma che, promosso al rango di semiprotagonista di nonno allupato, azzarda persino un momento onirico-drammatico…
MEMORABILE: Essendole stato detto che è una bella parola, la Conte si presenta stringendo la mano e dicendo “Minchia!” al posto di “Piacere!”.
Daniela: Scrittrice di manuali femministi non pìù sulla cresta dell'onda inizia ad essere perseguitata da un uomo misterioso che tenta ripetutamente di farle del male. Il marito, i conoscenti ed anche i poliziotti non sembrano però dar peso alla minaccia... Thriller dallo spunto stuzzicante ma che lascia intuire troppo presto dove vuol andare a parare, ripronendo a iosa la stessa sequenza con poche variazioni per giungere infine ad un epilogo talmente didascalico da suscitare irritazione. Dura poco ma risulta altrettanto poco interessante.
Bubobubo: È una continua sfida alla morte, quella di Mirta (Pagani) e Robin (Fasano): da vivi, spingendo sempre più in là il limite dell'assuefazione chimica o zigzagando ad occhi chiusi fra tornanti di montagna come bisnipotini di James Dean; poi, come sopramorti, creature dell'oltretomba stoicamente combattute dai benandanti... A tratti goth-teen horror dal chiarissimo ascendente internazionale, più spesso una lunga storia di instagram che ai colori accesi e al montaggio incalzante oppone una storiella di scarso interesse, sbrigativamente limata sul finale (in arrivo il secondo capitolo)?
Myvincent: Gloria Bell vive la sua solitudine facendo quello che può, tra discoteche per single, figli, ex-marito ecc., fino a quando non permette a un altro separato di entrare nella sua esistenza. Commedia amara molto contemporanea sulle donne di oggi, scritta come andava scritta, "adeguatamente" al pubblico di oggi, senza infamia né lode. Si ride, difatti, a denti stretti per situazioni già sentite altrove. Vale però senz'altro la pena di esser vista per la presenza di Julianne Moore, protagonista a tutto campo e, pensandoci bene, non è poi cosa da poco.
MEMORABILE: Una Julianne Moore che più invecchia più assomiglia a Diane Keaton!
Belfagor: Di stanza a Saint-Tropez, il gendarme Cruchot si innamora di una vedova e affronta una serie di avventure lavorative. Commedia molto leggera sulla quale si innestano gradevoli declinazioni slapstick. Chi tiene a galla il film è, ovviamente, lo scatenato De Funès: la pellicola è costruita intorno al suo personaggio e alle situazioni bizzarre nelle quali, volente o nolente, si ritrova. Non mancano quindi delle scene divertenti.
Ryo: Dario Argento si prende qui una pausa dal sovrannaturale e si rituffa nel thriller. C'è da dire che la sceneggiatura è intrecciata in maniera alquanto originale ed è da riconoscere la scorrevolezza della trama, che si lascia seguire con gaudio. Ad ogni modo, il regista ha fatto decisamente di meglio. Azzeccata la presenza di Max Von Sydow.
Markus: Commedia per l'epoca sexy, che segue i soliti dettami del filone allora in voga. Stavolta tutto ruota attorno a Franca Gonella (la vergine...) e alle smanie del suo padre siculo (il sempre ottimo Mario Colli) che tiene alla purezza della figlia (mentre lui, ovviamente, conduce una vita depravata). Poco convincente qualche aspetto giovanilistico accozzato. Non si ride molto, ma la pellicola si lascia seguire con un certo interesse e ritmo narrativo, talvolta avvalorata dagli ottimi score settantiani di Carlo Savina.
MEMORABILE: La Torre alla Corazzi: "Andiamo all'università?" E lei: "Ma che sei matto? Allora è proprio vero che stai diventando frocio!"
Sircharles: Dal punto di vista delle storie raccontate, il film è inconsistente. Prevale, tra le varie vicende, la cotta fra due giovani in una stazione ferroviaria di montagna, dove una valanga ha costretto allo stop un treno di... tifosi canzonettari in viaggio per Sanremo. Ma è tutto un pretesto per far ascoltare molti dei brani del Festival 1959 e per mostrare i divi d'epoca della musica leggera nelle loro performance sul palco della kermesse ligure. Pezzi evergreen e cantanti di personalità: così la pellicola scorre via tutto sommato piacevolmente.
Belfagor: Baracconata tanto derivativa (la trama è un mix fra Top Gun e 2001 Odissea nello spazio) quanto noiosa, una fantasia guerrafondaia a stelle e strisce ulteriormente appesantita dalla totale mancanza di ironia. Nel cast mediocre spicca Jamie Foxx, che però si spreca nel cliché dell'afroamericano destinato inevitabilmente a morire. Completa il tutto una CGI piattissima che rende il tutto ancor più fasullo.